Post by ssyn3 on Dec 3, 2006 2:28:50 GMT 1
SEXY
RATING: NC-17
PERSONAGGI: Colin Farrell, Jared Leto, Jonathan Rhys-Meyers, Francisco Bosch, Gary Stretch, Angelina Jolie, Val Kilmer, Rory McCaan, Rosario Dawson, Oliver Stone
ACCOPPIATE: Colin/Jared, Jonathan/Francisco
CONTENUTI: ruvido sesso m/m, leggero bondage
DESCRIZIONE: durante le riprese di Alexander, Jared porta Colin in una selvaggia cavalcata sessuale da Marrakech al deserto del Sahara e oltre.
DICHIARAZIONE: tutti gli eventi sono interamente finzione e non sono intesi a riflettere la vera natura, personalità o le preferenze sessuali delle persone coinvolte.
TRADUZIONE: ssyn3
BETA: Perpetua e LadyAnne (GRAZIE INFINITE AD ENTRAMBE!^^)
“Dio, sei proprio di cattivo umore oggi.”
Si trovavano sul treno di ritorno da Marrakech e anche se era vero che Colin era rimasto tranquillo e taciturno, non si considerava veramente di cattivo umore.
“Sto bene.” Stava guardando fuori dal finestrino osservando il paesaggio che scorreva via – le vallate verdi e la luccicante distesa del fiume, le grandi estensioni di campi erbosi e in lontananza le montagne, che si muovevano più lentamente del resto, un profilo frastagliato contro il cielo senza nuvole. “Sto solo pensando alle prossime settimane.”
Jared, che se ne stava in panciolle di fianco a lui, a gambe incrociate, con il braccio appoggiato con indifferenza sul retro del sedile di Colin, sbuffò. “Ecco a cosa ci serviva questo giretto. A non pensare alle prossime settimane.”
“Tu non hai idea di cosa ci accingiamo ad affrontare,” disse Colin, continuando a fissare fuori dal finestrino. Quando passarono tra le ombre di grossi alberi, il finestrino si scurì ed egli vi vide veloci riflessi del viso di Jared. “Ho passato sei settimane facendo questo tipo di allenamento prima di venire qui. E questo sarà ancora peggio.”
“Allora, stiamo per accingerci a vivere come degli animali nel deserto per un mese circa,” Colin lo sentì fare spallucce. “Sono stato a casa di mio fratello per un paio di settimane tempo fa. È più o meno la stessa cosa. Senza il deserto.”
Colin si girò verso di lui, accigliandosi. Cercò di tenere bassa la voce. “Capisci davvero cosa ci aspetta? Niente più comodi hotels. Niente TV, niente telefoni, niente pasti variegati, niente bagni. Stai per imparare come si usa una latrina. Stiamo per vivere in pieno stile hardcore Macedone.”
“Persiano, tecnicamente.” Jared intrecciò le mani sul petto, rivolgendo a Colin uno sguardo del tutto calmo. “La Persia si trovava dove si trovava il deserto.”
Colin si accigliò e tornò a guardare fuori dal finestrino. “Stai per imparare il significato testuale della frase ‘soffrire per la tua arte,” disse mettendolo alla prova.
“Colin ho sofferto per la mia arte in maniere a cui probabilmente nemmeno crederesti.”
“Si, vediamo se reggono il confronto quando non avrai altro che razioni militari per pasto da mangiare per un mese.”
Jared sospirò. “Colin, a volte quando stavo in tour con la mia band, eravamo così al verde che tutto quello che avevamo per mangiare era cibo per cani.”
Colin si girò a guardarlo, sorpreso. Jared ridacchiò. “Stavo solo scherzando. Volevo vedere l’espressione della tua faccia.”
Colin s’accigliò.
“Ascolta,” Jared appoggiò una mano sulla spalla di Colin. “Oliver ci ha detto di goderci questi ultimi due giorni. Ha detto rilassatevi e divertitevi. Ecco perchè siamo andati a visitare la città oggi. Devi distenderti. I prossimi giorni saranno duri abbastanza. Concediti una pausa.”
Colin sapeva che aveva ragione. Sospirò profondamente e annuì, guardando di nuovo fuori dal finestrino. Stavano attraversando alcune costruzioni dall’aspetto antico che sembravano essere spuntate dalla terra. Torri di pietra frastagliata che si cuocevano al sole. “Va bene, cercherò di rilassarmi.”
“Bene,” Jared scivolò un po’ più vicino a Colin. “Allora, cos’hai comprato?”
Erano stati per la maggior parte della mattinata a medina di Marrakech, dove tenevano banco i volteggianti e turbinanti suoks, il grande mercato dove uno poteva comprare quasi tutto. Avevano preso una guida che parlava la lingua fluentemente e che aveva salvato Colin, almeno per due volte, dal venire derubato. Jared era stato dappertutto, non curandosi sempre di usare l’interprete eppure riuscendo a mettere in piedi un grande spettacolo riuscendo a farsi capire con i gesti e tenendo in mano grandi quantità di denaro. Colin ammirava l’ingegnosità di Jared e si chiedeva se fosse un qualche risultato della sua educazione. Ad ogni modo, aveva comprato molte più cose di Colin e non era ancora rimasto al verde.
“Ho preso solo della roba per la mia famiglia,” disse Colin. “Souvenirs e altro.”
Jared sbuffò. “Niente per te stesso? Dio, hai bisogno di distenderti.” Si curvò in avanti e cominciò a rovistare in una delle sue borse.
“Non preoccuparti, sono sicuro che avrò qualche livido e taglio da portare con me. Forse anche una bella infezione.”
Ignorandolo, Jared tirò fuori un lungo indumento che sembrava una specie di accappatoio con cappuccio, fatto di qualche sottile e trasparente materiale. Era blu scuro con strisce più chiare sulla sua lunghezza. “Questa è una djellaba,” Jared pronunciò la parola in maniera succinta. “Molto di moda da queste parti,” passò le dita sulla stoffa. “Non è sexy?”
Colin inarcò un sopracciglio. “Sembra una cosa che indosserebbe mia nonna.”
Jared se la appoggiò contro, sorridendo. “Non pensi che sarebbe sexy su di me? E se non indossassi niente, sotto?”
Colin lanciò un’occhiata in giro verso gli altri passeggeri, nessuno dei quali stava prestando loro attenzione. Sperò che non parlassero Inglese.
“Beh, forse quello farebbe la differenza,” mormorò Colin.
“La proverò quando torneremo all’hotel,” disse Jared, piegandola accuratamente sul suo grembo. “Voglio sentire che sensazione mi dà sulla pelle nuda. Sembra qualcosa che avrebbe indossato Efestione, no?”
“Allora è per quello che l’hai comprata.”
Jared ridacchiò e si piegò in avanti e la rimise nella borsa. Tirò fuori un paio di ciabatte basse con la punta all’insù, anch’esse blu scuro. “Queste si chiamano babouches.”
“Tu sei una di quelle persone che in qualsiasi posto vada deve comprarsi dei vestiti, non è così?” disse Colin.
Per il resto del viaggio, principalmente Jared continuò a parlare e Colin a tentare di non farsi venire un mal di testa. Dovevano incontrare Francisco e Jonathan per un pranzo ritardato a Melilla e Colin aveva davvero bisogno di un drink. Era accaldato, brontolone e nonostante tutti i suoi sforzi per rilassarsi, rimaneva teso pensando alle settimane a venire.
“Penso che sarà divertente,” disse Jared ad un tratto.
“Cosa?”
“Andare nel deserto per allenarci. Vivere duramente in mezzo al niente. Penso che sarà sexy.”
Colin si stava massaggiando le tempie, con i gomiti appoggiati al bordo del finestrino. Guardò Jared con incredulità. “Di cosa diavolo stai parlando, sexy? È la nuova parola del tuo vocabolario di oggi?”
“Pensaci!” Jared era scivolato in basso nel sedile, cosicché le sue ginocchia poggiavano su quello di fronte, le mani incrociate sullo stomaco. “Tutti noi caldi, sudati, sporchi. Un sacco di sudore che cola. Tornando alle nostre rudi maniere. Testosterone. Muscoli in bella mostra. Ferormoni che riempiono l’aria...”
Colin grugnì e si massaggiò la fronte. “Stai per ricevere un grande shock.”
“Io ad esempio non vedo l’ora di farmi una bella rotolata nella sabbia.”
“Beh, è sicuro come l’oro che non ti rotolerai con me!” sbottò Colin. “D’altra parte, non si fanno quelle cose durante l’addestramento! È un periodo che serve alla concentrazione e alla preparazione!”
“Oh oh oh,” ridacchiò Jared. “Mi permetto di dissentire. Scommetto che dopo aver speso l’intera giornata in un allenamento duro e deprimente nel caldo soffocante del deserto, non vedrai l’ora di farti fare un pompino alla sera.”
“Spostati!” Colin si alzò in piedi e spinse le gambe di Jared con le ginocchia, molte persone guardarono nella loro direzione. “Vado al bagno!”
Jared ridacchiò e abbassò le gambe, poi si tirò su a sedere così che Colin potesse sorpassarlo. “L’idea ti ha eccitato, non è così?”
Colin lo ignorò e si diresse verso la fine del treno. Nel piccolo bagno, si spruzzò dell’acqua fredda sul viso e sospirò. Decise che non appena fossero arrivati all’hotel, prima di pranzare, doveva trovarsi delle aspirine.
Venti minuti dopo, arrivarono a Melilla e presero un taxi per tornare all’hotel. Jared stava imparando un po’ del linguaggio locale e chiacchierò col tassista durante il tragitto, un uomo che parlava un inglese stentato. Dato che Jared parlava a malapena la sua lingua, imbastirono una qualche sorta di discorso insieme. La testa di Colin stava pulsando a questo punto.
Nella sua stanza, Colin trovò delle aspirine nella sua borsa da viaggio, poi si stese per un po’, chiamando prima Jared e dicendogli che gli avrebbe raggiunti tra breve. Fu stupefacente vedere il beneficio che gli portarono venti minuti di riposo, combinati con la cura di aspirine. Pensò che dipendesse anche dal fatto di essersi allontanato da Jared per un po’. Alla fine si alzò, si mise una T-shirt pulita, scivolò nelle scarpe e si diresse verso il patio.
Gli altri tre stavano già mangiando, seduti ad un tavolo. Jared era vestito della sua djellaba e le babouches, anche se a guardarlo, indossava altri vestiti al di sotto. Aveva i capelli sciolti sulle spalle, che si agitavano con il vento che veniva dal mare. Colin doveva ammettere che il colore gli stava particolarmente bene e che sembrava davvero qualcosa che Efestione avrebbe indossato.
“Ti piace il mio completo?” Jared ci passò una mano sopra mentre Colin si sedeva. Un cameriere si avvicinò e Colin ordinò un drink e ricevette un menù. “Fa molto te,” disse Colin.
“Penso che su di lui abbia un effetto impressionante,” disse Francisco. “E’ un bel colore.”
Colin annuì e cominciò ad osservare il menù. La testa stava meglio, ma si sentiva ancora giù di giri.
Saltò fuori che non era l’unico, dato che anche Jonny era meditabondo e pure Francisco da un certo punto di vista. Il ruolo di
RATING: NC-17
PERSONAGGI: Colin Farrell, Jared Leto, Jonathan Rhys-Meyers, Francisco Bosch, Gary Stretch, Angelina Jolie, Val Kilmer, Rory McCaan, Rosario Dawson, Oliver Stone
ACCOPPIATE: Colin/Jared, Jonathan/Francisco
CONTENUTI: ruvido sesso m/m, leggero bondage
DESCRIZIONE: durante le riprese di Alexander, Jared porta Colin in una selvaggia cavalcata sessuale da Marrakech al deserto del Sahara e oltre.
DICHIARAZIONE: tutti gli eventi sono interamente finzione e non sono intesi a riflettere la vera natura, personalità o le preferenze sessuali delle persone coinvolte.
TRADUZIONE: ssyn3
BETA: Perpetua e LadyAnne (GRAZIE INFINITE AD ENTRAMBE!^^)
“Dio, sei proprio di cattivo umore oggi.”
Si trovavano sul treno di ritorno da Marrakech e anche se era vero che Colin era rimasto tranquillo e taciturno, non si considerava veramente di cattivo umore.
“Sto bene.” Stava guardando fuori dal finestrino osservando il paesaggio che scorreva via – le vallate verdi e la luccicante distesa del fiume, le grandi estensioni di campi erbosi e in lontananza le montagne, che si muovevano più lentamente del resto, un profilo frastagliato contro il cielo senza nuvole. “Sto solo pensando alle prossime settimane.”
Jared, che se ne stava in panciolle di fianco a lui, a gambe incrociate, con il braccio appoggiato con indifferenza sul retro del sedile di Colin, sbuffò. “Ecco a cosa ci serviva questo giretto. A non pensare alle prossime settimane.”
“Tu non hai idea di cosa ci accingiamo ad affrontare,” disse Colin, continuando a fissare fuori dal finestrino. Quando passarono tra le ombre di grossi alberi, il finestrino si scurì ed egli vi vide veloci riflessi del viso di Jared. “Ho passato sei settimane facendo questo tipo di allenamento prima di venire qui. E questo sarà ancora peggio.”
“Allora, stiamo per accingerci a vivere come degli animali nel deserto per un mese circa,” Colin lo sentì fare spallucce. “Sono stato a casa di mio fratello per un paio di settimane tempo fa. È più o meno la stessa cosa. Senza il deserto.”
Colin si girò verso di lui, accigliandosi. Cercò di tenere bassa la voce. “Capisci davvero cosa ci aspetta? Niente più comodi hotels. Niente TV, niente telefoni, niente pasti variegati, niente bagni. Stai per imparare come si usa una latrina. Stiamo per vivere in pieno stile hardcore Macedone.”
“Persiano, tecnicamente.” Jared intrecciò le mani sul petto, rivolgendo a Colin uno sguardo del tutto calmo. “La Persia si trovava dove si trovava il deserto.”
Colin si accigliò e tornò a guardare fuori dal finestrino. “Stai per imparare il significato testuale della frase ‘soffrire per la tua arte,” disse mettendolo alla prova.
“Colin ho sofferto per la mia arte in maniere a cui probabilmente nemmeno crederesti.”
“Si, vediamo se reggono il confronto quando non avrai altro che razioni militari per pasto da mangiare per un mese.”
Jared sospirò. “Colin, a volte quando stavo in tour con la mia band, eravamo così al verde che tutto quello che avevamo per mangiare era cibo per cani.”
Colin si girò a guardarlo, sorpreso. Jared ridacchiò. “Stavo solo scherzando. Volevo vedere l’espressione della tua faccia.”
Colin s’accigliò.
“Ascolta,” Jared appoggiò una mano sulla spalla di Colin. “Oliver ci ha detto di goderci questi ultimi due giorni. Ha detto rilassatevi e divertitevi. Ecco perchè siamo andati a visitare la città oggi. Devi distenderti. I prossimi giorni saranno duri abbastanza. Concediti una pausa.”
Colin sapeva che aveva ragione. Sospirò profondamente e annuì, guardando di nuovo fuori dal finestrino. Stavano attraversando alcune costruzioni dall’aspetto antico che sembravano essere spuntate dalla terra. Torri di pietra frastagliata che si cuocevano al sole. “Va bene, cercherò di rilassarmi.”
“Bene,” Jared scivolò un po’ più vicino a Colin. “Allora, cos’hai comprato?”
Erano stati per la maggior parte della mattinata a medina di Marrakech, dove tenevano banco i volteggianti e turbinanti suoks, il grande mercato dove uno poteva comprare quasi tutto. Avevano preso una guida che parlava la lingua fluentemente e che aveva salvato Colin, almeno per due volte, dal venire derubato. Jared era stato dappertutto, non curandosi sempre di usare l’interprete eppure riuscendo a mettere in piedi un grande spettacolo riuscendo a farsi capire con i gesti e tenendo in mano grandi quantità di denaro. Colin ammirava l’ingegnosità di Jared e si chiedeva se fosse un qualche risultato della sua educazione. Ad ogni modo, aveva comprato molte più cose di Colin e non era ancora rimasto al verde.
“Ho preso solo della roba per la mia famiglia,” disse Colin. “Souvenirs e altro.”
Jared sbuffò. “Niente per te stesso? Dio, hai bisogno di distenderti.” Si curvò in avanti e cominciò a rovistare in una delle sue borse.
“Non preoccuparti, sono sicuro che avrò qualche livido e taglio da portare con me. Forse anche una bella infezione.”
Ignorandolo, Jared tirò fuori un lungo indumento che sembrava una specie di accappatoio con cappuccio, fatto di qualche sottile e trasparente materiale. Era blu scuro con strisce più chiare sulla sua lunghezza. “Questa è una djellaba,” Jared pronunciò la parola in maniera succinta. “Molto di moda da queste parti,” passò le dita sulla stoffa. “Non è sexy?”
Colin inarcò un sopracciglio. “Sembra una cosa che indosserebbe mia nonna.”
Jared se la appoggiò contro, sorridendo. “Non pensi che sarebbe sexy su di me? E se non indossassi niente, sotto?”
Colin lanciò un’occhiata in giro verso gli altri passeggeri, nessuno dei quali stava prestando loro attenzione. Sperò che non parlassero Inglese.
“Beh, forse quello farebbe la differenza,” mormorò Colin.
“La proverò quando torneremo all’hotel,” disse Jared, piegandola accuratamente sul suo grembo. “Voglio sentire che sensazione mi dà sulla pelle nuda. Sembra qualcosa che avrebbe indossato Efestione, no?”
“Allora è per quello che l’hai comprata.”
Jared ridacchiò e si piegò in avanti e la rimise nella borsa. Tirò fuori un paio di ciabatte basse con la punta all’insù, anch’esse blu scuro. “Queste si chiamano babouches.”
“Tu sei una di quelle persone che in qualsiasi posto vada deve comprarsi dei vestiti, non è così?” disse Colin.
Per il resto del viaggio, principalmente Jared continuò a parlare e Colin a tentare di non farsi venire un mal di testa. Dovevano incontrare Francisco e Jonathan per un pranzo ritardato a Melilla e Colin aveva davvero bisogno di un drink. Era accaldato, brontolone e nonostante tutti i suoi sforzi per rilassarsi, rimaneva teso pensando alle settimane a venire.
“Penso che sarà divertente,” disse Jared ad un tratto.
“Cosa?”
“Andare nel deserto per allenarci. Vivere duramente in mezzo al niente. Penso che sarà sexy.”
Colin si stava massaggiando le tempie, con i gomiti appoggiati al bordo del finestrino. Guardò Jared con incredulità. “Di cosa diavolo stai parlando, sexy? È la nuova parola del tuo vocabolario di oggi?”
“Pensaci!” Jared era scivolato in basso nel sedile, cosicché le sue ginocchia poggiavano su quello di fronte, le mani incrociate sullo stomaco. “Tutti noi caldi, sudati, sporchi. Un sacco di sudore che cola. Tornando alle nostre rudi maniere. Testosterone. Muscoli in bella mostra. Ferormoni che riempiono l’aria...”
Colin grugnì e si massaggiò la fronte. “Stai per ricevere un grande shock.”
“Io ad esempio non vedo l’ora di farmi una bella rotolata nella sabbia.”
“Beh, è sicuro come l’oro che non ti rotolerai con me!” sbottò Colin. “D’altra parte, non si fanno quelle cose durante l’addestramento! È un periodo che serve alla concentrazione e alla preparazione!”
“Oh oh oh,” ridacchiò Jared. “Mi permetto di dissentire. Scommetto che dopo aver speso l’intera giornata in un allenamento duro e deprimente nel caldo soffocante del deserto, non vedrai l’ora di farti fare un pompino alla sera.”
“Spostati!” Colin si alzò in piedi e spinse le gambe di Jared con le ginocchia, molte persone guardarono nella loro direzione. “Vado al bagno!”
Jared ridacchiò e abbassò le gambe, poi si tirò su a sedere così che Colin potesse sorpassarlo. “L’idea ti ha eccitato, non è così?”
Colin lo ignorò e si diresse verso la fine del treno. Nel piccolo bagno, si spruzzò dell’acqua fredda sul viso e sospirò. Decise che non appena fossero arrivati all’hotel, prima di pranzare, doveva trovarsi delle aspirine.
Venti minuti dopo, arrivarono a Melilla e presero un taxi per tornare all’hotel. Jared stava imparando un po’ del linguaggio locale e chiacchierò col tassista durante il tragitto, un uomo che parlava un inglese stentato. Dato che Jared parlava a malapena la sua lingua, imbastirono una qualche sorta di discorso insieme. La testa di Colin stava pulsando a questo punto.
Nella sua stanza, Colin trovò delle aspirine nella sua borsa da viaggio, poi si stese per un po’, chiamando prima Jared e dicendogli che gli avrebbe raggiunti tra breve. Fu stupefacente vedere il beneficio che gli portarono venti minuti di riposo, combinati con la cura di aspirine. Pensò che dipendesse anche dal fatto di essersi allontanato da Jared per un po’. Alla fine si alzò, si mise una T-shirt pulita, scivolò nelle scarpe e si diresse verso il patio.
Gli altri tre stavano già mangiando, seduti ad un tavolo. Jared era vestito della sua djellaba e le babouches, anche se a guardarlo, indossava altri vestiti al di sotto. Aveva i capelli sciolti sulle spalle, che si agitavano con il vento che veniva dal mare. Colin doveva ammettere che il colore gli stava particolarmente bene e che sembrava davvero qualcosa che Efestione avrebbe indossato.
“Ti piace il mio completo?” Jared ci passò una mano sopra mentre Colin si sedeva. Un cameriere si avvicinò e Colin ordinò un drink e ricevette un menù. “Fa molto te,” disse Colin.
“Penso che su di lui abbia un effetto impressionante,” disse Francisco. “E’ un bel colore.”
Colin annuì e cominciò ad osservare il menù. La testa stava meglio, ma si sentiva ancora giù di giri.
Saltò fuori che non era l’unico, dato che anche Jonny era meditabondo e pure Francisco da un certo punto di vista. Il ruolo di