Post by babyara on Oct 3, 2006 21:41:02 GMT 1
Non aveva nessuna voglia di entrare in quell’accidenti di casa.
Se fosse dipeso da lui, avrebbe anche potuto crollare sulla testa di tutti i suoi occupanti, non gliene sarebbe potuto importare di meno. Anzi, forse gli avrebbe addirittura fatto un favore.
Hayden strinse i pugni, poi andò alla ricerca delle sigarette nella tasca dei jeans. "Piantala", si disse mentre se ne accendeva una, la quinta nel giro di un’ora, "dopotutto, buona parte della colpa è tua."
Era stato lui a dare il colpo di grazia alla relazione con Ewan, mesi fa, e, nonostante tutto il tempo trascorso, faceva ancora terribilmente male. Il problema era che, se non era riuscito a scrollarsi quella storia di dosso finora, probabilmente non ci sarebbe riuscito mai più. E, giustamente, cosa faceva lui per distrarsi e cercare di non pensare? Si precipitava a firmare un contratto per girare un film in cui avrebbe preso parte anche Ewan.
Ogni tanto, Hayden si interrogava seriamente sulla valenza della sua componente sadica.
Sicuramente doveva averne molta, oppure non avrebbe mai fatto una cazzata simile. Si vedeva che, alla fin fine, macerarsi il fegato era un’attività che al suo inconscio piaceva. Va bene che anche Jared ci aveva messo del suo, contribuendo a farlo cedere, però, se fosse davvero stato determinato a non accettare, non lo avrebbe fatto, punto e basta.
Invece, eccolo lì, il contratto firmato e la sceneggiatura saldamente in mano al suo agente.
Il giovane diede un’occhiata all’orologio. Era chiuso in macchina ormai da una ventina di minuti. Procrastinare era sempre stata una delle sue attività preferite, però ora cominciava anche a sentirsi un po’ ridicolo.
Un’imprecazione particolarmente elaborata gli sfuggì dalle labbra mentre usciva dall’abitacolo, rifilava un calcio alla portiera e si avviava lungo il vialetto che conduceva alla porta d’ingresso. Era talmente immerso nei suoi pensieri, che si ricordò di premere il tasto del telecomando per chiudere l’auto solo dopo qualche passo.
Sperava solo che Jared fosse già dentro. In quel momento, aveva bisogno di tutto il supporto morale che fosse riuscito a trovare.
Invece, quando aprì la porta, scoprì che l’interno era vuoto. Non c’era ancora nessuno. Lì per lì, Hayden ebbe voglia di mettersi a ridere; aveva fatto tutto il possibile per arrivare in ritardo, lui che era notoriamente incapace di essere puntuale, solo per scoprire che, proprio stavolta, gli altri avevano preso esempio da lui.
"E ora cosa faccio?"
L’istinto, neanche tanto profondo, gli diceva di alzare i tacchi e andare via, prendere l’autostrada in senso inverso per tornarsene a casa. Jared l’avrebbe cazziato di brutto per essere stato così codardo, Tove e il suo agente si sarebbero alleati per strozzarlo, ma a lui non importava. Hayden afferrò la maniglia della porta, la strinse e invece di aprirla, appoggiò la fronte contro la porta.
*****
Da quando era salito in auto le lunga dita non avevano fatto altro che tamburellare, instancabili. Lo sguardo osservava il panorama, mentre un sole caldo gli faceva venire sete. Sapeva perfettamente che in macchina non c’era nulla da bere, questo era l’unico motivo per cui non vedeva l’ora di arrivare in quella benedetta casa.
- Ewan, falla finita, mi rendi nervoso, – gli disse l’uomo al volante.
Lui fece finta di non sentirlo e continuò a fare esattamente quello che stava facendo.
In fin dei conti, se si trovava lì era tutta colpa sua, di questo Tove non poteva non rendersene conto. Era stato lui a convincerlo a prendere parte a quel film di cui era il produttore. Prima gli aveva fatto leggere la trama, molto interessante, ad Ewan era piaciuta subito, poi gli aveva fatto firmare il contratto… e solo alla fine gli aveva dato i nomi degli altri attori protagonisti.
La rabbia che Ewan aveva provato allora era stata così forte che, per un attimo, aveva pensato di rompere la bottiglia di birra in testa a Tove, ma poi, perché sprecare tutto quel ben di Dio? Per aver letto il nome di Hayden? No, non ne valeva la pena.
Si ritrovò, per l’ennesima volta in quei giorni, a ripensare all’ultima volta che aveva visto Hayden, il giorno in cui lo aveva cacciato di casa. Gli era mancato tanto in quel periodo, ma un po’ grazie a Tove, un po’ grazie a tutto quello che era successo nella sua vita, il ragazzo era stato messo da parte.
Ed al suo posto era tornata la bottiglia, cara amica di tante notti insonni.
Ewan fece un sorriso amaro, chiedendosi come sarebbe andata a finire quella volta. "Forse alla fine aveva ragione Liam," si disse quando la macchina si fermò davanti alla villetta.
Scese aspettando Tove, che in un attimo fu al suo fianco, sorridendo ed indicando la casa. - Allora, che ne pensi? – gli chiese.
- Che la casa è bella, - rispose guardandolo e sorridendo a sua volta, – e che tu sei uno stronzo. –
- Avanti, Ewan, quanto hai intenzione di andare avanti con questa storia? Se ti avessi detto di Hayden non avresti mai accettato. –
Ewan lo ignorò, proseguendo nel vialetto. Era ormai di fronte alla porta quando si voltò a guardare Tove. - Appunto. Non avrei mai accettato, e tu continui ad essere uno stronzo. – Poi si girò ed il suo cuore perse un battito.
Hayden.
Era bello come sempre, lì, fermo nel varco della porta, con un’espressione quasi spaventata, i riccioli tenuti a posto dal gel. Sembrava sempre un ragazzino indifeso, anche se Ewan sapeva bene che non lo era affatto. Per un attimo non seppe cosa fare, cosa dire, sapeva che il suo aspetto faceva schifo in confronto al suo. Cazzo, era già ubriaco di prima mattina, ma fece finta di nulla e strinse i pugni.
- Buongiorno, Hayden, – disse.
Tove si portò al suo fianco. - Ciao, fratellino. Gli altri sono arrivati? –
- Ciao. – Ecco, finalmente era riuscito a dire qualcosa. Ora si trattava solo di ignorare il dolore pulsante che sentiva nel petto e a continuare. Mettere qualche parola in fila non era poi un’attività così complicata. – No, – Hayden scosse la testa, - non ancora. Per una volta, non sono io ad essere in ritardo. –
- Un vero e proprio miracolo direi, – rispose Tove, ridendo.
– Infatti, non ci fare l’abitudine. –
Il botta e risposta tra lui e suo fratello era un riflesso automatico, per fortuna non doveva stare a pensarci troppo.
- Ed ora scansati che così possiamo entrare anche noi. –
- Ah, sì. Hai ragione. – Abbassando lo sguardo, Hayden si fece da parte. La voglia di scappare perdurava… anzi, si era acuita nel rivedere Ewan. Del resto, era scontato fosse così.
Ewan si limitava a restare zitto, invece. In fin dei conti che avrebbe potuto dire? La situazione era già abbastanza imbarazzante di per sé, senza aggiungere parole stupide. Si trovava di fronte il suo ex fidanzato, mentre entrava in una casa con il suo attuale fidanzato, fratello del suo ex.
Un quadro davvero interessante. Seguì Tove in casa, dandosi una breve occhiata intorno.
- Carino… - mormorò. Alle sue spalle, Hayden aprì bocca per dire qualcosa, poi la richiuse velocemente. In mano continuava a stringere il pomello della porta; ci si era aggrappato quando si era ritrovato Ewan di fronte, e poi non l’aveva più lasciato andare. Ora aveva le nocche completamente bianche.
Con una smorfia, si impose di aprire le dita. – Io vado fuori a fumare una sigaretta. –
Il fumo non dava fastidio a nessuno, lì dentro, ma Hayden aveva bisogno di aria. Finora si era solo immaginato Ewan e Tove, essendo miracolosamente riuscito ad evitarli per tutti quei mesi, ma il vederli era molto, molto peggio.
- Comportamento stupido ed infantile, – disse Tove prima che il ragazzo fosse uscito, ghiacciandolo sulla soglia. – Per una buona volta in vita tua, affronta la dannata realtà, Hayden. –
Si avvicinò ad Ewan, mettendogli un braccio attorno alla vita. – Cioè, che ora Ewan è mio. –
Gli occhi di Ewan si ridussero a due fessure, era ubriaco, non stupido. Si divincolò dalla presa di Tove, barcollando ed usando tutto il suo autocontrollo per non finire a terra.
- Cazzo, Tove, smetti di fare il coglione, – la sua voce era ridotta ad un sibilo.
- Ewan, non c’è problema. Lascia stare. – Chissà come, il tono di Hayden era freddo e non tremava. – Te l’ho già detto, Tove. Fate quello che volete, la cosa non mi riguarda. E ora, se non ti dispiace, vado a fumare. –
- Fai un po’ quello che ti pare. –
– Puoi contarci, - ribatté Hayden prima di uscire, richiudendosi la porta alle spalle.
Poi Tove si avvicinò ad Ewan, i suoi occhi mandavano scintille. - Perché? –
Ewan scosse il capo, sconsolato. - Perché è Hayden… perché non si merita un comportamento del genere… il resto dei perché, se non li capisci da solo, non sarò certo io a spiegarteli. –
Si allontanò da lui, alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa potesse fargli dimenticare anche chi era e cosa stava facendo della sua vita.
*****
Jared si chiese se fosse il caso di chiamare Hayden per informarlo che la compagnia aerea aveva fatto i soliti casini con i bagagli ed erano in ritardo. Non era proprio il caso che l'amico affrontasse per la prima volta Ewan e Tove da solo. Gli aveva praticamente promesso che sarebbe stato lì con lui.
Alla fine, però, decise di non telefonare. Hayden era sempre l'ultimo ad arrivare, sempre in ritardo. Quante possibilità c'erano che proprio questa volta fosse puntuale?
C'era da aggiungere che Colin, seduto accanto a lui sul taxi che li stava portando nella casa dove avrebbero abitato durante le riprese, non era per niente entusiasta della presenza di Hayden sul set. Poteva anche capirlo. Nessuno vorrebbe l'ex fidanzato del proprio uomo nelle vicinanze. Ma gli aveva già spiegato che la storia tra loro era finita di comune accordo quando si erano resi conto che non poteva funzionare. Erano rimasti amici, molto amici, ma niente di più.
La gelosia di Colin era eccessiva, secondo lui.
Non che l'irlandese avesse detto qualcosa di specifico sul fatto che la presenza di Hayden sul set non gli andava. Ma Jared aveva capito benissimo che gli dava fastidio. Probabilmente non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma la ragione delle risposte monosillabiche delle ultime ore non era un improvviso mal di testa.
- Finalmente passeremo dei mesi insieme… - provò a dire Jared, nel tentativo di iniziare una conversazione.
"Ok, pessimo inizio", ammise. Avevano accettato la parte, oltre che per interesse per la trama del film, perché questo avrebbe permesso loro di passare un po' di tempo insieme. Tra impegni cinematografici e concerti del gruppo di Jared, non riuscivano a vedersi quanto avrebbero voluto. Ora avrebbero avuto settimane intere da passare insieme.
"Se io non avessi rovinato tutto convincendo Hayden a firmare il contratto, sarebbe tutto perfetto", osservò sarcastico.
Colin non commentò neanche la frase di Jared. Si limitò a guardare fuori dal finestrino, come aveva fatto dall'inizio del viaggio. Le casette bianche, tutte uguali tra loro, gli sfilavano davanti agli occhi. Era un quartiere tranquillo quello che la produzione aveva scelto per loro, l'ideale per stare un po' da soli in pace.
"Da soli, come no..." pensò l'irlandese, aprendo leggermente il finestrino per far entrare un po’ d’aria fresca.
Ricordava ancora l'eccitazione con cui aveva firmato il contratto. Lui e Jared insieme in un film. Gli sembrava un sogno. Poi aveva scoperto che nel cast c'era anche Hayden... e il sogno si era trasformato in un incubo.
"Hayden! Hayden! Hayden!" odiava quel nome. Non bastavano gli impegni di lavoro a tenerlo lontano da Jared. No. Non bastava quella cazzo di band con cui il suo uomo si divertiva a girare gli USA. No. Non era abbastanza. Ci si metteva anche Hayden. Lui e Jared erano sempre al telefono, sempre appiccicati. Ma cosa cazzo voleva dal suo Jared?
Si erano lasciati, era finita. Perché non si trovava qualcun altro da scopare?
Non ne poteva più di stare seduto, doveva muoversi, camminare.
- Manca ancora molto? - chiese al tassista.
Jared si trattenne a stento dal commentare 'ehi, allora non sei diventato muto'. Colin non gli aveva quasi rivolto la parola per tutto il viaggio e la situazione iniziava a stancarlo. Perché non poteva semplicemente parlarne e risolvere il problema?
"Oh, al diavolo!" pensò "Finirei solo col complicare tutto cercando di fargli ammettere che è geloso"
Il tassista li informò che entro qualche minuto sarebbero arrivati.
L'americano guardò l'orologio: era davvero tardi. Forse avrebbe dovuto avvisare Hayden. Avrebbe potuto andarli a prendere lui all'aeroporto, così non avrebbe corso il rischio di trovarsi da solo con Ewan. Certo, sarebbe stato come scriversi in fronte 'Colin uccidimi'.
"Cazzo, cominciamo bene!" Sospirò, guardando fuori dal finestrino.
Doveva almeno tentare di risolvere il problema con Col prima di arrivare a casa. Poi, tra presentazioni e discorsi vaghi, sarebbe stato impossibile.
Decise di provare un nuovo approccio.
- Stavo pensando… non ci sarà praticamente niente da mangiare in casa… questa sera potremmo andare da qualche parte, conosco un posto che non è niente male qui intorno. Io e te. Che ne dici? –
Poi, spiegare a Colin che era il caso di invitare anche Hayden per non lasciarlo a casa con 'quei due' sarebbe stato un serio problema. Ma ci poteva pensare più tardi.
L'irlandese si appoggiò allo schienale e fissò Jared negli occhi, per la prima volta da quando erano partiti.
Una cena insieme, da soli. Una bottiglia di vino, due chiacchiere, sorrisi. Poi lui gli avrebbe preso la mano, si sarebbero baciati quando nessuno guardava. Ed avrebbero concluso la serata in camera da letto, l'uno tra le braccia dell'altro. Il pensiero gli fece spuntare un sorriso sulle labbra.
- Beh, sarebbe una buona idea... - rispose - Ma... sei sicuro di non dover fare da balia a qualcuno stasera? -
"Ecco, l'ho fatto di nuovo!" pensò, un attimo dopo che le parole gli erano uscite dalla bocca "Possibile che non impari mai a stare zitto?" Eamon sosteneva che quello era l'aspetto più idiota del comportamento di Colin. I commenti acidi, le risposte cattive... tutto pur di far nascere una discussione, anche quando se ne potrebbe fare a meno. Che bisogno aveva di dirlo?
Distolse gli occhi da Jared e ricominciò a guardare la strada mentre le sue dita giocherellavano con l'accendino. Sarebbe bastato chiedere scusa, dire che non voleva. Ma non era nel suo carattere. Non avrebbe mai ammesso di essere geloso di Hayden.
- Non sono la balia di nessuno, – rispose Jared, con tono di voce piatto. Non serviva dirlo, ma aveva bisogno di tempo per decidere. Dire a Colin che, sì, in effetti, Hayden forse sarebbe venuto con loro e chiudere ogni conversazione con lui? Oppure mentire e farlo andare su tutte le furie più tardi? Decise per una via di mezzo.
- Ok, probabilmente Den sarà con noi. Se tu vuoi, è ovvio – disse. Sapeva come fare. Lasciagli la possibilità di scegliere… e promettigli qualcosa in cambio, se ti asseconda. Forse così poteva farcela a convincerlo. – Ma non sarà con noi in camera dopo – continuò, quindi, abbassando la voce per non farsi sentire dal tassista – cena veloce, puoi anche stare zitto se non ti va di parlare, e poi dritti a casa. Hayden va a dormire, o a giocare con la PS2, quel cazzo che vuole, e io sarò tutto tuo –
Probabilità di successo? Scarse. Ma almeno ci aveva provato.
Nuovamente Colin riportò il suo sguardo su Jared. "Cos'è, siamo passati ai ricatti ora? Da quando il sesso tra noi è diventata merce di scambio?" Ma stavolta si trattenne. Non poteva continuare così tra loro due. Aveva accettato quel film per stare con Jared, non potevano passare metà del tempo a litigare. Lo facevano troppo spesso a casa...
- Sai, Jay... - disse, dopo qualche secondo di silenzio - Se tu mi avessi proposto un altro giorno una cosa del genere, ti avrei risposto che potevi andare a fare in culo. Tu e Hayden. - abbassò la voce per non farsi sentire - Ma sono settimane ormai che non sto un po' da solo con te. -
La sua mano scese ad accarezzare quella di Jared. Avrebbe voluto stringerlo a sé e baciarlo fino a togliergli il fiato. Ma c'era il tassista, non poteva lasciarsi andare.
- Ti voglio, Jay, - mormorò - Per averti sono pronto anche a sopportare Hayden per una cena intera. Ma poi dovrai farti perdonare... –
Jared prese la mano di Colin, e la strinse.
Avrebbe voluto fargli del male, in quel momento. Voleva aiutare un amico, perché lui non lo capiva? Cosa diavolo doveva farsi perdonare? Se Jonathan avesse chiamato per dirgli che aveva bisogno di lui in Irlanda, lui avrebbe preso il primo aereo e sarebbe corso lì. Non avrebbe nemmeno pensato 'ho promesso a Jay un weekend tutto per noi' o 'domani avevamo in programma una giornata insieme, Jay si è fatto sei ore di aereo per stare con me una giornata. Poteva riposarsi dopo tre concerti di fila e invece è qui'. No. Sarebbe partito e basta. E lui, Jared, avrebbe capito.
Ma non era il caso di dirgli che era un egoista del cazzo. Aveva imparato quando era il momento di tacere, di non recriminare, di essere concilianti. Il momento di mettere tutto da parte per evitare una litigata.
- Sì, credo di sapere come farmi perdonare, – sussurrò quindi.
Se fossero stati soli, sarebbe stato il momento di fargli vedere cosa lo aspettava. Ma quel tassista aveva già visto e sentito troppo. Per fortuna a Los Angeles erano abituati a personaggi famosi, e non ci facevano caso. Non più di tanto.
- Però mi prometti che farai del tuo meglio per evitare di litigare con lui? – gli chiese, guardandolo negli occhi. Sapeva benissimo che quando lo guardava in quel modo Colin faceva fatica a dirgli di no. Lo sapevano entrambi.
Colin fissò gli occhi azzurri di Jared. Gli piacevano. Tutto di quell'uomo gli piaceva, ma quegli occhi così dolci e profondi lo facevano impazzire. Jay stava giocando sporco: lo sapeva benissimo che non gli poteva rifiutare nulla se lo guardava così.
- Tenterò, - rispose, incapace di distogliere lo sguardo - Proverò ad essere gentile e a non litigare... -
Il tassista lo interruppe, annunciando che erano arrivati a destinazione. Colin guardò per un attimo la casa in cui avrebbero alloggiato per i prossimi mesi. E quell'attimo gli bastò per fargli perdere la tranquillità che aveva appena ritrovato.
Hayden... Hayden che fumava davanti all'entrata...
- Ci proverò, Jay - continuò, fissando l'attore canadese - Ma dì al tuo amico di fare altrettanto. Se prova a rompermi i coglioni, ne pagherà le conseguenze. -
Jared ignorò l'ultima frase di Colin. Aveva ottenuto la promessa di non litigare con Hayden. Di provarci, almeno. Questo era l'importante.
Scese dall'auto, e raggiunse Hayden nel cortile della casa, lasciando a Colin il tassista e le valige. Lo avrebbe aiutato più tardi a portarle dentro, per ora poteva arrangiarsi a scaricarle.
- Ehi Den! – salutò, sorridendo all'amico.
- Ciao, Jay. – Risposta telegrafica. Non era da lui, di solito parlava fin troppo. – Com’è andato il viaggio? -
Jared si strinse nelle spalle. - Hanno quasi perso i bagagli, ma poteva andare peggio, - disse, - scusa per il ritardo, volevo chiamarti, ma anche evitare una scenata di Colin... ha qualche problema ad accettare il fatto che saremo sullo stesso set, anche se non lo ammette, - spiegò.
Voleva chiedergli di Ewan e Tove, ma aveva paura della risposta.
- Non ci credo… è ancora geloso? –
Il più giovane sollevò gli occhi al cielo. - Duro di comprendonio, vedo. Magari gli faccio un disegnino, appena ho un attimo di tempo. – Buttò la sigaretta a terra, e, mentre la spegneva sotto il tacco della scarpa da ginnastica, le sue dita erano già alla ricerca della successiva.
– Comunque, non ti preoccupare. E’ andato tutto bene. – Hayden fece un vago cenno con il capo verso la villetta. – Sono dentro. -
L'altro diede uno sguardo alla porta, come se potesse vedere attraverso il legno cosa stavano facendo gli altri due uomini all'interno.
- Ti va di entrare? - gli chiese, - così aiuto Colin con le valige. Visto l'umore, è capace di farmi sentire in colpa per tutta la giornata per avergli fatto portare dentro anche le mie, - aggiunse.
- Entriamo pure. Se vi do una mano anch’io va bene, o rischio di farmi staccare un braccio? –
Hayden non era mai riuscito ad andare d’accordo con Colin, e a dire la verità, non si era mai nemmeno sforzato più di tanto. Se lo sopportava, era solo perché Jared sembrava trovarci qualcosa di interessante. "Contento lui, contenti tutti," pensò, accendendosi l’ennesima sigaretta.
Ma Colin non era contento, anzi. Se Jared voleva farlo arrabbiare, ci era riuscito. Lo aveva lasciato lì come uno scemo, insieme ai bagagli e al tassista da pagare, per correre da Hayden.
"Se pensa di potermi usare come se fossi il suo servo, si sbaglia di grosso" pensò, mentre saldava il conto del viaggio e si caricava addosso le valigie. D'altronde, aveva promesso di non litigare con Hayden. Non aveva detto che si sarebbe comportato educatamente.
Sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori mentre si avvicinava ai due. - Buongiorno, Hayden. –
- Ciao, - gli rispose il canadese, senza nemmeno guardarlo in faccia.
Colin si voltò verso Jared, gettandogli davanti ai piedi le valigie. - Ecco i tuoi bagagli, Jay, - aggiunse, continuando a sorridere. Prese la sua e si diresse, senza dire altro, verso la porta d'ingresso. "Finita la cortesia" disse tra sé.
- Ora dovrebbe essere chiaro perché lo chiamo Bastardo Irlandese, - disse Jared, con un sorriso un po' forzato. Avrebbe voluto che Colin e Hayden andassero d'accordo, o almeno di sopportassero. Sarebbe stato tutto più facile, considerando che avevano dei mesi da trascorrere sullo stesso set e nella stessa casa.
Improvvisamente, gli era passata la voglia di entrare in casa. L'idea di trovarsi tra persone che, per un motivo o per un altro, non riuscivano ad andare d'accordo non lo attirava affatto.
- Ottimo inizio, direi, – scherzò.
- Favoloso. E pensa che ti sei perso l’incontro tra me e Tove. -
*****
Ewan era comodamente seduto sul divano del salotto, ma, quando sentì la porta d’entrata aprirsi si alzò. Tove era in cucina a prendere qualcosa da bere e non gli sembrava educato restare seduto senza fare nulla.
Quando vide il nuovo arrivato un mezzo sorriso gli apparve sulle labbra.
- Colin Farrell, – mormorò.
- Ehi, idiota di uno scozzese! - lo salutò Colin. - Cos'è, hai finalmente deciso di buttar via quello stupido gonnellino e di vestirti come una persona normale? –
Conosceva solo di vista Ewan McGregor, ma gli stava simpatico. Sicuramente più di quel biondino canadese...
Ewan restò per un attimo sbalordito dal comportamento di Colin, ma alla fine si mise a ridere.
- Noto che da bravo bastardo irlandese quale sei, non smentisci la tua fama, Farrell. Ti basti sapere che il kilt lo porto solo durante occasioni ufficiali, non vorrei che a qualche maniaco sessuale venissero strane idee al vedermelo addosso. –
- Ottima idea, potrebbe davvero venirmi qualche pensiero osceno nel vedere le tue belle gambe, – ridacchiò Colin.
Si avvicinò al divano e si rese subito conto che qualcosa non andava. "Questo è ubriaco già dalla mattina..."
- Sono contento che non ti sia offeso per la battuta. Non per farmi gli affari tuoi, ma non avevi smesso di bere? Così dicevano i giornali. -
Il sorriso scomparve del tutto dal viso di Ewan. - Ti stai facendo un po’ troppo gli affari miei, Farrell. Diciamo che ho deciso che bere non può farmi più male di altro. –
- Tranquillo, non c'è bisogno di offendersi McGregor. Era solo un'osservazione. Per me puoi fare quello che vuoi della tua vita. -
Prese un profondo respiro prima di continuare. Non era il caso di litigare con tutti gli attori del set, altrimenti avrebbe battuto ogni suo record precedente.
- Vediamo di ripartire col piede giusto, visto che dobbiamo stare insieme su un set. -
- Sì, scusami. Sono solo un po’ nervoso, – rispose Ewan abbozzando un sorriso. Poi si guardò intorno, e notò che mancava qualcosa, o, meglio qualcuno.
- Jared lo hai abbandonato per strada? – gli chiese.
- E' fuori che sta parlando con Hayden, - rispose Colin, con voce neutra - E... diciamo che non mi sentivo il benvenuto in quella conversazione -
Non aveva voglia di parlare di Jared e del suo 'amichetto', così decise di cambiare discorso.
- Ehi, però. Bella casetta. Le nostre camere dove sono? -
Ewan lasciò perdere il discorso su Jared, visto che, a quanto pareva, l’irlandese non aveva la minima voglia di parlarne.
- Al piano di sopra… e dimmi, Farrell, domanda disinteressata la tua, vero? –
- Ma certo, McGregor. Ti sembro un maniaco sessuale? - cercò di rispondere seriamente Colin. Ma non ce la fece: dopo pochi secondi si mise a ridere. - Ok. Sembro un maniaco sessuale. Anzi, lo sono e me ne vanto. –
Anche Ewan scoppiò a ridere.
- Devo ammettere che ero un po’ prevenuto nei tuoi confronti, ma sei meno peggio di quanto pensassi. Non è colpa tua, è una mia particolare avversione nei confronti degli irlandesi. –
Per un attimo, un'ombra passò negli occhi di Ewan, ed un volto si fece strada nella sua mente, e tanti troppi ricordi dolorosi… e tutte le paure tornarono a galla. Tornò verso il divano, su un tavolino di fronte ad esso era appoggiata la sua bottiglia di birra. La prese e ne bevve una lunga sorsata.
Se fosse dipeso da lui, avrebbe anche potuto crollare sulla testa di tutti i suoi occupanti, non gliene sarebbe potuto importare di meno. Anzi, forse gli avrebbe addirittura fatto un favore.
Hayden strinse i pugni, poi andò alla ricerca delle sigarette nella tasca dei jeans. "Piantala", si disse mentre se ne accendeva una, la quinta nel giro di un’ora, "dopotutto, buona parte della colpa è tua."
Era stato lui a dare il colpo di grazia alla relazione con Ewan, mesi fa, e, nonostante tutto il tempo trascorso, faceva ancora terribilmente male. Il problema era che, se non era riuscito a scrollarsi quella storia di dosso finora, probabilmente non ci sarebbe riuscito mai più. E, giustamente, cosa faceva lui per distrarsi e cercare di non pensare? Si precipitava a firmare un contratto per girare un film in cui avrebbe preso parte anche Ewan.
Ogni tanto, Hayden si interrogava seriamente sulla valenza della sua componente sadica.
Sicuramente doveva averne molta, oppure non avrebbe mai fatto una cazzata simile. Si vedeva che, alla fin fine, macerarsi il fegato era un’attività che al suo inconscio piaceva. Va bene che anche Jared ci aveva messo del suo, contribuendo a farlo cedere, però, se fosse davvero stato determinato a non accettare, non lo avrebbe fatto, punto e basta.
Invece, eccolo lì, il contratto firmato e la sceneggiatura saldamente in mano al suo agente.
Il giovane diede un’occhiata all’orologio. Era chiuso in macchina ormai da una ventina di minuti. Procrastinare era sempre stata una delle sue attività preferite, però ora cominciava anche a sentirsi un po’ ridicolo.
Un’imprecazione particolarmente elaborata gli sfuggì dalle labbra mentre usciva dall’abitacolo, rifilava un calcio alla portiera e si avviava lungo il vialetto che conduceva alla porta d’ingresso. Era talmente immerso nei suoi pensieri, che si ricordò di premere il tasto del telecomando per chiudere l’auto solo dopo qualche passo.
Sperava solo che Jared fosse già dentro. In quel momento, aveva bisogno di tutto il supporto morale che fosse riuscito a trovare.
Invece, quando aprì la porta, scoprì che l’interno era vuoto. Non c’era ancora nessuno. Lì per lì, Hayden ebbe voglia di mettersi a ridere; aveva fatto tutto il possibile per arrivare in ritardo, lui che era notoriamente incapace di essere puntuale, solo per scoprire che, proprio stavolta, gli altri avevano preso esempio da lui.
"E ora cosa faccio?"
L’istinto, neanche tanto profondo, gli diceva di alzare i tacchi e andare via, prendere l’autostrada in senso inverso per tornarsene a casa. Jared l’avrebbe cazziato di brutto per essere stato così codardo, Tove e il suo agente si sarebbero alleati per strozzarlo, ma a lui non importava. Hayden afferrò la maniglia della porta, la strinse e invece di aprirla, appoggiò la fronte contro la porta.
*****
Da quando era salito in auto le lunga dita non avevano fatto altro che tamburellare, instancabili. Lo sguardo osservava il panorama, mentre un sole caldo gli faceva venire sete. Sapeva perfettamente che in macchina non c’era nulla da bere, questo era l’unico motivo per cui non vedeva l’ora di arrivare in quella benedetta casa.
- Ewan, falla finita, mi rendi nervoso, – gli disse l’uomo al volante.
Lui fece finta di non sentirlo e continuò a fare esattamente quello che stava facendo.
In fin dei conti, se si trovava lì era tutta colpa sua, di questo Tove non poteva non rendersene conto. Era stato lui a convincerlo a prendere parte a quel film di cui era il produttore. Prima gli aveva fatto leggere la trama, molto interessante, ad Ewan era piaciuta subito, poi gli aveva fatto firmare il contratto… e solo alla fine gli aveva dato i nomi degli altri attori protagonisti.
La rabbia che Ewan aveva provato allora era stata così forte che, per un attimo, aveva pensato di rompere la bottiglia di birra in testa a Tove, ma poi, perché sprecare tutto quel ben di Dio? Per aver letto il nome di Hayden? No, non ne valeva la pena.
Si ritrovò, per l’ennesima volta in quei giorni, a ripensare all’ultima volta che aveva visto Hayden, il giorno in cui lo aveva cacciato di casa. Gli era mancato tanto in quel periodo, ma un po’ grazie a Tove, un po’ grazie a tutto quello che era successo nella sua vita, il ragazzo era stato messo da parte.
Ed al suo posto era tornata la bottiglia, cara amica di tante notti insonni.
Ewan fece un sorriso amaro, chiedendosi come sarebbe andata a finire quella volta. "Forse alla fine aveva ragione Liam," si disse quando la macchina si fermò davanti alla villetta.
Scese aspettando Tove, che in un attimo fu al suo fianco, sorridendo ed indicando la casa. - Allora, che ne pensi? – gli chiese.
- Che la casa è bella, - rispose guardandolo e sorridendo a sua volta, – e che tu sei uno stronzo. –
- Avanti, Ewan, quanto hai intenzione di andare avanti con questa storia? Se ti avessi detto di Hayden non avresti mai accettato. –
Ewan lo ignorò, proseguendo nel vialetto. Era ormai di fronte alla porta quando si voltò a guardare Tove. - Appunto. Non avrei mai accettato, e tu continui ad essere uno stronzo. – Poi si girò ed il suo cuore perse un battito.
Hayden.
Era bello come sempre, lì, fermo nel varco della porta, con un’espressione quasi spaventata, i riccioli tenuti a posto dal gel. Sembrava sempre un ragazzino indifeso, anche se Ewan sapeva bene che non lo era affatto. Per un attimo non seppe cosa fare, cosa dire, sapeva che il suo aspetto faceva schifo in confronto al suo. Cazzo, era già ubriaco di prima mattina, ma fece finta di nulla e strinse i pugni.
- Buongiorno, Hayden, – disse.
Tove si portò al suo fianco. - Ciao, fratellino. Gli altri sono arrivati? –
- Ciao. – Ecco, finalmente era riuscito a dire qualcosa. Ora si trattava solo di ignorare il dolore pulsante che sentiva nel petto e a continuare. Mettere qualche parola in fila non era poi un’attività così complicata. – No, – Hayden scosse la testa, - non ancora. Per una volta, non sono io ad essere in ritardo. –
- Un vero e proprio miracolo direi, – rispose Tove, ridendo.
– Infatti, non ci fare l’abitudine. –
Il botta e risposta tra lui e suo fratello era un riflesso automatico, per fortuna non doveva stare a pensarci troppo.
- Ed ora scansati che così possiamo entrare anche noi. –
- Ah, sì. Hai ragione. – Abbassando lo sguardo, Hayden si fece da parte. La voglia di scappare perdurava… anzi, si era acuita nel rivedere Ewan. Del resto, era scontato fosse così.
Ewan si limitava a restare zitto, invece. In fin dei conti che avrebbe potuto dire? La situazione era già abbastanza imbarazzante di per sé, senza aggiungere parole stupide. Si trovava di fronte il suo ex fidanzato, mentre entrava in una casa con il suo attuale fidanzato, fratello del suo ex.
Un quadro davvero interessante. Seguì Tove in casa, dandosi una breve occhiata intorno.
- Carino… - mormorò. Alle sue spalle, Hayden aprì bocca per dire qualcosa, poi la richiuse velocemente. In mano continuava a stringere il pomello della porta; ci si era aggrappato quando si era ritrovato Ewan di fronte, e poi non l’aveva più lasciato andare. Ora aveva le nocche completamente bianche.
Con una smorfia, si impose di aprire le dita. – Io vado fuori a fumare una sigaretta. –
Il fumo non dava fastidio a nessuno, lì dentro, ma Hayden aveva bisogno di aria. Finora si era solo immaginato Ewan e Tove, essendo miracolosamente riuscito ad evitarli per tutti quei mesi, ma il vederli era molto, molto peggio.
- Comportamento stupido ed infantile, – disse Tove prima che il ragazzo fosse uscito, ghiacciandolo sulla soglia. – Per una buona volta in vita tua, affronta la dannata realtà, Hayden. –
Si avvicinò ad Ewan, mettendogli un braccio attorno alla vita. – Cioè, che ora Ewan è mio. –
Gli occhi di Ewan si ridussero a due fessure, era ubriaco, non stupido. Si divincolò dalla presa di Tove, barcollando ed usando tutto il suo autocontrollo per non finire a terra.
- Cazzo, Tove, smetti di fare il coglione, – la sua voce era ridotta ad un sibilo.
- Ewan, non c’è problema. Lascia stare. – Chissà come, il tono di Hayden era freddo e non tremava. – Te l’ho già detto, Tove. Fate quello che volete, la cosa non mi riguarda. E ora, se non ti dispiace, vado a fumare. –
- Fai un po’ quello che ti pare. –
– Puoi contarci, - ribatté Hayden prima di uscire, richiudendosi la porta alle spalle.
Poi Tove si avvicinò ad Ewan, i suoi occhi mandavano scintille. - Perché? –
Ewan scosse il capo, sconsolato. - Perché è Hayden… perché non si merita un comportamento del genere… il resto dei perché, se non li capisci da solo, non sarò certo io a spiegarteli. –
Si allontanò da lui, alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa potesse fargli dimenticare anche chi era e cosa stava facendo della sua vita.
*****
Jared si chiese se fosse il caso di chiamare Hayden per informarlo che la compagnia aerea aveva fatto i soliti casini con i bagagli ed erano in ritardo. Non era proprio il caso che l'amico affrontasse per la prima volta Ewan e Tove da solo. Gli aveva praticamente promesso che sarebbe stato lì con lui.
Alla fine, però, decise di non telefonare. Hayden era sempre l'ultimo ad arrivare, sempre in ritardo. Quante possibilità c'erano che proprio questa volta fosse puntuale?
C'era da aggiungere che Colin, seduto accanto a lui sul taxi che li stava portando nella casa dove avrebbero abitato durante le riprese, non era per niente entusiasta della presenza di Hayden sul set. Poteva anche capirlo. Nessuno vorrebbe l'ex fidanzato del proprio uomo nelle vicinanze. Ma gli aveva già spiegato che la storia tra loro era finita di comune accordo quando si erano resi conto che non poteva funzionare. Erano rimasti amici, molto amici, ma niente di più.
La gelosia di Colin era eccessiva, secondo lui.
Non che l'irlandese avesse detto qualcosa di specifico sul fatto che la presenza di Hayden sul set non gli andava. Ma Jared aveva capito benissimo che gli dava fastidio. Probabilmente non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma la ragione delle risposte monosillabiche delle ultime ore non era un improvviso mal di testa.
- Finalmente passeremo dei mesi insieme… - provò a dire Jared, nel tentativo di iniziare una conversazione.
"Ok, pessimo inizio", ammise. Avevano accettato la parte, oltre che per interesse per la trama del film, perché questo avrebbe permesso loro di passare un po' di tempo insieme. Tra impegni cinematografici e concerti del gruppo di Jared, non riuscivano a vedersi quanto avrebbero voluto. Ora avrebbero avuto settimane intere da passare insieme.
"Se io non avessi rovinato tutto convincendo Hayden a firmare il contratto, sarebbe tutto perfetto", osservò sarcastico.
Colin non commentò neanche la frase di Jared. Si limitò a guardare fuori dal finestrino, come aveva fatto dall'inizio del viaggio. Le casette bianche, tutte uguali tra loro, gli sfilavano davanti agli occhi. Era un quartiere tranquillo quello che la produzione aveva scelto per loro, l'ideale per stare un po' da soli in pace.
"Da soli, come no..." pensò l'irlandese, aprendo leggermente il finestrino per far entrare un po’ d’aria fresca.
Ricordava ancora l'eccitazione con cui aveva firmato il contratto. Lui e Jared insieme in un film. Gli sembrava un sogno. Poi aveva scoperto che nel cast c'era anche Hayden... e il sogno si era trasformato in un incubo.
"Hayden! Hayden! Hayden!" odiava quel nome. Non bastavano gli impegni di lavoro a tenerlo lontano da Jared. No. Non bastava quella cazzo di band con cui il suo uomo si divertiva a girare gli USA. No. Non era abbastanza. Ci si metteva anche Hayden. Lui e Jared erano sempre al telefono, sempre appiccicati. Ma cosa cazzo voleva dal suo Jared?
Si erano lasciati, era finita. Perché non si trovava qualcun altro da scopare?
Non ne poteva più di stare seduto, doveva muoversi, camminare.
- Manca ancora molto? - chiese al tassista.
Jared si trattenne a stento dal commentare 'ehi, allora non sei diventato muto'. Colin non gli aveva quasi rivolto la parola per tutto il viaggio e la situazione iniziava a stancarlo. Perché non poteva semplicemente parlarne e risolvere il problema?
"Oh, al diavolo!" pensò "Finirei solo col complicare tutto cercando di fargli ammettere che è geloso"
Il tassista li informò che entro qualche minuto sarebbero arrivati.
L'americano guardò l'orologio: era davvero tardi. Forse avrebbe dovuto avvisare Hayden. Avrebbe potuto andarli a prendere lui all'aeroporto, così non avrebbe corso il rischio di trovarsi da solo con Ewan. Certo, sarebbe stato come scriversi in fronte 'Colin uccidimi'.
"Cazzo, cominciamo bene!" Sospirò, guardando fuori dal finestrino.
Doveva almeno tentare di risolvere il problema con Col prima di arrivare a casa. Poi, tra presentazioni e discorsi vaghi, sarebbe stato impossibile.
Decise di provare un nuovo approccio.
- Stavo pensando… non ci sarà praticamente niente da mangiare in casa… questa sera potremmo andare da qualche parte, conosco un posto che non è niente male qui intorno. Io e te. Che ne dici? –
Poi, spiegare a Colin che era il caso di invitare anche Hayden per non lasciarlo a casa con 'quei due' sarebbe stato un serio problema. Ma ci poteva pensare più tardi.
L'irlandese si appoggiò allo schienale e fissò Jared negli occhi, per la prima volta da quando erano partiti.
Una cena insieme, da soli. Una bottiglia di vino, due chiacchiere, sorrisi. Poi lui gli avrebbe preso la mano, si sarebbero baciati quando nessuno guardava. Ed avrebbero concluso la serata in camera da letto, l'uno tra le braccia dell'altro. Il pensiero gli fece spuntare un sorriso sulle labbra.
- Beh, sarebbe una buona idea... - rispose - Ma... sei sicuro di non dover fare da balia a qualcuno stasera? -
"Ecco, l'ho fatto di nuovo!" pensò, un attimo dopo che le parole gli erano uscite dalla bocca "Possibile che non impari mai a stare zitto?" Eamon sosteneva che quello era l'aspetto più idiota del comportamento di Colin. I commenti acidi, le risposte cattive... tutto pur di far nascere una discussione, anche quando se ne potrebbe fare a meno. Che bisogno aveva di dirlo?
Distolse gli occhi da Jared e ricominciò a guardare la strada mentre le sue dita giocherellavano con l'accendino. Sarebbe bastato chiedere scusa, dire che non voleva. Ma non era nel suo carattere. Non avrebbe mai ammesso di essere geloso di Hayden.
- Non sono la balia di nessuno, – rispose Jared, con tono di voce piatto. Non serviva dirlo, ma aveva bisogno di tempo per decidere. Dire a Colin che, sì, in effetti, Hayden forse sarebbe venuto con loro e chiudere ogni conversazione con lui? Oppure mentire e farlo andare su tutte le furie più tardi? Decise per una via di mezzo.
- Ok, probabilmente Den sarà con noi. Se tu vuoi, è ovvio – disse. Sapeva come fare. Lasciagli la possibilità di scegliere… e promettigli qualcosa in cambio, se ti asseconda. Forse così poteva farcela a convincerlo. – Ma non sarà con noi in camera dopo – continuò, quindi, abbassando la voce per non farsi sentire dal tassista – cena veloce, puoi anche stare zitto se non ti va di parlare, e poi dritti a casa. Hayden va a dormire, o a giocare con la PS2, quel cazzo che vuole, e io sarò tutto tuo –
Probabilità di successo? Scarse. Ma almeno ci aveva provato.
Nuovamente Colin riportò il suo sguardo su Jared. "Cos'è, siamo passati ai ricatti ora? Da quando il sesso tra noi è diventata merce di scambio?" Ma stavolta si trattenne. Non poteva continuare così tra loro due. Aveva accettato quel film per stare con Jared, non potevano passare metà del tempo a litigare. Lo facevano troppo spesso a casa...
- Sai, Jay... - disse, dopo qualche secondo di silenzio - Se tu mi avessi proposto un altro giorno una cosa del genere, ti avrei risposto che potevi andare a fare in culo. Tu e Hayden. - abbassò la voce per non farsi sentire - Ma sono settimane ormai che non sto un po' da solo con te. -
La sua mano scese ad accarezzare quella di Jared. Avrebbe voluto stringerlo a sé e baciarlo fino a togliergli il fiato. Ma c'era il tassista, non poteva lasciarsi andare.
- Ti voglio, Jay, - mormorò - Per averti sono pronto anche a sopportare Hayden per una cena intera. Ma poi dovrai farti perdonare... –
Jared prese la mano di Colin, e la strinse.
Avrebbe voluto fargli del male, in quel momento. Voleva aiutare un amico, perché lui non lo capiva? Cosa diavolo doveva farsi perdonare? Se Jonathan avesse chiamato per dirgli che aveva bisogno di lui in Irlanda, lui avrebbe preso il primo aereo e sarebbe corso lì. Non avrebbe nemmeno pensato 'ho promesso a Jay un weekend tutto per noi' o 'domani avevamo in programma una giornata insieme, Jay si è fatto sei ore di aereo per stare con me una giornata. Poteva riposarsi dopo tre concerti di fila e invece è qui'. No. Sarebbe partito e basta. E lui, Jared, avrebbe capito.
Ma non era il caso di dirgli che era un egoista del cazzo. Aveva imparato quando era il momento di tacere, di non recriminare, di essere concilianti. Il momento di mettere tutto da parte per evitare una litigata.
- Sì, credo di sapere come farmi perdonare, – sussurrò quindi.
Se fossero stati soli, sarebbe stato il momento di fargli vedere cosa lo aspettava. Ma quel tassista aveva già visto e sentito troppo. Per fortuna a Los Angeles erano abituati a personaggi famosi, e non ci facevano caso. Non più di tanto.
- Però mi prometti che farai del tuo meglio per evitare di litigare con lui? – gli chiese, guardandolo negli occhi. Sapeva benissimo che quando lo guardava in quel modo Colin faceva fatica a dirgli di no. Lo sapevano entrambi.
Colin fissò gli occhi azzurri di Jared. Gli piacevano. Tutto di quell'uomo gli piaceva, ma quegli occhi così dolci e profondi lo facevano impazzire. Jay stava giocando sporco: lo sapeva benissimo che non gli poteva rifiutare nulla se lo guardava così.
- Tenterò, - rispose, incapace di distogliere lo sguardo - Proverò ad essere gentile e a non litigare... -
Il tassista lo interruppe, annunciando che erano arrivati a destinazione. Colin guardò per un attimo la casa in cui avrebbero alloggiato per i prossimi mesi. E quell'attimo gli bastò per fargli perdere la tranquillità che aveva appena ritrovato.
Hayden... Hayden che fumava davanti all'entrata...
- Ci proverò, Jay - continuò, fissando l'attore canadese - Ma dì al tuo amico di fare altrettanto. Se prova a rompermi i coglioni, ne pagherà le conseguenze. -
Jared ignorò l'ultima frase di Colin. Aveva ottenuto la promessa di non litigare con Hayden. Di provarci, almeno. Questo era l'importante.
Scese dall'auto, e raggiunse Hayden nel cortile della casa, lasciando a Colin il tassista e le valige. Lo avrebbe aiutato più tardi a portarle dentro, per ora poteva arrangiarsi a scaricarle.
- Ehi Den! – salutò, sorridendo all'amico.
- Ciao, Jay. – Risposta telegrafica. Non era da lui, di solito parlava fin troppo. – Com’è andato il viaggio? -
Jared si strinse nelle spalle. - Hanno quasi perso i bagagli, ma poteva andare peggio, - disse, - scusa per il ritardo, volevo chiamarti, ma anche evitare una scenata di Colin... ha qualche problema ad accettare il fatto che saremo sullo stesso set, anche se non lo ammette, - spiegò.
Voleva chiedergli di Ewan e Tove, ma aveva paura della risposta.
- Non ci credo… è ancora geloso? –
Il più giovane sollevò gli occhi al cielo. - Duro di comprendonio, vedo. Magari gli faccio un disegnino, appena ho un attimo di tempo. – Buttò la sigaretta a terra, e, mentre la spegneva sotto il tacco della scarpa da ginnastica, le sue dita erano già alla ricerca della successiva.
– Comunque, non ti preoccupare. E’ andato tutto bene. – Hayden fece un vago cenno con il capo verso la villetta. – Sono dentro. -
L'altro diede uno sguardo alla porta, come se potesse vedere attraverso il legno cosa stavano facendo gli altri due uomini all'interno.
- Ti va di entrare? - gli chiese, - così aiuto Colin con le valige. Visto l'umore, è capace di farmi sentire in colpa per tutta la giornata per avergli fatto portare dentro anche le mie, - aggiunse.
- Entriamo pure. Se vi do una mano anch’io va bene, o rischio di farmi staccare un braccio? –
Hayden non era mai riuscito ad andare d’accordo con Colin, e a dire la verità, non si era mai nemmeno sforzato più di tanto. Se lo sopportava, era solo perché Jared sembrava trovarci qualcosa di interessante. "Contento lui, contenti tutti," pensò, accendendosi l’ennesima sigaretta.
Ma Colin non era contento, anzi. Se Jared voleva farlo arrabbiare, ci era riuscito. Lo aveva lasciato lì come uno scemo, insieme ai bagagli e al tassista da pagare, per correre da Hayden.
"Se pensa di potermi usare come se fossi il suo servo, si sbaglia di grosso" pensò, mentre saldava il conto del viaggio e si caricava addosso le valigie. D'altronde, aveva promesso di non litigare con Hayden. Non aveva detto che si sarebbe comportato educatamente.
Sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori mentre si avvicinava ai due. - Buongiorno, Hayden. –
- Ciao, - gli rispose il canadese, senza nemmeno guardarlo in faccia.
Colin si voltò verso Jared, gettandogli davanti ai piedi le valigie. - Ecco i tuoi bagagli, Jay, - aggiunse, continuando a sorridere. Prese la sua e si diresse, senza dire altro, verso la porta d'ingresso. "Finita la cortesia" disse tra sé.
- Ora dovrebbe essere chiaro perché lo chiamo Bastardo Irlandese, - disse Jared, con un sorriso un po' forzato. Avrebbe voluto che Colin e Hayden andassero d'accordo, o almeno di sopportassero. Sarebbe stato tutto più facile, considerando che avevano dei mesi da trascorrere sullo stesso set e nella stessa casa.
Improvvisamente, gli era passata la voglia di entrare in casa. L'idea di trovarsi tra persone che, per un motivo o per un altro, non riuscivano ad andare d'accordo non lo attirava affatto.
- Ottimo inizio, direi, – scherzò.
- Favoloso. E pensa che ti sei perso l’incontro tra me e Tove. -
*****
Ewan era comodamente seduto sul divano del salotto, ma, quando sentì la porta d’entrata aprirsi si alzò. Tove era in cucina a prendere qualcosa da bere e non gli sembrava educato restare seduto senza fare nulla.
Quando vide il nuovo arrivato un mezzo sorriso gli apparve sulle labbra.
- Colin Farrell, – mormorò.
- Ehi, idiota di uno scozzese! - lo salutò Colin. - Cos'è, hai finalmente deciso di buttar via quello stupido gonnellino e di vestirti come una persona normale? –
Conosceva solo di vista Ewan McGregor, ma gli stava simpatico. Sicuramente più di quel biondino canadese...
Ewan restò per un attimo sbalordito dal comportamento di Colin, ma alla fine si mise a ridere.
- Noto che da bravo bastardo irlandese quale sei, non smentisci la tua fama, Farrell. Ti basti sapere che il kilt lo porto solo durante occasioni ufficiali, non vorrei che a qualche maniaco sessuale venissero strane idee al vedermelo addosso. –
- Ottima idea, potrebbe davvero venirmi qualche pensiero osceno nel vedere le tue belle gambe, – ridacchiò Colin.
Si avvicinò al divano e si rese subito conto che qualcosa non andava. "Questo è ubriaco già dalla mattina..."
- Sono contento che non ti sia offeso per la battuta. Non per farmi gli affari tuoi, ma non avevi smesso di bere? Così dicevano i giornali. -
Il sorriso scomparve del tutto dal viso di Ewan. - Ti stai facendo un po’ troppo gli affari miei, Farrell. Diciamo che ho deciso che bere non può farmi più male di altro. –
- Tranquillo, non c'è bisogno di offendersi McGregor. Era solo un'osservazione. Per me puoi fare quello che vuoi della tua vita. -
Prese un profondo respiro prima di continuare. Non era il caso di litigare con tutti gli attori del set, altrimenti avrebbe battuto ogni suo record precedente.
- Vediamo di ripartire col piede giusto, visto che dobbiamo stare insieme su un set. -
- Sì, scusami. Sono solo un po’ nervoso, – rispose Ewan abbozzando un sorriso. Poi si guardò intorno, e notò che mancava qualcosa, o, meglio qualcuno.
- Jared lo hai abbandonato per strada? – gli chiese.
- E' fuori che sta parlando con Hayden, - rispose Colin, con voce neutra - E... diciamo che non mi sentivo il benvenuto in quella conversazione -
Non aveva voglia di parlare di Jared e del suo 'amichetto', così decise di cambiare discorso.
- Ehi, però. Bella casetta. Le nostre camere dove sono? -
Ewan lasciò perdere il discorso su Jared, visto che, a quanto pareva, l’irlandese non aveva la minima voglia di parlarne.
- Al piano di sopra… e dimmi, Farrell, domanda disinteressata la tua, vero? –
- Ma certo, McGregor. Ti sembro un maniaco sessuale? - cercò di rispondere seriamente Colin. Ma non ce la fece: dopo pochi secondi si mise a ridere. - Ok. Sembro un maniaco sessuale. Anzi, lo sono e me ne vanto. –
Anche Ewan scoppiò a ridere.
- Devo ammettere che ero un po’ prevenuto nei tuoi confronti, ma sei meno peggio di quanto pensassi. Non è colpa tua, è una mia particolare avversione nei confronti degli irlandesi. –
Per un attimo, un'ombra passò negli occhi di Ewan, ed un volto si fece strada nella sua mente, e tanti troppi ricordi dolorosi… e tutte le paure tornarono a galla. Tornò verso il divano, su un tavolino di fronte ad esso era appoggiata la sua bottiglia di birra. La prese e ne bevve una lunga sorsata.