Post by ladyanne on Feb 20, 2007 11:30:34 GMT 1
Shannon entrò nell’ufficio di Sean come una furia, del tutto incurante delle urla del suo assistente che gli diceva che l’uomo non voleva essere disturbato. Quando era arrivato agli studi quella mattina, aveva trovato nel suo camerino il copione del nuovo film.
Lo aveva letto, ed il risultato era la rabbia che gli montava dentro. Con gesto stizzito buttò il copione sulla scrivania, proprio sotto il naso di Sean.
- Mi spieghi cosa cazzo significa? –
Sean alzò lo sguardo dai fogli e fissò Shannon negli occhi, stupito.
- Cosa devo spiegarti, Shan? – chiese, togliendosi gli occhiali, – Non sai leggere, per caso? –
Prese il copione in mano e cominciò a sfogliarlo.
- Ah, il nuovo lavoro di Peter. Bene bene… non l’ho ancora letto, com’è? È avvincente? -
- Non me ne fotte un cazzo di com’è! – gli urlò contro Shannon. – Voglio che tu mi spieghi cosa ti passa per la testa! Che cazzo significa che io dovrei essere bottom in questo dannato film? Bottom di Colin Farrell? Ti è dato di volta il cervello, Sean? –
Impossibile che Sean non avesse notato ciò che tutti ormai sapevano. Colin lo odiava. A morte. E Shannon non poteva dargli torto. Erano passati diversi mesi dal giorno a casa sua e da tutto quello che era successo dopo nell’ufficio di Sean e, nonostante più di una volta Shan avesse cercato di parlare con l’irlandese, dall’altra parte aveva trovato solo indifferenza.
La cosa non lo stupiva ed ora, l’idea di dover stare sotto a Colin, non gli piaceva per niente. L’uomo era diventato bravo nel lavoro ma, a quanto si vociferava, estremamente spietato in ciò che faceva.
Sean sospirò con impazienza, come un professore che cerca di far capire qualcosa di semplice ad uno studente particolarmente testone.
- Allora vediamo di interderci, Shan. Potrei dirti che è così perché l’ho deciso io e, siccome qui, comando io, quello che dico è legge. Ma ci conosciamo da anni, quindi ti meriti una spiegazione più approfondita. –
Si alzò in piedi e prese a leggere alcuni passi del copione, camminando su è giù per la stanza.
- ‘Il protagonista è un giovane ragazzo di strada, provato dalle avversità della vita’. E questo sei tu. ‘Un giorno entra in un bar per rubare l’incasso, ma viene scoperto dal padrone del negozio, un uomo rude e dall’aspetto feroce’. Un personaggio perfetto per Colin. ‘Il barista minaccia di denunciarlo alla polizia, ma il ragazzo lo prega di lasciarlo andare: farà tutto quello che lui vorrà. L’uomo allora ne abusa senza scrupoli e lo rende la sua puttana personale. La scena di sesso deve essere molto violenta’. E chi è più violento di Farrell? Ragazzo, Colin è un vero fenomeno. Non ha scrupoli, non ha rimorsi. Scopa e basta, senza porsi domande. Ecco perché ho scelto voi. Chiaro il concetto? -
- Chiarissimo. Se non fosse per il semplice fatto che Farrell mi odia a morte. E mi sta bene l’effetto realistico nei film, lo sai bene Sean, ma qui rischia di finire con me in ospedale, – urlò ancora Shannon.
- Shan… Shan… - il produttore gli si avvicinò e lo accarezzò su una guancia , – non è la prima volta che fai sesso violento, cosa ti può succedere? Al massimo non ti potrai sedere per qualche giorno, ma non devi preoccuparti. Puoi sempre lavorare di bocca, no? –
Sean rise di gusto, mettendo nuovamente il copione nelle mani di Shannon. Amava far vedere che lui era il padrone. Era nato per comandare, lo aveva sempre saputo.
- Se non hai altro da dirmi, puoi tornare nel tuo camerino ad impararti le tue battute a memoria. E mi raccomando: devi sembrare un ragazzino impaurito e docile, quindi levati quell’aria superiore dalla faccia o ti faccio fare una scena bottom con un’intera squadra di calcio, riserve comprese! -
Shannon strinse talmente forte il copione tra le mani che rischiò di spezzarlo. Poi, senza aggiungere una sola parola, uscì dall’ufficio di Sean. Quella storia sarebbe finita male, ne aveva la certezza, ma quando il produttore si metteva in testa qualcosa, quella era.
*****
Con calma Colin spense l’ennesima sigaretta della giornata e si diresse sul set con il suo solito atteggiamento: sguardo fisso davanti a sé, camminata veloce, mani in tasca. Aveva sempre un’aria incazzata che metteva in soggezione chiunque gli si avvicinasse, e a lui stava bene così.
Era solo lavoro, nient’altro. Glielo avevano fatto capire fin troppo bene Sean e Shannon in quell’ufficio. E da allora Colin si eccitava e scopava a comando, senza metterci un briciolo di sé in quel che faceva. Non gli importava se gli altri avevano paura o lo odiavano: era solo lavoro.
Ma quel giorno era speciale per lui. Finalmente avrebbe messo in atto quella vendetta che aspettava da mesi. Se lo si fosse guardato bene in viso, si sarebbe visto un leggero sorriso sulle sue labbra.
Arrivò sul set senza salutare nessuno e si mise in disparte, aspettando il via del regista.
Shannon giunse poco dopo e, senza degnare Colin di una sola parola, si avvicinò al regista, arrivato anche lui in quel momento. L’uomo si avvicinò all’irlandese e Shannon fu costretto a fare la stessa cosa.
- Bene, la scena è semplice e, come sempre, lascio a voi l’iniziativa. Colin devi stuprare Shannon. Non mi pare una cosa molto difficile. Credo sia inutile ricordare che si tratta di finzione; vi voglio convinti, ma non violenti. Sono stato chiaro? Il set è tutto lì: lo so che sembra un porcile, ma è il retro del magazzino del bar, sporco, pieno di casse. Per favore state attenti a non farvi male. –
Shannon era più che certo che, invece, di male se ne sarebbero fatti a volontà, ma come era stato inutile parlare con Sean, altrettanto sarebbe stato farlo con il regista. Senza dire una sola parola si portò al centro del set, consapevole che non poteva fare niente. La palla era in mano a Colin.
L’irlandese si mise di fronte a Shannon, senza dire una parola. Non appena il regista diede il via all’azione, alzò gli occhi e li piantò in quelli dell’altro. Era sicuro che Shan potesse leggervi dentro tutto l’odio che provava verso di lui.
- Cosa cazzo stai facendo qui, ragazzo? – ringhiò, recitando il copione.
- Io… niente signore… ora… ora me ne vado, – mormorò Shan in risposta, recitando a sua volta una parte che non sentiva.
Gli occhi di Colin e tutto il suo essere emanavano odio puro nei suoi confronti. E lui doveva restare lì, impassibile di fronte a quel pazzo. Di fronte a quella furia che gli si stava per scatenare addosso. Ma il lavoro era lavoro e non poteva cambiare le cose.
- Niente? Tu sei entrato qui per rubare, vero? – Improvvisamente Colin gli diede uno schiaffo sulla guancia, non violento come avrebbe voluto, ma forte abbastanza per fargli male senza che il regista interrompesse la scena – Vero? Rispondimi! -
Il dolore bruciante lasciò per un attimo Shannon senza fiato, ma si riprese subito. Colin voleva distruggerlo, ma lui non glielo avrebbe permesso. Poteva fare del suo corpo ciò che voleva, ma non sarebbe riuscito a togliergli il suo orgoglio.
- Io… no, signore, – rispose ancora, sussurrando ed abbassando gli occhi al pavimento.
Il sorriso tornò sulle labbra di Colin. Il suo personaggio stava per godere nel vedere il ragazzo impaurito, disposto a tutto pur di non finire in carcere. Ma lui non vedeva l’ora di far male a Shannon, fargli sentire sulla sua pelle tutto il dolore che aveva dovuto sopportare su quella scrivania.
- Signore io… la prego, non mi denunci, – continuò Shannon, rispettando parola per parole la sua dannatissima parte.
- Perché non dovrei? – Continuando a sorridere, Colin si fece più vicino e gli prese il mento tra le dita, facendogli alzare la testa.
Era bello come se lo ricordava. Per un attimo la sua convinzione vacillò, al ricordo della sua prima volta, quando Shannon lo aveva scopato con dolcezza. Un solo attimo, poi l’odio tornò in lui più forte che mai. Avrebbe dovuto violentarlo, non ingannarlo in quel modo.
- Forse hai qualcosa da offrirmi in cambio? - gli sussurrò.
- Io ho solo il mio corpo, signore, – rispose Shannon, sostenendo il suo sguardo con determinazione. Nemmeno il ragazzo del film avrebbe perso il suo orgoglio, almeno non all’inizio.
- Posso accontentarmi… – mormorò Colin, sorridendo ancora di più.
Con forza lo sollevò e lo sbatté contro il muro di scena, schiacciandocelo contro con il peso del suo corpo.
Il colpo fece trattenere il fiato a Shannon, che si morse un labbro per non gemere dal dolore al petto.
- Non mi faccia male, signore, la prego. Farò tutto ciò che vuole, – dannata parte. Dannata voce petulante che doveva usare, quando l’unica cosa che voleva era girarsi e mollare un pugno dritto nello stomaco di quel bastardo.
- Oh, farà un po’ male all’inizio, ma poi ti piacerà, – recitò Colin, accarezzando il corpo di Shannon attraverso i vestiti, - se mi farai godere, dimenticherò tutto, ragazzino. -
- Io… sì. Lo farò signore, – rispose automaticamente Shannon.
Soddisfatto, Colin si fece indietro lasciandolo andare.
- D’accordo. Spogliati, fammi vedere quello che sai fare, puttanella, – disse, sedendosi su una vecchia poltrona rotta.
Suo malgrado Shannon trovò eccitante il tono usato da Colin: con il tempo l’uomo aveva veramente affinato le sue capacità recitative nel genere.
Senza aggiungere una sola parola e seguendo il copione alla lettera, si mise di fronte a lui, iniziando a togliersi la giacca e la maglietta. Poi iniziò a slacciarsi i pantaloni, ben attento a non guardare mai l’irlandese.
Anche Colin trovò eccitante il modo in cui Shannon si spogliava. Era inutile: lo odiava, ma non poteva non ammettere che gli piaceva. Era l’unico uomo capace di farglielo diventare duro anche fuori dal set.
- Mh, penso di aver fatto un buon affare, – sogghignò, – sei vergine, bambolina? -
- Sì, – gli rispose Shannon finendo di spogliarsi del tutto.
- Meglio. Inginocchiati e vieni qui. Subito! –
Colin allargò le gambe e attese che Shannon obbedisse.
E Shannon lo fece, rispettando quel sfottuto copione alla lettera: camminò a quattro zampe come un cane e andò a mettersi in mezzo alle gambe di Colin. Tutto esattamente come recitava la sua maledettissima parte.
L’irlandese si sbottonò i pantaloni e tirò fuori il suo sesso, quasi completamente eretto.
- Fammi sentire la tua bella boccuccia vergine. Voglio vedere cosa sai fare con un cazzo. –
Accarezzò per un attimo i capelli di Shannon, poi li strinse con violenza, strattonandolo.
- Se osi solo fare qualcosa che non sia leccare e succhiare o se non sei abbastanza bravo nel farmi godere, ti rompo il culo e poi ti faccio arrestare. Sono stato chiaro? –
Un gemito di dolore sfuggì dalle labbra di Shannon quando Colin lo afferrò per i capelli.
- Sì… io… io ho capito. –
Con fare esitante appoggiò le mani sulle sue cosce, poi con la lingua iniziò a leccare il suo sesso per tutta la lunghezza, soffermandosi sulla punta. Gli leccò i testicoli poi, continuando ad accarezzarli con la mano, chiuse la bocca su di lui, iniziando a muoversi lentamente.
- Per essere un novellino ci sai fare, – gemette Colin, abbandonandosi all’indietro.
Un dolore improvviso lo colpì al petto: quella battuta del copione era la stessa frase che Shannon gli aveva detto mesi prima. Si morse con forza il labbro abbassando la testa, in modo che la macchina da presa non potesse vedere la smorfia di sofferenza sul suo volto.
Shannon invece non si rese nemmeno conto delle sue parole, preso com’era a fare ciò che stava facendo. Il sapore di Colin lo stava facendo impazzire e, per un attimo solo, con gli occhi chiusi ed il silenzio che regnava nello studio, pensò veramente di essere di nuovo con lui, in quella camera da letto… pensò di avere ancora una possibilità per rimediare a ciò che aveva permesso di accadere.
Ma Colin non glielo permise: il ricordo gli aveva fatto tornare tutta la rabbia verso di lui, tutta la voglia di vendicarsi. Con uno strattone ai capelli, lo allontanò di nuovo da sé, facendolo cadere all’indietro.
- La tua bocca non mi basta più… - mormorò, lo sguardo carico di odio.
Un urlo di dolore uscì dalle labbra di Shannon quando cadde sul pavimento. Il gesto di Colin era stato del tutto avventato e lui aveva picchiato male un braccio. Ora una fitta di dolore gli si dipanava dal polso fino alla spalla.
Poteva quasi giurare di essersi rotto qualcosa, tanto era forte il dolore. Restò fermo, senza la forza di fare nulla tranne alzare gli occhi per sostenere quello sguardo. Per dimostrare a Colin Farrell che non aveva paura di lui.
Ma a Colin non interessava fargli paura. Voleva solo fargli male, voleva farlo soffrire come lui aveva sofferto. Senza pensare a quello che faceva, lo spinse fino a farlo girare sulla pancia, poi si stese su di lui.
- Non ti piace, bastardo? Neanche a me piaceva quello che mi è successo su quella scrivania, ma tu non hai mosso un dito per aiutarmi. Ti è piaciuto, vero? – gli sussurrò all’orecchio
Shannon appoggiò la mano sana sul pavimento, cercando di sollevarsi, ma non ce la faceva, il dolore gli faceva lacrimare gli occhi ed il peso di Colin sopra di sé era troppo per usare un braccio solo.
- Che cazzo hai in quel fottuto cervello, Farrell? Sei pazzo? Stiamo girando una scena. – bisbigliò di rimando.
Per tutta risposta, Colin entrò con violenza in lui, spingendosi fino in fondo e restando fermo per godere del suo dolore.
Shannon urlò. Urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Sentiva il suo corpo spezzato sotto la furia di Colin. Gli si annebbiò la vista e solo dopo qualche secondo si rese conto che erano le lacrime che gli rigavano il volto a renderla tale.
- Io… non potevo fermarlo, – la sua voce era bassa e carica di tutto il dolore che stava provando. Con ogni probabilità si meritava la rabbia di Colin, ma c’era una cosa che non gli andava: quello non era né il posto né il momento adatto per risolvere i loro problemi.
- Mi hai ingannato, – mormorò Colin. Anche i suoi occhi erano umidi per il ricordo del dolore passato e forse per il dolore di Shannon: una parte di lui continuava ad essere legata all’americano.
Si tirò indietro, fin quasi ad uscire dal suo corpo, poi con la stessa violenza vi rientrò, facendo urlare di nuovo Shannon, che sentì indistintamente dei rumori nervosi tutto intorno a sé.
- Perché lo hai fatto? Sei stato dolce con me, mi hai fatto credere che tutto sarebbe andato per il meglio. Ma era solo un trucco per portarmi da lui, vero? – Colin aveva alzato la voce, ma non gli interessava. Ormai tutti si erano resi conto che nessuno dei due stava più recitando.
Shannon cercava di allontanare Colin, non riusciva a pensare, sentiva solo il sapore delle lacrime in bocca.
- Non potevo… fare… niente… - sussurrò – non posso fermarlo… mai… -
- Stop! – la voce del regista risuonò forte e chiara, – Farrell che cazzo stai facendo? – urlò, mentre due assistenti di scena correvano sul set afferrando Colin per le spalle, tirandolo via da Shannon.
- Lasciatemi! – esclamò l’irlandese, allontanandoli. Si passò le mani sul volto, tornando padrone delle sue emozioni. Guardò con distacco Shannon, ancora sdraiato sul pavimento, mentre gli assistenti cercavano di aiutarlo.
- Ho fatto solo il mio lavoro, – continuò, stavolta con voce fredda, – quello che mi hanno insegnato a fare. Chiamatemi appena il signorino sta meglio, sono nel mio camerino. –
Ciò detto, si allontanò dal set. Sapeva che, non appena la notizia di quello che era successo, fosse giunta agli orecchi di Sean, i due avrebbero avuto un lungo discorso da fare.
Il regista lo guardò andare via scuotendo la testa e, dopo aver lanciato un’occhiata a Shannon, si rese conto che il giovane non avrebbe più potuto recitare per quel giorno. A dire la verità, secondo la sua esperienza, ne sarebbero passati molti prima che avesse potuto riprendere.
Lo aveva letto, ed il risultato era la rabbia che gli montava dentro. Con gesto stizzito buttò il copione sulla scrivania, proprio sotto il naso di Sean.
- Mi spieghi cosa cazzo significa? –
Sean alzò lo sguardo dai fogli e fissò Shannon negli occhi, stupito.
- Cosa devo spiegarti, Shan? – chiese, togliendosi gli occhiali, – Non sai leggere, per caso? –
Prese il copione in mano e cominciò a sfogliarlo.
- Ah, il nuovo lavoro di Peter. Bene bene… non l’ho ancora letto, com’è? È avvincente? -
- Non me ne fotte un cazzo di com’è! – gli urlò contro Shannon. – Voglio che tu mi spieghi cosa ti passa per la testa! Che cazzo significa che io dovrei essere bottom in questo dannato film? Bottom di Colin Farrell? Ti è dato di volta il cervello, Sean? –
Impossibile che Sean non avesse notato ciò che tutti ormai sapevano. Colin lo odiava. A morte. E Shannon non poteva dargli torto. Erano passati diversi mesi dal giorno a casa sua e da tutto quello che era successo dopo nell’ufficio di Sean e, nonostante più di una volta Shan avesse cercato di parlare con l’irlandese, dall’altra parte aveva trovato solo indifferenza.
La cosa non lo stupiva ed ora, l’idea di dover stare sotto a Colin, non gli piaceva per niente. L’uomo era diventato bravo nel lavoro ma, a quanto si vociferava, estremamente spietato in ciò che faceva.
Sean sospirò con impazienza, come un professore che cerca di far capire qualcosa di semplice ad uno studente particolarmente testone.
- Allora vediamo di interderci, Shan. Potrei dirti che è così perché l’ho deciso io e, siccome qui, comando io, quello che dico è legge. Ma ci conosciamo da anni, quindi ti meriti una spiegazione più approfondita. –
Si alzò in piedi e prese a leggere alcuni passi del copione, camminando su è giù per la stanza.
- ‘Il protagonista è un giovane ragazzo di strada, provato dalle avversità della vita’. E questo sei tu. ‘Un giorno entra in un bar per rubare l’incasso, ma viene scoperto dal padrone del negozio, un uomo rude e dall’aspetto feroce’. Un personaggio perfetto per Colin. ‘Il barista minaccia di denunciarlo alla polizia, ma il ragazzo lo prega di lasciarlo andare: farà tutto quello che lui vorrà. L’uomo allora ne abusa senza scrupoli e lo rende la sua puttana personale. La scena di sesso deve essere molto violenta’. E chi è più violento di Farrell? Ragazzo, Colin è un vero fenomeno. Non ha scrupoli, non ha rimorsi. Scopa e basta, senza porsi domande. Ecco perché ho scelto voi. Chiaro il concetto? -
- Chiarissimo. Se non fosse per il semplice fatto che Farrell mi odia a morte. E mi sta bene l’effetto realistico nei film, lo sai bene Sean, ma qui rischia di finire con me in ospedale, – urlò ancora Shannon.
- Shan… Shan… - il produttore gli si avvicinò e lo accarezzò su una guancia , – non è la prima volta che fai sesso violento, cosa ti può succedere? Al massimo non ti potrai sedere per qualche giorno, ma non devi preoccuparti. Puoi sempre lavorare di bocca, no? –
Sean rise di gusto, mettendo nuovamente il copione nelle mani di Shannon. Amava far vedere che lui era il padrone. Era nato per comandare, lo aveva sempre saputo.
- Se non hai altro da dirmi, puoi tornare nel tuo camerino ad impararti le tue battute a memoria. E mi raccomando: devi sembrare un ragazzino impaurito e docile, quindi levati quell’aria superiore dalla faccia o ti faccio fare una scena bottom con un’intera squadra di calcio, riserve comprese! -
Shannon strinse talmente forte il copione tra le mani che rischiò di spezzarlo. Poi, senza aggiungere una sola parola, uscì dall’ufficio di Sean. Quella storia sarebbe finita male, ne aveva la certezza, ma quando il produttore si metteva in testa qualcosa, quella era.
*****
Con calma Colin spense l’ennesima sigaretta della giornata e si diresse sul set con il suo solito atteggiamento: sguardo fisso davanti a sé, camminata veloce, mani in tasca. Aveva sempre un’aria incazzata che metteva in soggezione chiunque gli si avvicinasse, e a lui stava bene così.
Era solo lavoro, nient’altro. Glielo avevano fatto capire fin troppo bene Sean e Shannon in quell’ufficio. E da allora Colin si eccitava e scopava a comando, senza metterci un briciolo di sé in quel che faceva. Non gli importava se gli altri avevano paura o lo odiavano: era solo lavoro.
Ma quel giorno era speciale per lui. Finalmente avrebbe messo in atto quella vendetta che aspettava da mesi. Se lo si fosse guardato bene in viso, si sarebbe visto un leggero sorriso sulle sue labbra.
Arrivò sul set senza salutare nessuno e si mise in disparte, aspettando il via del regista.
Shannon giunse poco dopo e, senza degnare Colin di una sola parola, si avvicinò al regista, arrivato anche lui in quel momento. L’uomo si avvicinò all’irlandese e Shannon fu costretto a fare la stessa cosa.
- Bene, la scena è semplice e, come sempre, lascio a voi l’iniziativa. Colin devi stuprare Shannon. Non mi pare una cosa molto difficile. Credo sia inutile ricordare che si tratta di finzione; vi voglio convinti, ma non violenti. Sono stato chiaro? Il set è tutto lì: lo so che sembra un porcile, ma è il retro del magazzino del bar, sporco, pieno di casse. Per favore state attenti a non farvi male. –
Shannon era più che certo che, invece, di male se ne sarebbero fatti a volontà, ma come era stato inutile parlare con Sean, altrettanto sarebbe stato farlo con il regista. Senza dire una sola parola si portò al centro del set, consapevole che non poteva fare niente. La palla era in mano a Colin.
L’irlandese si mise di fronte a Shannon, senza dire una parola. Non appena il regista diede il via all’azione, alzò gli occhi e li piantò in quelli dell’altro. Era sicuro che Shan potesse leggervi dentro tutto l’odio che provava verso di lui.
- Cosa cazzo stai facendo qui, ragazzo? – ringhiò, recitando il copione.
- Io… niente signore… ora… ora me ne vado, – mormorò Shan in risposta, recitando a sua volta una parte che non sentiva.
Gli occhi di Colin e tutto il suo essere emanavano odio puro nei suoi confronti. E lui doveva restare lì, impassibile di fronte a quel pazzo. Di fronte a quella furia che gli si stava per scatenare addosso. Ma il lavoro era lavoro e non poteva cambiare le cose.
- Niente? Tu sei entrato qui per rubare, vero? – Improvvisamente Colin gli diede uno schiaffo sulla guancia, non violento come avrebbe voluto, ma forte abbastanza per fargli male senza che il regista interrompesse la scena – Vero? Rispondimi! -
Il dolore bruciante lasciò per un attimo Shannon senza fiato, ma si riprese subito. Colin voleva distruggerlo, ma lui non glielo avrebbe permesso. Poteva fare del suo corpo ciò che voleva, ma non sarebbe riuscito a togliergli il suo orgoglio.
- Io… no, signore, – rispose ancora, sussurrando ed abbassando gli occhi al pavimento.
Il sorriso tornò sulle labbra di Colin. Il suo personaggio stava per godere nel vedere il ragazzo impaurito, disposto a tutto pur di non finire in carcere. Ma lui non vedeva l’ora di far male a Shannon, fargli sentire sulla sua pelle tutto il dolore che aveva dovuto sopportare su quella scrivania.
- Signore io… la prego, non mi denunci, – continuò Shannon, rispettando parola per parole la sua dannatissima parte.
- Perché non dovrei? – Continuando a sorridere, Colin si fece più vicino e gli prese il mento tra le dita, facendogli alzare la testa.
Era bello come se lo ricordava. Per un attimo la sua convinzione vacillò, al ricordo della sua prima volta, quando Shannon lo aveva scopato con dolcezza. Un solo attimo, poi l’odio tornò in lui più forte che mai. Avrebbe dovuto violentarlo, non ingannarlo in quel modo.
- Forse hai qualcosa da offrirmi in cambio? - gli sussurrò.
- Io ho solo il mio corpo, signore, – rispose Shannon, sostenendo il suo sguardo con determinazione. Nemmeno il ragazzo del film avrebbe perso il suo orgoglio, almeno non all’inizio.
- Posso accontentarmi… – mormorò Colin, sorridendo ancora di più.
Con forza lo sollevò e lo sbatté contro il muro di scena, schiacciandocelo contro con il peso del suo corpo.
Il colpo fece trattenere il fiato a Shannon, che si morse un labbro per non gemere dal dolore al petto.
- Non mi faccia male, signore, la prego. Farò tutto ciò che vuole, – dannata parte. Dannata voce petulante che doveva usare, quando l’unica cosa che voleva era girarsi e mollare un pugno dritto nello stomaco di quel bastardo.
- Oh, farà un po’ male all’inizio, ma poi ti piacerà, – recitò Colin, accarezzando il corpo di Shannon attraverso i vestiti, - se mi farai godere, dimenticherò tutto, ragazzino. -
- Io… sì. Lo farò signore, – rispose automaticamente Shannon.
Soddisfatto, Colin si fece indietro lasciandolo andare.
- D’accordo. Spogliati, fammi vedere quello che sai fare, puttanella, – disse, sedendosi su una vecchia poltrona rotta.
Suo malgrado Shannon trovò eccitante il tono usato da Colin: con il tempo l’uomo aveva veramente affinato le sue capacità recitative nel genere.
Senza aggiungere una sola parola e seguendo il copione alla lettera, si mise di fronte a lui, iniziando a togliersi la giacca e la maglietta. Poi iniziò a slacciarsi i pantaloni, ben attento a non guardare mai l’irlandese.
Anche Colin trovò eccitante il modo in cui Shannon si spogliava. Era inutile: lo odiava, ma non poteva non ammettere che gli piaceva. Era l’unico uomo capace di farglielo diventare duro anche fuori dal set.
- Mh, penso di aver fatto un buon affare, – sogghignò, – sei vergine, bambolina? -
- Sì, – gli rispose Shannon finendo di spogliarsi del tutto.
- Meglio. Inginocchiati e vieni qui. Subito! –
Colin allargò le gambe e attese che Shannon obbedisse.
E Shannon lo fece, rispettando quel sfottuto copione alla lettera: camminò a quattro zampe come un cane e andò a mettersi in mezzo alle gambe di Colin. Tutto esattamente come recitava la sua maledettissima parte.
L’irlandese si sbottonò i pantaloni e tirò fuori il suo sesso, quasi completamente eretto.
- Fammi sentire la tua bella boccuccia vergine. Voglio vedere cosa sai fare con un cazzo. –
Accarezzò per un attimo i capelli di Shannon, poi li strinse con violenza, strattonandolo.
- Se osi solo fare qualcosa che non sia leccare e succhiare o se non sei abbastanza bravo nel farmi godere, ti rompo il culo e poi ti faccio arrestare. Sono stato chiaro? –
Un gemito di dolore sfuggì dalle labbra di Shannon quando Colin lo afferrò per i capelli.
- Sì… io… io ho capito. –
Con fare esitante appoggiò le mani sulle sue cosce, poi con la lingua iniziò a leccare il suo sesso per tutta la lunghezza, soffermandosi sulla punta. Gli leccò i testicoli poi, continuando ad accarezzarli con la mano, chiuse la bocca su di lui, iniziando a muoversi lentamente.
- Per essere un novellino ci sai fare, – gemette Colin, abbandonandosi all’indietro.
Un dolore improvviso lo colpì al petto: quella battuta del copione era la stessa frase che Shannon gli aveva detto mesi prima. Si morse con forza il labbro abbassando la testa, in modo che la macchina da presa non potesse vedere la smorfia di sofferenza sul suo volto.
Shannon invece non si rese nemmeno conto delle sue parole, preso com’era a fare ciò che stava facendo. Il sapore di Colin lo stava facendo impazzire e, per un attimo solo, con gli occhi chiusi ed il silenzio che regnava nello studio, pensò veramente di essere di nuovo con lui, in quella camera da letto… pensò di avere ancora una possibilità per rimediare a ciò che aveva permesso di accadere.
Ma Colin non glielo permise: il ricordo gli aveva fatto tornare tutta la rabbia verso di lui, tutta la voglia di vendicarsi. Con uno strattone ai capelli, lo allontanò di nuovo da sé, facendolo cadere all’indietro.
- La tua bocca non mi basta più… - mormorò, lo sguardo carico di odio.
Un urlo di dolore uscì dalle labbra di Shannon quando cadde sul pavimento. Il gesto di Colin era stato del tutto avventato e lui aveva picchiato male un braccio. Ora una fitta di dolore gli si dipanava dal polso fino alla spalla.
Poteva quasi giurare di essersi rotto qualcosa, tanto era forte il dolore. Restò fermo, senza la forza di fare nulla tranne alzare gli occhi per sostenere quello sguardo. Per dimostrare a Colin Farrell che non aveva paura di lui.
Ma a Colin non interessava fargli paura. Voleva solo fargli male, voleva farlo soffrire come lui aveva sofferto. Senza pensare a quello che faceva, lo spinse fino a farlo girare sulla pancia, poi si stese su di lui.
- Non ti piace, bastardo? Neanche a me piaceva quello che mi è successo su quella scrivania, ma tu non hai mosso un dito per aiutarmi. Ti è piaciuto, vero? – gli sussurrò all’orecchio
Shannon appoggiò la mano sana sul pavimento, cercando di sollevarsi, ma non ce la faceva, il dolore gli faceva lacrimare gli occhi ed il peso di Colin sopra di sé era troppo per usare un braccio solo.
- Che cazzo hai in quel fottuto cervello, Farrell? Sei pazzo? Stiamo girando una scena. – bisbigliò di rimando.
Per tutta risposta, Colin entrò con violenza in lui, spingendosi fino in fondo e restando fermo per godere del suo dolore.
Shannon urlò. Urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Sentiva il suo corpo spezzato sotto la furia di Colin. Gli si annebbiò la vista e solo dopo qualche secondo si rese conto che erano le lacrime che gli rigavano il volto a renderla tale.
- Io… non potevo fermarlo, – la sua voce era bassa e carica di tutto il dolore che stava provando. Con ogni probabilità si meritava la rabbia di Colin, ma c’era una cosa che non gli andava: quello non era né il posto né il momento adatto per risolvere i loro problemi.
- Mi hai ingannato, – mormorò Colin. Anche i suoi occhi erano umidi per il ricordo del dolore passato e forse per il dolore di Shannon: una parte di lui continuava ad essere legata all’americano.
Si tirò indietro, fin quasi ad uscire dal suo corpo, poi con la stessa violenza vi rientrò, facendo urlare di nuovo Shannon, che sentì indistintamente dei rumori nervosi tutto intorno a sé.
- Perché lo hai fatto? Sei stato dolce con me, mi hai fatto credere che tutto sarebbe andato per il meglio. Ma era solo un trucco per portarmi da lui, vero? – Colin aveva alzato la voce, ma non gli interessava. Ormai tutti si erano resi conto che nessuno dei due stava più recitando.
Shannon cercava di allontanare Colin, non riusciva a pensare, sentiva solo il sapore delle lacrime in bocca.
- Non potevo… fare… niente… - sussurrò – non posso fermarlo… mai… -
- Stop! – la voce del regista risuonò forte e chiara, – Farrell che cazzo stai facendo? – urlò, mentre due assistenti di scena correvano sul set afferrando Colin per le spalle, tirandolo via da Shannon.
- Lasciatemi! – esclamò l’irlandese, allontanandoli. Si passò le mani sul volto, tornando padrone delle sue emozioni. Guardò con distacco Shannon, ancora sdraiato sul pavimento, mentre gli assistenti cercavano di aiutarlo.
- Ho fatto solo il mio lavoro, – continuò, stavolta con voce fredda, – quello che mi hanno insegnato a fare. Chiamatemi appena il signorino sta meglio, sono nel mio camerino. –
Ciò detto, si allontanò dal set. Sapeva che, non appena la notizia di quello che era successo, fosse giunta agli orecchi di Sean, i due avrebbero avuto un lungo discorso da fare.
Il regista lo guardò andare via scuotendo la testa e, dopo aver lanciato un’occhiata a Shannon, si rese conto che il giovane non avrebbe più potuto recitare per quel giorno. A dire la verità, secondo la sua esperienza, ne sarebbero passati molti prima che avesse potuto riprendere.