Post by ssyn3 on Oct 25, 2006 12:59:40 GMT 1
UN ASSAGGIO DI MAROCCO
RATING: NC-17
PERSONAGGI: Colin Farrell, Jared Leto, Jonathan Rhys-Meyers, Francisco Bosch, Gary Stretch, Angelina Jolie, Val Kilmer, Rory McCaan, Rosario Dawson, Oliver Stone
ACCOPPIATE: Colin/Jared, Jonathan/Francisco
CONTENUTI: sesso m/m, umorismo
DESCRIZIONE: durante le riprese di Alexander, Jared porta Colin in una selvaggia cavalcata sessuale da Marrakech al deserto del Sahara e oltre.
DICHIARAZIONE: tutti gli eventi sono interamente finzione e non sono intesi a riflettere la vera natura, personalità o le preferenze sessuali delle persone coinvolte.
Traduzione: ssyn3
Beta: Perpetua
MAROCCO E MANGO
“Pensavo che fossimo qui per imparare le nostre battute!” gridò Colin al di sopra della confusione. “Non è per questo che avete tutti fatto irruzione in camera mia così dannatamente presto questa mattina?” Fece ondeggiare le pagine del copione senza speranza e fu ricompensato con un cuscino in faccia. “Figlio di puttana!” Ci fu uno scroscio di risate.
La spaziosa stanza di Colin nell’hotel più vecchio e grandioso in cui avesse mai soggiornato, situato sulla spiaggia del Mar Mediterraneo nell’incantevole Melilla, in Marocco, aveva anche il letto più grande in cui avesse mai dormito. Di notte gli sembrava talmente grande da farlo diventare paranoico, forzandolo a dormire da un lato con i cuscini ammonticchiati attorno al corpo. Alla mattina il letto era la sua rovina, come lo era la porta comunicante con la suite di fianco alla sua.
Jared era arrivato furtivamente con il sole che a malapena faceva capolino all’orizzonte, il che era prevedibile – Jared si divertiva a giocare tiri mancini e Colin era preparato. Quello che non si era aspettato era che si fosse portato dei rinforzi e vide tutto questo come un atto di guerra proprio come avrebbe fatto Alessandro. Una volta riuscito a liberarsi delle lenzuola in cui l’avevano intrappolato, inveì contro i traditori.
“Jonny!” gridò al suo amico irlandese, che era piegato in due dalle risate come anche Jared. “Ok, da te me lo sarei dovuto aspettare, ma Francisco?” Colin scosse la testa all’indirizzo della flessuosa bellezza spagnola che stava ridendo con gli altri. “Tu dovresti essere quello buono!”
Egli disse qualcosa in spagnolo che Colin non riuscì ad afferrare completamente, poi sorrise trionfante. “Jared mi ha pagato,” disse col suo accento melodico.
Il letto poteva contenere facilmente quattro, forse cinque persone se ci si stringeva – ma in qualche modo loro tre riuscivano ad occupare tutto lo spazio extra. Avevano portato i loro copioni in buona fede, ma solo Colin stava stringendo in mano il suo al momento. Jared aveva portato una radio e aveva trovato una stazione che trasmetteva musica pop americana. Aveva alzato il volume così tanto che Colin era contento che i muri fossero spessi. Oliver non sarebbe stato contento se si fossero fatti cacciare dall’hotel più chic del Marocco.
Jonathan si era piazzato comodamente sull’altro lato del letto, appoggiato ad una montagna di cuscini come fosse il Principe dell’Arroganza in persona. Indossava una canottiera bianca e aveva i capelli arruffati sciolti sulle spalle ed era momentaneamente intrattenuto da Jared che stava ballando sul letto. Jared indossava solo un paio di pantaloni cascanti del pigiama, blu scuro, che stavano quasi per scivolargli giù dai fianchi sottili, così tanto che Colin continuava ad avere visioni del suo pube quando si girava. Aveva i capelli sciolti e selvaggi che gli ricadevano sul viso e sulle spalle. Francisco, dalla sua prima cospirazione, ora era l’unico che si stava comportando bene. Sedeva a gambe incrociate vicino ai piedi di Jonathan, vestito di un bel paio di pantaloni di seta neri con le cuciture a vista. I capelli erano un casino ma lo rendevano affascinante più che trasandato.
“Dai!” Jared allungò una mano e tirò su Francisco prendendolo per un polso. “Sei tu il ballerino! Vieni qui con me!”
Francisco sorrise e si alzò. Fu chiaro solo dopo qualche minuto chi avesse più grazia. Nonostante la musica chiaramente inappropriata per qualcuno con le sue capacità, il corpo di Francisco sembrava liquido e si muoveva armoniosamente. Ma Colin non poteva dire quale vista preferiva di più. C’era qualcosa che andava detto sul modo in cui Jared stava muovendo i fianchi, in movimenti circolari e lenti che gli facevano scivolare i pantaloni. Francisco si muoveva meglio, ma era completamente vestito.
Jonathan cominciò ad incitarli e a dare loro suggerimenti osceni, mentre Colin cercava di studiare il suo copione di nuovo. Le parole scorrevano via tutte insieme, cosicché non riusciva a trovare la sua parte. Era come un pigiama party infernale. Incoraggiato dalle risate, Jared montò la spessa testiera intagliata ai piedi del letto e la usò come un palo da strip. Colin aveva visto di peggio nei clubs, doveva ammetterlo. Jared fece un giro mortale con una gamba allacciata al palo e finì per atterrare sul letto, sulla schiena.
“Che cosa gli hai insegnato!” gridò Jonathan deliziato a Francisco.
Francisco stava ridendo. “Non quello!”
A Colin non sfuggì il modo in cui Jonathan guardava adorante Francisco, questa mattina o in qualsiasi altra occasione da quando si erano incontrati. Colin sorrise e cercò di trovare le sue battute sul copione.
Jared si rialzò e ricominciò a ballare. Francisco lo stava guardando e cominciò ad imitare i suoi movimenti logoranti. Era quasi troppo elegante per riuscirci. Jonathan si alzò a sedere e cominciò a schioccare le dita cantando “Dancing Queen” in un orribile falsetto.
Jared continuò a battere il piede contro la gamba di Colin e questi pensò che fosse accidentale finché non successe per la terza volta. Colin alzò lo sguardo su di lui, accigliato e Jared gli sorrise. Jonathan allungò una mano e spense la radio quando la canzone terminò.
“Bastardo!” gridò Jared all’improvviso. “Colin ha ancora bisogno di essere svegliato!”
Colin gridò e cercò di salvare il copione dall’imminente attacco di Jared. Jared gli ricadde addosso caldo e sudato, i capelli finirono sul viso di Colin, profumando intensamente di shampoo. Lottarono e miagolarono, intrappolandosi nelle lenzuola. Nessun altro si unì alla lotta, preferendo invece ridere. Jonathan si lamentò ad alta voce che Jared lo stava calciando in un fianco e lo colpì sulla schiena. Colin dovette ridere mentre veniva solleticato, pizzicato e colpito, infine riuscì a scrollarsi di dosso Jared con grande sforzo e questi finì sdraiato tra Colin e Jonathan con un sospiro trionfante. Aveva i capelli su tutto il viso.
Jonathan tornò a scivolare sul suo cuscino e si girò verso Jared. Cominciò a spostargli i capelli dal viso. “Aw, ti ha fatto male, bell’Efestione?” tubò Jonathan.
“Lui!” Colin ritrovò il copione, il segno ora irrimediabilmente perduto. “Lui mi ha attaccato!”
Francisco era di nuovo seduto graziosamente accanto ai piedi di Jonathan, sorridente. Forse, non era proprio abituato alla rudezza con cui si trattavano come lo erano loro. Ma era chiaro che era un bravo ragazzo e Colin desiderava che si integrasse.
Jared rimase nel suo posto, coccolato da Jonathan, così vicino a Colin che questi poteva sentire il suo calore. Profumava vagamente di sapone e sudore, con un tocco di deodorante come sottofondo.
“Ecco,” Colin fece ondeggiare il copione in faccia a Jared. “Dovremmo provare le nostre battute.” Jonathan aveva il mento appoggiato alla sommità del capo di Jared al momento, anche se i suoi occhi ed il suo lieve sorriso erano incentrati su Francisco. Jared stava quasi facendo le fusa.
“Conosco tutte le mie battute,” Jared colpì con uno schiaffo il copione.
“Oh davvero,” Colin fece scorrere le pagine. “Proviamone qualcuna allora, vuoi?” Trovò alcune battute che dovevano recitare assieme, quelle che avrebbero dovuto pronunciare su di un balcone a Babilonia. Era una scena che doveva mostrare la profondità della loro relazione. Colin lesse la sua battuta, poi guardò Jared con aspettativa.
Jared esitò e Jonathan ridacchiò. Poi Jared sciorinò tutta la sua battuta, completa di accento anche se senza troppa emozione.
“Fortuna,” Colin girò la pagina, ne lesse altre e aspettò di nuovo.
Jared andò bene all’inizio, poi andò scemando. “Non c’è amore... um... nella tua... uh... qualcosa, qualcosa, qualcosa.”
Jonathan irruppe in una risata e Francisco sorrise.
“Esatto,” Colin colpì il copione con le dita, “E’ esattamente così che dice. Qualcosa, qualcosa, qualcosa.” Jared stava ridacchiando. “E’ così poetico. Preso direttamente da Omero.”
Jared colpì di nuovo il copione di Colin, facendolo accigliare. Pizzicò un orecchio di Jared e questi sussultò. “Voi ragazzi formate una coppia così carina,” li informò Jonathan.
Colin lo ignorò e rivolse lo sguardo a Francisco. “Dì loro quanto è importante lo studio.”
Francisco allargò le sue mani eleganti e sorrise. “Io non ho battute.”
Jonathan e Jared risero ancor più fragorosamente dopo questa risposta. Jared allargò le braccia verso di lui. “Ti amo bambino! Vieni da me.”
Francisco sorrise e gattonò verso Jared, che lo attirò sopra di sé e fece un gran spettacolo, abbracciandolo e strapazzandolo. Colin si accigliò a tutto quel dimenarsi e saltellare ma sospettò che Jared lo stesse facendo per avvicinare Francisco a Jonathan – cosa che fece davvero rotolando su un fianco con le braccia strette attorno a Francisco, depositando quest’ultimo fra loro due. Colin annusò furtivamente Francisco mentre veniva fatto rotolare via. Sapeva di buono, residui di qualche colonia esotica o di shampoo o di qualcosa.
“Francisco deve lavorare più duramente di tutti noi!” Jonathan ora stava accarezzando i capelli di Francisco. Questi era intrappolato tra di lui e Jared e sembrava un po’ nervoso. Questo significava che Jared era buttato contro Colin. Colin non si mosse e fece finta di non averlo notato. “Deve danzare,” disse Jonathan.
“Per Alexander,” Jared voltò il capo, quasi sottosopra per guardare Colin, mettendo un accento esagerato sulle proprie parole.
“Per Alexander,” gli fece eco Jonathan.
Colin grugnì e si tirò le coperte sul viso. Ci furono delle risatine, poi qualcuno gli tirò improvvisamente i capelli. “Hey!”
“Possiamo ancora vederti,” disse Jared. “Possiamo indovinare che sei tu da quella pessima tinta.” Risate ancora più forti seguirono questa frase.
“Hey!” Colin tolse velocemente le lenzuola, accigliandosi. “Non me la sono fatta da solo! È per la parte!”
All’improvviso Jonathan si sedette e gli si mozzò il respiro. “Oh mio Dio, amo questa canzone.” Disse con malinconia. Alzò il volume, poi scalciò le coperte e si alzò in piedi sul materasso.
“Se la ami così tanto, perchè non te la sposi?” disse Jared.
Jonathan lo guardò con una smorfia, dondolandosi sui piedi. “Perchè tu e Alessandro non vi date da fare sotto le lenzuola?”
Jared ridacchiò e lanciò uno sguardo obliquo a Colin. Colin lo guardò a sua volta. Jonathan si abbassò verso Francisco e gli prese la mano, tirando. “Balli con me?” Disse dolcemente.
Colin studiò di nuovo il suo copione, ma scambiò un sorriso compiaciuto con Jared mentre gli altri due cominciarono una specie di danza dondolante alla fine del letto. Francisco sorrideva leggermente. Jonathan sembrava un adolescente terrorizzato al ballo della scuola che non sapeva dove mettere le mani.
“Dai,” Colin passò a Jared il copione. “Facciamo pratica.”
Jared prese il copione, gli lanciò un’occhiata e poi lo gettò a lato del letto sopra Colin. Questi emise un sospiro lungo e sofferente. Non aveva voglia di litigare però, ed era troppo distratto. Si sistemò su di un fianco, scivolando sui cuscini cosicché la sua bocca era vicina all’orecchio di Jared. Jared stava osservando gli altri due.
“Tu fallirai miseramente come attore,” mormorò Colin.
Jared ridacchiò e girò il viso verso di lui. “Non m’importa,” disse con sufficienza, “ho la mia carriera musicale.”
“Non sei forse il più fortunato di tutti?” sorrise Colin. Jared non distolse il viso. Colin lo stava fissando negli occhi mentre una sdolcinata canzone pop faceva da sottofondo. Era stranamente ironico, in questa grande stanza, in questo grande letto in un luogo immerso in millenni di storia. Colin sentì quasi come se dovesse dire qualcosa di poetico, come avrebbe fatto Alessandro.
Era comunque impossibile dire qualsiasi cosa. Jared aveva gli occhi incredibilmente blu e quando Colin li fissava per troppo tempo, dimenticava tutto – la stanza attorno a lui, le sue battute, il fatto che si supponeva che fosse etero. Beh, eccetto per quell’unica volta a scuola, ma quale ragazzino non fa degli esperimenti? E quella volta a New York certo, ma era una festa e lui era ubriaco. E a Londra, in quel pub – merda. Beh, era quasi sicuro che non si potesse considerare omosessualità se l’oggetto maschile in questione era più carino di qualsiasi donna.
Jared alla fine interruppe il contatto visivo, tornando ad osservare gli altri due. Anche Colin li osservò. Jonathan era rivolto verso di loro, il mento appoggiato alla spalla di Francisco. Lanciò loro un’occhiata del tipo “cosa faccio adesso?” Del tutto spontaneamente, Colin e Jared simultaneamente sorrisero e gli diedero un pollice alto.
Continuando a sorridere, Jared rotolò su di un fianco fronteggiando Colin. Stava al di sopra delle lenzuola e Colin sotto, ma questi riusciva a sentire il suo corpo attraverso la stoffa. Sperò che fossero abbastanza spesse da non permettere a Jared di sentirlo tra un momento.
“Ti piace il Marocco?” gli chiese Jared lievemente. Si stavano di nuovo guardando negli occhi, i visi così vicini che Colin poteva sentire il respiro di Jared sul mento. Il letto si muoveva leggermente vicino ai piedi di Colin, dove gli altri due stavano ballando.
“E’ bellissimo,” disse Colin, alla stessa maniera.
“Che cosa ti piace di più?” Jared si avvicinò ancora un po’.
“Um...” Colin cercò di pensare. Marocco. Si. Di che parlavano? “L’acqua.”
Jared rise. Aveva labbra che sembravano incredibilmente morbide. “La spiaggia qui a Melilla?”
“Si. È carina.” Colin si avvicinò pure, ancora più felice ora che Jared non si trovasse sotto le coperte con lui. “E’ così... blu. L’acqua. E i tuoi occhi.” Cercava di sembrare sciolto, anche se quando lo disse sembrava tutto tranne quello.
Jared rise di nuovo, le sue lunghe ciglia fluttuarono. Da qualche parte, in sottofondo, la canzone era finita. Il letto si abbassò quando Francisco ne scese.
“Torno subito,” disse con un sorriso mentre si dirigeva verso il bagno, i piedi nudi che producevano un suono ovattato sulle mattonelle nere e bianche. Jonathan si arrampicò verso Jared e Colin, appoggiandosi di traverso sulle loro gambe.
“Stiamo facendo le prove per la nostra scena d’amore?” Era chiaramente inebriato ed eccitato. “Aw, bacini, bacini! Bacini, bacini, avanti!” Cominciò a provare a far collidere i loro visi.
“Non abbiamo una scena d’amore!” rise Jared, dimenandosi e spingendo Jonathan. “Perchè non la smetti di fare progetti!”
“Cosa vorresti dire con questo?” Jonathan gattonò via da loro, assicurandosi di rifilare ad entrambi un calcio accidentale.
“Che cosa significa?” lo canzonò Colin. “Significa smettila di vivere i tuoi sogni erotici attraverso noi.” Fece allusivamente un cenno con la testa verso la porta del bagno.
Jonathan arrossì. Colin vide un punto in cui colpirlo, e nel profondo, difendendo la sua mascolinità. “Dovresti entrare a vedere se ha bisogno d’aiuto.”
“Si,” Jared prese la palla al balzo, avendo forse bisogno di difendere qualcosa a sua volta. “Entra dentro e scopatelo sul lavandino.” Jared cominciò a spingere i fianchi in maniera lasciva, il che fece trattenere il respiro a Colin. “Entra dentro e dacci dentro!”
“Shhh!” Jonathan sibilò verso di loro. “Dio, voi due siete dei fottuti pervertiti.”
“Tu sai che lo vuoi.” La voce di Colin era un po’ rauca per via del movimento di fianchi di prima, che accidentalmente aveva preso luogo contro di lui. “Vai a chiedergli se vuole un po’ d’Irlandese dentro di lui.” Colin gli fece l’occhiolino.
“Oh mio Dio,” Jonathan gattonò verso il bordo del letto e si alzò. “Non posso rimanere seduto qui e lasciare che le mie vergini orecchie vengano violentate.”
“Non dire cose del genere,” disse Jared. “Mi fanno venire voglia di infilarti l’uccello nell’orecchio.”
Jonthan alzò gli occhi al cielo. Trovò le ciabatte e se le infilò.
“Sono serio!” Jared emise un gemito finto, che ebbe un effetto anche maggiore sulle parti basse di Colin, più della faccenda della spinta di fianchi. “Dio, le tue orecchie mi eccitano così fottutamente tanto.”
Jonathan fece un gesto rude all’indirizzo di Jared e questi ridacchiò. Jonathan si voltò, esitò un momento e poi lanciò uno sguardo verso la porta del bagno. Poi ciabattò in quella direzione.
“Oh mio Dio,” sussultò Jared. “Ci vai davvero?”
Jonathan agitò una mano verso di loro distrattamente e inclinò la testa verso la porta. Colin fece una risata. “Che fai Jonny? Lo ascolti mentre fa la pipì?” Anche Jared cominciò a ridere e Jonathan si accigliò e agitò la mano rabbiosamente. “Hai delle perversioni peggiori di quelle di Jared.” Disse Colin. Lui e Jared presero a ridacchiare e ridacchiare.
“L’acqua sta scorrendo,” Jonathan rivolse loro uno sguardo scuro mentre tornava verso il letto. “Forse sta usando la tua doccia.”
“Il sesso sotto la doccia e così sexy,” disse Jared. “Voglio dire, con l’acqua e le piastrelle e il sapone, è tutto scivoloso, diventa più facile fare certe cose. Diventa tutto scivoloso e lubrificato...”
Colin fece scivolare più stoffa sul suo inguine, furtivamente.
“Forse è andato a farsi una sega,” suggerì Colin, pensando che era un’idea maledettamente buona, al momento. “Forse l’hai eccitato tutto con quella danza.”
Jonathan era in piedi alla fine del letto, le mani appoggiate alla testiera intagliata, osservandoli. “Voi ragazzi siete così divertenti, siete sicuri che questo film non diventi una commedia?”
Proprio allora la porta del bagno si aprì e tutti cercarono di sembrare innocenti e di non ridere. Jonathan si guardò attorno, sorridendo a Francisco mentre questi si avvicinava ai piedi del letto.
“Allora, andiamo a fare colazione?” Francisco spostò lo sguardo su tutti.
“Si,” Jonathan batté la mano sulla testiera. “Avanti arpie, fuori dal letto! È ora di cibo!”
Colin sentì un’ondata di panico. Lanciò un’occhiata di lato, verso Jared. Jared ridacchiò e rotolò un po’ verso Colin, nascondendo a metà il viso nel cuscino. Sussurrò. “Merda.”
“Cosa?” Colin deglutì, cercando di pensare a cose non sexy. Gattini, prati verdi, castelli di sabbia, Val Kilmer in infradito che mangia burro d’arachidi.
“Non posso alzarmi adesso,” sussurrò Jared. “Avrò bisogno di un minuto.”
Pensare che nemmeno Jared poteva alzarsi, non finì di certo nella colonna delle cose non sexy. In effetti, peggiorò solo le cose.
“Veniamo,” disse Colin. O ne avremmo bisogno. “Andate a vestirvi. Ci vediamo di sotto.”
Jonathan alzò un sopracciglio al loro indirizzo con un sogghigno. “Avete esattamente quindici minuti. Esattamente.”
Una volta che se ne furono andati, Colin guardò Jared esitante. Questi alzò il viso dal cuscino e sorrise. Sembrava a suo agio come sempre. Jared non si innervosiva mai.
“Ti senti imbarazzato?” gli chiese Jared.
“Un po’,” ammise Colin. Rotolò sulla schiena, dato che le coperte dissimulavano le sue condizioni. “Voglio dire, è fottutamente imbarazzante, no?”
“Non sentirti imbarazzato per quanto mi riguarda,” Jared fece spallucce, i capelli che gli scivolarono sulle spalle. “E’ un complimento. È lusinghiero.”
“Probabilmente è perchè eravamo sdraiati in quel modo. La vicinanza e tutto il resto.” Colin non riusciva a capire perchè sentisse il bisogno di spiegarsi.
Jared rise sommessamente. “Allora non sono sexy?”
“Non ho detto questo,” Colin lo guardò, la preoccupazione mutata in ansietà. “Mi dispiace, non intendevo quello.”
“Allora,” Jared lanciò un’occhiata attorno al letto, poi tornò a guardare Colin. “Ci alziamo e basta? Dico, sappiamo entrambi che l’altro ha un’erezione quindi, importa davvero così tanto?” Perchè non ci alziamo e io andrò nella mia stanza e mi vestirò e tu potrai vestirti è morta lì?”
Sembrava così ragionevole che Colin non poté far altro che concordare. “Va bene.” Annuì, poi dopo un momento si alzò a sedere. Lanciò un’occhiata all’orologio da tavolo, chiedendosi quanto in fretta poteva riuscire a vestirsi se prima si fosse fatto una sega veloce.
Jared si alzò a sedere e scese dal letto. Colin evitò di guardarlo mentre si toglieva le coperte di dosso e cercava le ciabatte oltre il bordo del letto. I suoi pantaloncini erano imbarazzantemente tesi. Continuò a rimanere piegato in avanti.
Jared lo sorprese arrivandogli davanti. Gli occhi di Colin corsero istantaneamente al gonfiore nei pantaloni del pigiama di Jared. Poi alzò lo sguardo sul suo viso, cercando di non arrossire troppo. Jared gli rivolse un sorriso leggero e poi si piegò in avanti, prendendo qualcosa dal comodino. “Il mio orologio,” disse sommessamente. Poi si voltò e si diresse verso la porta che connetteva le loro camere, non camminando affatto come uno che avesse un’erezione impressionante. Rivolse a Colin uno sguardo da sopra la spalla prima di scivolare attraverso la porta.
Gli servirono giusto tre minuti per venire. Colin ebbe un sacco di tempo per vestirsi.
RATING: NC-17
PERSONAGGI: Colin Farrell, Jared Leto, Jonathan Rhys-Meyers, Francisco Bosch, Gary Stretch, Angelina Jolie, Val Kilmer, Rory McCaan, Rosario Dawson, Oliver Stone
ACCOPPIATE: Colin/Jared, Jonathan/Francisco
CONTENUTI: sesso m/m, umorismo
DESCRIZIONE: durante le riprese di Alexander, Jared porta Colin in una selvaggia cavalcata sessuale da Marrakech al deserto del Sahara e oltre.
DICHIARAZIONE: tutti gli eventi sono interamente finzione e non sono intesi a riflettere la vera natura, personalità o le preferenze sessuali delle persone coinvolte.
Traduzione: ssyn3
Beta: Perpetua
MAROCCO E MANGO
“Pensavo che fossimo qui per imparare le nostre battute!” gridò Colin al di sopra della confusione. “Non è per questo che avete tutti fatto irruzione in camera mia così dannatamente presto questa mattina?” Fece ondeggiare le pagine del copione senza speranza e fu ricompensato con un cuscino in faccia. “Figlio di puttana!” Ci fu uno scroscio di risate.
La spaziosa stanza di Colin nell’hotel più vecchio e grandioso in cui avesse mai soggiornato, situato sulla spiaggia del Mar Mediterraneo nell’incantevole Melilla, in Marocco, aveva anche il letto più grande in cui avesse mai dormito. Di notte gli sembrava talmente grande da farlo diventare paranoico, forzandolo a dormire da un lato con i cuscini ammonticchiati attorno al corpo. Alla mattina il letto era la sua rovina, come lo era la porta comunicante con la suite di fianco alla sua.
Jared era arrivato furtivamente con il sole che a malapena faceva capolino all’orizzonte, il che era prevedibile – Jared si divertiva a giocare tiri mancini e Colin era preparato. Quello che non si era aspettato era che si fosse portato dei rinforzi e vide tutto questo come un atto di guerra proprio come avrebbe fatto Alessandro. Una volta riuscito a liberarsi delle lenzuola in cui l’avevano intrappolato, inveì contro i traditori.
“Jonny!” gridò al suo amico irlandese, che era piegato in due dalle risate come anche Jared. “Ok, da te me lo sarei dovuto aspettare, ma Francisco?” Colin scosse la testa all’indirizzo della flessuosa bellezza spagnola che stava ridendo con gli altri. “Tu dovresti essere quello buono!”
Egli disse qualcosa in spagnolo che Colin non riuscì ad afferrare completamente, poi sorrise trionfante. “Jared mi ha pagato,” disse col suo accento melodico.
Il letto poteva contenere facilmente quattro, forse cinque persone se ci si stringeva – ma in qualche modo loro tre riuscivano ad occupare tutto lo spazio extra. Avevano portato i loro copioni in buona fede, ma solo Colin stava stringendo in mano il suo al momento. Jared aveva portato una radio e aveva trovato una stazione che trasmetteva musica pop americana. Aveva alzato il volume così tanto che Colin era contento che i muri fossero spessi. Oliver non sarebbe stato contento se si fossero fatti cacciare dall’hotel più chic del Marocco.
Jonathan si era piazzato comodamente sull’altro lato del letto, appoggiato ad una montagna di cuscini come fosse il Principe dell’Arroganza in persona. Indossava una canottiera bianca e aveva i capelli arruffati sciolti sulle spalle ed era momentaneamente intrattenuto da Jared che stava ballando sul letto. Jared indossava solo un paio di pantaloni cascanti del pigiama, blu scuro, che stavano quasi per scivolargli giù dai fianchi sottili, così tanto che Colin continuava ad avere visioni del suo pube quando si girava. Aveva i capelli sciolti e selvaggi che gli ricadevano sul viso e sulle spalle. Francisco, dalla sua prima cospirazione, ora era l’unico che si stava comportando bene. Sedeva a gambe incrociate vicino ai piedi di Jonathan, vestito di un bel paio di pantaloni di seta neri con le cuciture a vista. I capelli erano un casino ma lo rendevano affascinante più che trasandato.
“Dai!” Jared allungò una mano e tirò su Francisco prendendolo per un polso. “Sei tu il ballerino! Vieni qui con me!”
Francisco sorrise e si alzò. Fu chiaro solo dopo qualche minuto chi avesse più grazia. Nonostante la musica chiaramente inappropriata per qualcuno con le sue capacità, il corpo di Francisco sembrava liquido e si muoveva armoniosamente. Ma Colin non poteva dire quale vista preferiva di più. C’era qualcosa che andava detto sul modo in cui Jared stava muovendo i fianchi, in movimenti circolari e lenti che gli facevano scivolare i pantaloni. Francisco si muoveva meglio, ma era completamente vestito.
Jonathan cominciò ad incitarli e a dare loro suggerimenti osceni, mentre Colin cercava di studiare il suo copione di nuovo. Le parole scorrevano via tutte insieme, cosicché non riusciva a trovare la sua parte. Era come un pigiama party infernale. Incoraggiato dalle risate, Jared montò la spessa testiera intagliata ai piedi del letto e la usò come un palo da strip. Colin aveva visto di peggio nei clubs, doveva ammetterlo. Jared fece un giro mortale con una gamba allacciata al palo e finì per atterrare sul letto, sulla schiena.
“Che cosa gli hai insegnato!” gridò Jonathan deliziato a Francisco.
Francisco stava ridendo. “Non quello!”
A Colin non sfuggì il modo in cui Jonathan guardava adorante Francisco, questa mattina o in qualsiasi altra occasione da quando si erano incontrati. Colin sorrise e cercò di trovare le sue battute sul copione.
Jared si rialzò e ricominciò a ballare. Francisco lo stava guardando e cominciò ad imitare i suoi movimenti logoranti. Era quasi troppo elegante per riuscirci. Jonathan si alzò a sedere e cominciò a schioccare le dita cantando “Dancing Queen” in un orribile falsetto.
Jared continuò a battere il piede contro la gamba di Colin e questi pensò che fosse accidentale finché non successe per la terza volta. Colin alzò lo sguardo su di lui, accigliato e Jared gli sorrise. Jonathan allungò una mano e spense la radio quando la canzone terminò.
“Bastardo!” gridò Jared all’improvviso. “Colin ha ancora bisogno di essere svegliato!”
Colin gridò e cercò di salvare il copione dall’imminente attacco di Jared. Jared gli ricadde addosso caldo e sudato, i capelli finirono sul viso di Colin, profumando intensamente di shampoo. Lottarono e miagolarono, intrappolandosi nelle lenzuola. Nessun altro si unì alla lotta, preferendo invece ridere. Jonathan si lamentò ad alta voce che Jared lo stava calciando in un fianco e lo colpì sulla schiena. Colin dovette ridere mentre veniva solleticato, pizzicato e colpito, infine riuscì a scrollarsi di dosso Jared con grande sforzo e questi finì sdraiato tra Colin e Jonathan con un sospiro trionfante. Aveva i capelli su tutto il viso.
Jonathan tornò a scivolare sul suo cuscino e si girò verso Jared. Cominciò a spostargli i capelli dal viso. “Aw, ti ha fatto male, bell’Efestione?” tubò Jonathan.
“Lui!” Colin ritrovò il copione, il segno ora irrimediabilmente perduto. “Lui mi ha attaccato!”
Francisco era di nuovo seduto graziosamente accanto ai piedi di Jonathan, sorridente. Forse, non era proprio abituato alla rudezza con cui si trattavano come lo erano loro. Ma era chiaro che era un bravo ragazzo e Colin desiderava che si integrasse.
Jared rimase nel suo posto, coccolato da Jonathan, così vicino a Colin che questi poteva sentire il suo calore. Profumava vagamente di sapone e sudore, con un tocco di deodorante come sottofondo.
“Ecco,” Colin fece ondeggiare il copione in faccia a Jared. “Dovremmo provare le nostre battute.” Jonathan aveva il mento appoggiato alla sommità del capo di Jared al momento, anche se i suoi occhi ed il suo lieve sorriso erano incentrati su Francisco. Jared stava quasi facendo le fusa.
“Conosco tutte le mie battute,” Jared colpì con uno schiaffo il copione.
“Oh davvero,” Colin fece scorrere le pagine. “Proviamone qualcuna allora, vuoi?” Trovò alcune battute che dovevano recitare assieme, quelle che avrebbero dovuto pronunciare su di un balcone a Babilonia. Era una scena che doveva mostrare la profondità della loro relazione. Colin lesse la sua battuta, poi guardò Jared con aspettativa.
Jared esitò e Jonathan ridacchiò. Poi Jared sciorinò tutta la sua battuta, completa di accento anche se senza troppa emozione.
“Fortuna,” Colin girò la pagina, ne lesse altre e aspettò di nuovo.
Jared andò bene all’inizio, poi andò scemando. “Non c’è amore... um... nella tua... uh... qualcosa, qualcosa, qualcosa.”
Jonathan irruppe in una risata e Francisco sorrise.
“Esatto,” Colin colpì il copione con le dita, “E’ esattamente così che dice. Qualcosa, qualcosa, qualcosa.” Jared stava ridacchiando. “E’ così poetico. Preso direttamente da Omero.”
Jared colpì di nuovo il copione di Colin, facendolo accigliare. Pizzicò un orecchio di Jared e questi sussultò. “Voi ragazzi formate una coppia così carina,” li informò Jonathan.
Colin lo ignorò e rivolse lo sguardo a Francisco. “Dì loro quanto è importante lo studio.”
Francisco allargò le sue mani eleganti e sorrise. “Io non ho battute.”
Jonathan e Jared risero ancor più fragorosamente dopo questa risposta. Jared allargò le braccia verso di lui. “Ti amo bambino! Vieni da me.”
Francisco sorrise e gattonò verso Jared, che lo attirò sopra di sé e fece un gran spettacolo, abbracciandolo e strapazzandolo. Colin si accigliò a tutto quel dimenarsi e saltellare ma sospettò che Jared lo stesse facendo per avvicinare Francisco a Jonathan – cosa che fece davvero rotolando su un fianco con le braccia strette attorno a Francisco, depositando quest’ultimo fra loro due. Colin annusò furtivamente Francisco mentre veniva fatto rotolare via. Sapeva di buono, residui di qualche colonia esotica o di shampoo o di qualcosa.
“Francisco deve lavorare più duramente di tutti noi!” Jonathan ora stava accarezzando i capelli di Francisco. Questi era intrappolato tra di lui e Jared e sembrava un po’ nervoso. Questo significava che Jared era buttato contro Colin. Colin non si mosse e fece finta di non averlo notato. “Deve danzare,” disse Jonathan.
“Per Alexander,” Jared voltò il capo, quasi sottosopra per guardare Colin, mettendo un accento esagerato sulle proprie parole.
“Per Alexander,” gli fece eco Jonathan.
Colin grugnì e si tirò le coperte sul viso. Ci furono delle risatine, poi qualcuno gli tirò improvvisamente i capelli. “Hey!”
“Possiamo ancora vederti,” disse Jared. “Possiamo indovinare che sei tu da quella pessima tinta.” Risate ancora più forti seguirono questa frase.
“Hey!” Colin tolse velocemente le lenzuola, accigliandosi. “Non me la sono fatta da solo! È per la parte!”
All’improvviso Jonathan si sedette e gli si mozzò il respiro. “Oh mio Dio, amo questa canzone.” Disse con malinconia. Alzò il volume, poi scalciò le coperte e si alzò in piedi sul materasso.
“Se la ami così tanto, perchè non te la sposi?” disse Jared.
Jonathan lo guardò con una smorfia, dondolandosi sui piedi. “Perchè tu e Alessandro non vi date da fare sotto le lenzuola?”
Jared ridacchiò e lanciò uno sguardo obliquo a Colin. Colin lo guardò a sua volta. Jonathan si abbassò verso Francisco e gli prese la mano, tirando. “Balli con me?” Disse dolcemente.
Colin studiò di nuovo il suo copione, ma scambiò un sorriso compiaciuto con Jared mentre gli altri due cominciarono una specie di danza dondolante alla fine del letto. Francisco sorrideva leggermente. Jonathan sembrava un adolescente terrorizzato al ballo della scuola che non sapeva dove mettere le mani.
“Dai,” Colin passò a Jared il copione. “Facciamo pratica.”
Jared prese il copione, gli lanciò un’occhiata e poi lo gettò a lato del letto sopra Colin. Questi emise un sospiro lungo e sofferente. Non aveva voglia di litigare però, ed era troppo distratto. Si sistemò su di un fianco, scivolando sui cuscini cosicché la sua bocca era vicina all’orecchio di Jared. Jared stava osservando gli altri due.
“Tu fallirai miseramente come attore,” mormorò Colin.
Jared ridacchiò e girò il viso verso di lui. “Non m’importa,” disse con sufficienza, “ho la mia carriera musicale.”
“Non sei forse il più fortunato di tutti?” sorrise Colin. Jared non distolse il viso. Colin lo stava fissando negli occhi mentre una sdolcinata canzone pop faceva da sottofondo. Era stranamente ironico, in questa grande stanza, in questo grande letto in un luogo immerso in millenni di storia. Colin sentì quasi come se dovesse dire qualcosa di poetico, come avrebbe fatto Alessandro.
Era comunque impossibile dire qualsiasi cosa. Jared aveva gli occhi incredibilmente blu e quando Colin li fissava per troppo tempo, dimenticava tutto – la stanza attorno a lui, le sue battute, il fatto che si supponeva che fosse etero. Beh, eccetto per quell’unica volta a scuola, ma quale ragazzino non fa degli esperimenti? E quella volta a New York certo, ma era una festa e lui era ubriaco. E a Londra, in quel pub – merda. Beh, era quasi sicuro che non si potesse considerare omosessualità se l’oggetto maschile in questione era più carino di qualsiasi donna.
Jared alla fine interruppe il contatto visivo, tornando ad osservare gli altri due. Anche Colin li osservò. Jonathan era rivolto verso di loro, il mento appoggiato alla spalla di Francisco. Lanciò loro un’occhiata del tipo “cosa faccio adesso?” Del tutto spontaneamente, Colin e Jared simultaneamente sorrisero e gli diedero un pollice alto.
Continuando a sorridere, Jared rotolò su di un fianco fronteggiando Colin. Stava al di sopra delle lenzuola e Colin sotto, ma questi riusciva a sentire il suo corpo attraverso la stoffa. Sperò che fossero abbastanza spesse da non permettere a Jared di sentirlo tra un momento.
“Ti piace il Marocco?” gli chiese Jared lievemente. Si stavano di nuovo guardando negli occhi, i visi così vicini che Colin poteva sentire il respiro di Jared sul mento. Il letto si muoveva leggermente vicino ai piedi di Colin, dove gli altri due stavano ballando.
“E’ bellissimo,” disse Colin, alla stessa maniera.
“Che cosa ti piace di più?” Jared si avvicinò ancora un po’.
“Um...” Colin cercò di pensare. Marocco. Si. Di che parlavano? “L’acqua.”
Jared rise. Aveva labbra che sembravano incredibilmente morbide. “La spiaggia qui a Melilla?”
“Si. È carina.” Colin si avvicinò pure, ancora più felice ora che Jared non si trovasse sotto le coperte con lui. “E’ così... blu. L’acqua. E i tuoi occhi.” Cercava di sembrare sciolto, anche se quando lo disse sembrava tutto tranne quello.
Jared rise di nuovo, le sue lunghe ciglia fluttuarono. Da qualche parte, in sottofondo, la canzone era finita. Il letto si abbassò quando Francisco ne scese.
“Torno subito,” disse con un sorriso mentre si dirigeva verso il bagno, i piedi nudi che producevano un suono ovattato sulle mattonelle nere e bianche. Jonathan si arrampicò verso Jared e Colin, appoggiandosi di traverso sulle loro gambe.
“Stiamo facendo le prove per la nostra scena d’amore?” Era chiaramente inebriato ed eccitato. “Aw, bacini, bacini! Bacini, bacini, avanti!” Cominciò a provare a far collidere i loro visi.
“Non abbiamo una scena d’amore!” rise Jared, dimenandosi e spingendo Jonathan. “Perchè non la smetti di fare progetti!”
“Cosa vorresti dire con questo?” Jonathan gattonò via da loro, assicurandosi di rifilare ad entrambi un calcio accidentale.
“Che cosa significa?” lo canzonò Colin. “Significa smettila di vivere i tuoi sogni erotici attraverso noi.” Fece allusivamente un cenno con la testa verso la porta del bagno.
Jonathan arrossì. Colin vide un punto in cui colpirlo, e nel profondo, difendendo la sua mascolinità. “Dovresti entrare a vedere se ha bisogno d’aiuto.”
“Si,” Jared prese la palla al balzo, avendo forse bisogno di difendere qualcosa a sua volta. “Entra dentro e scopatelo sul lavandino.” Jared cominciò a spingere i fianchi in maniera lasciva, il che fece trattenere il respiro a Colin. “Entra dentro e dacci dentro!”
“Shhh!” Jonathan sibilò verso di loro. “Dio, voi due siete dei fottuti pervertiti.”
“Tu sai che lo vuoi.” La voce di Colin era un po’ rauca per via del movimento di fianchi di prima, che accidentalmente aveva preso luogo contro di lui. “Vai a chiedergli se vuole un po’ d’Irlandese dentro di lui.” Colin gli fece l’occhiolino.
“Oh mio Dio,” Jonathan gattonò verso il bordo del letto e si alzò. “Non posso rimanere seduto qui e lasciare che le mie vergini orecchie vengano violentate.”
“Non dire cose del genere,” disse Jared. “Mi fanno venire voglia di infilarti l’uccello nell’orecchio.”
Jonthan alzò gli occhi al cielo. Trovò le ciabatte e se le infilò.
“Sono serio!” Jared emise un gemito finto, che ebbe un effetto anche maggiore sulle parti basse di Colin, più della faccenda della spinta di fianchi. “Dio, le tue orecchie mi eccitano così fottutamente tanto.”
Jonathan fece un gesto rude all’indirizzo di Jared e questi ridacchiò. Jonathan si voltò, esitò un momento e poi lanciò uno sguardo verso la porta del bagno. Poi ciabattò in quella direzione.
“Oh mio Dio,” sussultò Jared. “Ci vai davvero?”
Jonathan agitò una mano verso di loro distrattamente e inclinò la testa verso la porta. Colin fece una risata. “Che fai Jonny? Lo ascolti mentre fa la pipì?” Anche Jared cominciò a ridere e Jonathan si accigliò e agitò la mano rabbiosamente. “Hai delle perversioni peggiori di quelle di Jared.” Disse Colin. Lui e Jared presero a ridacchiare e ridacchiare.
“L’acqua sta scorrendo,” Jonathan rivolse loro uno sguardo scuro mentre tornava verso il letto. “Forse sta usando la tua doccia.”
“Il sesso sotto la doccia e così sexy,” disse Jared. “Voglio dire, con l’acqua e le piastrelle e il sapone, è tutto scivoloso, diventa più facile fare certe cose. Diventa tutto scivoloso e lubrificato...”
Colin fece scivolare più stoffa sul suo inguine, furtivamente.
“Forse è andato a farsi una sega,” suggerì Colin, pensando che era un’idea maledettamente buona, al momento. “Forse l’hai eccitato tutto con quella danza.”
Jonathan era in piedi alla fine del letto, le mani appoggiate alla testiera intagliata, osservandoli. “Voi ragazzi siete così divertenti, siete sicuri che questo film non diventi una commedia?”
Proprio allora la porta del bagno si aprì e tutti cercarono di sembrare innocenti e di non ridere. Jonathan si guardò attorno, sorridendo a Francisco mentre questi si avvicinava ai piedi del letto.
“Allora, andiamo a fare colazione?” Francisco spostò lo sguardo su tutti.
“Si,” Jonathan batté la mano sulla testiera. “Avanti arpie, fuori dal letto! È ora di cibo!”
Colin sentì un’ondata di panico. Lanciò un’occhiata di lato, verso Jared. Jared ridacchiò e rotolò un po’ verso Colin, nascondendo a metà il viso nel cuscino. Sussurrò. “Merda.”
“Cosa?” Colin deglutì, cercando di pensare a cose non sexy. Gattini, prati verdi, castelli di sabbia, Val Kilmer in infradito che mangia burro d’arachidi.
“Non posso alzarmi adesso,” sussurrò Jared. “Avrò bisogno di un minuto.”
Pensare che nemmeno Jared poteva alzarsi, non finì di certo nella colonna delle cose non sexy. In effetti, peggiorò solo le cose.
“Veniamo,” disse Colin. O ne avremmo bisogno. “Andate a vestirvi. Ci vediamo di sotto.”
Jonathan alzò un sopracciglio al loro indirizzo con un sogghigno. “Avete esattamente quindici minuti. Esattamente.”
Una volta che se ne furono andati, Colin guardò Jared esitante. Questi alzò il viso dal cuscino e sorrise. Sembrava a suo agio come sempre. Jared non si innervosiva mai.
“Ti senti imbarazzato?” gli chiese Jared.
“Un po’,” ammise Colin. Rotolò sulla schiena, dato che le coperte dissimulavano le sue condizioni. “Voglio dire, è fottutamente imbarazzante, no?”
“Non sentirti imbarazzato per quanto mi riguarda,” Jared fece spallucce, i capelli che gli scivolarono sulle spalle. “E’ un complimento. È lusinghiero.”
“Probabilmente è perchè eravamo sdraiati in quel modo. La vicinanza e tutto il resto.” Colin non riusciva a capire perchè sentisse il bisogno di spiegarsi.
Jared rise sommessamente. “Allora non sono sexy?”
“Non ho detto questo,” Colin lo guardò, la preoccupazione mutata in ansietà. “Mi dispiace, non intendevo quello.”
“Allora,” Jared lanciò un’occhiata attorno al letto, poi tornò a guardare Colin. “Ci alziamo e basta? Dico, sappiamo entrambi che l’altro ha un’erezione quindi, importa davvero così tanto?” Perchè non ci alziamo e io andrò nella mia stanza e mi vestirò e tu potrai vestirti è morta lì?”
Sembrava così ragionevole che Colin non poté far altro che concordare. “Va bene.” Annuì, poi dopo un momento si alzò a sedere. Lanciò un’occhiata all’orologio da tavolo, chiedendosi quanto in fretta poteva riuscire a vestirsi se prima si fosse fatto una sega veloce.
Jared si alzò a sedere e scese dal letto. Colin evitò di guardarlo mentre si toglieva le coperte di dosso e cercava le ciabatte oltre il bordo del letto. I suoi pantaloncini erano imbarazzantemente tesi. Continuò a rimanere piegato in avanti.
Jared lo sorprese arrivandogli davanti. Gli occhi di Colin corsero istantaneamente al gonfiore nei pantaloni del pigiama di Jared. Poi alzò lo sguardo sul suo viso, cercando di non arrossire troppo. Jared gli rivolse un sorriso leggero e poi si piegò in avanti, prendendo qualcosa dal comodino. “Il mio orologio,” disse sommessamente. Poi si voltò e si diresse verso la porta che connetteva le loro camere, non camminando affatto come uno che avesse un’erezione impressionante. Rivolse a Colin uno sguardo da sopra la spalla prima di scivolare attraverso la porta.
Gli servirono giusto tre minuti per venire. Colin ebbe un sacco di tempo per vestirsi.