Post by babyara on Dec 10, 2006 16:28:10 GMT 1
Shannon camminava per il corridoio della villa a passo rapido, continuando a guardare l’orologio; era dannatamente in ritardo e Sean odiava il ritardo.
L’espressione contrariata sul volto del gorilla, fermo davanti alla porta dello studio del suo datore di lavoro, era la conferma che Sean era già su tutte le furie.
Si fermò un attimo prima di bussare, cercando di riprendere fiato e di darsi un contegno; sapeva benissimo da solo che arrivare in ritardo ad un appuntamento, abitando sotto lo stesso tetto di colui che lo stava aspettando, era veramente ridicolo.
Bussò alla porta, aprendola solo quando sentì la voce perentoria dell’uomo dall’altra parte. Una volta nello studio abbozzò un sorriso di scusa che, come sempre, non gli riuscì per nulla. Per quale motivo doveva scusarsi di dieci minuti di ritardo?
Lui non si scusava mai, con nessuno. Così come mai nessuno si era scusato con lui per tutta la sua vita.
- D’accordo sono in ritardo. D’accordo sono un’idiota. D’accordo bla bla bla, hai ragione tu Sean, – disse sedendosi di schianto su una delle sedie di fronte alla scrivania , una gamba lasciata mollemente a penzolare sul bracciolo.
- Finito il teatrino? – chiese Sean, fissandolo con impazienza. Certo, arrabbiarsi per dieci minuti di ritardo era ridicolo, lo sapeva anche lui, ma quello era uno dei tanti piccoli difetti di Shannon che lo facevano andare in bestia.
- Ma possibile che non ci sia niente che prendi seriamente, Shan? – continuò, alzandosi in piedi e camminando per la stanza, con le braccia incrociate sul petto.
- Il mio lavoro, Sean, lo sai benissimo,– gli rispose Shannon serio. Tutto si poteva dire di Shannon Leto, che era un uomo strafottente, borioso e pieno di sé, nonché molto orgoglioso, ma quando si trovava al lavoro, nessuno poteva, ne tanto meno osava, mettere in dubbio la sua professionalità.
- Lo so. Se non fosse così non ti avrei tenuto a lavorare con me per tutto questo tempo. –
Sean si appoggiò al bordo della scrivania, fissando l’altro per un po’ di tempo, senza parlare. Quando lo fece, la sua voce era bassa e tranquilla, segno che l’incazzatura era passata.
- Sei insopportabile alle volte, Shan. Pensi di essere superiore agli altri, non accetti consigli, fai sempre di testa tua. Ma sei il mio miglior attore, ci metti passione in quello che fai. È proprio per questo che ti ho mandato a chiamare. –
Shannon si alzò, andando a mettersi di fronte a lui, le gambe leggermente aperte ed un sorriso malizioso sulle labbra. Era inutile, provocare gli altri era da sempre più forte di lui. In passato, quando batteva la strada, questa era sempre stata una delle sue armi vincenti, il suo pezzo forte per attirare clienti.
- Cosa posso fare per te Sean, visto che sono il migliore? –
- Risparmia le tue doti per altro, bellezza! – esclamò l'uomo, ridendo, – ho proprio il lavoretto adatto per le tue capacità seduttive. –
Senza voltarsi, prese dalla scrivania un curriculum con tanto di foto allegata e lo diede al giovane.
- Ecco qua. Colin Farrell, attore, 30 anni. Ti ricordi di lui? Una carriera promettente spezzata sul nascere da un’accusa di stupro. Lui si difese dicendo che la ragazza era consenziente, ma sai come vanno queste cose a Hollywood. –
Sean si allontanò dal tavolo per prendere un bicchiere di whisky dal suo bar privato.
- Vuoi qualcosa mentre ti appassioni alla lettura? –
- No grazie, – rispose Shannon tornando a sedersi ed iniziando a leggere i fogli del curriculum. Quando ebbe finito lo appoggiò sulla scrivania, stringendosi nelle spalle.
- Cosa dovrei fare io, scusa? Quest’uomo è accusato di stupro Sean, sei così sicuro di volerlo nella tua scuderia? Vuoi forse darti agli snuff movie? –
- Mi deludi, Shan. Quell’uomo è accusato di aver violentato una donna, anche se non penso che lo abbia fatto. Sarà la solita storia: una ragazza ti entra nel letto, tu te la fai in tutte le posizioni e lei va in giro a dire di essere stata violentata solo per un po’ di pubblicità. Non vai in carcere, ma la tua carriera finisce nel cesso. –
Mentre parlava, Sean si rimise nella stessa posizione davanti a Shan: appoggiato alla scrivania, con le gambe allungate in avanti, il bicchiere in una mano mentre con l’altra si sistemava i lunghi capelli biondi.
- A quelli che vengono a vedere i miei film non interessa se il bel giovane che viene scopato sullo schermo ha violentato una donna. No, loro vogliono solo del sesso tra uomini. E tu lo sai meglio di me. –
Shannon alzò le mani in un plateale gesto di resa, sorridendo all’uomo.
- D’accordo, hai perfettamente ragione. Ora resta da solo da capire cosa vuoi che io faccia, Sean. –
- Non lo hai ancora capito? Tu lo devi provare. –
Prevenendo qualsiasi domanda di Shannon, Sean continuò a parlare, prendendo una sigaretta dal pacchetto appoggiato sulla scrivania. - Dalla sua triste storia, è chiaro che a Colin piacciono le donne. Ora, cosa me ne faccio di un eterosessuale? Lui mi ha detto di aver già avuto delle avventure con degli uomini, di essere bisex insomma, ma voglio esserne pienamente sicuro. –
Si fermò un attimo per accendere, tornando subito dopo a fissare l'altro negli occhi.
– Temo che il nostro stupratore sia venuto qui per disperazione e io non voglio mettermi sulle spalle un incapace sull’orlo del suicidio. –
Shannon scosse la testa, prendendo il pacchetto di sigarette di Sean ed accendendosene una a sua volta. Tirò una lunga boccata, intento a seguire il filo dei suoi pensieri.
- Capisco. Sean dimmi una cosa, per quale assurdo motivo dovrei farlo? Avanti, pensaci. Sono il tuo attore di punta, il migliore. Perché non mandi uno dei tanti ragazzi che lavorano per te? In fin dei conti non ci vuole molto per capire se uno è bisex o etero, avanti. –
- Oh, non mi ero mai accorto di avere tra i miei attori il Laurence Olivier del porno! – ribatté Sean, ridendo di gusto, contagiando anche Shan che si rese presto conto di quanto il suo ego fosse aumentato a dismisura.
Posò il bicchiere sulla scrivania e spense la sigaretta nel portacenere, prima di piegarsi in avanti, le mani appoggiate sui braccioli della sedia, gli occhi fissi in quelli di Shannon.
- Hai detto la cosa giusta, sei il migliore. Tu saresti capace di farlo diventare duro anche ad un santo ed è proprio quello che voglio. Parliamoci chiaro: a me Colin interessa, ma non voglio spendere soldi e tempo per un capriccio. Quindi, se ti metti di impegno, puoi convincerlo che essere gay non è poi così male, no? –
Shannon si alzò, obbligando Sean a rialzarsi a sua volta. Gli si avvicinò di più, fino a sistemarsi tra le sue gambe, appoggiandogli una mano sulla coscia.
- Tu mi lusinghi quando dici che lo farei diventare duro anche ad un santo, non riesco proprio a capire come sarebbe possibile, sai? Come posso io, così dolce ed indifeso, fare una cosa del genere? – gli chiese fingendosi serio, mentre si passava maliziosamente la lingua sulle labbra.
- Non ci credi? Allora prova a mettere una mano tra le mie gambe e controlla, – rispose Sean, sorridendo divertito. Ormai quel gioco si ripeteva da anni, da quando lo aveva raccolto da una strada e lo aveva fatto entrare nella sua casa, trovandogli un lavoro.
Shannon avvicinò il viso a quello di Sean, passandogli la lingua sulle labbra, poi si scostò da lui, fissandosi le mani.
- Sai Sean, io sono un professionista. Non faccio sesso così, senza motivo. Poi a me piacciono sensazioni forti, tu sei troppo vecchio per farmele provare ormai, voglio carne giovane. –
Si divertiva un mondo a giocare con lui, lo aveva sempre fatto. Sean era un ottimo amante, ma provocarlo serviva solo ad eccitarlo di più, e, di conseguenza, a far godere di più lui.
- Io posso farti provare tutte le sensazioni che vuoi, bimbo. –
Il sorriso non aveva abbandonato il volto di Sean, conosceva quel gioco e gli piaceva. Lo prese per i fianchi e se lo tirò contro, baciandolo con violenza.
Shannon rispose al bacio, afferrandogli i capelli con forza e spingendosi di più contro di lui. Quando si staccò dalla bocca del suo amante, il sorriso non aveva abbandonato il suo volto.
- Baci bene, ma è altro che voglio, lo sai. –
- Anch’io, – si limitò a rispondere Sean, – anch’io voglio altro da te. –
Continuando a guardarlo negli occhi, aprì la cintura dei jeans di Shannon e la sfilò.
- E tu me lo darai, vero? Altrimenti lo sai quello che ti succederà… -
Shannon incrociò le braccia sul petto, negli occhi la sfida.
- Cosa mi può succedere? Vuoi farmi male Sean? Vuoi rovinare il migliore dei tuoi attori? Non ne saresti capace… - ma Shan sapeva che l’uomo ne era più che capace. Quanti lividi si erano lasciati a vicenda in quegli anni? Quanto piacere avevano condiviso condito dal dolore? L’uomo non se lo ricordava.
Senza rispondere, Sean si allontanò da lui e gli girò intorno, studiando quel corpo che gli aveva dato piacere e gli aveva fruttato un sacco di soldi. Gli uomini amavano Shannon, era il loro sogno erotico preferito. Ma solo lui poteva portarselo a letto. Quello che faceva sul set con gli altri attori era solo lavoro, quello che faceva nel letto del Signor Bean era sesso… e del migliore.
Senza pensarci due volte, fece schioccare la cintura e lo colpì sul fianco destro. Il colpo sarebbe stato attutito dalla felpa, ma l’uomo sapeva come far male. Molto male.
Più che il dolore fu la sorpresa a far mordere forte un labbro a Shan; sapeva di doversi aspettare di tutto da Sean, ma alle volte il produttore sapeva essere imprevedibile. Quel giorno aveva deciso di giocare così, bene, lui ci stava.
- Sean, Sean, Sean… sei deboluccio… - mormorò.
- Davvero? Scusami, cercherò di far meglio. –
Nuovamente usò la cintura come una frusta, colpendolo stavolta sulla mano destra. Il sorriso di Sean si allargò alla vista del segno rosso che aveva prodotto sulla pelle bianca.
- Cosa ne pensi adesso? -
- Fanculo! – urlò Shannon, stringendosi la mano al petto.
Guardò Sean furioso, ma anche incuriosito da ciò che stava facendo.
- Ti è dato di volta il cervello per caso? –
- Che ti prende, Shan? Non ti piace il gioco? – Il produttore si portò dietro di lui, mettendogli la cintura attorno al suo collo e cominciando a muoverla, come se volesse tagliargli la carne.
- Lo sai che basterebbe una minima pressione per toglierti il respiro? – gli sussurrò all’orecchio con voce dolce.
Shannon sorrise, abbandonando la testa all’indietro sulla sua spalla.
- Ma non lo farai… almeno non prima di avermi scopato… o picchiato? O entrambe le cose? –
- Vedo che impari in fretta. E ora spogliati! – ordinò l’altro con fermezza, come chi sa di essere il padrone e voglia essere obbedito all’istante.
Ma la reazione di Shannon fu una sonora risata, mentre con passo lento andò a sedersi sul divano di Sean. Appoggiò la schiena all’indietro, le gambe aperte in una posizione invitante, mentre con la mano si accarezzava l’erezione visibile attraverso la stoffa dei jeans.
- Spogliarmi per te? Non sia mai… perché non vieni qui, non stai zitto e ti limiti a prendermelo in bocca? –
- Perché? Perché il padrone sono io, fino a prova contraria. –
Si avvicinò al divano, muovendosi con lentezza; quando gli fu accanto, gli prese il mento e lo obbligò a guardarlo negli occhi.
- Sono io che comando qua e tu devi portarmi rispetto, come tutti. -
“D’accordo Sean,” pensò Shannon, “giochiamo a modo tuo. Per oggi…” .
Shannon lo scansò alzandosi in piedi e portandosi nel centro della stanza, gli occhi fissi in quelli di Sean. Con estrema lentezza si slacciò la felpa lasciandosela scivolare lungo le braccia muscolose, fino a farla finire a terra. La maglietta fece la stessa fine, lasciandolo a petto nudo. Un uomo dal fisico perfettamente scolpito. Forse non eccezionalmente bello, ma molto eccitante.
Shannon lo sapeva.
Si portò un dito in bocca, succhiandolo, poi se lo passò sul petto, soffermandosi sui capezzoli.
- Mmmm, ti piace lo spettacolo, Sean? – sussurrò.
- Moltissimo, Shan, – rispose Sean. Il corpo nudo del giovane era sempre stato uno spettacolo provocante, lo sapeva perfettamente. Non sceglieva i suoi uomini a caso, dopotutto.
Si avvicinò a lui, fino a sfiorare il petto col suo.
- Siediti… - disse in un sussurro al suo orecchio. Stavolta non era un ordine, ma una richiesta, – siediti e ti farò divertire. -
Shannon lo fece, senza dire una sola parola.
- Sono tutto tuo, Sean. –
L’uomo tornò da lui, sfilandosi la cravatta.
- Metti i polsi dietro la schiena. Lo so che ti piace non poter usare le mani… piace anche a me. -
Ancora una volta Shannon obbedì, docile come un cagnolino. Si tirò un attimo avanti, portando le mani dietro la schiena ed aspettando che Sean gliele legasse, visto che non voleva lasciarlo libero di usarle; infatti il produttore gliele legò con un nodo molto stretto.
Si inginocchiò di fronte a Shannon, accarezzando l’erezione attraverso la stoffa dei jeans.
- Avrei tanta voglia di legarti anche le caviglie e di lasciarti qui fino a che non mi viene voglia di liberarti. Ma tra poco Colin sarà qui e non possiamo farci trovare così, vero? –
Gli sbottonò i pantaloni, continuando a parlare con la sua voce calda e tranquilla. – Anche se… io che te lo succhio, tu sdraiato sulla scrivania che urli di piacere mentre ti scopo… penso che deciderebbe subito di unirsi a noi, non trovi? –
In pochi istanti, i jeans e i boxer di Shannon erano intorno alle sue caviglie e ora Sean ammirava il sesso dell’uomo, senza aver intenzione di toccarlo.
Shannon aveva osservato in silenzio ogni gesto di Sean, assimilato ogni sua parola.
- Oppure anziché unirsi a noi scapperebbe, ritenendoci due maniaci. Fammi vedere quanto sei maniaco, succhiamelo Sean. –
Senza attendere oltre, il produttore avvicinò la bocca all’erezione di Shannon e cominciò a leccarla lentamente, come se volesse gustarne il sapore. La sua lingua girava intorno in un movimento continuo, teso a far impazzire di piacere l’attore.
L’uomo buttò indietro la testa, inarcando la schiena per cercare più contatto con la lingua di Sean. Gemiti sempre più forti gli uscivano dalle labbra, senza che nemmeno tentasse di frenarli.
- Cazzo Sean, muoviti. –
Normalmente l'uomo non avrebbe obbedito: avrebbe continuato a torturare la sua vittima, fino a portarla al limite. Ma i minuti passavano e presto la sua guardia avrebbe bussato alla porta per annunciargli l’arrivo di Mr. Farrell; malgrado le aspettative, non era il caso di farsi trovare in quella posizione.
Così richiuse la bocca sul sesso di Shannon e lo succhiò, stringendo il più possibile le labbra per aumentare la pressione.
Shannon si spinse ancora di più contro di lui, gemendo più forte. Istintivamente cercò di liberare le mani, voleva premere quella testa sulla sua erezione, voleva tirare i capelli di Sean, voleva fargli male.
- Voglio farti male… - mormorò tra i gemiti.
Ma Sean non aveva tempo per giocare. Dovevano aspettare la notte, quando uno dei due avrebbe legato l’altro al letto, torturandolo per ore.
Non ora, non potevano. Accelerò il ritmo, cercando di farlo venire il prima possibile. Sentiva il suo sesso premere contro i pantaloni, era così duro da fargli male; doveva scoparsi Shannon oppure sarebbe venuto senza neanche bisogno di toccarsi. Cosa da evitare quando si aspettano ospiti e non si ha il tempo di cambiarsi.
- Bastardo, - bisbigliò Shannon, – scopami Sean. Scopami subito. –
- Non ti piace la mia bocca? – chiese Sean, lasciandolo andare.
Si alzò in piedi e lo tirò su con violenza, spingendolo contro la scrivania. Le buone maniere non erano mai state il suo forte, soprattutto quando era eccitato.
- Mettiti in posizione, puttanella! – ansimò, mentre si sbottonava i pantaloni e prendeva il necessario dal cassetto del tavolo. – Ora ti farò urlare fino a perdere la voce. -
- E’ quello che spero bastardo, – gli rispose Shannon, cercando di appoggiarsi al piano della scrivania come meglio poteva, visto le mani legate.
- Sdraiati sulla pancia, voglio montarti per bene! – rise Sean, osservando i suoi sforzi mentre si infilava il preservativo. La situazione lo divertiva enormemente.
- Sean non rompere le palle e scopami!- lo rimbeccò Shannon.
- Ti stai prendendo troppe libertà ragazzino! – esclamò il produttore, ridendo ancora più forte e accompagnando le sue parole con una manata su quel bel sedere sodo.
Shannon non riuscì a trattenere un urlo a causa del bruciore che gli provocò la pacca di Sean, ma, subito dopo, si passò la lingua sulle labbra, sorridendo.
- Non sono un ragazzino, Sean. Sono cresciuto ormai. –
L'uomo afferrò la bottiglietta di lubrificante e se ne versò un po' sulle dita, prima di farle entrare dentro Shannon.
- Mai fare di fretta, rischi di rovinare la merce. -
Per un solo attimo Shannon si irrigidì, ma quando si rilassò provò un piacere così intenso da gemere forte. Non ce la faceva più, lo voleva, voleva essere preso, subito. Ed era tutto dire, considerato il fatto che Sean era l’unica persona che poteva fargli quello che stava facendo. Con tutti gli altri uomini con cui andava letto, era lui che comandava.
- Sean… ti prego… scopami… -
Sean non lo fece aspettare oltre: anche lui non ce la faceva più. Con una spinta sola fu dentro di lui e subito cominciò a muoversi, gemendo sempre più forte man mano che aumentava il ritmo, le mani che stringevano con forza i fianchi di Shannon.
- Avanti… fammi sentire come urli, puttana! – disse tra i sospiri.
Shannon non riuscì a trattenersi tanto intensi erano il dolore ed il piacere che stava provando. Ad ogni nuova spinta di Sean, le sue urla diventavano più forti ed il respiro più rapido.
- Di più… Sean… -
Le grida di Sean si unirono a quelle di Shannon e crebbero di intensità man mano che si avvicinava il momento dell’orgasmo. Ancora due o tre colpi e l’uomo sarebbero venuto, cosa che Shannon fece subito, urlando se possibile ancora più forte, scosso dal piacere.
Sean lo seguì poco dopo. Si appoggiò distrutto al corpo di Shannon, accarezzandogli la schiena.
- Sei stato bravo e meriti un premio, – disse ansimando ancora per lo sforzo, mentre le sue dita seguivano il profilo dei muscoli dell’uomo, – stanotte potrai farmi tutto quello che vorrai, sarò nelle tue mani. –
- Slegami, Sean, subito, prima che arrivi Farrell, – mormorò Shannon.
- Me ne ero dimenticato, – sospirò l’altro deluso. Slegò i polsi di Shannon e si diresse verso il suo bagno privato, per rimettersi a posto.
Si sciacquò le mani e il viso, si richiuse i pantaloni e gettò la cravatta su una sedia, prendendone un’altra dal mobiletto. Ne aveva sempre qualcuna di ricambio per ogni evenienza.
- Come pensi di agire con lui? – chiese, mentre si sistemava davanti allo specchio.
Shannon entrò a sua volta nel bagno e, dopo aver appoggiato le mani sulle spalle di Sean, lo costrinse a girarsi, appoggiando la bocca sulla sua e baciandolo piano, con dolcezza. Quando si staccarono dal bacio un sorriso malizioso e cattivello era dipinto sul volto dell’attore.
- Prima sappi che questa notte lascerò sulla tua pelle segni che ti bruceranno a lungo, ti farò male Sean, tanto. Poi ti farò godere alla follia. –
Sean si limitò a sorridere, fissando il ragazzo.
Shannon si mise al suo fianco, ripulendosi con calma, cercando di riflettere su Colin Farrell.
- Non so come agirò con lui, credo che farò quello che faccio sempre. Seguirò il mio istinto. Tu però lasciaci soli, voglio parlare con lui senza te in mezzo ai piedi. –
Detto questo uscì dal bagno per rivestirsi.
- Era quello che avevo intenzione di fare, Shan, – disse il produttore, seguendolo e appoggiandosi allo stipite della porta, mentre lo osservava, – cerca di provocarlo, vedi come reagisce. Non importa che te lo scopi, basta che lui sia interessato. -
L’espressione contrariata sul volto del gorilla, fermo davanti alla porta dello studio del suo datore di lavoro, era la conferma che Sean era già su tutte le furie.
Si fermò un attimo prima di bussare, cercando di riprendere fiato e di darsi un contegno; sapeva benissimo da solo che arrivare in ritardo ad un appuntamento, abitando sotto lo stesso tetto di colui che lo stava aspettando, era veramente ridicolo.
Bussò alla porta, aprendola solo quando sentì la voce perentoria dell’uomo dall’altra parte. Una volta nello studio abbozzò un sorriso di scusa che, come sempre, non gli riuscì per nulla. Per quale motivo doveva scusarsi di dieci minuti di ritardo?
Lui non si scusava mai, con nessuno. Così come mai nessuno si era scusato con lui per tutta la sua vita.
- D’accordo sono in ritardo. D’accordo sono un’idiota. D’accordo bla bla bla, hai ragione tu Sean, – disse sedendosi di schianto su una delle sedie di fronte alla scrivania , una gamba lasciata mollemente a penzolare sul bracciolo.
- Finito il teatrino? – chiese Sean, fissandolo con impazienza. Certo, arrabbiarsi per dieci minuti di ritardo era ridicolo, lo sapeva anche lui, ma quello era uno dei tanti piccoli difetti di Shannon che lo facevano andare in bestia.
- Ma possibile che non ci sia niente che prendi seriamente, Shan? – continuò, alzandosi in piedi e camminando per la stanza, con le braccia incrociate sul petto.
- Il mio lavoro, Sean, lo sai benissimo,– gli rispose Shannon serio. Tutto si poteva dire di Shannon Leto, che era un uomo strafottente, borioso e pieno di sé, nonché molto orgoglioso, ma quando si trovava al lavoro, nessuno poteva, ne tanto meno osava, mettere in dubbio la sua professionalità.
- Lo so. Se non fosse così non ti avrei tenuto a lavorare con me per tutto questo tempo. –
Sean si appoggiò al bordo della scrivania, fissando l’altro per un po’ di tempo, senza parlare. Quando lo fece, la sua voce era bassa e tranquilla, segno che l’incazzatura era passata.
- Sei insopportabile alle volte, Shan. Pensi di essere superiore agli altri, non accetti consigli, fai sempre di testa tua. Ma sei il mio miglior attore, ci metti passione in quello che fai. È proprio per questo che ti ho mandato a chiamare. –
Shannon si alzò, andando a mettersi di fronte a lui, le gambe leggermente aperte ed un sorriso malizioso sulle labbra. Era inutile, provocare gli altri era da sempre più forte di lui. In passato, quando batteva la strada, questa era sempre stata una delle sue armi vincenti, il suo pezzo forte per attirare clienti.
- Cosa posso fare per te Sean, visto che sono il migliore? –
- Risparmia le tue doti per altro, bellezza! – esclamò l'uomo, ridendo, – ho proprio il lavoretto adatto per le tue capacità seduttive. –
Senza voltarsi, prese dalla scrivania un curriculum con tanto di foto allegata e lo diede al giovane.
- Ecco qua. Colin Farrell, attore, 30 anni. Ti ricordi di lui? Una carriera promettente spezzata sul nascere da un’accusa di stupro. Lui si difese dicendo che la ragazza era consenziente, ma sai come vanno queste cose a Hollywood. –
Sean si allontanò dal tavolo per prendere un bicchiere di whisky dal suo bar privato.
- Vuoi qualcosa mentre ti appassioni alla lettura? –
- No grazie, – rispose Shannon tornando a sedersi ed iniziando a leggere i fogli del curriculum. Quando ebbe finito lo appoggiò sulla scrivania, stringendosi nelle spalle.
- Cosa dovrei fare io, scusa? Quest’uomo è accusato di stupro Sean, sei così sicuro di volerlo nella tua scuderia? Vuoi forse darti agli snuff movie? –
- Mi deludi, Shan. Quell’uomo è accusato di aver violentato una donna, anche se non penso che lo abbia fatto. Sarà la solita storia: una ragazza ti entra nel letto, tu te la fai in tutte le posizioni e lei va in giro a dire di essere stata violentata solo per un po’ di pubblicità. Non vai in carcere, ma la tua carriera finisce nel cesso. –
Mentre parlava, Sean si rimise nella stessa posizione davanti a Shan: appoggiato alla scrivania, con le gambe allungate in avanti, il bicchiere in una mano mentre con l’altra si sistemava i lunghi capelli biondi.
- A quelli che vengono a vedere i miei film non interessa se il bel giovane che viene scopato sullo schermo ha violentato una donna. No, loro vogliono solo del sesso tra uomini. E tu lo sai meglio di me. –
Shannon alzò le mani in un plateale gesto di resa, sorridendo all’uomo.
- D’accordo, hai perfettamente ragione. Ora resta da solo da capire cosa vuoi che io faccia, Sean. –
- Non lo hai ancora capito? Tu lo devi provare. –
Prevenendo qualsiasi domanda di Shannon, Sean continuò a parlare, prendendo una sigaretta dal pacchetto appoggiato sulla scrivania. - Dalla sua triste storia, è chiaro che a Colin piacciono le donne. Ora, cosa me ne faccio di un eterosessuale? Lui mi ha detto di aver già avuto delle avventure con degli uomini, di essere bisex insomma, ma voglio esserne pienamente sicuro. –
Si fermò un attimo per accendere, tornando subito dopo a fissare l'altro negli occhi.
– Temo che il nostro stupratore sia venuto qui per disperazione e io non voglio mettermi sulle spalle un incapace sull’orlo del suicidio. –
Shannon scosse la testa, prendendo il pacchetto di sigarette di Sean ed accendendosene una a sua volta. Tirò una lunga boccata, intento a seguire il filo dei suoi pensieri.
- Capisco. Sean dimmi una cosa, per quale assurdo motivo dovrei farlo? Avanti, pensaci. Sono il tuo attore di punta, il migliore. Perché non mandi uno dei tanti ragazzi che lavorano per te? In fin dei conti non ci vuole molto per capire se uno è bisex o etero, avanti. –
- Oh, non mi ero mai accorto di avere tra i miei attori il Laurence Olivier del porno! – ribatté Sean, ridendo di gusto, contagiando anche Shan che si rese presto conto di quanto il suo ego fosse aumentato a dismisura.
Posò il bicchiere sulla scrivania e spense la sigaretta nel portacenere, prima di piegarsi in avanti, le mani appoggiate sui braccioli della sedia, gli occhi fissi in quelli di Shannon.
- Hai detto la cosa giusta, sei il migliore. Tu saresti capace di farlo diventare duro anche ad un santo ed è proprio quello che voglio. Parliamoci chiaro: a me Colin interessa, ma non voglio spendere soldi e tempo per un capriccio. Quindi, se ti metti di impegno, puoi convincerlo che essere gay non è poi così male, no? –
Shannon si alzò, obbligando Sean a rialzarsi a sua volta. Gli si avvicinò di più, fino a sistemarsi tra le sue gambe, appoggiandogli una mano sulla coscia.
- Tu mi lusinghi quando dici che lo farei diventare duro anche ad un santo, non riesco proprio a capire come sarebbe possibile, sai? Come posso io, così dolce ed indifeso, fare una cosa del genere? – gli chiese fingendosi serio, mentre si passava maliziosamente la lingua sulle labbra.
- Non ci credi? Allora prova a mettere una mano tra le mie gambe e controlla, – rispose Sean, sorridendo divertito. Ormai quel gioco si ripeteva da anni, da quando lo aveva raccolto da una strada e lo aveva fatto entrare nella sua casa, trovandogli un lavoro.
Shannon avvicinò il viso a quello di Sean, passandogli la lingua sulle labbra, poi si scostò da lui, fissandosi le mani.
- Sai Sean, io sono un professionista. Non faccio sesso così, senza motivo. Poi a me piacciono sensazioni forti, tu sei troppo vecchio per farmele provare ormai, voglio carne giovane. –
Si divertiva un mondo a giocare con lui, lo aveva sempre fatto. Sean era un ottimo amante, ma provocarlo serviva solo ad eccitarlo di più, e, di conseguenza, a far godere di più lui.
- Io posso farti provare tutte le sensazioni che vuoi, bimbo. –
Il sorriso non aveva abbandonato il volto di Sean, conosceva quel gioco e gli piaceva. Lo prese per i fianchi e se lo tirò contro, baciandolo con violenza.
Shannon rispose al bacio, afferrandogli i capelli con forza e spingendosi di più contro di lui. Quando si staccò dalla bocca del suo amante, il sorriso non aveva abbandonato il suo volto.
- Baci bene, ma è altro che voglio, lo sai. –
- Anch’io, – si limitò a rispondere Sean, – anch’io voglio altro da te. –
Continuando a guardarlo negli occhi, aprì la cintura dei jeans di Shannon e la sfilò.
- E tu me lo darai, vero? Altrimenti lo sai quello che ti succederà… -
Shannon incrociò le braccia sul petto, negli occhi la sfida.
- Cosa mi può succedere? Vuoi farmi male Sean? Vuoi rovinare il migliore dei tuoi attori? Non ne saresti capace… - ma Shan sapeva che l’uomo ne era più che capace. Quanti lividi si erano lasciati a vicenda in quegli anni? Quanto piacere avevano condiviso condito dal dolore? L’uomo non se lo ricordava.
Senza rispondere, Sean si allontanò da lui e gli girò intorno, studiando quel corpo che gli aveva dato piacere e gli aveva fruttato un sacco di soldi. Gli uomini amavano Shannon, era il loro sogno erotico preferito. Ma solo lui poteva portarselo a letto. Quello che faceva sul set con gli altri attori era solo lavoro, quello che faceva nel letto del Signor Bean era sesso… e del migliore.
Senza pensarci due volte, fece schioccare la cintura e lo colpì sul fianco destro. Il colpo sarebbe stato attutito dalla felpa, ma l’uomo sapeva come far male. Molto male.
Più che il dolore fu la sorpresa a far mordere forte un labbro a Shan; sapeva di doversi aspettare di tutto da Sean, ma alle volte il produttore sapeva essere imprevedibile. Quel giorno aveva deciso di giocare così, bene, lui ci stava.
- Sean, Sean, Sean… sei deboluccio… - mormorò.
- Davvero? Scusami, cercherò di far meglio. –
Nuovamente usò la cintura come una frusta, colpendolo stavolta sulla mano destra. Il sorriso di Sean si allargò alla vista del segno rosso che aveva prodotto sulla pelle bianca.
- Cosa ne pensi adesso? -
- Fanculo! – urlò Shannon, stringendosi la mano al petto.
Guardò Sean furioso, ma anche incuriosito da ciò che stava facendo.
- Ti è dato di volta il cervello per caso? –
- Che ti prende, Shan? Non ti piace il gioco? – Il produttore si portò dietro di lui, mettendogli la cintura attorno al suo collo e cominciando a muoverla, come se volesse tagliargli la carne.
- Lo sai che basterebbe una minima pressione per toglierti il respiro? – gli sussurrò all’orecchio con voce dolce.
Shannon sorrise, abbandonando la testa all’indietro sulla sua spalla.
- Ma non lo farai… almeno non prima di avermi scopato… o picchiato? O entrambe le cose? –
- Vedo che impari in fretta. E ora spogliati! – ordinò l’altro con fermezza, come chi sa di essere il padrone e voglia essere obbedito all’istante.
Ma la reazione di Shannon fu una sonora risata, mentre con passo lento andò a sedersi sul divano di Sean. Appoggiò la schiena all’indietro, le gambe aperte in una posizione invitante, mentre con la mano si accarezzava l’erezione visibile attraverso la stoffa dei jeans.
- Spogliarmi per te? Non sia mai… perché non vieni qui, non stai zitto e ti limiti a prendermelo in bocca? –
- Perché? Perché il padrone sono io, fino a prova contraria. –
Si avvicinò al divano, muovendosi con lentezza; quando gli fu accanto, gli prese il mento e lo obbligò a guardarlo negli occhi.
- Sono io che comando qua e tu devi portarmi rispetto, come tutti. -
“D’accordo Sean,” pensò Shannon, “giochiamo a modo tuo. Per oggi…” .
Shannon lo scansò alzandosi in piedi e portandosi nel centro della stanza, gli occhi fissi in quelli di Sean. Con estrema lentezza si slacciò la felpa lasciandosela scivolare lungo le braccia muscolose, fino a farla finire a terra. La maglietta fece la stessa fine, lasciandolo a petto nudo. Un uomo dal fisico perfettamente scolpito. Forse non eccezionalmente bello, ma molto eccitante.
Shannon lo sapeva.
Si portò un dito in bocca, succhiandolo, poi se lo passò sul petto, soffermandosi sui capezzoli.
- Mmmm, ti piace lo spettacolo, Sean? – sussurrò.
- Moltissimo, Shan, – rispose Sean. Il corpo nudo del giovane era sempre stato uno spettacolo provocante, lo sapeva perfettamente. Non sceglieva i suoi uomini a caso, dopotutto.
Si avvicinò a lui, fino a sfiorare il petto col suo.
- Siediti… - disse in un sussurro al suo orecchio. Stavolta non era un ordine, ma una richiesta, – siediti e ti farò divertire. -
Shannon lo fece, senza dire una sola parola.
- Sono tutto tuo, Sean. –
L’uomo tornò da lui, sfilandosi la cravatta.
- Metti i polsi dietro la schiena. Lo so che ti piace non poter usare le mani… piace anche a me. -
Ancora una volta Shannon obbedì, docile come un cagnolino. Si tirò un attimo avanti, portando le mani dietro la schiena ed aspettando che Sean gliele legasse, visto che non voleva lasciarlo libero di usarle; infatti il produttore gliele legò con un nodo molto stretto.
Si inginocchiò di fronte a Shannon, accarezzando l’erezione attraverso la stoffa dei jeans.
- Avrei tanta voglia di legarti anche le caviglie e di lasciarti qui fino a che non mi viene voglia di liberarti. Ma tra poco Colin sarà qui e non possiamo farci trovare così, vero? –
Gli sbottonò i pantaloni, continuando a parlare con la sua voce calda e tranquilla. – Anche se… io che te lo succhio, tu sdraiato sulla scrivania che urli di piacere mentre ti scopo… penso che deciderebbe subito di unirsi a noi, non trovi? –
In pochi istanti, i jeans e i boxer di Shannon erano intorno alle sue caviglie e ora Sean ammirava il sesso dell’uomo, senza aver intenzione di toccarlo.
Shannon aveva osservato in silenzio ogni gesto di Sean, assimilato ogni sua parola.
- Oppure anziché unirsi a noi scapperebbe, ritenendoci due maniaci. Fammi vedere quanto sei maniaco, succhiamelo Sean. –
Senza attendere oltre, il produttore avvicinò la bocca all’erezione di Shannon e cominciò a leccarla lentamente, come se volesse gustarne il sapore. La sua lingua girava intorno in un movimento continuo, teso a far impazzire di piacere l’attore.
L’uomo buttò indietro la testa, inarcando la schiena per cercare più contatto con la lingua di Sean. Gemiti sempre più forti gli uscivano dalle labbra, senza che nemmeno tentasse di frenarli.
- Cazzo Sean, muoviti. –
Normalmente l'uomo non avrebbe obbedito: avrebbe continuato a torturare la sua vittima, fino a portarla al limite. Ma i minuti passavano e presto la sua guardia avrebbe bussato alla porta per annunciargli l’arrivo di Mr. Farrell; malgrado le aspettative, non era il caso di farsi trovare in quella posizione.
Così richiuse la bocca sul sesso di Shannon e lo succhiò, stringendo il più possibile le labbra per aumentare la pressione.
Shannon si spinse ancora di più contro di lui, gemendo più forte. Istintivamente cercò di liberare le mani, voleva premere quella testa sulla sua erezione, voleva tirare i capelli di Sean, voleva fargli male.
- Voglio farti male… - mormorò tra i gemiti.
Ma Sean non aveva tempo per giocare. Dovevano aspettare la notte, quando uno dei due avrebbe legato l’altro al letto, torturandolo per ore.
Non ora, non potevano. Accelerò il ritmo, cercando di farlo venire il prima possibile. Sentiva il suo sesso premere contro i pantaloni, era così duro da fargli male; doveva scoparsi Shannon oppure sarebbe venuto senza neanche bisogno di toccarsi. Cosa da evitare quando si aspettano ospiti e non si ha il tempo di cambiarsi.
- Bastardo, - bisbigliò Shannon, – scopami Sean. Scopami subito. –
- Non ti piace la mia bocca? – chiese Sean, lasciandolo andare.
Si alzò in piedi e lo tirò su con violenza, spingendolo contro la scrivania. Le buone maniere non erano mai state il suo forte, soprattutto quando era eccitato.
- Mettiti in posizione, puttanella! – ansimò, mentre si sbottonava i pantaloni e prendeva il necessario dal cassetto del tavolo. – Ora ti farò urlare fino a perdere la voce. -
- E’ quello che spero bastardo, – gli rispose Shannon, cercando di appoggiarsi al piano della scrivania come meglio poteva, visto le mani legate.
- Sdraiati sulla pancia, voglio montarti per bene! – rise Sean, osservando i suoi sforzi mentre si infilava il preservativo. La situazione lo divertiva enormemente.
- Sean non rompere le palle e scopami!- lo rimbeccò Shannon.
- Ti stai prendendo troppe libertà ragazzino! – esclamò il produttore, ridendo ancora più forte e accompagnando le sue parole con una manata su quel bel sedere sodo.
Shannon non riuscì a trattenere un urlo a causa del bruciore che gli provocò la pacca di Sean, ma, subito dopo, si passò la lingua sulle labbra, sorridendo.
- Non sono un ragazzino, Sean. Sono cresciuto ormai. –
L'uomo afferrò la bottiglietta di lubrificante e se ne versò un po' sulle dita, prima di farle entrare dentro Shannon.
- Mai fare di fretta, rischi di rovinare la merce. -
Per un solo attimo Shannon si irrigidì, ma quando si rilassò provò un piacere così intenso da gemere forte. Non ce la faceva più, lo voleva, voleva essere preso, subito. Ed era tutto dire, considerato il fatto che Sean era l’unica persona che poteva fargli quello che stava facendo. Con tutti gli altri uomini con cui andava letto, era lui che comandava.
- Sean… ti prego… scopami… -
Sean non lo fece aspettare oltre: anche lui non ce la faceva più. Con una spinta sola fu dentro di lui e subito cominciò a muoversi, gemendo sempre più forte man mano che aumentava il ritmo, le mani che stringevano con forza i fianchi di Shannon.
- Avanti… fammi sentire come urli, puttana! – disse tra i sospiri.
Shannon non riuscì a trattenersi tanto intensi erano il dolore ed il piacere che stava provando. Ad ogni nuova spinta di Sean, le sue urla diventavano più forti ed il respiro più rapido.
- Di più… Sean… -
Le grida di Sean si unirono a quelle di Shannon e crebbero di intensità man mano che si avvicinava il momento dell’orgasmo. Ancora due o tre colpi e l’uomo sarebbero venuto, cosa che Shannon fece subito, urlando se possibile ancora più forte, scosso dal piacere.
Sean lo seguì poco dopo. Si appoggiò distrutto al corpo di Shannon, accarezzandogli la schiena.
- Sei stato bravo e meriti un premio, – disse ansimando ancora per lo sforzo, mentre le sue dita seguivano il profilo dei muscoli dell’uomo, – stanotte potrai farmi tutto quello che vorrai, sarò nelle tue mani. –
- Slegami, Sean, subito, prima che arrivi Farrell, – mormorò Shannon.
- Me ne ero dimenticato, – sospirò l’altro deluso. Slegò i polsi di Shannon e si diresse verso il suo bagno privato, per rimettersi a posto.
Si sciacquò le mani e il viso, si richiuse i pantaloni e gettò la cravatta su una sedia, prendendone un’altra dal mobiletto. Ne aveva sempre qualcuna di ricambio per ogni evenienza.
- Come pensi di agire con lui? – chiese, mentre si sistemava davanti allo specchio.
Shannon entrò a sua volta nel bagno e, dopo aver appoggiato le mani sulle spalle di Sean, lo costrinse a girarsi, appoggiando la bocca sulla sua e baciandolo piano, con dolcezza. Quando si staccarono dal bacio un sorriso malizioso e cattivello era dipinto sul volto dell’attore.
- Prima sappi che questa notte lascerò sulla tua pelle segni che ti bruceranno a lungo, ti farò male Sean, tanto. Poi ti farò godere alla follia. –
Sean si limitò a sorridere, fissando il ragazzo.
Shannon si mise al suo fianco, ripulendosi con calma, cercando di riflettere su Colin Farrell.
- Non so come agirò con lui, credo che farò quello che faccio sempre. Seguirò il mio istinto. Tu però lasciaci soli, voglio parlare con lui senza te in mezzo ai piedi. –
Detto questo uscì dal bagno per rivestirsi.
- Era quello che avevo intenzione di fare, Shan, – disse il produttore, seguendolo e appoggiandosi allo stipite della porta, mentre lo osservava, – cerca di provocarlo, vedi come reagisce. Non importa che te lo scopi, basta che lui sia interessato. -