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Post by babyara on Oct 3, 2006 21:57:28 GMT 1
Hayden era di pessimo umore.
Allo smarrimento provato la sera prima era subentrata la rabbia, tanto bruciante quanto insensata, perché non aveva un bersaglio concreto su cui scaricarsi. Al momento, sentiva di non sopportare la presenza di nessuno degli abitanti della villetta, se stesso incluso. E, forse, era proprio quello il problema.
Se almeno le riprese di quello stramaledetto film fossero già iniziate, perlomeno avrebbe avuto qualcosa da fare, qualcosa di più produttivo che il semplice starsene lì seduto a rimuginare.
L'unica nota positiva della mattinata era che nessuno dei suoi tre coinquilini si era ancora fatto vedere. Era davvero troppo chiedere che continuasse così per il resto della giornata, ma sperare non costava niente.
Mettendoci un po’ troppa forza, Hayden si aprì il barattolo di cioccolata che si era portato dietro dalla cucina. Quando le cose vanno male, buttati sui dolci, diceva sempre sua sorella Kaylen.
Colin si era svegliato abbastanza tranquillo, invece. Le coccole con Jared, dormire abbracciato lui, guardarlo mentre era perso nei suoi sogni... tutto questo lo faceva stare bene.
Ma c'era un qualcosa che non andava, un disagio nascosto. Era il pensiero ossessivo di quello che era successo la sera prima: Kim, Orlando, James. Possibile, che in una città grande come Los Angeles, avessero scelto proprio lo stesso ristorante per andare a cena? "Meglio non pensarci," si disse mentre scendeva le scale diretto in cucina. Un buon caffé e un po' di pane tostato erano l'ideale per far sparire quella sensazione dal cuore.
Prese il necessario e si diresse verso la sala da pranzo. Credeva di essere stato il primo ad alzarsi, visto che era ancora presto; perciò rimase un attimo stupito, quando vide Hayden già seduto al tavolo.
- 'Giorno, - si limitò a salutarlo, mettendosi a sedere.
Hayden non sollevò nemmeno lo sguardo, concedendo a Colin solo un secco cenno del capo, giusto per fargli capire che sì, si era accorto della sua presenza. Le sue preghiere non erano state ascoltate, ma la compagnia forzata non implicava che dovesse mostrarsi gentile
"Cominciamo bene," pensò l'irlandese, osservando Hayden, il quale faceva ostentatamente finta di niente. Che fosse ancora irritato con lui per il litigio del giorno prima? In realtà, era Colin a dover essere arrabbiato, e infatti lo era.
Avrebbe potuto stare zitto, mangiare ed andarsene. Ma, come diceva Eamon, finché non aveva sbattuto contro le cose, e non si era fatto male, non capiva.
- Hai intenzione di monopolizzare quella cioccolata, o pensi di condividerla con gli altri comuni mortali? –
- Se ne vuoi, fai esattamente come ho fatto io poco fa. Ti alzi e te la vai a prendere. -
Colin si alzò e prese il vasetto che si trovava davanti al canadese. - Ehi, bambino! Ci siamo alzati dalla parte sbagliata del letto, stamani? Oppure sei entrato nel club degli stronzi onorari? Ti ho solo fatto una domanda. -
- E io ti ho dato una risposta, ovvero 'vattela a prendere'. Cos'è, non capisci la lingua? –
Hayden sapeva benissimo che mettersi a litigare per un vasetto di crema al cioccolato ero degno dei bambini dell'asilo, ma, al momento, non gliene fregava niente. Ora come ora, avrebbe contestato qualsiasi cosa, solo per il puro piacere di farlo.
- Se davvero non mi capisci, sono disposto a farti un disegnino, - aggiunse, velenoso, mentre si sporgeva e strappava il barattolo dalle mani di Colin.
- Oh, non ti sforzare, - ribatté, acido, l'irlandese. - So capire da solo quando uno ha le palle girate di prima mattina, e non è il caso di essere dei geni per capire quello che è successo. -
Tornò a sedere, con un sorriso cattivo stampato sulle labbra. Era già abbastanza incazzato per la storia del bambino per farsi mettere sotto da un idiota del genere.
- Deve far male svegliarsi ogni mattina col letto vuoto, vero, Den? -
- Non ci provare più a chiamarmi così, razza di stronzo che non sei altro. –
Hayden aveva una voglia terribile di tirarglielo contro, quello stramaledetto barattolo. Con un po’ di fortuna, l'avrebbe fatto fuori. Voilà, uno scassacazzi in meno. Il mondo gliene sarebbe stato grato. – Sta zitto. -
Colin si limitò a sorridere, scuotendo la testa.
- Fosse per me, non ti chiamerei proprio, ma dobbiamo fare questo film insieme, che ti piaccia o meno. E Jay continua a rompere, dicendo che dobbiamo andare d'accordo. Io ti avrei già mandato a fare in culo, stronzetto canadese... o Den, se preferisci. -
Hayden non gli rispose subito, soppesando la cioccolata che aveva in mano. Aveva gli occhi ridotti a due fessure, e chiunque, al vederlo, avrebbe giurato che stesse per slanciarsi contro l'irlandese e prenderlo a pugni.
Invece, stirò le labbra in un sorrisetto. – Già. Jay ci tiene tanto al fatto che andiamo d'accordo. Vuole proprio bene ad entrambi, non trovi? -
"Eh no, stavolta non mi freghi!" pensò Colin, il solito sorriso strafottente sulle labbra.
- Sì, ci vuole molto bene. Ha un cuore grande, Jay, riesce a voler bene a tante persone. Specie a quelle che non hanno nessuno. -
- Verissimo. A volte ci si mette anche insieme. –
Colin rise. - Sì, è così. Per poi lasciarli quando trova qualcuno migliore. -
Il sorriso di Hayden era la fotocopia di quello di Colin. – Appunto. Vedo che incominci a prepararti lo spirito. –
- Quando questo avverrà, verrò da te a chiedere consiglio. Sei abituato ad essere scaricato per altri uomini, ormai... -
- E anche a riprendermeli quando ne ho voglia. Sai com'è… - Un'altra provocazione, solo una e avrebbe smesso di giocare di fino. Quella testa di cazzo non meritava il minimo riguardo.
Con soddisfazione, il canadese prese nota di come Colin si irrigidiva, anche se solo per un attimo. L'idea che Hayden volesse riprendersi Jared era il suo tasto dolente... e lui lo aveva toccato.
- Non ci riuscirai, tesoro, - continuò, cercando di non far trasparire nessun sentimento, - per lui, tu sarai sempre e solo il caro Den, l'amico da consolare. Niente altro. –
- Ma non ne sei così sicuro, vero? Lo dici più che altro per convincere te stesso. In realtà, hai una paura terribile che io ci possa effettivamente provare di nuovo. E sai perché? Perché, sotto sotto, sei convinto che Jared ci tenga più a me che a te. –
- Io sono convinto che Jared mi ami, che tu ci creda o no! - rispose Colin, vicino ad arrabbiarsi, - ma non sopporto che uno sfigato, che si è fatto portar via l'uomo dal fratello per di più, continui a ronzargli intorno. -
- Magari c'è un motivo per cui gli ronzo intorno, e magari è proprio il motivo che ti preoccupa tanto. – In quel momento, Hayden sentiva di odiarlo sul serio. Per un istante, mentre metteva entrambe le mani sul tavolo e si sporgeva in avanti, desiderò che Colin potesse stare tanto male quanto lui. Così, forse, avrebbe capito cosa si provava.
– E, magari, è stato sotto il tuo naso per tutto il tempo, e tu non te ne sei mai accorto. Ma la cosa più divertente, è che per quanto sforzi tu faccia, non verrai mai a saperlo con certezza. Pensaci, tutte lo volte che ci vedrai insieme. Chissà, forse stiamo proprio ridendo di te. –
Ecco, aveva esagerato, infatti l'irlandese si trattenne a stento dal lanciargli contro la tazza. Doveva calmarsi e respirare a fondo. Doveva convincersi che, quelle cose, Hayden gliele stava dicendo solo per fargli del male.
- Di te non mi fido e non mi fiderò mai. Ma, per tua sfortuna, mi fido di Jared, so che lui non mi farebbe mai una cosa simile. -
Non sapeva se lo stesse dicendo a se stesso o piuttosto a Hayden. Hayden invece lo sapeva benissimo, e per quanto fosse consapevole di essere nel torto, ora che aveva trovato una breccia, non avrebbe mollato la presa.
- Lui forse no, ma io sì. Io ho pochi scrupoli. –
- Appunto. So che parli solo per provocarmi, ma non ti permetterò di riuscirci, oggi. Io so che Jared mi ama: tu, per quanto possa dire o fare, non conti un cazzo. -
- L'importante è esserne convinti, Colin. Dimmi un po’, porta ancora quell'anello all'indice della destra, vero? –
- Sì, lo porta ancora,- rispose secco Colin, scuro in volto. In qualche modo, intuiva già dove l'altro volesse andare a parare. E infatti…
- Allora, quando hai un attimo di tempo, prova a chiedergli chi gliel'ha regalato. E in quale occasione, già che ci sei. Poi fai due più due. –
Si stava davvero comportando da bastardo, perché sapeva che li avrebbe solo fatti litigare, così. Hayden si ripromise che sarebbe poi andato da Jared a raccontargli tutto, gli avrebbe chiesto scusa, anche se sarebbe servito a poco. Il fatto era che non poteva permettere che quel bastardo continuasse a torturarlo così.
- Sempre se ci riesci, ovvio. Magari prova ad aiutarti con le dita. -
- Glielo chiederò, - affermò Colin, assumendo un'espressione tranquilla e ignorando l'ultima frecciata. Non voleva dare a Hayden la soddisfazione di vederlo soffrire, non gliel'avrebbe data più. - Ma, anche se fosse tuo, non vorrebbe dire niente. Per lui, tu sei solo un fratello, niente altro. -
"Non deve esserci niente altro!"
- Cambia tempo verbale. E' mio. Gliel'ho regalato quando ci siamo messi insieme. Com'è che non ne porta nessuno tuo? –
- Perché io non gliene ho regalato mai uno, - continuò Colin, mettendosi comodo sulla sedia.
Era vero, non gli aveva mai fatto anelli. Ma gli aveva regalato un braccialetto d'oro per il suo compleanno. Un braccialetto che Jared non portava quasi mai. Se ne accorse solo allora: l'anello di Hayden sempre al suo dito...
Avrebbe voluto correre su e strappare quell'anello dal dito di Jared, ma non lo fece. Non voleva dare a quello stronzo canadese questa soddisfazione, anche se il modo in cui Hayden annuì la diceva lunga.
- Che caso, eh? Porta la roba mia, mentre di tuo non ha proprio niente. –
Hayden posò il barattolo che aveva dato origine a tutto sul tavolo. Cominciava a stufarsi. – Tutto tuo. Chissà che ora non ti vada per traverso, - disse con cattiveria, per poi girargli le spalle. Era meglio andarsene da lì dentro.
- Non te lo augurare, ho la pelle dura – commentò Colin, mentre Hayden richiudeva delicatamente la porta dietro di sé.
Era meglio restare solo. Doveva rimuginare sulla cosa, poi avrebbe chiesto chiarimenti a Jay. Non poteva sopportare che portasse un anello del suo ex al dito.
Jared entrò nella sala da pranzo poco dopo. Appoggiò le mani alle spalle di Colin e gli posò un bacio sui capelli, mormorando un 'buongiorno', poi si sedette accanto a lui. - Sei in piedi da tanto? – gli chiese. - Abbastanza da essere già incazzato, - rispose acido l'irlandese. Più ripensava alle parole di Hayden e più gli giravano i coglioni. Jared e l'anello... quell'anello. - Hayden? – cercò di indovinare Jared. Si appoggiò con le braccia al tavolo e lo guardò negli occhi, cercando di capire cosa fosse successo. Aveva sperato in un bacio e una colazione piacevole, ma, a quanto pareva, non sarebbe andata così. - No, ho litigato con Topolino perché mi volevo fare Pippo! Sai com'è, la passione non guarda in faccia a nessuno. - "Fanculo Jared! Fanculo Hayden e il suo anello di merda! Fanculo tutto il mondo!" pensò alzandosi in piedi e facendo per uscire dalla stanza. Jared si alzò in piedi a sua volta e si mise di fronte a lui. - Vuoi dirmi cosa cazzo succede? Perché mi stai trattando come se ti avessi fatto chissà cosa? - - No, tu sei innocente, Jay. Come lo è quel coglione di canadese. Tutti innocenti e puri. Sono io che sono un coglione perché non capisco mai quello che succede intorno a me. – Colin non avrebbe voluto gridare, ma, d'altra parte, non gliene fregava niente. Che lo stronzetto e Ewan li sentissero pure mentre litigavano, a lui non interessava, anche se, in quel modo, avrebbe solo dato soddisfazione a Hayden. - Qual è il problema? Ti sei svegliato male e hai deciso che io e Hayden siamo colpevoli di tutti i mali di questo mondo, perché siamo stati insieme tre mesi mentre tu ti scopavi anche il Papa? È questo il problema, Colin? – Anche Jared aveva alzato la voce. - Solo che il Papa non porta un mio anello al dito, quindi è difficile che possa accampare diritti su di me! Ora hai capito il problema, Jared? O devi leggere il labiale per arrivarci? – Sì, Jared l'aveva capito. L'anello di Hayden, che altro? Solo non riusciva a capire perché Colin avesse scelto proprio quella mattina per decidere che la cosa gli dava fastidio. - È il simbolo della nostra amicizia, – cercò di spiegare. - Peccato che io non sapessi che te lo aveva regalato quando vi siete messi insieme. Ma certo, figurati se a quel coglione di Colin può dare fastidio! - L'irlandese si fermò per un attimo a riprendere fiato, rosso in volto per la rabbia. Se non avesse amato Jared così tanto, gli avrebbe strappato quell'anello a forza, a costo di rompergli il dito. - Perché ti dà fastidio? Non sai che tra me e Den è finita? Non sai che ti amo? – chiese Jared. - E allora perché cazzo il suo anello è sempre al tuo dito? E perché non porti niente di mio? – - Anche tu non porti niente di mio, – si limitò a constatare Jared. Odiava litigare alla mattina. Odiava litigare in generale, ma alla mattina in modo particolare. Era pronto ad affrontare quasi qualsiasi cosa nel pomeriggio, ma fino a mezzogiorno, voleva essere lasciato in pace. - Forse, perché non mi hai mai regalato nulla da indossare? - Questa storia faceva incazzare Colin sempre di più, e parlarne non faceva altro che peggiorare la situazione. - E io non porto niente delle mie ex, solo il tatuaggio di Amelia, ma non è facile da togliere come un anello! – - È solo un cazzo di anello, Colin. Sai dannatamente bene che è te che amo. Sei geloso? - - Io non sono geloso di quell'idiota! – gridò l'altro, - se ti fa piacere, scopatelo pure in tutte le stanze di questa fottuta casa, così almeno darai un senso a quell'anello! – A quel punto, Jared avrebbe voluto uscire da quella camera e lasciarlo lì. Come poteva anche solo passargli per la testa l'idea che lui avrebbe potuto tradirlo? Eppure, rimase. - Questo anello non vuol dire che lo amo ancora, non vuol dire che me lo scoperei. Vuol dire solo che è una persona importante per me, – cercò di nuovo di spiegare. Andarsene in quel momento avrebbe solo complicato le cose. Colin prese un profondo respiro, per cercare di calmarsi, anche se non era semplice. - E io quanto sono importante per te, Jay? - chiese, abbassando la voce. - Perché non porti il braccialetto che ti ho regalato per il tuo compleanno? Questo vuol dire che non sono importante quando Hayden? – - Mi danno fastidio i braccialetti… -
Pessima scusa, ok. Ma la verità non la sapeva nemmeno lui. Perché non metteva quel braccialetto? In parte aveva paura delle domande che avrebbero potuto fargli. No, non i giornalisti, sua madre per esempio. Quella donna era capace di sorprendersi di trovare suo figlio in un film che andava a vedere per caso, ma notava sempre i dettagli nelle foto.
Magari non si ricordava di fargli gli auguri di compleanno, ma lo chiamava per dirgli che quella maglietta della foto comparsa sul tal giornale era orribile. Temeva gli avrebbe chiesto chi gli avesse regalato quel braccialetto. Non le aveva ancora detto di Colin. Non le aveva nemmeno detto di essere gay, in effetti, e non aveva intenzione di farlo, non ancora.
Con l'anello di Hayden era diverso. Non c'erano scritte, innanzitutto. Sul braccialetto che gli aveva regalato Colin, c'erano incisi i loro nomi.
Ma come spiegare questo a Colin? Probabilmente, non lo stava nemmeno ascoltando. L'irlandese, invece, lo stava facendo e quella scusa non fece che confermargli i suoi sospetti: Jared poteva anche dirgli che lo amava, ma Hayden aveva sempre un posto speciale nel suo cuore. - Lascia perdere, - si limitò a mormorare. - Colin, ascoltami, – il tono di Jared si fece più dolce. – Hayden è il mio migliore amico, gli voglio bene. Ma è te che amo, ok? Credi che resterei con un bastardo irlandese se non lo amassi? – - E allora perché non porti nulla di mio? – Stavolta, Colin lo disse con più calma, stanco di discutere. - Sembra che gli altri non debbano sapere che stiamo insieme, cazzo! – Jared si avvicinò di nuovo a lui. - Colin, ne abbiamo già parlato. Sarebbe la fine della tua carriera, e forse, anche della mia. Kim ne approfitterebbe per toglierti James. E mia madre probabilmente la prenderebbe come scusa per non parlarmi più. Vorrei anch'io far sapere a tutti che sei solo mio, sai. - Colin tacque: Jared aveva ragione, lo sapeva. Lo aveva sempre saputo. Ma il pensiero che potesse portare qualcosa di Hayden tranquillamente lo faceva impazzire. - Pace? – provò a chiedere Jared. - Pace, - mormorò Colin in risposta, ma la sua voce era poco più di un sussurro, e la sua espressione rivelava che la cosa non era finita lì, ma continuava a bruciare. Jared lo notò, però preferì fare finta di nulla. Lo baciò sulle labbra, quindi gli disse che andava a prepararsi un caffè. - Sì - si limitò a rispondere Colin, sempre appoggiato al tavolo. Non si era mosso di un centimetro e non sembrava intenzionato a farlo. Cercava di riflettere sulla faccenda, ma tutto gli appariva nebuloso e confuso.
***
Di quella casa era stufo, dei suoi abitanti, se possibile, ancora di più. Subito dopo essersi svegliato, aveva deciso di scendere in cucina a prepararsi un caffè, ma, sentendo delle voci concitate provenienti da basso, si era fermato. Impossibile per lui non riconoscere la voce di Hayden, ed anche l’accento dell’irlandese era piuttosto marcato.
Stavano litigando già di prima mattina, senza ombra di dubbio un ottimo segno, aveva pensato, sarcastico. Ewan non era uomo da origliare le discussioni altrui, ma in quel caso si trattava di Hayden… ed era Hayden, così era rimasto ad ascoltarli.
Alla fine della conversazione era sbalordito e, senza far rumore, era tornato nella sua stanza.
Ancora si chiedeva com’era riuscito a reprimere l’istinto di scendere a prendere pugni Colin, per la leggerezza che aveva dimostrato nei confronti di Hayden.
Anche il canadese aveva esagerato, si vedeva lontano un miglio che Colin era geloso del rapporto tra lui e Jared, e Hayden era stato molto bravo ad individuare il suo punto dolente. Però la storia non cambiava, riusciva anche a giustificare Hayden, ma non Colin.
Sì, di quella casa non ne poteva già più.
Afferrò una giacca ed uscì, senza salutare nessuno; probabilmente nemmeno avrebbero notato la sua assenza, presi com'erano a ricucire le ferite e l'amor proprio.
Poco dopo, Ewan camminava spedito lungo il marciapiede, e si accorse di essere arrivato di fronte agli studi di registrazione solo quando vide una figura familiare scendere da una macchina: Tove. Continuazione ideale di una giornata iniziata male.
Curioso come Tove fosse esattamente dello stesso parere.
Dopo esser uscito dalla villetta, la sera prima, se n'era andato in giro per locali, aveva rimorchiato una ragazza e se l'era portata a letto. Sesso e alcol l'avevano fatta da padroni, lasciandolo con un portafogli in meno ed un bel mal di testa in più.
"Così imparo a caricare le zoccole in giro."
Ed ora, ecco arrivare Ewan. Aveva un'espressione che definire scazzata sarebbe suonato come un pallido eufemismo. Tove stirò le labbra in un sorriso, poi gli fece cenno. Si erano mollati la sera prima, ma non voleva apparire del tutto stronzo. Anche perché, più ci pensava, meno gli importava. Ewan non era mai stato suo.
Ewan ricambiò il cenno di Tove e si diresse verso di lui. Non aveva voglia di parlargli, ma ormai era lì, non poteva girarsi dall'altra parte e proseguire per la sua strada... non era ancora abbastanza ubriaco per farlo.
Quando gli fu di fronte, abbozzò un sorriso. – Buongiorno, Tove. –
- Ciao. Oggi sono io ad avere un aspetto di merda, hm? –
- Effettivamente, non sembri messo bene. -
- Colpa mia. Solito. – Tove si strinse nelle spalle, infilandosi le mani in tasca. Era strano, a ben pensarci, ma molti dei suoi gesti o espressioni rispecchiavano quelli di Hayden. Come animo erano diversi, ma nella gestualità si assomigliavano molto. Ad Ewan, questo era stato chiaro fin dalla prima volta che lo aveva visto... fin dalla prima volta che erano andati a letto insieme. Non avrebbe potuto trovare qualcuno più simile ad Hayden per non dimenticarlo... come se, poi, ne avesse avuto bisogno.
- Avanti, Tove, ti rifarai al prossimo giro, - disse sorridendo, questa volta impegnandosi un po' di più.
- Lascia perdere. Ci ho rimesso cinquecento dollari, la patente e ho un mal di testa monumentale. – L'uomo gli lanciò un'occhiata di sbieco. – E allora? –
Ewan lo guardò, aggrottando un sopracciglio. - Allora cosa? -
- Avanti… Hayden. Ripreso, oppure non ancora? –
- Hayden... no. Pare che, al momento, abbia altro per la testa. -
- E chi? Andiamo… più ci penso, più mi convinco di aver ragione. Lo rivuoi. Ti rivuole. Che aspettate? La benedizione divina? – chiese Tove, con aria scettica. Possibile che stesse parlando in quel modo all'uomo che, solo il giorno prima, aveva considerato come il suo compagno? Doveva essere ancora ubriaco.
- Di sicuro, non la tua benedizione, Tove. Diciamo che sto aspettando che la smetta di litigare con l'irlandese, anche se ho paura che ne passerà del tempo prima che la facciano finita, vista l'aria che tirava stamattina. -
- Farrell? Scusa, ma che c'entra Farrell? Non sta con Leto? - E' stata la prima cosa che si è premurato di far sapere al mondo; poteva farglielo tatuare in fronte, già che c'era.
E qui, Tove non poté trattenere una risatina. Tutti gelosi e tutti a lui. Possibile?
- Sì, stanno insieme, - rispose Ewan, guardandolo in cagnesco, - ma da quanto ho capito, Farrell è geloso di Hayden per la storia tra lui e Jared, e tuo fratello, stamattina, ci è andato giù pesante. -
- Oh, che bello. Credo che inizierò ad odiarvi tutti molto presto, sai? - Tove scosse leggermente la testa, gesto che rimpianse subito dopo. Gli faceva un male terrificante. Per un momento, rimase fermo dov'era, gli occhi chiusi, poi li riaprì e li posò su Ewan.
- Non è una novità. Ci va sempre pesante. Con tutti. Non credo ci sia una sola persona sulla faccia della terra che non abbia avuto un assaggio delle sue intemperanze verbali. – Ridacchiò di nuovo. – Sa davvero come far male. Povero Colin. -
- Già, però, cazzo... - iniziò Ewan, - pensi sia possibile lavorare ad un film in un clima del genere? -
Non avrebbe mai voluto pronunciare quelle parole, visto che Hayden era direttamente coinvolto, ma se c'era una cosa che aveva imparato con l'esperienza, era che più serenità c'era su un set, meglio andavano le riprese.
- E che cosa vuoi che faccia? Che lo sgridi e gli dica di non farlo più? Hai idea di quale sarebbe la sua risposta, vero? E con quale dito mi indicherebbe la porta? –
Ewan ci rifletté un attimo, Tove aveva ragione. Forse, Colin gli avrebbe anche dato ragione, ma Hayden no, mai. Piuttosto avrebbe fatto le valige, mandato a quel paese tutti e se ne sarebbe andato.
- Non lo so, Tove, ma qualcosa dovresti farlo. Oppure, parlare con Russ o Dave... - Non appena lo disse però, se ne pentì. Al ricordo della litigata tra Charley e Russ durante "Long Way Round", Ewan scosse la testa. Quando Russ si incazzava, era in grado di mettere in piedi un casino incredibile. Gran bel pasticcio! Sperava solo che Tove non gli desse retta.
Speranza vana. – Forse è la soluzione adatta, sì. O questo, o lo devo buttare fuori. Ogni tanto lo detesto, ma al momento, mi dispiacerebbe. -
- Senti, ma forse è meglio lasciar perdere. Magari riescono a chiarirsi anche da soli. - L'unica cosa che aveva sempre rispettato di Tove era che, una volta presa una decisione, era quella definitiva. In quel momento, però, sentì di odiare questa sua caratteristica.
- Conosci Hayden meglio di me. Credi che possa davvero chiarirsi con Colin? –
Suo malgrado, Ewan scosse la testa. - No. -
- Allora, ti sei risposto da solo. Proverò a sentire Russ e Dave, e a vedere se la risolviamo così. Altrimenti, è fuori. – Possibile che gli dispiacesse davvero? Un po’ sì, soprattutto se si fermava a pensare. Hayden non aveva un carattere facile, ma non attaccava le persone per primo. Se l'aveva fatto, doveva esserci stato un ottimo motivo.
- Va bene, Tove, - mormorò Ewan.
- Penso di fare un salto da voi, comunque, magari nel pomeriggio. Così vedo un po’ com'è l'aria. -
- D'accordo. Ci vediamo. –
- A dopo. -
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Post by babyara on Oct 3, 2006 21:59:21 GMT 1
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- Sono qui solo da una notte ed hanno già scambiato questa casa per un porcile? –
Il tono di voce di Russ era abbastanza alto per farsi sentire anche da chi non fosse nelle immediate vicinanze. Tove e Dave, che erano al suo fianco, lo guardarono in silenzio; entrambi sapevano che, quando Russ si arrabbiava, era meglio lasciar perdere e aspettare che passasse.
- C'è nessuno in questa benedetta casa? -
- Che cazzo c'è da strillare? – Hayden aveva avuto una mattinata pesante, e non aveva nessuna intenzione di tollerare il fatto che qualche stronzo si mettesse ad urlare al piano di sotto, soprattutto non mentre stava leggendo. Faceva già abbastanza fatica per gli affari suoi, senza bisogno di aiuto non richiesto da parte degli altri.
Fu solo mentre tirava un calcio alla porta della sua camera, lasciata appena socchiusa, che si rese conto di non aver riconosciuto il proprietario della voce.
- Buongiorno anche a lei, signor Christensen! - commentò Russ, acido.
Ewan uscì in quel momento dalla cucina, una bottiglia di birra in mano ed uno sguardo assente.
- Russ, è bello vederti di buon umore. -
- Ewan, butta quella roba, prima che mi incazzi ancora di più! E dove sono gli altri due? -
- Prova ad andare a cercarli, chissà che tu non riesca a trovarli, - commentò Hayden, sarcastico, appoggiandosi alla balaustra con entrambi i gomiti. Teneva lo sguardo fisso nello spazio vuoto tra Tove e Russ, rifiutandosi di spostarlo su Ewan. - Tove, ma anche gli amici stronzi, hai? -
- Ragazzino, ti do un minuto per scendere quelle scale e venire qui! - urlò Russ in direzione di Hayden, poi si voltò a guardare Ewan. - Molla la bottiglia, ragazzo mio, e vieni qui pure tu. –
Questa volta, la sua voce era più bassa, ma la rabbia non era certo svanita, ed Ewan lo sapeva bene, visto che lo conosceva ormai da tempo. Appoggiò la birra su un tavolo e si portò nel centro della stanza.
Anche Hayden salutò, seppur a modo suo, allungando una mano e sollevando il medio.
– Ragazzino lo dici a tuo fratello, tesoro. Capito? -
Russ si voltò a guardare Tove, abbozzando quello che voleva essere un sorriso, ma in realtà risultò più come un ghigno. – Cazzo, è proprio tuo fratello! – commentò, per poi riportare la sua attenzione su Ewan ed Hayden.
- Si può sapere dove sono gli altri due? -
- Non ne ho idea. Vedi per caso la scritta 'balia' da qualche parte? – rispose Hayden, imitando alla perfezione il sorriso di Russ.
L'uomo puntò un dito verso Hayden. - Stammi bene a sentire, ragazzino, - ringhiò, calcando la voce sull'ultima parola, - non sono dell'umore adatto per farmi prendere in giro da te. Io sono qui per lavorare e non ho voglia di sprecare il mio tempo. -
- Che paura. Sono qui che tremo tutto. - Dave avanzò di un passo, appoggiando una mano sulla spalla di Russ. Tra i due era il più calmo, lo era sempre stato, ed Ewan ringraziò mentalmente il cielo per la sua presenza.
- Russ, datti una calmata, ora. Per favore ragazzi, andate a chiamare Colin e Jared. -
- Tu, - disse Hayden, battendo sul tempo Ewan e puntando l'indice contro Russ, – fottiti. E tu, - continuò, rivolgendosi a Dave, - aspetta un momento. Ora li chiamo. -
Detto questo, fece dietrofront e si diresse verso la camera di Jared. Non era dell'umore adatto per indulgere in finezze, perciò, invece che bussare, spalancò la porta con un altro calcio.
– C'è gente. Vi vuole. -
- Cazzo! - fu tutto quello che riuscì a dire Colin, sorpreso per l'interruzione. Lui e Jared avevano deciso di fare pace sul serio, stavolta, dimenticandosi però di chiudere a chiave la porta. L'irlandese non pensava che qualcuno avesse idea di rompere i coglioni. Si rialzò dal corpo di Jared e guardò con odio Hayden.
- Testa di cazzo, che cosa credi di fare, eh? -
- Sturati le orecchie, Irlanda. Ho detto 'c'è gente. Vi vuole.' Quale parte non hai capito, esattamente? -
- Ora arriviamo, Den, - si intromise Jared. L'ultima cosa che voleva, era che litigassero di nuovo. Possibile che non riuscissero a dirsi tre parole senza offendersi?
- E tu sai che bisognerebbe bussare, prima di entrare nelle camere degli altri? - chiese Colin, ignorando totalmente l'intervento di Jared, - o, forse, pensi di poter fare da signore e padrone in questa casa? -
- Perchè non te ne vai un po' affanculo? - rispose Hayden, prontissimo. Miglior amico o meno, detestava quella testa di cazzo che l'americano insisteva per tirarsi dietro, e, ora come ora, le sue abilità diplomatiche erano pari allo zero.
- Comunque, fate un po' come vi pare. Mi hanno detto di chiamarvi, l'ho fatto. Saluti. -
Con quelle parole, Hayden girò sui tacchi e fece dietrofront, piantandoli in asso.
Guardandolo uscire, Jared si chiese veramente se sarebbe riuscito ad arrivare in fondo alle riprese senza uccidere nessuno dei due. Non solo non riuscivano a parlarsi senza litigare, ma si provocavano anche, e non perdevano occasione per stuzzicare l'altro.
Respirò a fondo, quindi si alzò e recuperò la maglietta per rivestirsi, mentre Colin faceva altrettanto con la camicia che aveva gettato in terra.
Era incazzato, molto incazzato. Era vero che c'era qualcuno in casa, aveva sentito dei rumori, anche se li aveva ignorati volutamente. Ma sapeva che quello stronzetto era entrato di proposito in camera di Jared: voleva disturbare il loro momento di intimità.
"Bastardo" pensò, rivestendosi.
Il bastardo in questione, intanto, era ritornato nel corridoio ed era andato a rimettersi contro la balaustra.
Non aveva la benché minima intenzione di scendere, e se l'amico di Ewan con la faccia da cane aveva qualcosa da ridire, sarebbe stato ben felice di spiegargli dove poteva infilarsi le sue lamentele. In dettaglio.
Nel salone da basso, c'era un silenzio carico di tensione. Ognuno di loro guardava in direzioni opposte, nessuno aveva voglia di commentare il comportamento isterico di Russ.
- Allora, arrivano gli altri due o dobbiamo aspettare fino al prossimo secolo? – L'uomo si era un po’ calmato, ma il tono era sempre particolarmente acido.
- Arrivo - rispose Colin, avvicinandosi alle scale. Stava finendo di abbottonarsi la camicia e ignorò Hayden, appoggiato alla balaustra, così come aveva ignorato Jared uscendo dalla stanza. Avevano fatto pace, è vero; ma la vista del canadese e il modo in cui quello stronzo era entrato nella camera di Jay lo aveva fatto infuriare di nuovo.
- Vista la gentilezza della domanda, non ho potuto fare a meno di correre, - aggiunse ironicamente, mentre scendeva.
- Ed io non posso che ringraziarla della sua premura, signor Farrell, - rispose Russ, altrettanto ironico.
Prima che potesse aggiungere altro, David decise che era giunto il momento di prendere in mano la situazione. Erano rare le occasioni in cui si poteva zittire Russ.
- Bene, signori, scusate per l'intrusione, ma dobbiamo parlare. - Alzò la testa verso le scale. - Hayden, per favore, puoi scendere di sotto? -
- Uff... arrivo. – Almeno questo qua era civile. Sbuffando, Hayden s'infilò le mani in tasca e scese i gradini, strascicando i piedi. Una volta arrivato di sotto, si piazzò vicino al divano, senza dire una parola. Il suo sguardo era più che eloquente.
Solo in quel momento, Jared uscì dalla camera. Se l'era presa comoda, come sempre quando doveva parlare con i produttori. Il fatto che lo avessero scelto per la parte significava che avevano bisogno di lui. Quindi, potevano aspettarlo e sopportare i suoi atteggiamenti da primadonna.
Quando anche Jared li ebbe raggiunti, Hayden sollevò un sopracciglio. E allora?
Ora che erano tutti radunati in salotto, David fece per parlare, onde evitare che Russ provocasse altri danni, ma come spesso accadeva, il socio lo precedette.
- Ditemi, signori, vi rendete conto che, alla base della buona riuscita di un film, c'è un legame di rispetto tra gli attori? Rispetto, - ripeté, calcando molto il tono sulla parola, - non significa insultarsi dalla mattina alla sera, punzecchiarsi... significa essere persone civili. -
Al sentire quelle parole, Ewan scosse il capo. Sapeva che avrebbe fatto molto meglio a non parlare con Tove, ma le parole gli erano uscite di bocca senza che nemmeno se ne rendesse conto. Quando l'altro gli aveva chiesto come andava con Hayden, per lui era stato quasi automatico riferirgli della litigata che aveva sentito quella mattina.
Certo, non aveva pensato che quei pazzi avrebbero fatto tutta quella scenata, anche se, dopo quattro mesi trascorsi insieme, poteva dire di conoscere molto bene Russ.
Niente passava sotto silenzio, con lui.
- Allora, - gli sentì ancora dire, - nessuno ha niente da aggiungere? – Lo sguardo di Russ era puntato su Hayden, ed Ewan, in quel momento, sarebbe volentieri andato a prendere a calci il produttore.
- Perchè ho questa vaga, sottile impressione che tu ce l'abbia con me? - chiese Hayden, sarcastico. L'intenzione originale era di finire la frase con 'stronzo', giusto per far capire a Faccia di Cane che si stava proprio rivolgendo a lui, ma si trattenne appena in tempo.
Tanto ce l'aveva scritto in viso quello che pensava, a chiare lettere.
- Perchè pare che tu, di prima mattina, ti metta a rompere le palle alla gente che fa colazione, razza di un ragazzino strafottente! -
Russ fece qualche passo in direzione di Hayden, ma David lo trattenne per un braccio. - Datti una calmata, - gli sibilò all'orecchio.
- Magari, chi si è preso la briga di venire a riportarti tutto questo, si è dimenticato di accennare anche al fatto che la mia era una risposta ad una provocazione bella e buona. Oppure, sei tu che hai preferito lasciar da parte questo dettaglio? Non mi stupirebbe affatto. -
Hayden aveva gli occhi socchiusi e fissava Russ, per nulla intimidito. - Chiamami ragazzino ancora una volta, e ti appendo al muro. -
- Ragazzino, stai attento a quello che dici, perchè io ti butto fuori di qui a calci in culo, fratello o non fratello, - gli urlò Russ.
- Avanti, fallo! Voglio proprio vedere! –
- Va bene, va bene, - disse Tove, avvicinandosi a Russ ed appoggiandogli una mano sulla spalla, prima che potesse ribattere, - ora che abbiamo appurato che non vi trovate nemmeno un po' simpatici, Colin, per favore, puoi avere la buona grazia di spiegarci come sono andati i fatti? Tranquillo, conoscendo Hayden, non mi stupirei se dovesse averti provocato, - aggiunse, con una punta di veleno. Non era vero, ma tant'è.
- Diciamo che ci provochiamo a vicenda, - rispose l'irlandese, restando fermo nel suo angolo, con le braccia incrociate sul petto. - Io non lo sopporto e lui non mi sopporta, tutto qui. Che io ho un carattere di merda lo sanno tutti, ma il tuo fratellino mi batte, Tove. -
Colin alzò le spalle con noncuranza, come se la cosa non gli interessasse.
Gli sarebbe piaciuto vedere Hayden fuori dal film e dalla sua vita, ma non era così stupido. Raccontare quello che era successo in cucina, voleva dire ammettere la propria gelosia. E c'erano particolari che non dovevano essere rivelati, come la sua provocazione iniziale nei confronti del canadese.
- Vaffanculo pure tu! - stava intanto sibilando Hayden, all'indirizzo del fratello. Non aveva neanche sentito l'intervento di Colin, e l'irlandese poteva ringraziare il suo angelo custode per quello, o Hayden non ci avrebbe studiato nemmeno mezzo secondo prima di raccontare tutto, sputtanandolo sulla pubblica piazza.
- Cos'è, ti brucia ancora per ieri sera, tanto che dai ragione a Faccia di Cane, qualsiasi cazzata spari? -
Tove lo sapeva benissimo che lui non attaccava mai per primo. Hayden poteva essere cattivo, se davvero voleva, ma agiva sempre e solo se provocato.
- Faccia da cane a chi, razza di un idiota? - gridò Russ. Ormai David faceva davvero fatica a tenerlo.
Tove, però, non aveva nessuna intenzione di far finire in rissa la discussione.
- Ok, calmiamoci tutti. Per questa volta mi dispiace deluderti, Colin. Non amo alla follia mio fratello, questo lo sanno tutti, ma devo ammettere che difficilmente attacca senza essere provocato. Il fatto poi che non vi sopportiate, beh, io credo che sia lampante. Certo non occorreva sapere quello che mi ha detto Ewan stamattina... – Subito dopo averlo detto, Tove si morse la lingua, girando lo sguardo in direzione dello scozzese.
Se c'era una cosa che Ewan non amava, era essere al centro dell'attenzione, ed in quel momento sentiva gli occhi di tutti puntati addosso. Ma ce n'erano solo un paio che facevano veramente male, ed erano quelli di Hayden.
- Visto il teatrino che avete appena messo in piedi, credo che, la prossima volta, mi guarderò bene dal dirti qualsiasi cosa, Tove. -
- Invece hai fatto benissimo a dirlo, - rincarò la dose Russ, quasi ringhiando in direzione di Hayden, che, per fortuna, decise di tacere.
- Ok, diciamo che l'ho provocato. Non lo sopporto, non è una novità per nessuno dei presenti, - continuò Colin, spostando lo sguardo da Ewan a Jared. - Stabilito questo, cosa volete fare? Lasciarci chiusi in una stanza fino a quando non ci siamo uccisi a vicenda? -
- Fate come volete. Per quello che mi riguarda, potete anche decidere di buttarmi fuori. Non m'interessa, - commentò Hayden a bassa voce, dopo qualche secondo. Non c'era più rabbia nelle sue parole, ora suonavano piatte, atone. - Mi prendo io la colpa di tutto. Fatela solo finita. Non ho più voglia di starvi a sentire. -
Jared aveva seguito tutta la conversazione senza intervenire. Aveva appoggiato la schiena al muro, e si era limitato a spostare lo sguardo da uno all'altro.
Ora, però, stavano oltrepassando ogni limite.
- Potrei sapere cosa sperate di concludere con questa conversazione? – chiese. - Siamo attori, se, per copione, dobbiamo andare d'accordo, bene, lo faremo. Ma quello che succede fuori dal set non dovrebbe interessarvi. -
Questa volta, David non si lasciò sopraffare dal collega e riuscì a parlare prima che Russ potesse intervenire, aggravando ancora la situazione, già di per se piuttosto complicata.
- Jared, cerca di capirci. Tu hai perfettamente ragione, siete attori. Tutti ottimi professionisti. E dovreste sapere, meglio di chiunque altro, che le tensioni all'interno di un gruppo di lavoro rischiano di creare problemi alla realizzazione del progetto. -
- Esatto, - aggiunse Tove, - perciò, collegandomi a quanto detto da Colin, vi posso dire che no, non vi lasceremo chiusi in una stanza. Vorremo trovarvi tutti e quattro vivi, domani. Però vi terremo sotto chiave lo stesso, in casa, per una giornata. Ragazzi, per il bene di questo film, cercate di darvi una regolata. -
Ewan sgranò gli occhi alle parole di Tove, poi, allargò le braccia. - Siete pazzi! Questa è una stronzata, non potete pensare di fare davvero una cosa del genere. -
- Noi non pensiamo, - gli rispose Tove, sorridendo, - agiamo. -
- L'ho già detto, - interloquì Hayden, - per me, fate come volete. Puoi anche ingoiartela la chiave, Tove. Sarà poi divertente vedertela tirare fuori. Avvisami quando lo fai, che questa non me la perdo. E ora, me ne torno di sopra. La compagnia, seppur piacevole, sta cominciando a farmi venire la nausea. -
Senza aggiungere altro, Hayden si diresse verso le scale.
Jared cercò lo sguardo di Colin, per chiedergli se era il caso o di incazzarsi sul serio con i produttori e far loro presente che non potevano chiuderli dentro, non ne avevano nessun diritto, e lui stava per fare le valige e andarsene, oppure restare zitti, e pensare che l'occasione di girare un film insieme non capitava tutti i giorni.
Era la stessa cosa che stava pensando Colin. In un altro momento, avrebbe gentilmente invitato quei produttori ad andare a fare in culo. Ma restare chiuso in casa voleva dire passare un po' di tempo di Jared e chiarire i loro problemi.
Certo, il problema principale restava e abitava sotto il loro stesso tetto, ma non potendo fare altrimenti...
- Per una volta, sono d'accordo con Hayden, fate come volete. Tutto pur di porre termine a questa allegra conversazione. -
Jared alzò le spalle e li guardò come per dire, "avete vinto, ok, resto"
- Solo, non pensate di poter fare quello che vi pare, - precisò, prima di avviarsi a sua volta verso le camere da letto. La sua PR lo avrebbe ucciso per quel comportamento. Ma poco importava.
Ewan, invece, si limitò ad annuire con il capo. L'unica cosa che in quel momento gli premeva, era cercare di riparare al danno che aveva fatto.
Erano stati ingiusti, Hayden non era certo l'unico ad avere colpa di quanto successo. Doveva parlare con lui, ma non subito, prima era meglio lasciare che sbollisse un po’ la rabbia.
Perciò attese che i signori se ne andassero, cosa che successe subito dopo che Jared ebbe girato loro le spalle.
- Buona giornata, - mormorò David. Alla fine, era l'unico che aveva ancora voglia di dire qualcosa. Tove uscì per ultimo, lanciando un'occhiata di scusa ad Ewan, prima di richiudersi la porta alle spalle.
Colin non rispose neanche al saluto di Dave; in silenzio, seguì Jared verso la camera, deciso a chiarire la situazione con lui, in un modo o nell'altro.
Jared lo stava già aspettando, seduto sul letto. Passando davanti alla stanza di Hayden, aveva pensato di entrare. Den aveva bisogno di lui, in quel momento, e lo sapeva. Ma sapeva anche che era necessario chiarire con Colin, e farsi trovare nella camera del canadese non era una buona idea. Affatto.
Sarebbe andato più tardi da Hayden. Avevano tutto il tempo, visto che i produttori li avevano chiusi in casa.
Illusi. Se questo fosse stato sufficiente a risolvere i loro problemi, sarebbe stato il primo a sbarrare la porta. Ma non sarebbe servito assolutamente a nulla, se non a farli innervosire ancora di più.
Quella casa, Jared ne era convinto, stava per trasformarsi in un campo di battaglia.
- Abbiamo un po' di tempo libero, allora... - commentò l'irlandese, entrando nella stanza e chiudendo la porta.
- Sembra di sì. -
- Bene - disse, sedendosi sul letto e dando le spalle a Jared. Dopo qualche momento di silenzio, Jared sospirò e decise di fare la prima mossa. - Den non voleva interromperci. Gli dirò di bussare la prossima volta. Ma non è questo il problema, Col. È che tu sei geloso di lui. –
Jared aveva deciso di affrontare l’argomento apertamente, nella speranza che Colin non negasse tutto.
- E perché dovrei? Non ne ho nessun motivo, mi sembra, - rispose Colin, cercando di essere il più ironico possibile.
- Sai che è solo un amico. Quante volte te lo devo dire, ancora? Non ti fidi di me? - Jared si mise subito sulla difensiva. Pessima idea, in effetti, ma era stanco di quella storia. Possibile che Colin non capisse che lui lo amava, e non l'avrebbe mai tradito?
- Io non mi fido di lui, Jay – Anche Colin era stanco di quella situazione. Era il caso di chiarirsi, una volta per tutte. Si alzò in piedi e si mise di fronte a Jared, fissandolo.
- Non mi fido del fatto che ti sia sempre intorno come un cane, che sappia tutto di noi. E' una presenza fissa, il suo anello, le vostre confidenze... io, tutto questo, non lo sopporto più. -
- Mi vuoi spiegare cosa vorresti che facessi? -
Colin non sapeva cosa rispondere. La cosa più ovvia sarebbe stata "Mandalo a fare in culo", ma era anche la cosa più stupida da dire in quel momento. Parlare di Hayden con Jared era come camminare su un terreno minato: il minimo passo falso ed era fottuto.
- Non lo so, fai come ti pare, - sospirò alla fine.
- Non ti va mai bene quando faccio "quello che mi pare". Allora dimmi, avanti, che cosa vorresti? Che chiudessi ogni rapporto con lui? –
Jared lo guardò negli occhi, con aria di sfida. Oseresti davvero chiedermi tanto?
- Vuoi saperlo davvero? Sì, vorrei che succedesse. Vorrei non vederlo più. Ma so che è impossibile, per questo non te lo chiedo. Quindi, ripeto: fai quel cazzo che ti pare! -
Jared scosse la testa. - Non me lo chiedi solo perchè è impossibile... Non perchè lui è importante per me, non perchè sai che io non ce la farei, senza di lui. No. Solo perchè sarebbe inutile chiedermelo. -
- Sarebbe inutile, sì. Per questo non lo faccio. Non mi sembra che ci siano molte altre soluzioni, allora, - rispose Colin, continuando a fissarlo.
- Potresti sempre prendere in considerazione l'idea di fidarti di me, che dici? Se ti dico che è solo un amico, perché non puoi credermi? Se anche Den mi chiedesse di tornare insieme a lui, gli direi di no, perchè ti amo. Non lo sai, questo? -
- Jared, io mi fido di te, ma ci sono cose sulle quali non posso passare sopra. Quell'anello, per esempio, - mentre parlava, Colin prese a camminare per la stanza, nervosamente. - Ok, ora mi dirai che è solo il regalo di un amico. Certo... gli amici possono farti regali, mentre i miei finiscono in un cassetto. Allora viene fuori la storia di tua madre, che non deve sapere. E io accetto anche quella, così come accetto tutto il resto -
Tornò a sedere sul letto. - Anch'io ti amo, Jay, per questo non sopporto questa situazione –
- Se mi ami, allora cerca di capire quanto sia importante per me Hayden. Cerca di accettare la sua presenza perchè lui ci sarà sempre. -
- Che bello! Ho sempre desiderato un rapporto a tre - disse Colin, con il tono più ironico che poteva.
Jared si alzò in piedi, come per mettere della distanza tra loro.
- Dovrei anche risponderti? Quante volte ti ho detto, solo in questi due giorni, che siamo solo amici? –
- Allora perché non vai a consolare il tuo amichetto? Chissà come sarà triste. dopo che quei cattivi lo hanno trattato in quel modo! –
- Sai una cosa? è proprio quello che farò. Non vedo perchè dovrei restare qui a discutere con te - rispose Jared guardandolo negli occhi.
Colin gli restituì lo sguardo. - Che aspetti? Vai, corri. So che muori dalla voglia di dirgli quanto sono stronzo, chissà che non trovi un po' di consolazione anche tu! -
Senza aggiungere altro, si alzò e si diresse verso la sua stanza, sbattendo la porta.
***
- Ehilà. Il prigioniero della cella accanto viene a farti visita. Sai quando i produttori hanno stabilito l’ora d’aria, per caso? - chiese sarcastico Jared, entrando in camera di Hayden.
- L'ora d'aria me la creo da solo. Siamo al primo piano, non ci metto niente a scavalcare e scendere. -
Nella mezz'ora in cui era rimasto da solo, dopo essersi chiuso in camera, Hayden era riuscito a fumare cinque sigarette, accendendosele una dopo l'altra, in modo compulsivo. Ora, stava attaccando rabbiosamente la sesta.
- Non l'ho ancora fatto perché voglio finire questo... cazzo di pacchetto, prima. –
- Mi chiedo come e se arriveremo alla fine delle riprese. A dire il vero, mi chiedo se arriveremo ad iniziarle. - Jared, da bravo salutista, andò ad aprire la finestra per far uscire tutto quel fumo, mentre l'amico non sollevava nemmeno la testa.
- La vuoi sapere una cosa? Una cosa divertente? Non me ne frega un cazzo delle riprese... del film... – Hayden fece un gesto ampio con il braccio, - di tutta questa maledetta messinscena. Ma proprio niente. –
- Non dirmelo. Ogni minuto che passa, mi chiedo per quale motivo ho firmato quel contratto. - Jared si girò verso di lui e sospirò. - Non ho praticamente fatto altro che litigare con Col da quando siamo qui. –
- Allora, siamo in due. -
In qualsiasi altro momento, Hayden si sarebbe sentito in colpa. Dopotutto, sapeva bene di essere uno dei motivi, se non il motivo principale, dei litigi tra Jared e il suo compagno, litigi a cui lui stesso aveva dato il 'la'. Si era addirittura ripromesso di chiedergli scusa per aver tirato fuori la storia dell'anello, un vero colpo basso.
Ora, però, era troppo arrabbiato per poter pensare a cospargersi il capo di cenere.
- L'intero progetto è una grossa stupidaggine, e lo stupido più grosso sono io, che ho accettato di venire qui pur sapendo benissimo come sarebbe andata a finire. –
- Io ti ho convinto a farlo. E ho anche sperato che saresti andato più o meno d'accordo con Colin. –
- Lo so. Lo so. Non rigirare il coltello nella piaga, io ci ho anche provato, ma lui non ne ha voluto sapere. -
E quello che fa più male, è che quello stronzo ha ragione. Ne ho appena avuto la conferma, pensò Hayden, ma questo non lo disse.
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Post by babyara on Oct 3, 2006 22:00:12 GMT 1
- Lasciami perdere, Jay, non sono dell'umore adatto. –
Jared, però, ignorò l'invito. - Ci hai provato prima o dopo avergli rinfacciato che io porto il tuo anello e non il suo braccialetto? –
- Prima. Per la precisione, tra il 'Sei abituato ad essere scaricato per altri uomini' e 'Deve far male svegliarsi ogni mattina con il letto vuoto'. –
Hayden finse di pensarci per un attimo, sollevando lo sguardo e battendosi l'indice contro il mento. - O forse era il contrario? Magari lui se lo ricorda meglio. Perché, sai, quelli che non contano un cazzo hanno anche una cattiva memoria. -
E, soprattutto, sono pieni di rabbia.
- Hayden, non ho detto che non se l'è cercata. E nemmeno che non se lo meritasse. Ma ricordargli che siamo stati insieme ad ogni occasione, non migliorerà la situazione. Per niente. -
- Vuoi che gli chieda scusa perché siamo stati insieme, mentre lui era chissà dove a scoparsi chissà chi? Vuoi che gli dica che mi dispiace tanto, anche se all'epoca non ti considerava nemmeno? E' questo che vuoi? Che io mi cosparga il capo di cenere mentre lui si diverte a rinfacciarmi il fatto che Ewan sta con mio fratello? Dimmelo chiaro, allora! Anzi, perché non fai di meglio? Perché non mi dici proprio di sparire dalla tua vita? Quello sì che migliorerebbe la situazione, non trovi? -
Ingiusto o no, no gli importava niente. Nel giro di mezz'ora questa era la seconda pugnalata che riceveva da parte di gente che, nel bene o nel male, era importante per lui. Forse era davvero il caso di restituirle.
- Tornatene dal tuo irlandese, ascolta le sue cazzate, compatiscilo, digli 'poverino, è vero, è tutta colpa di Hayden, che è tanto cattivo', fai un po' quel che ti pare. Solo, lasciami in pace. –
- Cazzo, Hayden! Come puoi anche solo pensare che potrei chiederti di sparire dalla mia vita? -
Jared guardò fuori dalla finestra. Senza dubbio, aveva scelto il momento sbagliato per parlare con l'amico, ma ormai non poteva lasciar perdere.
- Mi chiedo soltanto perché non possiate comportarvi da adulti e smetterla di litigare.
Ignoratevi. Non parlatevi proprio. Ma evitate di fare a gara a chi ferisce di più l'altro. Den, so che lui riesce a provocare istinti omicidi anche in un santo, quando vuole, so che è lui a non capire che siamo solo amici. Lo so. Ma dargli altri motivi per essere geloso non risolve niente. Anzi, peggiora le cose. –
- Io l'ho ignorato! Se proprio vuoi saperla tutta, è stato lui a cominciare, ieri! -
Che voglia di spaccare qualcosa. Qualsiasi cosa. La sua vita si stava riducendo ad un litigio continuo. Hayden prese fiato e fece un visibile sforzo per calmarsi, prima di riprendere a parlare.
- Va bene, avrei potuto lasciar perdere, hai ragione. Avrei potuto dimostrargli che era un idiota ed andarmene per la mia strada. Non ce l'ho fatta. Non sono nella disposizione di spirito adatta per porgere l'altra guancia, in questo periodo. Vuoi mettermi in croce? -
Il suo sguardo s'indurì di colpo, la voce si fece più suadente, e proprio per questo, più cattiva.
- Tu sai tutto, tu dici di essere mio amico... bene, hai mica fatto caso a quello che sta mi succedendo? Hai mica notato da chi mi sta arrivando una pugnalata dietro l'altra, o sei troppo preso a compatire il tuo tesoruccio per preoccuparti di quelli che ti stanno intorno? -
Subito dopo aver pronunciato quelle parole, Hayden le rimpianse. Jared era suo amico sul serio, non si meritava tutto quel veleno. Eppure, non era riuscito a trattenersi, principalmente perché, al momento, l'ultima cosa di cui aveva bisogno era il sentirsi dare addosso.
Non per la prima volta, il canadese prese in seria considerazione l'idea di andarsene. Li avrebbe fatti tutti felici, e forse, sarebbe stato meglio anche lui.
- Se non sbaglio, sono qui con te, adesso. Non a cercare di sistemare le cose con lui. E se la smettessi di pensare solo a te stesso, ti accorgeresti che sto solo cercando di non far soffrire nessuno. E quando tu e Colin la finirete di litigare, magari riuscirete anche a capire che mi state solo facendo male. Dite di volermi bene, litigate per me, ma alla fine non fate nemmeno caso a quello che dico -
Con queste parole, Jared si diresse verso la porta della stanza, per uscire. Hayden poteva avere tutte le motivazioni del mondo per essere di cattivo umore. Ma non poteva trattarlo così, rovesciandogli addosso tutte le colpe. Era colpa di Ewan. E di Tove. Non sua.
- Io penso solo a me stesso? – scattò Hayden, - IO? Siete proprio fatti l'uno per l'altro, stronzi allo stesso modo! Vai un po' a fare in culo, Jared, tu e quell'irlandese che ti porti dietro! -
Il resto fu puro istinto, la sua mano che cercava qualcosa di abbastanza grosso, alla cieca, le sue dita che si chiudevano intorno al posacenere lasciato sul comodino, il suo braccio che si fletteva.
Spazzato via dal ripiano, l'oggetto di metallo finì per terra, rotolando fino sotto una sedia. Due libri e la bottiglietta d'acqua lo seguirono poco dopo. Hayden aveva sempre avuto la poco salutare abitudine di scaraventare qualcosa per terra, nei momenti di frustrazione.
- Vattene via! –
Jared nemmeno gli rispose. Uscì dalla stanza sbattendo la porta, e si diresse verso la sua camera, sperando di trovarla vuota. Voleva solo chiudersi dentro e stare in pace. Quella giornata era iniziata male e stava proseguendo anche peggio.
Non aveva mai litigato con Hayden, non seriamente. Ma il canadese non gli aveva mai detto cose del genere. Non aveva mai cercato di ferirlo di proposito, prima.
***
Ormai solo nel salone, Ewan si avvicinò al vetro della grande finestra, osservando il cielo per un bel pezzo.
Aveva combinato un bel casino, e Russ era un perfetto idiota. Ma che senso aveva prendersela con lui? In fin dei conti, se quella mattina non avesse parlato con Tove, non sarebbe successo nulla… era solo colpa della sua lingua lunga. Russ aveva semplicemente detto la verità.
La cosa che più gli dava fastidio era che, nonostante tutto, sentiva di aver fatto la cosa migliore. Lavorare in un clima di tensione sarebbe stato impensabile, almeno per lui.
“…che sei solo uno stronzo egoista,” aggiunse tra sé, scuotendo il capo.
Il problema, ora, era un altro: Hayden.
Poco gli interessava quello che Colin e Jared pensavano di lui, ma lo sguardo che il canadese gli aveva lanciato prima di andare via lo aveva ferito.
In fin dei conti, se lo meritava, visto che tutta la rabbia di Russ era ricaduta su Hayden, però doveva parlargli, lo sapeva… parlargli e cercare di salvare il salvabile.
Gli sembrò di impiegare una vita ad arrivare di fronte alla porta della sua stanza, e passò dell'altro tempo prima che si decidesse a bussare.
- Hayden, posso entrare? – chiese alla fine.
– Se proprio non puoi farne a meno. – La risposta che gli arrivò fu fredda, quasi glaciale.
Da quando Jared se n'era andato, lui aveva cercato di calmarsi un po’ con la lettura, ma l'unico progresso che aveva fatto era stato di due righe. Era già abbastanza difficile concentrarsi in momenti normali, quando era sotto tensione, la cosa peggiorava.
Richiuse il libro, tenendoci un dito in mezzo, e si voltò ostentatamente verso la finestra.
Ewan entrò, richiudendosi la porta alle spalle, però non fece alcun cenno di avvicinarsi ad Hayden. Si sentiva stanco, sconfitto per l’ennesima volta. Prima dell’arrivo dei produttori, prima di tutto quel macello, aveva pensato bene di intervenire anche Liam.
Pareva che quell’uomo non avesse niente di meglio da fare che rompere le palle a lui, senza contare che aveva anche la strana capacità di azzeccare sempre il momento meno opportuno per chiamarlo. D'altra parte, considerato tutto ciò che era successo nella vita di Ewan durante l’ultimo anno, Liam sapeva benissimo che ogni giorno era un momento poco opportuno.
Il vedere Hayden lì, seduto sul davanzale della finestra, gli fece tornare alla mente i momenti trascorsi insieme… quando, grazie a lui, era riuscito a lasciare la persona che, più di ogni altra gli aveva rovinato la vita.
All’epoca, Liam non aveva più potuto fare nulla contro di loro, c’era il loro amore a difenderlo, ma ora…
- Mi dispiace per tutto questo casino, – mormorò alla fine.
- Prendo atto. Chiudi la porta quando esci. –
Se avesse potuto, Hayden gli avrebbe volentieri tirato quel maledetto libro dietro, tanto sembrava essere in giornata. Il problema era che non voleva guardarlo, non voleva fargli sapere quanto male gli avesse fatto.
Non era per Russ in sé, aveva spesso avuto a che fare con degli stronzi. Quello che lo tormentava era il fatto che, tra tutti, proprio Ewan era andato a lamentarsi di lui.
Avrebbe dovuto conoscerlo almeno un po’, cazzo! Avrebbe dovuto sapere che la sua non era mania di protagonismo o infantilismo, così come l'aveva definita Russ tra le righe, ma che c'era stato un motivo scatenante.
Piano, Hayden appoggiò la testa contro il vetro, sperando che Ewan raccogliesse l'invito e se ne andasse, ma Ewan era ben deciso a non uscire da quella stanza prima di aver chiarito le cose con lui.
- Questa mattina ti ho sentito litigare con Colin, poi sono uscito ed ho incontrato Tove. Lui mi ha chiesto… mi ha chiesto come andava… con te… ed io gli ho solo risposto che tu avevi altro per la testa. – Respirò a fondo. – Dopo gli ho detto della litigata… Hayden, io non so quale sia di preciso il motivo della tensione tra te e Colin, perché non è dovuta solo alla litigata di questa mattina. Però lo sai come la penso sull’armonia che deve esserci tra persone che lavorano insieme… poi Russ è fatto a modo suo… -
Non sapeva più che dire… era tutto troppo difficile e lui aveva bisogno di farsi qualche birra, o di prendere un aereo ed andare a spaccare la faccia a Liam… così, solo per il gusto di farlo. O, meglio ancora, aveva bisogno di avvicinarsi ad Hayden, prenderlo tra le braccia e baciarlo fino a dimenticare ogni cosa.
- Non sai cos'è successo, e vai in giro a parlarne? Ma che bello. - Non doveva girarsi, assolutamente.
– Mi senti litigare con quella testa di cazzo, che non ha fatto altro che provocarmi da quando ha messo piede qui dentro, e invece che venirmi a chiedere una qualche cazzo di spiegazione, corri a raccontarlo a Tove? A Tove che non aspetta altro che buttarmi fuori da qui? Ma bravo, bella mossa. –
Hayden strinse la destra in un pugno. – Se non mi vuoi qui, cazzo, dimmelo chiaro. Sono dispostissimo ad andarmene. Tanto è la cosa che mi riesce meglio, l'essere scaricato. -
Stai calmo. Stai calmo. Stai calmo.
Forse, si disse Ewan, il ripeterselo sarebbe servito a qualcosa. Non era andato lì per litigare con Hayden, ma per chiedergli scusa.
- Hai ragione su tutto. Ho sbagliato, Hayden, non sto dicendo di non averlo fatto. Probabilmente, sarei dovuto venire a parlare con te, d’accordo. Ma se ti volessi fuori da qui, non esiterei a dirtelo. E lo sai bene. -
- Sarebbe a dire? –
Hayden aveva voglia di dirgli perché continuava a litigare con Colin, in modo da sbatterglielo in faccia, per poi chiedergli come si sarebbe sentito lui al suo posto. Ma, ovviamente, ad Ewan non interessava un cazzo di queste cose. Quello che voleva era l'ambiente sereno, in modo da poter lavorare in armonia. Il fatto che lui stesse male non era degno di nota per nessuno.
"Tu, Jared… siete tutti uguali."
- Vuoi che rimanga? E per cosa? Intrattenimento, quando non sapete cosa fare? Non c'è niente per televisione, chissà se il ragazzino si mette a fare i capricci, così ci divertiamo un po’? Interessante. –
Ewan sbatté le palpebre. Quello era troppo da sopportare, le parole di Hayden gli erano cadute addosso come un macigno. Come poteva pensare una cosa simile di lui?
Senza nemmeno fermarsi a riflettere, si avvicinò a Hayden e gli diede uno schiaffo, poi indietreggiò di qualche passo… incapace di fare qualsiasi altra cosa, incapace di parlare, di muoversi, perfino di respirare, mentre Hayden, che si era finalmente girato, lo fissava, interdetto, come se non credesse a quello che aveva appena fatto.
In un attimo, tutte le immagini di Eve… di Liam… delle botte che aveva dato a lei e di quelle che aveva ricevuto da lui, gli passarono davanti agli occhi. Quegli occhi che, se fino a poco prima avevano ancora un barlume di luce, ora l’avevano persa del tutto.
Cosa cazzo stava facendo della sua vita per arrivare al punto di alzare le mani sull’unica persona che lo avesse mai realmente amato?
- Hayden… -
- Bene. Penso che questo la dica lunga. Sono davvero il ragazzino, qui dentro, quello a cui dare ordini e punire quando non si comporta come si deve. Prendo atto del mio ruolo, grazie per la lezione. –
Non era lo schiaffo in sé a far male, ma le implicazioni. Forse, alla fine, aveva ragione Colin. Era talmente patetico da meritarsi di venir scaricato e vedere l'uomo che amava insieme a suo fratello.
– Se non c'è altro, sai dov'è la porta. -
- Io… ma che sto facendo? – Una domanda che Ewan rivolse più a sé stesso che non ad Hayden.
- Mi dispiace. Io non penso che tu sia un ragazzino, non penso che Farrell abbia ragione… penso solo di aver combinato un gran casino, e forse è meglio che me ne vada davvero. Dovrei decidermi a seguire i consigli di Liam una buona volta… -
Non aveva ancora finito di parlare che si bloccò. Non doveva parlare di Liam, non voleva coinvolgere Hayden nei suoi casini, perciò, senza dire nulla si girò verso la porta, senza tenere conto del fatto che, ora che Hayden aveva sentito menzionare Neeson di nuovo, non gli avrebbe mai permesso di andarsene.
Il ragazzo si alzò di scatto, lasciando cadere il libro a terra, e in tre passi raggiunse Ewan.
– Cosa c'entra Liam? Ti sta di nuovo addosso? – chiese, senza curarsi di nascondere la preoccupazione. Quell'uomo aveva già fatto male ad Ewan più di una volta, e l'ultima cosa che voleva, era che la storia si ripetesse.
- Io… no… cioè, ogni tanto… chiama solo per rompere le palle, ormai non ci faccio più caso. - Ewan appoggiò una mano sulla maniglia, guardando altrove. - Perdonami per quello che ho fatto… -
- Non m'interessa, non importa… che sta succedendo? Che cosa è successo? –
Piano piano, Hayden stava incominciando a collegare le cose… la ritrovata passione di Ewan per la bottiglia, il ritorno di Liam… doveva essere capitato qualcosa nei mesi scorsi, qualcosa di cui lui non era al corrente.
- E’ solo tornato per rovinarmi ancora un po’ la vita, Hayden, l’unica cosa che è in grado di fare. Non mi preoccupa più di tanto, dico davvero, – rispose Ewan.
Avrebbe solo voluto girarsi, sedersi accanto a lui e raccontargli ogni cosa, di Liam, di Eve, delle bambine, ma non poteva… non aveva senso coinvolgere ancora una volta Hayden nella sua vita, solo per poi vederlo uscirne un’altra volta.
- Perché? Cos'è che non mi vuoi dire? –
C'era qualcosa, di questo Hayden era sicuro, e si malediva per non averlo capito all'istante, nel momento stesso in cui l'aveva rivisto. E meno male che diceva di amarlo ancora. – Per favore… anche se non siamo più insieme, di te mi importa. Lo sai. –
Ecco, ora l'aveva detto chiaro.
Ewan si girò lentamente verso di lui. Sorridendo, gli appoggiò una mano sulla guancia.
- Va tutto bene, Hayden. Tu, ora, devi pensare solo al film, ma, soprattutto, a dimostrare a tutti quanto vali, come uomo e come attore. Io lo so, ma è ora lo capiscano anche gli altri, Farrell in primo luogo. –
- Non me ne frega niente degli altri. –
Perché Ewan lo stava toccando? Così gli rendeva tutto più difficile. Tremando appena, il Hayden s'impose di lasciare le braccia lungo i fianchi. Non doveva sollevarle e abbracciarlo, anche se lo voleva, disperatamente.
- A me interessa solo che tu stia bene. Fanculo il film, fanculo Colin, fanculo tutti, non è importante. -
Ewan gli appoggiò le mani sulle spalle, riuscendo, senza nemmeno sapere come, a reprimere l’istinto di stringerlo a sé.
- Invece ti deve importare, Hayden! Tu vuoi che io stia bene? Dai il meglio di te stesso, fai vedere chi sei a queste persone… fallo per me. -
- Perché… - Hayden s'interruppe, per poi ricominciare, - perché mi respingi e poi mi dici di fare le cose per te? Mi stai facendo male… -
- Hayden… cazzo… - mormorò Ewan, abbassando gli occhi, – io non ti respingo, solo… Dio, non lo so… l’ultima cosa che voglio è farti male… farci male… ce ne siamo già fatti abbastanza in passato. –
- E ce ne stiamo facendo adesso. Ewan, ti prego… -
A fatica, Ewan si staccò da lui, appoggiandosi contro la porta.
- Quest’anno è stato difficile. Vuoi sapere cosa succede? Io vorrei dirtelo, ma ne ho paura, parlarne lo renderebbe troppo reale… non ti sto respingendo, Hayden, solo, non voglio parlarne. C’è un'unica cosa che mi interessa ora, ed è vedere te felice e sereno, nient’altro. -
- Non lo sono. Non posso esserlo, cazzo! –
Come sempre in momenti del genere, Hayden si prese tra le dita una ciocca di capelli e iniziò a tormentarla. Dal modo in cui se la tirava, sembrava volesse strapparsela via. – Non sono felice. Non lo sono più stato da quella mattina, io… io lo ero con te. Anche se litigavamo, anche se c'è stata la storia di Jared, io ero felice con te. Da solo, non ne sono capace. Non ne vale la pena. -
- Hayden… - Solo un sussurro, mentre Ewan gli prendeva la mano nella sua per tirargliela via dai capelli, in un gesto del tutto automatico e familiare. - Cosa devo fare, con te? –
- Lo sai. – Hayden avrebbe voluto implorarlo di provare a ricominciare, e al diavolo l'orgoglio, ma aveva una paura terribile di venir respinto. Non era sicuro di riuscire a sopportarlo. – Lo sai. -
Ewan lasciò la mano di Hayden, e tornò ad appoggiare la sua sulla guancia del ragazzo. Piano, si avvicinò a lui, ed ora, solo un passo li divideva.
- Non posso. -
- Allora va via! Smettila di tormentarmi così! -
Ewan scosse il capo. Era l’unica cosa saggia da fare, girarsi, uscire da quella stanza, possibilmente anche da quella casa e dalla vita di Hayden, in via definitiva, ma lui era così vicino… poteva sentire il suo profumo, così dannatamente familiare.
- Dovrei… ma non ci riesco… - mormorò, prima di posare le labbra su quelle di Hayden, che rispose immediatamente, seguendo l'istinto. Aprì le bocca e spinse la lingua in quella di Ewan, cercandolo con un'urgenza quasi disperata. Le sue dita si erano già serrate intorno alla sua maglia, come se volesse trattenerlo e non lasciarlo più andare.
Quando Ewan lo allontanò, i suoi occhi avevano riacquistato la luminosità di un tempo. Era facile anche per lui rendersi conto che, solo tra le braccia di quel ragazzo, riusciva a sentirsi veramente vivo. Non poteva esprimere a parole quello che stava provando, ma nel suo sguardo c’era tutto.
Quello di Hayden, invece, era pieno di dolore, tutto quello che aveva sopportato nell'anno passato lontano da Ewan.
- Ti prego, - sussurrò a voce bassissima, - io ti amo. Non ho mai smesso. –
- Nemmeno io… Tove è stato solo un illudermi di poterti avere ancora… -
– Mi hai sempre avuto. Sono sempre stato tuo. Lo sono anche adesso, se mi vuoi ancora. – rispose Hayden, con il cuore che gli batteva forte nel petto.
- Ti amo, - sussurrò Ewan, prima di stringerlo tra le braccia e baciarlo ancora. Quando si staccarono, il più giovane aveva gli occhi lucidi, e sorrideva. – Era un sì? Vuoi che ci riproviamo? -
- Sì… voglio riprovarci, Hayden… anche questo periodo è incasinato, ci sono tante cose… e io ti chiedo solo di avere pazienza… -
- Non m'importa, siamo sempre stati incasinati, per un motivo o per un altro. – Con dolcezza, Hayden gli passò una mano tra i capelli, mentre con l'altra gli sfiorava una guancia. – Qualsiasi cosa sia, cercheremo di risolverla. In due è più facile. –
Per un attimo, provò un moto di rabbia nel pensare a Tove, che ci era stato insieme fino al giorno prima senza dargli un minimo di appoggio. Poi, però, decise di lasciar perdere. Suo fratello non era mai stato tanto coinvolto quanto lui, forse, al suo posto, avrebbe fatto lo stesso.
Ewan, finalmente, riuscì a sorridere. Sentiva dentro di sé quella forza che gli aveva sempre dato la vicinanza di Hayden.
- Penso che Charley abbia sempre avuto ragione… io mi sento completo solo se sono con te.
Quando eravamo in moto insieme, avevo con me una tua foto, sai, quella che ho sempre tenuto nel portafoglio… ed ogni volta che mi sentivo stanco, o depresso, la guardavo. Una volta arrivati sulla Strada della Ossa, in più di un momento, ho pensato che non ce l’avremmo fatta a tornare a casa interi, e quando Charley mi ha chiesto che cosa mi ero pentito di non aver fatto, gli ho risposto che era di non aver lottato di più per non far finire la nostra storia. –
I suoi occhi incontrarono quelli di Hayden: gli era mancato tutto di quel ragazzo, ma la mancanza di quello sguardo era la cosa che più l’aveva colmato di solitudine.
- Con te ce la posso fare, sì, hai ragione. - Solo in quel momento Ewan si rese conto che, forse, più che a Hayden, quel discorso lo aveva fatto a se stesso.
- Ce la possiamo fare, certo. Io ne sono sicuro. – Hayden lo baciò, sfiorandogli le labbra con le sue, prima di continuare, – ti conosco, mi conosco. Fidati. Andrà tutto bene. –
Ad essere completamente onesti però, Hayden aveva un po’ di paura a chiedergli cos'era successo di preciso. Di sicuro, era qualcosa di abbastanza serio. Ewan non era tipo da abbattersi per un nonnulla.
Ewan, intanto, si stava guardando intorno. Aveva bisogno di un attimo di pausa da tutte quelle emozioni, perciò sorrise ad Hayden e, allontanandosi da lui, si avvicinò alla finestra.
- Accidenti a quei tre imbecilli. Ho voglia di uscire, di prendere la macchina e di andarmene lontano da qui, con te… -
- Volendo, possiamo uscire dalla finestra. Siamo solo al primo piano, - rispose Hayden, tenendo le braccia incrociate sul petto. Esitò per qualche istante, poi raggiunse Ewan e gli circondò la vita con le braccia, attirandoselo contro, fino ad avere la sua schiena contro il torace. Ogni tanto, era piacevole essere il più alto.
- Sono qui. Raccontami. –
Ewan appoggiò le mani su quelle di Hayden, e si fermò un attimo a riflettere. Se voleva ricominciare con lui, doveva raccontargli ogni cosa, per quanto male potesse fare parlarne. Lui voleva serenità, non crisi isteriche, litigate… voleva che le cose fossero chiare.
Prese un bel respiro, prima di iniziare.
- Quando stavamo insieme, dopo tutto quello che è successo, ero arrivato a pensare che Liam fosse uscito definitivamente dalla mia vita. Ma mi sbagliavo… è peggio di un ragno, ha tessuto la sua tela molto bene, ed in questo ha trovato un'ottima complice. –
Ewan si passò una mano nei capelli, poi continuò con il suo racconto.
- Un anno fa, dopo che ci siamo lasciati, Liam si è presentato nell’appartamento che dividevo con Tove. E’ entrato in casa come fosse il padrone, e si è seduto sul divano. Tuo fratello era fuori, ed io non sono riuscito a buttarlo fuori. – Rabbrividì.
– Ha iniziato a parlare a ruota libera… del fatto che era certo che fra noi sarebbe finita, tutte cose di questo genere. Poi, se ne è uscito dicendo che lui invece aveva trovato l’amore, e che questo amore era in macchina, che non aspettava altro di salire a conoscermi. La cosa che mi ha stupito, era che lo dicesse ridendo… -
Prima di andare avanti, strinse più forte le mani di Hayden attorno a sé, quasi avesse paura che la sua presenza, così rassicurante, fosse solo un illusione, pronta a sparire in ogni momento. Il più giovane ricambiò la stretta, senza interromperlo. Aveva incominciato a capire dove il discorso sarebbe andato a parare, e sentiva la rabbia crescere dentro di sé, lenta.
- Dopo una decina di minuti, hanno suonato alla porta e, quando ho aperto, mi sono trovato di fronte Eve. Il grande amore di Liam. Non hanno usato mezzi termini, mi hanno detto che avrebbero fatto di tutto per togliermi le bambine. Esther e Clara, come sai, sono state date in affidamento ad Eve, ed io ho il diritto di vederle ogni quindici giorni… ecco, quel giorno, sono venuti da me con una carta del tribunale dei minori, in cui si diceva che, da quel momento in avanti, potevo vederle solo una volta al mese. –
Lacrime di rabbia gli riempirono gli occhi.
- Liam ha molte conoscenze, la cosa non mi ha stupito, ed il mio avvocato non ha potuto fare nulla per sistemare le cose. Tutt’ora continuano a tormentarmi, dicendo che, presto, potranno dimostrare la mia incapacità di essere un buon padre per le mie figlie. Me le vogliono togliere, Hayden, vogliono portare via le mie bambine da me... –
Ewan chiuse gli occhi, incapace ormai di trattenere le lacrime.
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Post by babyara on Oct 3, 2006 22:01:09 GMT 1
- Clara ed Esther sono l’unica cosa bella della mia vita, sono tutto, per me, sono parte di me… non posso pensare di vivere senza loro due… sono tornato a bere. C’è stato un momento in cui non avevo più niente. Non avevo più te, non avevo più loro… mi sono sentito morto. -
- Non lo sei. – Hayden lo strinse forte a sé, posandogli un bacio leggero tra i capelli. – Io non me ne intendo di queste cose, ma Hejsa sì. E' avvocato penale, lo sai, ed è anche molto brava. Se le chiediamo di aiutarci, farà tutto il possibile. E' sempre stata una tua fan, dopotutto. –
Aveva voglia di urlare, invece sorrise. – Non te le porteranno via. Se ci provano, gli passo sopra con la macchina, a tutti e due. Prendo il fuoristrada di mio padre per l'occasione. –
Ewan abbozzò un sorriso. - Pensi che, se lo fai, poi Hejsa sarà in grado di tirarti fuori dai guai? E’ fan mia, non tua. -
- Ma io mica metto i manifesti, io lo faccio quando nessuno guarda. E poi rilascio un'intervista, dove dico che mi dispiace tanto. –
- Non ti crederebbe nessuno, - disse Ewan, tornando poi subito serio. - Sei sicuro che tua sorella potrà aiutarmi, Hayden? –
– Sì. Ne sono sicuro. –
Avrebbe voluto dirgli che Hejsa avrebbe acconsentito a dargli una mano anche se non si fossero rimessi insieme, ma poi decise di stare zitto. C'era un'altra cosa che gli premeva, adesso. – Questa la mettiamo tra le sue mani. Non si farà nemmeno pagare, lo so. Lei no, ma io sì. –
Lentamente, Ewan si sciolse dal suo abbraccio, per sedersi sul davanzale della finestra.
- Non sono disposto a non pagarla, ma questo punto lo chiarirò con lei. Ora… tu perché dovresti farti pagare? –
- Perché voglio qualcosa da te. Siamo tornati insieme, perciò ho tutto il diritto di chiedere. –
- Va bene, vediamo se riesci a tornare con me e a farti lasciare nel giro di cinque minuti. Sono pronto, dimmi, – rispose Ewan, sorridendo.
- Smetti di bere. –
Tre parole che giravano nella testa di Hayden dal momento stesso in cui aveva realizzato che Ewan aveva ricominciato, tre parole che doveva assolutamente dirgli. Erano tanto importanti quanto 'ti amo', perché, per nessun motivo al mondo, Hayden avrebbe permesso ad Ewan di continuare ad uccidersi con le sue mani.
– Falla finita. -
Ewan si passò una mano tra i capelli, annuendo. Si era aspettato qualcosa di simile.
- L’altra volta, Colin (McGregor ndBaby) ha dovuto portarmi di peso in clinica, questa volta ho qualcosa di meglio di qualche medico… ho te… ce la posso fare, Hayden. Sarà dura ma ora, guardandoti, mi rendo conto che l’alcool ha già fatto abbastanza danni tra noi. Però dimmi… se mi viene voglia di bere… cosa sei disposto a fare per farmela passare? –
- Sei sempre il solito. – Hayden sorrise, poi gli andò vicino per abbracciarlo. – Provaci. L'hai già fatto una volta, lo puoi fare una seconda. So che ce la puoi fare. E se ti viene voglia di bere, vorrà dire che ti terrò la bocca occupata in qualche altro modo. -
Lentamente, appoggiò le labbra su quelle di Ewan, aprendogliele con la lingua e infilandogliela in bocca. Il bacio non durò a lungo, era solo un assaggio. Ora che era di nuovo tutto suo, Hayden voleva fare le cose con calma. – Che ne dici? –
Con un dito, Ewan accarezzò la guancia di Hayden, sulle labbra un sorriso lieve, malizioso. - Dico che ho proprio voglia di una birra. –
- Non ci pensare nemmeno. Niente birra, solo acqua… -
Un altro bacio, lento e sensuale, catturandogli il labbro inferiore tra i denti per qualche istante, prima di lasciarlo andare. – Acqua e me. Te lo dovrai far bastare. –
Ewan appoggiò una mano tra i capelli di Hayden, mentre i loro occhi si incontravano.
- Sto già iniziando ad abusare di te… quando parlo di birra, parlo di questo. – Tirò il volto del più giovane verso di sé, voleva solo baciarlo e, si rese conto in quel momento, non avrebbe voluto fare altro per tutto il resto di quella giornata.
Baciarlo, stringerlo, amarlo…
- Sono felice solo con te, Hayden… -
- Ti amo, - sussurrò Hayden in risposta, mettendogli le braccia intorno alle spalle, - ti amo e ora te lo posso dire di nuovo. – Rise nel rendersi conto che aveva appena ripetuto le stesse parole già pronunciate anni prima. All'epoca, era stato poco più di un ragazzino impacciato, ma ben consapevole di cosa voleva. L'aveva saputo allora e lo sapeva anche adesso.
- Voglio te. -
Ewan sorrise, cercando di lasciarsi alle spalle il passato, ora c’era solo quel momento ed Hayden. Si alzò, per andare a sedersi a terra, con la schiena contro il muro, poi aprì le gambe e, battendo una mano sul pavimento, lo chiamò.
- Siediti qui. –
- Dai anche gli ordini, ora? – chiese Hayden con un guizzo negli occhi. In realtà, Ewan era l'unico che poteva dirgli cosa fare. Con un sorrisetto, fece esattamente come gli era stato detto, andando ad inginocchiarsi in mezzo alle gambe di Ewan.
- E adesso? –
Ewan si passò la lingua sulle labbra, sorridendogli. - Adesso ti giri, per favore? E magari ti siedi anche… non sto impazzendo, voglio solo abbracciarti. –
Hayden obbedì, senza obiettare. – Fai pure. Sono qui. –
Quando si fu seduto, Ewan lo strinse a sé, beandosi per un attimo di quel semplice contatto, e rendendosi conto, ancora una volta, di quanto gli fosse mancato quel corpo stretto contro il suo.
- Dimmi una cosa, - gli sussurrò all’orecchio, – fino a quando durerà questo stato di grazia, in cui tu fai tutto quello che ti chiedo? –
- Fino a quando non mi stufo, perciò non farci l'abitudine, - rispose Hayden con un sorrisetto, per poi lasciarsi cullare dalle braccia di Ewan. – Mi sei mancato, lo sai? Terribilmente. -
- Anche tu. – Ewan gli baciò i capelli. – Ed ora che sei ancora in fase ubbidiente, tirati un attimo avanti, o non riesco a fare ciò che voglio. –
- Cioè? – Non aveva molta voglia di spostarsi, stava troppo bene lì dov'era, ma era anche curioso. Dopotutto, conosceva Ewan molto bene. - Che cosa vuoi fare?
- Voglio solo toglierti le venticinque maglie che ti metti addosso… tranquillo, poi ti stringo ancora, e per tutto il tempo che vorrai. –
Hayden sbuffò. Al solito. Ad Ewan piaceva lamentarsi sugli strati di vestiti che si metteva addosso, e a lui piaceva ribattere. Tutto era normale, tutto era come ai vecchi tempi. - Non ne ho venticinque, solo due. –
Si spostò in avanti però, scacciando il groppo che gli era salito in gola nel rendersi conto che nulla era davvero cambiato.
Con dolcezza, Ewan gli sfilò entrambe le maglie, accarezzando la pelle morbida della schiena di Hayden come aveva sempre amato fare, poi lo attirò di nuovo contro di sé, sorridendo.
- E’ come se ci fossimo lasciati solo un giorno fa… non un anno… ti amo, se possibile più di allora. –
- Non farmi piangere o ti uccido, - replicò Hayden a bassa voce ed Ewan accentuò la stretta, accarezzandogli il petto con la punta delle dita.
- Non voglio farti piangere… - mormorò, baciandogli una spalla. Istintivamente, Hayden la sollevò, volendo prolungare il più possibile quel contatto. Aveva i brividi lungo tutta la spina dorsale, nonostante facesse caldo, e sentiva la testa girare leggermente.
- Tienimi. Promettimi che non mi lascerai andare mai più. Promettimelo. -
- Te lo prometto, amore mio, questa volta è davvero per sempre. Non posso pensare di poter vivere un altro giorno senza di te. – Mentre parlava, Ewan continuava a baciargli la spalla ed il collo, senza fretta, riassaporando la dolcezza di quella pelle che pensava non avrebbe mai più potuto toccare.
– Siamo stati stupidi, vero? Anzi, io lo sono stato, e mi dispiace. Non ho avuto occasione di dirtelo, ma mi dispiace sul serio per quello che ti ho fatto. Parlo sia di Jared che delle bimbe. Non te lo meritavi. Non da me. -
- A tutti può capitare di sbagliare, Hayden, ed io ho rinunciato troppo presto a combattere per tenerti con me. Forse è stata la rabbia, o forse la paura che tu potessi arrivare al punto di stare con me solo per abitudine… io questo non lo volevo. – Ewan si fermò per un attimo a riflettere, poi continuò, – penso che, alla fine, questo tempo lontano ci abbia fatto bene, almeno in un certo senso. Abbiamo commesso entrambi degli errori, ma ora è giunto il tempo di lasciarseli alle spalle e guardare avanti. –
- Io non ho mai smesso di pensare a te. Nemmeno per un momento. – Hayden piegò la testa all'indietro, posandola sulla spalla di Ewan, mentre gli prendeva le mani nelle sue e le guidava sul suo petto.
Forse altri, al posto loro, si sarebbero semplicemente saltati addosso, ma Hayden preferiva così, il rimettere lentamente i pezzi del puzzle insieme, ricomponendo la loro relazione istante dopo istante. Il bisogno fisico c'era, però quello che lui voleva non era una relazione basata sul sesso. Non funzionava così tra di loro, prima venivano i sentimenti, poi veniva il desiderio.
Ewan lo accarezzò piano, con il palmo della mano aperta, piccoli movimenti, quasi per assicurarsi che fosse veramente Hayden quello che stava tenendo tra le braccia.
- Per molti mesi sono andato avanti senza sapere più a cosa pensare. Stavo con Tove, andavo a letto con lui, facevamo sesso, ma, quando chiudevo gli occhi, sognavo di stringere te tra le braccia. E tutte le mattine, quando mi svegliavo, mi rendevo conto che tu non c’eri. Non sono dispiaciuto per Tove, è uno stronzo e mi ha usato, esattamente come io ho usato lui… ma lui non è te, non lo è mai stato. –
- Ewan… non ha importanza. – Senza dar segno di averlo sentito, lo scozzese salì ad accarezzargli il viso con una mano.
- Solo di una cosa ero certo, senza di te non avrei più potuto essere felice. Sono sempre stato convinto che se, un uomo è fortunato, l’amore, quello vero, riesce a provarlo davvero solo una volta nella vita. Io lo avevo provato solo con te, e con la fine della nostra storia, per me era finita anche la capacità di amare. –
- Te l'ho detto… - Hayden teneva gli occhi chiusi, concentrato solo sulle mani di Ewan, sul modo in cui lo sfioravano.
– Mi ha fatto male, non dico di no. Ero disperatamente geloso, poi mi sono detto che, se eri davvero felice con lui, allora andava bene lo stesso. Me ne sarei fatto una ragione. Però ieri, quando vi ho visto, mi sono reso conto che non era così, e mi sono intromesso. Ho dovuto, capisci? Onestamente, non credo che nessuno di voi due sia stato stronzo. Solo, non vi amavate. -
Ewan non riusciva a smettere di accarezzarlo, ed il sentire il corpo di Hayden rispondere a quei tocchi, lo incitava ad andare avanti, a non fermarsi.
- Sì, probabilmente hai ragione, non ci amavamo. Quando tempo buttato via, Hayden… - mormorò, mentre con una mano gli accarezzava una coscia. Il giovane le aprì, invitandolo a continuare, mentre girava il capo verso di lui.
- Non importa, ci è servito di lezione. Abbiamo imparato, ora… per lo meno, io ho imparato che senza di te, non riesco ad essere felice. Mi basta. -
Ewan guardò quel ragazzo che era tutta la sua vita, direttamente negli occhi nel posare le labbra sulle sue.
- L’altra metà della mela… - disse, sorridendogli. – Ti amo, Hayden. –
- Lo so. – Hayden gli fece scivolare una mano nei capelli, attirandoselo contro. – Ti amo anch'io. – Avrebbe voluto magari aggiungere qualcosa d'altro, ma preferì baciarlo e lasciarsi baciare. Era abbastanza per entrambi.
Mentre si baciavano, Ewan appoggiò una mano su di un fianco del ragazzo, massaggiandolo, e quando si staccarono, gli sorrise, facendolo girare e attirandoselo contro più che poteva. Non lo avrebbe più lasciato andare via, di questo ne era sicuro.
Non sarebbe riuscito a sopportare l’idea di perderlo di nuovo.
Appoggiò entrambe le mani sul torace di Hayden e, mentre con una si limitava ad accarezzarlo, con l’altra iniziò a stuzzicargli un capezzolo, sentendolo indurirsi sotto il suo tocco.
- Noto con piacere che sei sempre sensibile alle mie mani… - gli sussurrò all’orecchio, in tono malizioso.
- E' che ci sai fare… - rispose Hayden, infilando le mani sotto la maglia di Ewan e graffiandolo leggermente sulla schiena. – E io ho ancora lo stesso livello di ormoni di quando ci siamo conosciuti… -
- Questo lo sento… - mormorò Ewan, tirando indietro la testa, una scossa di piacere che gli attraversava il corpo, nel sentire le mani di Hayden di nuovo su di sé.
Sorridendo appena, incoraggiato dalla reazione, Hayden incominciò a seguire la linea del mento dello scozzese con la punta della lingua, per poi andare più in basso, dedicandosi al collo. – Dov'era? Dove ti piace tanto… qui? – chiese, dandogli un morso alla base della gola.
- Sì… - bisbigliò Ewan, appoggiando una mano tra i capelli di Hayden, invitandolo a continuare quello che aveva iniziato. Non che Hayden avesse bisogno di inviti di sorta, anzi. Era ben deciso a non fermarsi, baciandolo, mordendolo e leccandolo, mentre gli accarezzava un'ultima volta la schiena. Poi gli diede una tiratina alla maglia.
- Allora? –
Un sorriso malizioso comparve sulle labbra di Ewan. - Allora cosa, Hayden? – gli chiese facendogli una linguaccia. Era inutile, si sentiva rinato.
- Allora muoviti a svestirti. Sei abbastanza grande per farlo da solo, no? – rispose l'altro con un mezzo sorriso. L'aveva già visto innumerevoli volte, ma non contava. – Fallo in fretta.. voglio vedere come sei fatto, non me lo ricordo più, -
- Hai sempre il solito problema, Hayden, cos’è tutta questa fretta? Abbiamo tutta la giornata solo per noi… sii paziente e fammi il favore di girarti… mettiti nelle mie mani, amore… -
- Non ho fretta, se l'avessi avuta, saremmo già alla terza volta di fila. – Invece che sbuffare però, Hayden gli diede le spalle, appoggiandosi le braccia sulle ginocchia. – Perché siamo sul pavimento, quando abbiamo il letto a due passi? –
Ewan gli appoggiò le mani sulle spalle, costringendolo ad appoggiare la schiena al suo petto.
- Perché la prima volta l’abbiamo fatto sul pavimento, - gli sussurrò all’orecchio, – ed oggi non voglio di certo un letto… - Gli diede un morso, facendolo gemere.
- Ti ricordi? Avevo paura, anche se cercavo di fare finta di niente perfino con me stesso. Ti volevo troppo per preoccuparmene… lo voglio come allora…. –
Hayden sollevò le braccia, mettendo le mani su quelle di Ewan e tirandole in avanti,per fare in modo che lo abbracciasse. Ad un certo punto, sentì le lacrime bruciargli gli occhi, improvvise.
- Lo porti ancora… -
Ewan lo strinse forte a sé, cullandolo per qualche minuto, restando in silenzio. Le emozioni che stava provando erano così forti che, per un attimo, ebbe paura di esserne sopraffatto. La voglia di bere si fece subito avanti, era lì, ancora presente, ma c’era anche Hayden, ed era tutto ciò di cui Ewan avesse bisogno.
- Non l’ho mai tolto, e non intenzione di toglierlo per moltissimi anni ancora… anche tu… - mormorò, accarezzandogli il braccio e sentendo sotto le dita l’acciaio del braccialetto. Quei due braccialetti gemelli, che Hayden aveva comprato per il loro primo mesiversario, così come lo avevano ribattezzato.
- No, mai. Non ce l'ho fatta. Mi sembrava di averti vicino anche se non c'eri, – spiegò Hayden. Con una mano, Ewan salì ad accarezzargli dolcemente il torace, poi appoggiò un dito sulle labbra di Hayden, disegnandone il contorno. Senza pensare, lui aprì la bocca per baciarlo, poi iniziò a succhiarlo, mentre Ewan continuava a parlare.
- E’ stato bellissimo fare l’amore con te la prima volta… lo è sempre stato, ma quel giorno non lo dimenticherò mai. La tua paura che io potessi ridere di te per il braccialetto, la tensione, l’ansia di farti male… non si possono dimenticare i momenti più belli della propria vita. –
- Voglio che sia esattamente come allora… possiamo? Puoi? – Gli sembrava di essere un bambino che chiedeva un premio per aver fatto il bravo, ed effettivamente, era così che Hayden si sentiva Anticipazione, gioia, paura e un po’ d'insicurezza, tutto mescolato insieme al desiderio crescente.
- Sì, possiamo… - sussurrò Ewan, mentre con le dita gli stuzzicava i capezzoli. Li lasciò quasi subito, aprendogli i jeans ed infilando una mano all’interno. Un’altra scossa quando le sue dita toccarono il sesso di Hayden attraverso la stoffa dei boxer. Ewan chiuse gli occhi. Con un braccio lo strinse ancora a sé, mentre continuava ad accarezzarlo.
- Tante notti, da solo nella mia stanza, sognavo di tenerti tra le mia braccia, di farti godere… non potevo fare a meno di toccarmi, pensando che fossero le tue mani… - la sua voce era poco più di un bisbiglio.
Invece che rispondere, Hayden sorrise appena. Sarebbe stato inutile rimarcare il fatto che lui aveva fatto lo stesso per tutti i mesi in cui era stato da solo. Non aveva più avuto nessun amante dopo essersi lasciato con Jared, non perché gli mancassero gli aspiranti, ma perché li aveva respinti tutti.
Non aveva voluto nessuno di loro, quello che voleva ora era tornato da lui, e lo stava toccando. – Ewan… vai avanti… -
- Prima fammi un favore, togliti quei pantaloni, sono di troppo. –
- Così? – Hayden si sfilò velocemente i jeans, rimanendo solo con i boxer addosso. Essendo stretti, cominciavano a dare un po’ fastidio.
- Hmm… - Ewan iniziò a leccargli il collo, alternando morsi e baci, proprio come, poco prima Hayden aveva fatto con lui. Le sue dita continuavano a muoversi sul sesso del ragazzo. - Togliti anche quelli… voglio toccarti… -
- E perché tu… sei ancora vestito? – chiese Hayden a mezza voce, facendo come gli era stato detto.
Con la mano libera, Ewan spinse avanti la testa a Hayden, leccandolo alla base della nuca, e scendendo con la lingua lungo la colonna vertebrale, mentre lui inarcava la schiena di colpo. Gli aveva tolto la mano da in mezzo alle gambe, per permettergli di togliersi i boxer, ed ora, con un dito, stava risalendo lungo l’interno della coscia, sapendo di farlo impazzire. Piano, si spostò di nuovo sul suo sesso, sfiorandolo per tutta la lunghezza.
- Non è ancora ora che io mi spogli, – gli rispose alla fine, tornando a morderlo sul collo.
- Vedi tu… - Hayden tremava appena. Aveva tutti i muscoli tesi ed era già disperatamente eccitato. Era da troppo tempo che non stava con qualcuno, dopotutto, ed era troppo tempo che non sentiva quelle mani su di sé. – Solo non ti lamentare se… finisco in fretta… -
Ewan gli prese tra le dita un capezzolo, stringendolo, e, finalmente, chiuse il pugno su di lui, muovendolo piano, mentre con il suo corpo aderiva a quello di Hayden. Voleva che sentisse la sua eccitazione, voleva che percepisse il calore del suo corpo, nonostante i vestiti.
- Forse, è proprio quello che voglio… -
- Tu vuoi… oh sì, anch'io… per favore… -
Hayden si muoveva lentamente, sentendo il sesso di Ewan premere contro la sua schiena. Lo voleva ancora, lo desiderava come l'aveva desiderato fino ad un anno prima, e questo lo faceva stare bene. – Veloce… baciami… - chiese, piegando la testa all'indietro.
Ewan passò la lingua sulle labbra di Hayden, sensualmente. Gli prese tra le sue quello inferiore, succhiandolo, poi, finalmente, lo baciò, e mentre le loro lingue s'intrecciavano, aumentò il ritmo della mano.
Ecco, non ci era voluto poi molto, ormai c'era quasi. Hayden era sicuro che, quella volta, ci sarebbe riuscito anche se Ewan non l'avesse toccato affatto. Si sentiva ancora di più il ragazzino spaesato, e nel contempo determinato, che era stato solo qualche anno prima, quando avevano fatto l'amore nella salotto di casa sua, tra il divano e il tavolo.
Era stato bellissimo allora, così come lo era adesso, pensò mentre veniva, sussurrando il nome di Ewan nella sua bocca.
Come sempre, Ewan non poté fare a meno di restare incantato da quel viso. Nel momento del piacere, Hayden si illuminava, diventando ancora più bello. - Ti amo… - gli mormorò sulla labbra.
– Sì… anch'io… - Hayden non aggiunse altro, si lasciò solo andare tra le sue braccia, appagato.
Ewan lo tenne stretto, accarezzandolo, beandosi di quella pace, di quella serenità che, solo poche ore prima, era sicuro di non poter ritrovare. - E’ tutto perfetto, ora, – disse alla fine, sorridendo.
– Hmmm… lo sarebbe se qualcuno si togliesse quei vestiti e finisse quello che ha cominciato… - rispose Hayden, tenendo gli occhi chiusi.
- Sì, ora li tolgo… oppure potresti fare tu entrambe le cose… spogliarmi e finire quello che io ho iniziato… - bisbigliò Ewan, prima di posare dolcemente le labbra sulle sue.
- Sei diventato pigro, non va niente bene, – lo rimproverò Hayden, dopo essersi staccato da lui. Poi, però, gli sorrise mentre si girava e si metteva a sedere sui talloni, incominciando a svestirlo. Gli sfilò di dosso la maglia e aprì velocemente il bottone dei jeans e la zip. – Mi vuoi? – gli chiese, sporgendosi in avanti a baciarlo per l'ennesima volta, - mi vuoi? -
Gli occhi chiari di Ewan si fissarono in quelli di Hayden. - Io non sono pigro, e tu non fare domande di cui conosci già la risposta. –
- Voglio sentirtelo dire. –
Ewan allungò una mano a sfiorare la spalla di Hayden, perdendosi per un attimo nella perfezione di quel corpo, ma poi tornò serio.
- Ti voglio, Hayden. –
- E allora cosa stai aspettando? –
Lo stava provocando, giocava con lui così come era solito fare un tempo, e lo stava facendo apposta, felice della piega che avevano preso gli eventi. Era tutto come allora. Con un sorrisetto, prese una mano di Ewan e se la mise in mezzo alle cosce. – Sbrigati. –
Ewan la ritirò, facendo una linguaccia ad Hayden. - Eh no, mio caro. Io non mi sbrigo a fare niente, se prima non mi togli tutto quello che ho ancora addosso. –
Voleva restare serio, ma riuscirci era impossibile. I suoi occhi, il suo corpo, ogni parte di lui fremeva dalla voglia di avere di nuovo Hayden, ma rispondere alle sua provocazioni con delle altre era troppo divertente per rinunciarvi.
- Te l'ho detto. Pigro. Lamentati poi di me e ti mordo. – La minaccia di Hayden non aveva nessun valore, visto il modo in cui si mise a ridere subito dopo, agganciando i pollici nei passanti dei jeans di Ewan e tirando. – Forza, collabora un po’… o mi passa la voglia e va a finire che mi addormento… -
Ridendo, Ewan lo aiutò, e quando finalmente si ritrovò senza vestiti mise, entrambe le mani sulle spalle di Hayden. Poi, con un dito, scese sul suo petto, fermandosi sull’ombelico e tracciando piccoli cerchi.
- Mi vuoi? – gli chiese, facendogli il verso.
Hayden era ovviamente tentato di dirgli di no, solo che una simile risposta avrebbe ritardato ancora di più le cose. – Certo che ti voglio. – Per enfatizzare il concetto, allargò le gambe.
Ewan si sporse verso di lui, baciandogli una spalla, per poi morderla, con un po’ più forza del solito. – Almeno, il primo morso l’ho dato io… - mormorò.
– Stupido, - rispose Hayden affettuosamente, infilandogli una mano tra i capelli.
L’uomo gli appoggiò una mano sul fianco, accarezzandolo. – Sdraiati. Voglio guardarti mentre sono dentro di te, voglio vedere la tua espressione, voglio vedere i tuoi occhi… non voglio perdere nemmeno un istante. –
- D'accordo… vacci solo piano… è da un po’ che non… - Hayden si strinse nelle spalle mentre faceva come Ewan gli aveva chiesto, sdraiandosi per metà sul tappeto e per metà sulle liste di legno che coprivano il pavimento vero e proprio. Era arrossito un pochino, ma, in fondo, non gli importava poi molto che Ewan sapesse della castità autoimposta degli ultimi mesi.
Annuendo, Ewan si portò in mezzo alle sue gambe, entrambe le mani appoggiate sulle cosce. Le massaggiò, senza mai smettere di guardarlo, poi, spostandosi un po’ indietro, scese con la mano fino a trovare la sua entrata, ed iniziò a muovere il dito piano, senza però penetrarlo, osservando come Hayden cercava istintivamente di spingerglisi contro.
Dopo qualche secondo, si portò il dito alla bocca, leccandolo per poi tornare ad occuparsi di lui. Lo massaggiò ancora un po’, poi piano, entrò dentro lui, fermandosi subito. Non voleva fargli male.
- Se ti faccio male, dimmelo… - mormorò.
- No… non ti preoccupare… vai avanti… -
Hayden faceva fatica a tenere gli occhi aperti, concentrato su quello che Ewan gli stava facendo, ma non voleva chiuderli. Voleva continuare a guardarlo, in modo da rendersi bene conto che era davvero lì, che era davvero tornato e che era davvero, di nuovo, suo.
Mosse leggermente il bacino. – Non ti preoccupare… - ripeté.
Ewan annuì, continuando a muovere il dito, e quando lo sentì completamente rilassato, inserì anche il secondo, mentre, con la mano libera, continuava a massaggiargli la gamba.
- Sei bellissimo… - sussurrò, sorridendogli.
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Post by babyara on Oct 3, 2006 22:02:12 GMT 1
- Guarda che finisco per crederci davvero… - rispose Hayden, piegando la testa di lato. Sapeva di esserlo, ma il fatto stesso che fosse Ewan a dirglielo, glielo faceva sembrare un complimento nuovo ed inaspettato. Intanto continuava a muoversi piano, spingendo le dita di Ewan sempre più a fondo. Quando sfiorarono qualcosa dentro di lui, inarcò la schiena di colpo e non poté fare a meno di gridare.
Senza fermarsi, Ewan si abbassò su di lui, catturando le labbra di Hayden. - Credici… sei splendido… Hayden, io non ce la faccio ad aspettare ancora… -
- Hmmm, basta che non entri stile squadra d'assalto, poi va tutto bene… -
- Ma per chi mi hai preso? – disse l’uomo, fingendosi offeso. - Guarda che potrei tornare a sedermi sul pavimento, darmi piacere da solo e lasciarti lì, così… fino a quando non mi avrai chiesto perdono in ginocchio.
- Possiamo… litigare dopo? Se vuoi andiamo avanti… anche tutto il giorno… ora prendimi. – Più che una richiesta quello di Hayden era un ordine, e per sottolinearne l'importanza, apri di più le gambe e incominciò ad accarezzarsi. Aveva di nuovo voglia.
Il gemito di Ewan era segno di quanta voglia avesse di farlo, di amarlo di nuovo, dopo così tanto tempo. Si sdraiò su di lui e, quando le loro eccitazioni si incontrarono, premette la bocca sulla spalla di Hayden per reprimere un gemito.
- Hai un preservativo da qualche parte? – gli sussurrò all’orecchio.
– Da quando ne abbiamo bisogno? Io sono stato solo con te… e con Jared. Basta. Comunque non ne ho. -
Ewan annuì, si aspettava quella risposta. Aiutandosi con la mano, appoggiò il suo sesso sull’entrata di Hayden. Si spinse in lui piano, osservando ogni reazione sul volto del suo compagno. All'inizio gli fece male, ovviamente, ma passò in fretta, non appena Hayden costrinse il suo corpo a rilassarsi.
– Sto bene.. non sono fatto di vetro, è solo da un po’ che non lo faccio… -
- Bene… - mormorò Ewan, iniziando a muoversi dentro di lui. Andava piano, voleva godere di ogni singolo istante. Appoggiò le mani sul petto di Hayden, i palmi aperti, mentre gemiti soffocati gli uscivano dalle labbra ad ogni spinta.
- Ti… spiace? Pesi un po’… - gli fece notare Hayden, mettendogli però le braccia intorno alla vita e inarcando la schiena.
- Sempre… a… lamentarti… -
– Altrimenti… non è divertente… -
Ewan gli portò le mani sui fianchi, accarezzandolo a ritmo con le sue spinte, che si facevano sempre più veloci. Soddisfatto, Hayden lo seguiva, spingendosi contro di lui mentre si mordeva l'interno della guancia. Era tutto così familiare, il profumo della pelle di Ewan, il modo in cui si muoveva, i gesti che faceva.. non avrebbe saputo dire come aveva fatto a resistere tutto quel tempo, senza di lui.
Ewan, dal canto suo, non riusciva a pensare a niente che non fosse quel corpo sotto di sé. Non sarebbe durato a lungo, e lo sapeva, ma voleva venire con lui. Strinse il pugno sul sesso di Hayden, iniziando a muoverlo a ritmo con le sue spinte e qui Hayden non riuscì a trattenersi.
Non era mai stato portato per i vocalizzi, eppure gridò lo stesso. Non gli interessava nemmeno essere sentito dagli atri due, anzi… con una punta di maligna soddisfazione, si rese conto di aver tolto a Colin ogni arma per fargli male.
Senza più trattenersi a sua volta, anche Ewan venne, urlando il nome di Hayden.
- Uh… credo di essere morto… - commentò Hayden dopo un po’, mentre Ewan usciva da lui, sdraiandosi al suo fianco. - No, il cuore batte ancora… forte… -
- Hm-mm… - Hayden quasi si raggomitolò contro il suo compagno, senza curarsi di quanto si sentisse dolorante ad ogni movimento.
– Ora possiamo andare sul letto? – chiese dopo qualche secondo. Voleva piangere un po’, e non gli andava di farlo sul pavimento.
Sorridendo, Ewan gli accarezzò il volto, poi si alzò in piedi, porgendogli una mano. - Andiamo. –
- Grazie. – Aggrappandosi a lui, Hayden si sollevò a sua volta, poi andò ad infilarsi sotto il copriletto, tirandosi Ewan dietro. Si sentiva un po’ stupido, perché ora andava tutto bene, eppure quel nodo alla gola non se ne voleva andare. – Vieni qui. -
Non fu difficile per Ewan, che lo conosceva bene, intuire che c’era qualcosa che non andava. Una volta sotto le coperte lo attirò a sé, baciandogli dolcemente i capelli.
- Cosa c’è, amore? –
- Niente, credo… penso sia solo il nervosismo, - rispose Hayden, affondandogli il viso contro la base del collo. Lui piangeva raramente, era una cosa che gli dava fastidio fare, ma adesso non poteva farne a meno. Si sentiva sollevato, grato e immensamente stupido.
– Sono così… felice di aver risolto le cose tra di noi, però… se penso a quello che è successo per colpa mia… a quanto male siamo stati… -
Per un attimo, Ewan chiuse gli occhi, accarezzandogli la schiena. Non voleva ripensare al passato perché, se lo avesse fatto, ne era certo, si sarebbe messo a piangere anche lui. E quello non era il momento.
- Non possiamo cancellare il passato, Hayden, semplicemente, dobbiamo imparare dai nostri errori. Abbiamo sbagliato entrambi… non solo tu, te l’ho già detto prima. Se la nostra storia è finita, non è stata colpa tua, ma adesso, in questo momento, non è più importante. Ora, piccolo, siamo qui, insieme, abbracciati. Ed io voglio esserlo ancora, per tanti anni a venire. –
- Io… sì, hai ragione. Hai ragione… stringimi solo, ti va? E smettila di chiamarmi piccolo. – Hayden si mosse leggermente e gli posò un bacio sul collo, un po’ tremante.
Ewan lo strinse a sé, quel semplice contatto che era in grado di metterlo in pace con il mondo.
- Ma tu sei piccolo, anzi no, sei il mio piccolo, - mormorò sorridendo, – e io ti amo. –
- Anch'io ti amo. – Hayden non aggiunse altro, si limitò a lasciarsi cullare da Ewan mentre le lacrime gli si asciugavano sulle guance.
Continua…
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