Post by babyara on Oct 1, 2006 21:14:20 GMT 1
Cosa c’era di più piacevole che starsene comodamente seduto sul divano di casa propria a leggere un buon libro? Ewan non avrebbe saputo rispondere a questa domanda. Era completamente rilassato. I problemi, le seccature, i dissapori con Liam erano ben lontani dalla sua mente.
“In pace con me stesso e con il mondo intero…” pensò prendendo il bicchiere di tè appoggiato sul tavolino al suo fianco e bevendone una lunga sorsata. Fece per mettersi più comodo sul divano ed ecco che il suo placido pomeriggio venne interrotto dallo squillo insistente del telefono.
“No, non ci sono…”, non aveva intenzione di rispondere.
Finalmente entrò in funzione la segreteria telefonica.
- Ewan sono George, ci sei? –
C’erano poche persone che lo conoscevano bene e George Lucas era una di quelle. Sorridendo si alzò ed andò a prendere il cordless sul tavolino nell’atrio.
- Sì ci sono. –
- Lo sapevo, razza di delinquente che non sei altro. – disse il regista ridendo.
- Non mi dire che hai deciso di iniziare le riprese prima del previsto… - iniziò Ewan immaginando di dover tornare al lavoro subito il giorno dopo.
- No, veramente ti ho chiamato per invitarti a cena questa sera. Ragazzo mio, devo farti conoscere Anakin. –
Ewan si mosse lentamente e tornò a sedersi sul divano. Già… Anakin… era molto curioso di conoscere chi non avrebbe avuto, certo, una parte facile in tutta la saga.
Mentre stava per rispondere udì le chiavi nella serratura, Liam era tornato. E come succedeva sempre più spesso negli ultimi tempi, era di pessimo umore.
“Ma porc…”
- Meowwwwwrrr! -
- Cazzo! –
L’uomo dai capelli brizzolati fece un blando tentativo di acchiappare la gatta, ma decise di lasciar perdere abbastanza in fretta. Quella piccola bastarda che Ewan gli aveva portato in casa a tradimento era una velocista nata ed era anche dotata di unghie formidabili. Liam l’aveva sperimentato a sue spese più di una volta mentre cercava di stanarla da uno qualunque dei suoi nascondigli, e al momento non aveva proprio voglia di ritrovarsi con tutte le mani sfregiate.
“Stupida smorfiosa, prima o poi ci riuscirò a coglierti impreparata, e allora vedremo chi è il più furbo tra noi due” pensò, gettando con rabbia le chiavi sul mobile dell’ingresso, poi si fermò un attimo ad ascoltare, in piedi in mezzo al corridoio.
Avrebbe giurato di aver sentito la voce di Ewan filtrare attraverso la porta, ma ora la casa era silenziosa, come in attesa.
“In attesa di che?”
La solita vecchia gelosia fece capolino nel cervello di Liam, e lui strinse i pugni fino a quando le nocche non gli diventarono bianche prima di avviarsi verso il salotto. Quando comparve nella cornice della porta però, la sua espressione era perfettamente calma, quasi soave. Sembrava l’immagine stessa della tranquillità.
-Ewan? …ah, sei al telefono, vedo - Una pausa, poi riprese nel medesimo tono, ignorando platealmente il fatto che il suo compagno fosse impegnato in conversazione con chiunque ci fosse all’altro capo del filo. - Possibile che tutte le volte che sto per entrare in casa quell’ammasso di peli ambulante debba piazzarsi davanti alla porta? Spero di averle spezzato la coda, almeno, chissà che non impari una buona volta –
Quelle parole così pungenti stridevano con il sorriso quasi paterno che l'attore aveva sul volto.
Ewan si passò distrattamente una mano nei capelli. Ecco quel giorno il problema era la gatta. Ci sarebbe mai stata fine al peggio? Non sapeva rispondere a questa domanda.
Fece un gesto abbastanza seccato a Liam con la mano indicando il telefono.
- Scusami un attimo. – disse poi a George.
Staccò il cordless dall’orecchio e lo coprì con una mano. I suoi occhi in quel momento erano un lago ghiacciato, non trasmettevano niente, niente emozioni, nulla. Ewan era un ottimo attore, sapeva fare bene il suo lavoro e negli ultimi tempi questa sua caratteristica gli era tornata molto utile con Liam.
Se solo ripensava all’inizio della loro storia, la dolcezza, la pace, la passione… dove erano finite tutte queste cose?
Guardò Liam, parlò, il suo tono era uguale ai suoi occhi, nella sua voce non c’era niente.
- La gatta… Io sono al telefono con George, Liam. Mi ha invitato a cena questa sera per incontrare l’attore che impersonerà Anakin. Spero che la cosa non ti disturbi. –
“E se per puro caso dovesse disturbarti, sono fatti tuoi!”
Da quando aveva iniziato a pensarlo? Niente ecco… si sentiva un nulla, un perfetto estraneo nel suo corpo e nella sua mente.
Come aveva potuto ridursi così? Come aveva potuto permettere a Liam di ridurlo così? Non sapeva perché stava ancora con lui, probabilmente per quel senso di protezione che ancora, ogni tanto, sentiva l’uomo provare per lui.
“Ma chi mi può proteggere da te Liam?”
Una domanda senza risposta, rivolta alla persona sbagliata.
E per fortuna non l’aveva formulata ad alta voce, altrimenti sarebbero stati guai seri. Il grande pubblico continuava ad associare Liam con la figura scaltra, ma in fondo in fondo buona di Oskar Schindler. In realtà lui assomigliava di più ad Amon Goeth la sua controparte nel film che lo aveva reso famoso.
Solo chi lo conosceva bene riusciva a rendersene pienamente conto, però. A trarre in inganno la gente era la sua espressione bonaria e il fatto che sembrasse incapace di perdere la calma. Liam non alzava mai la voce, no. Non ne aveva bisogno, poiché sapeva qual’era il modo giusto di mandare a segno le sue frecciate, quello che faceva più male.
Lui era uno strenuo sostenitore del veleno, non della spada.
- Figurati – replicò con una scrollata di spalle – sai che m’interessa di George, Anakin e compagnia bella. Se hai tempo da sprecare, vai pure. Vorrà dire che mi troverò qualcosa da fare nel mentre…dopotutto non pretenderai mica che io ti aspetti a casa tipo mogliettina devota… anzi, ad averlo saputo prima non sarei nemmeno rientrato-
“Perché accidenti non te ne sei stato fuori allora?” di nuovo solo un pensiero, mai formulato ad alta voce.
- George scusami, - disse rimettendo il cordless all’orecchio – mi dicevi? –
- Ti stavo per chiedere per quanto tempo hai intenzione di stare ancora con quello stronzo! –
Lo sapeva. Ewan sapeva che sarebbe successo esattamente questo. George non poteva sopportare Liam, fin dai tempi della realizzazione di Episodio I era stata più che chiara l’antipatia tra i due. Se doveva essere sincero, più di una volta Ewan aveva avuto il dubbio che la morte di Qui-Gonn Jinn, il personaggio interpretato da Liam, fosse dovuta proprio a questo rapporto tra i due.
- George per favore… - la sua voce era calma, non voleva far capire a Liam che la conversazione era in parte incentrata su di lui al momento.
- Senti mi è venuta un’idea splendida. Perché non porti anche lui questa sera? –
Ewan spalancò così bruscamente gli occhi che per un attimo pensò gli sarebbero saltate le orbite.
Probabilmente George aveva bevuto molto quel pomeriggio per avergli fatto una proposta del genere.
- Scherzi vero? – gli chiese.
- Assolutamente no. Anzi ragazzo mio, fidati di me! – se Ewan avesse visto il sorriso malizioso apparso sul volto del regista in quel momento tutto avrebbe fatto, tranne fidarsi di lui.
Ma George Lucas aveva un buon motivo per invitare Liam Neeson a quella cena ed il suo motivo si chiamava Hayden Christensen. Non desiderava altro che vedere quel vecchio pervertito morire di invidia di fronte alla persona che per lunghi mesi sarebbe stata al fianco di Ewan.
“Ora minimo si mette ad urlare…” pensò Ewan. Poi guardò Liam e con una voce così bassa che lui stesso fece fatica a sentirla gli chiese: - George chiede se vuoi venire anche tu a cena. –
- George? –
Liam rimase per un attimo interdetto. George Lucas lo stava invitando a cena? George ‘Io detesto Liam Neeson dal profondo del cuore’ Lucas?
“Impossibile.”
Eppure l’espressione imbarazzata di Ewan, quella tipica che assumeva quando non sapeva più che pesci prendere, gli suggeriva che l’invito provenisse realmente del regista e non che fosse un maldestro tentativo di AA*di coinvolgerlo.
- Il vecchio stronzo si è forse dato alla cocaina? Bè, digli che gli hanno rifilato della roba tagliata male, allora. Meglio che si contenga, altrimenti rischia di schiattare mentre vi spiega come usare quelle belle spadine luminose. Sarebbe un vero peccato. -
La voce di Liam grondava sarcasmo. Con un sorrisetto di sufficienza l’attore più anziano fece dietrofront e sparì in direzione della cucina. Quando ritornò, qualche minuto dopo, aveva in mano una bottiglia di birra gelata,a appena tolta dal frigo.
- Alla tua -
Dopo aver sollevato il braccio in direzione di Ewan, dedicandogli un ironico brindisi, Liam bevve una lunga sorsata. Poi tornò a posare lo sguardo sul suo amante.
- Digli che va bene. Accetto con piacere, non fosse altro che per fargli andare la cena di traverso -
Qualcosa bolliva in pentola, e che fosse dannato se non avrebbe scoperto cosa.
Ewan chiuse gli occhi, sentiva la rabbia ribollirgli dentro. La sentiva salire dallo stomaco sempre più su, stava per scoppiare e se ne rendeva perfettamente conto.
Cercò di dare un tono normale alla sua voce, ma questa volta non era certo di riuscirci.
- Va bene George. Viene anche Liam. Saremo da te alle 20. Ciao. –
Chiuse la comunicazione dopo una risposta al quanto telegrafica. Se la situazione fosse stata diversa avrebbe sorriso all’idea dell’espressione di George, di certo un misto tra stupita e molto arrabbiata.
Lentamente si alzò dal divano, ma la facciata di uomo calmo e controllato era ormai sparita. Con uno scatto violento lanciò il cordless sul divano, poi fece due passi fermandosi di fronte a Liam, quasi viso contro viso. I suoi occhi solo due fessure glaciali colme di rabbia e di frustrazione.
“Perché non riesco a darti un cazzotto maledetto stronzo?”
Era inutile porsi certe domande e lui lo sapeva bene. Da tempo era giunto alla conclusione che grazie a Liam aveva scoperto il lato più masochista di sé stesso. Amava farsi male, questa era l’unica risposta sensata che poteva darsi.
A denti stretti sibilò in faccia a Liam:
- Sei un bastardo!-
Afferrò la bottiglia di birra dalla sua mano e con rabbia la scaraventò contro il muro.
Quando sentì il rumore provocato dai mille frantumi della bottiglia che piano si spargevano al suolo il suo viso diventò paonazzo. Guardò verso il muro e provò un moto di repulsione alla vista del liquido che colava dalla parete. Venne colto da un conato di vomito, quello che gli succedeva ogni qual volta sentiva l’odore dell’alcool. Qualcosa che non poteva più sopportare, il sapore di un passato ancora troppo recente per poter essere dimenticato.
Cercò di tornare a respirare regolarmente, poi si girò dando le spalle a Liam. Si mise una mano tremante sulla spalla, quasi in un gesto di protezione personale da sé stesso, da Liam e da tutto quello che li circondava in quel momento.
- Sei solo un bastardo… - ripeté ancora, con un tono, lo sapeva bene, meno deciso di poco prima.
- Senti stronzetto, qual è il tuo problema? – Dopo averlo costretto a girarsi, Liam serrò le dita attorno al collo di Ewan, cominciando gradatamente a stringere. - Arrivo a casa e non solo mi ritrovo quella strega sempre in mezzo ai piedi, ma mi tocca anche sorbirmi i tuoi attacchi isterici…cos’è, hai le tue cose? -
Ewan appoggiò le sue mani su quelle di Liam per cercare di allontanarle dal suo collo. La sua mente non riusciva a connettere e a fatica sentiva le parole dell’uomo.
Una lacrima gli rigò una guancia, paura, rabbia, frustrazione.
Aprì la bocca per dire qualcosa ma non ne uscì nessun suono, cercò di graffiare le mani a Liam ma senza riuscirci, ogni suo tentativo per liberarsi da quella morsa pareva inutile. Fisicamente tra loro non c’era confronto. Liam era più alto di Ewan, di corporatura più massiccia. Se solo avesse voluto, avrebbe potuto fargli davvero male.
“E non è escluso che non lo faccia.”
- Ti da fastidio che beva? E’ solo ed esclusivamente un problema tuo, mio piccolo quasi ex Alcolista Anonimo. Io bevo quanto mi pare e piace. Punto. Lo faccio a prescindere dal fatto che a te stia bene o no, e se hai rimostranze da fare, allora puoi infilare la porta d’ingresso e levarti dai piedi. Cosa credi, che ci metta tanto a trovarmi qualcun altro che mi scaldi il letto?-
I polpastrelli di Liam affondarono nel collo di Ewan. Con tutta probabilità gli stava lasciando dei lividi, e non glie ne fregava niente. Anzi.
- Liam per favore… - la sua voce era solo un sussurro.
Ora le lacrime scorrevano libere sul suo volto, Ewan era incapace di trattenerle. Sapeva che Liam odiava vederlo piangere, lo considerava stupido ed infantile, un comportamento da fighetta isterica come amava ripetergli spesso.
Aveva combinato un disastro e con ogni probabilità si meritava quello che Liam gli stava facendo.
E si meritava anche quello che arrivò in seguito.
Con la mano libera l’uomo più anziano colpì il suo compagno in pieno volto, calibrando il tiro in modo tale che la parte interna del pesante anello che portava alla sinistra centrasse lo zigomo. Per un secondo Liam credette di sentire uno scricchiolio, l’osso che si incrinava sotto la violenza del colpo ricevuto, e una gioia perversa lo invase.
“Ora sai chi comanda, qui” pensò, lasciandolo andare e dandogli una spinta verso il muro.
Ewan cadde a terra ed istintivamente si portò una mano sulla guancia. Sentì sotto le dita il segno lasciato dall’anello di Liam ed un senso di sconfitta lo pervase.
Ecco chi era Ewan McGregor, un povero stronzo steso sul pavimento.
- E ora pulisci quella schifezza. Subito. Io non vivo in un porcile, Ewan.-
Cercò di muovere piano la bocca, Liam lo aveva colpito molto forte ed aveva paura di aver qualcosa di rotto. Il dolore che provò fu lancinante, ma il fatto di riuscire a toccarsi lo zigomo senza urlare gli fece capire che non c’era niente di così grave. Tranne un brutto livido in faccia.
A fatica si rialzò da terra ed ancora barcollando si avvicinò a Liam appoggiandogli una mano sulla spalla.
- Senti… Liam… mi dispiace… -
Poi si avviò verso la cucina per prendere uno straccio per pulire.
Nemmeno per un attimo si chiese per quale assurdo motivo aveva sentito il bisogno di scusarsi.
Continua…
* AA: Alcolista Anonimo. E’ uno dei soprannomi che Liam usa per Ewan, essendo quest’ultimo un ex-alcolista.
“In pace con me stesso e con il mondo intero…” pensò prendendo il bicchiere di tè appoggiato sul tavolino al suo fianco e bevendone una lunga sorsata. Fece per mettersi più comodo sul divano ed ecco che il suo placido pomeriggio venne interrotto dallo squillo insistente del telefono.
“No, non ci sono…”, non aveva intenzione di rispondere.
Finalmente entrò in funzione la segreteria telefonica.
- Ewan sono George, ci sei? –
C’erano poche persone che lo conoscevano bene e George Lucas era una di quelle. Sorridendo si alzò ed andò a prendere il cordless sul tavolino nell’atrio.
- Sì ci sono. –
- Lo sapevo, razza di delinquente che non sei altro. – disse il regista ridendo.
- Non mi dire che hai deciso di iniziare le riprese prima del previsto… - iniziò Ewan immaginando di dover tornare al lavoro subito il giorno dopo.
- No, veramente ti ho chiamato per invitarti a cena questa sera. Ragazzo mio, devo farti conoscere Anakin. –
Ewan si mosse lentamente e tornò a sedersi sul divano. Già… Anakin… era molto curioso di conoscere chi non avrebbe avuto, certo, una parte facile in tutta la saga.
Mentre stava per rispondere udì le chiavi nella serratura, Liam era tornato. E come succedeva sempre più spesso negli ultimi tempi, era di pessimo umore.
“Ma porc…”
- Meowwwwwrrr! -
- Cazzo! –
L’uomo dai capelli brizzolati fece un blando tentativo di acchiappare la gatta, ma decise di lasciar perdere abbastanza in fretta. Quella piccola bastarda che Ewan gli aveva portato in casa a tradimento era una velocista nata ed era anche dotata di unghie formidabili. Liam l’aveva sperimentato a sue spese più di una volta mentre cercava di stanarla da uno qualunque dei suoi nascondigli, e al momento non aveva proprio voglia di ritrovarsi con tutte le mani sfregiate.
“Stupida smorfiosa, prima o poi ci riuscirò a coglierti impreparata, e allora vedremo chi è il più furbo tra noi due” pensò, gettando con rabbia le chiavi sul mobile dell’ingresso, poi si fermò un attimo ad ascoltare, in piedi in mezzo al corridoio.
Avrebbe giurato di aver sentito la voce di Ewan filtrare attraverso la porta, ma ora la casa era silenziosa, come in attesa.
“In attesa di che?”
La solita vecchia gelosia fece capolino nel cervello di Liam, e lui strinse i pugni fino a quando le nocche non gli diventarono bianche prima di avviarsi verso il salotto. Quando comparve nella cornice della porta però, la sua espressione era perfettamente calma, quasi soave. Sembrava l’immagine stessa della tranquillità.
-Ewan? …ah, sei al telefono, vedo - Una pausa, poi riprese nel medesimo tono, ignorando platealmente il fatto che il suo compagno fosse impegnato in conversazione con chiunque ci fosse all’altro capo del filo. - Possibile che tutte le volte che sto per entrare in casa quell’ammasso di peli ambulante debba piazzarsi davanti alla porta? Spero di averle spezzato la coda, almeno, chissà che non impari una buona volta –
Quelle parole così pungenti stridevano con il sorriso quasi paterno che l'attore aveva sul volto.
Ewan si passò distrattamente una mano nei capelli. Ecco quel giorno il problema era la gatta. Ci sarebbe mai stata fine al peggio? Non sapeva rispondere a questa domanda.
Fece un gesto abbastanza seccato a Liam con la mano indicando il telefono.
- Scusami un attimo. – disse poi a George.
Staccò il cordless dall’orecchio e lo coprì con una mano. I suoi occhi in quel momento erano un lago ghiacciato, non trasmettevano niente, niente emozioni, nulla. Ewan era un ottimo attore, sapeva fare bene il suo lavoro e negli ultimi tempi questa sua caratteristica gli era tornata molto utile con Liam.
Se solo ripensava all’inizio della loro storia, la dolcezza, la pace, la passione… dove erano finite tutte queste cose?
Guardò Liam, parlò, il suo tono era uguale ai suoi occhi, nella sua voce non c’era niente.
- La gatta… Io sono al telefono con George, Liam. Mi ha invitato a cena questa sera per incontrare l’attore che impersonerà Anakin. Spero che la cosa non ti disturbi. –
“E se per puro caso dovesse disturbarti, sono fatti tuoi!”
Da quando aveva iniziato a pensarlo? Niente ecco… si sentiva un nulla, un perfetto estraneo nel suo corpo e nella sua mente.
Come aveva potuto ridursi così? Come aveva potuto permettere a Liam di ridurlo così? Non sapeva perché stava ancora con lui, probabilmente per quel senso di protezione che ancora, ogni tanto, sentiva l’uomo provare per lui.
“Ma chi mi può proteggere da te Liam?”
Una domanda senza risposta, rivolta alla persona sbagliata.
E per fortuna non l’aveva formulata ad alta voce, altrimenti sarebbero stati guai seri. Il grande pubblico continuava ad associare Liam con la figura scaltra, ma in fondo in fondo buona di Oskar Schindler. In realtà lui assomigliava di più ad Amon Goeth la sua controparte nel film che lo aveva reso famoso.
Solo chi lo conosceva bene riusciva a rendersene pienamente conto, però. A trarre in inganno la gente era la sua espressione bonaria e il fatto che sembrasse incapace di perdere la calma. Liam non alzava mai la voce, no. Non ne aveva bisogno, poiché sapeva qual’era il modo giusto di mandare a segno le sue frecciate, quello che faceva più male.
Lui era uno strenuo sostenitore del veleno, non della spada.
- Figurati – replicò con una scrollata di spalle – sai che m’interessa di George, Anakin e compagnia bella. Se hai tempo da sprecare, vai pure. Vorrà dire che mi troverò qualcosa da fare nel mentre…dopotutto non pretenderai mica che io ti aspetti a casa tipo mogliettina devota… anzi, ad averlo saputo prima non sarei nemmeno rientrato-
“Perché accidenti non te ne sei stato fuori allora?” di nuovo solo un pensiero, mai formulato ad alta voce.
- George scusami, - disse rimettendo il cordless all’orecchio – mi dicevi? –
- Ti stavo per chiedere per quanto tempo hai intenzione di stare ancora con quello stronzo! –
Lo sapeva. Ewan sapeva che sarebbe successo esattamente questo. George non poteva sopportare Liam, fin dai tempi della realizzazione di Episodio I era stata più che chiara l’antipatia tra i due. Se doveva essere sincero, più di una volta Ewan aveva avuto il dubbio che la morte di Qui-Gonn Jinn, il personaggio interpretato da Liam, fosse dovuta proprio a questo rapporto tra i due.
- George per favore… - la sua voce era calma, non voleva far capire a Liam che la conversazione era in parte incentrata su di lui al momento.
- Senti mi è venuta un’idea splendida. Perché non porti anche lui questa sera? –
Ewan spalancò così bruscamente gli occhi che per un attimo pensò gli sarebbero saltate le orbite.
Probabilmente George aveva bevuto molto quel pomeriggio per avergli fatto una proposta del genere.
- Scherzi vero? – gli chiese.
- Assolutamente no. Anzi ragazzo mio, fidati di me! – se Ewan avesse visto il sorriso malizioso apparso sul volto del regista in quel momento tutto avrebbe fatto, tranne fidarsi di lui.
Ma George Lucas aveva un buon motivo per invitare Liam Neeson a quella cena ed il suo motivo si chiamava Hayden Christensen. Non desiderava altro che vedere quel vecchio pervertito morire di invidia di fronte alla persona che per lunghi mesi sarebbe stata al fianco di Ewan.
“Ora minimo si mette ad urlare…” pensò Ewan. Poi guardò Liam e con una voce così bassa che lui stesso fece fatica a sentirla gli chiese: - George chiede se vuoi venire anche tu a cena. –
- George? –
Liam rimase per un attimo interdetto. George Lucas lo stava invitando a cena? George ‘Io detesto Liam Neeson dal profondo del cuore’ Lucas?
“Impossibile.”
Eppure l’espressione imbarazzata di Ewan, quella tipica che assumeva quando non sapeva più che pesci prendere, gli suggeriva che l’invito provenisse realmente del regista e non che fosse un maldestro tentativo di AA*di coinvolgerlo.
- Il vecchio stronzo si è forse dato alla cocaina? Bè, digli che gli hanno rifilato della roba tagliata male, allora. Meglio che si contenga, altrimenti rischia di schiattare mentre vi spiega come usare quelle belle spadine luminose. Sarebbe un vero peccato. -
La voce di Liam grondava sarcasmo. Con un sorrisetto di sufficienza l’attore più anziano fece dietrofront e sparì in direzione della cucina. Quando ritornò, qualche minuto dopo, aveva in mano una bottiglia di birra gelata,a appena tolta dal frigo.
- Alla tua -
Dopo aver sollevato il braccio in direzione di Ewan, dedicandogli un ironico brindisi, Liam bevve una lunga sorsata. Poi tornò a posare lo sguardo sul suo amante.
- Digli che va bene. Accetto con piacere, non fosse altro che per fargli andare la cena di traverso -
Qualcosa bolliva in pentola, e che fosse dannato se non avrebbe scoperto cosa.
Ewan chiuse gli occhi, sentiva la rabbia ribollirgli dentro. La sentiva salire dallo stomaco sempre più su, stava per scoppiare e se ne rendeva perfettamente conto.
Cercò di dare un tono normale alla sua voce, ma questa volta non era certo di riuscirci.
- Va bene George. Viene anche Liam. Saremo da te alle 20. Ciao. –
Chiuse la comunicazione dopo una risposta al quanto telegrafica. Se la situazione fosse stata diversa avrebbe sorriso all’idea dell’espressione di George, di certo un misto tra stupita e molto arrabbiata.
Lentamente si alzò dal divano, ma la facciata di uomo calmo e controllato era ormai sparita. Con uno scatto violento lanciò il cordless sul divano, poi fece due passi fermandosi di fronte a Liam, quasi viso contro viso. I suoi occhi solo due fessure glaciali colme di rabbia e di frustrazione.
“Perché non riesco a darti un cazzotto maledetto stronzo?”
Era inutile porsi certe domande e lui lo sapeva bene. Da tempo era giunto alla conclusione che grazie a Liam aveva scoperto il lato più masochista di sé stesso. Amava farsi male, questa era l’unica risposta sensata che poteva darsi.
A denti stretti sibilò in faccia a Liam:
- Sei un bastardo!-
Afferrò la bottiglia di birra dalla sua mano e con rabbia la scaraventò contro il muro.
Quando sentì il rumore provocato dai mille frantumi della bottiglia che piano si spargevano al suolo il suo viso diventò paonazzo. Guardò verso il muro e provò un moto di repulsione alla vista del liquido che colava dalla parete. Venne colto da un conato di vomito, quello che gli succedeva ogni qual volta sentiva l’odore dell’alcool. Qualcosa che non poteva più sopportare, il sapore di un passato ancora troppo recente per poter essere dimenticato.
Cercò di tornare a respirare regolarmente, poi si girò dando le spalle a Liam. Si mise una mano tremante sulla spalla, quasi in un gesto di protezione personale da sé stesso, da Liam e da tutto quello che li circondava in quel momento.
- Sei solo un bastardo… - ripeté ancora, con un tono, lo sapeva bene, meno deciso di poco prima.
- Senti stronzetto, qual è il tuo problema? – Dopo averlo costretto a girarsi, Liam serrò le dita attorno al collo di Ewan, cominciando gradatamente a stringere. - Arrivo a casa e non solo mi ritrovo quella strega sempre in mezzo ai piedi, ma mi tocca anche sorbirmi i tuoi attacchi isterici…cos’è, hai le tue cose? -
Ewan appoggiò le sue mani su quelle di Liam per cercare di allontanarle dal suo collo. La sua mente non riusciva a connettere e a fatica sentiva le parole dell’uomo.
Una lacrima gli rigò una guancia, paura, rabbia, frustrazione.
Aprì la bocca per dire qualcosa ma non ne uscì nessun suono, cercò di graffiare le mani a Liam ma senza riuscirci, ogni suo tentativo per liberarsi da quella morsa pareva inutile. Fisicamente tra loro non c’era confronto. Liam era più alto di Ewan, di corporatura più massiccia. Se solo avesse voluto, avrebbe potuto fargli davvero male.
“E non è escluso che non lo faccia.”
- Ti da fastidio che beva? E’ solo ed esclusivamente un problema tuo, mio piccolo quasi ex Alcolista Anonimo. Io bevo quanto mi pare e piace. Punto. Lo faccio a prescindere dal fatto che a te stia bene o no, e se hai rimostranze da fare, allora puoi infilare la porta d’ingresso e levarti dai piedi. Cosa credi, che ci metta tanto a trovarmi qualcun altro che mi scaldi il letto?-
I polpastrelli di Liam affondarono nel collo di Ewan. Con tutta probabilità gli stava lasciando dei lividi, e non glie ne fregava niente. Anzi.
- Liam per favore… - la sua voce era solo un sussurro.
Ora le lacrime scorrevano libere sul suo volto, Ewan era incapace di trattenerle. Sapeva che Liam odiava vederlo piangere, lo considerava stupido ed infantile, un comportamento da fighetta isterica come amava ripetergli spesso.
Aveva combinato un disastro e con ogni probabilità si meritava quello che Liam gli stava facendo.
E si meritava anche quello che arrivò in seguito.
Con la mano libera l’uomo più anziano colpì il suo compagno in pieno volto, calibrando il tiro in modo tale che la parte interna del pesante anello che portava alla sinistra centrasse lo zigomo. Per un secondo Liam credette di sentire uno scricchiolio, l’osso che si incrinava sotto la violenza del colpo ricevuto, e una gioia perversa lo invase.
“Ora sai chi comanda, qui” pensò, lasciandolo andare e dandogli una spinta verso il muro.
Ewan cadde a terra ed istintivamente si portò una mano sulla guancia. Sentì sotto le dita il segno lasciato dall’anello di Liam ed un senso di sconfitta lo pervase.
Ecco chi era Ewan McGregor, un povero stronzo steso sul pavimento.
- E ora pulisci quella schifezza. Subito. Io non vivo in un porcile, Ewan.-
Cercò di muovere piano la bocca, Liam lo aveva colpito molto forte ed aveva paura di aver qualcosa di rotto. Il dolore che provò fu lancinante, ma il fatto di riuscire a toccarsi lo zigomo senza urlare gli fece capire che non c’era niente di così grave. Tranne un brutto livido in faccia.
A fatica si rialzò da terra ed ancora barcollando si avvicinò a Liam appoggiandogli una mano sulla spalla.
- Senti… Liam… mi dispiace… -
Poi si avviò verso la cucina per prendere uno straccio per pulire.
Nemmeno per un attimo si chiese per quale assurdo motivo aveva sentito il bisogno di scusarsi.
Continua…
* AA: Alcolista Anonimo. E’ uno dei soprannomi che Liam usa per Ewan, essendo quest’ultimo un ex-alcolista.