Post by babyara on Oct 2, 2006 21:31:16 GMT 1
Fuori dalle grandi vetrate la notte copriva le bellezze della Baviera, ma per Alex non era un problema, le conosceva molto bene. In fin dei conti era un viaggiatore, un po’ per piacere, un po’ per lavoro, come in questo caso.
Quel pomeriggio, quando aveva ricevuto l’invito per una festa in quella villa, gli era parso un po’ strano, di solito si tratteneva poco a Monaco e non conosceva molte persone, perciò all’inizio era stato titubante. Troppo spesso si sentiva fuori luogo in mezzo alla gente, soprattutto nell’ultimo periodo.
Alla fine però, non avendo trovato niente di meglio da fare, aveva deciso di parteciparvi, ed ora eccolo lì, a seguire un vecchio maggiordomo per saloni silenziosi… il che era strano a ben pensarci, visto che stava per iniziare un party…
…Anche nel parcheggio non aveva visto automobili, ed ora i suoi sensi erano tesi alla ricerca del minimo rumore.
L’uomo lo fece entrare in una stanza. - Buona serata, signore. – disse con reverenza, poi si voltò e se andò.
Dire che Alex era senza parole, era veramente poco.
Si guardò intorno nel grande salone. La stanza era dominata da un grosso tavolo, mentre divani e poltrone, in apparenza comode, erano addossati alle pareti.
Corrugò la fronte, poi il suo sguardo catturò un’immagine nel vano di una finestra, sul lato destro della stanza. C’era qualcuno lì…
Si avvicinò e, a poco a poco, Alex riconobbe il profilo a lui piuttosto familiare. La luce dei lampioni della piccola terrazza gettava un’ombra sul volto dell’altro, ma sapeva con certezza di non essersi sbagliato.
Uscì fuori, senza guardare la persona seduta, si fermò un attimo ad osservare la notte, poi si girò, braccia incrociate sul petto, un mezzo sorriso sulle labbra.
La sua voce uscì chiara, nitida e quasi musicale.
- Buona sera, David. –
- Alex… - Un cenno con il capo, appena percettibile, poi il giovane si alzò dalla sedia e uscì in terrazza a sua volta. – Vedo che ti ricordi di me – commentò, mentre si fermava a pochi passi da lui. La voce era la stessa di sempre, calma e misurata, ma in sottofondo c’era una nota divertita.
Alex scosse la testa. Se si ricordava di lui?
Certo non si sarebbe potuto dimenticare facilmente di quello che avevano fatto. Erano passati due mesi dalla festa sul lago di Como, ma Alex non poteva negare a se stesso che l’unico che era riuscito a rompere la monotonia di una serata noiosa come quella era stato, senza ombra di dubbio, David.
- Sì mi ricordo di te, vagamente direi. Però credo che abbiamo qualche conto in sospeso… -
- Davvero? – David sembrava genuinamente sorpreso. – Di che stai parlando? In tutta onestà ho dei ricordi ben precisi riguardo la serata che abbiamo trascorso insieme, ma mi sfugge quello a cui ti riferisci. –
L’espressione che aveva sul viso raccontava una storia diversa, però. Ora come allora i suoi occhi rilucevano.
Alex gli si avvicinò di un passo. - Ti farò urlare… - mormorò.
- E’ tutto da vedere, – rispose David, poi ridacchiò tra sé, – proprio non ti è andata giù, vero? Che non abbia urlato, nonostante i tuoi sforzi. Povero. –
- Sai David, ho molti difetti e uno di questi è quello di essere molto orgoglioso, devo sempre ottenere ciò che voglio… e quello che voglio è sentirti urlare… sono disposto a scoparti fino alla morte pur di sentirtelo fare. –
- Ma davvero? -
- Direi proprio di sì. – Alzò la testa per osservare il cielo stellato sopra di sé. - Ma se la cosa non ti interessa, me ne vado. Questo party è abbastanza noioso per i miei gusti. –
- In caso ti fosse sfuggito, non c’è nessun party. Né ci sarà. – David si portò esattamente di fronte ad Alex, poi lo prese per le spalle e lo fece girare su stesso. Le sue mani s’insinuarono intorno alla vita dell’altro, per andare ad incrociarsi sulla fibbia della sua cintura. – Ci siamo solo io e te, – sussurrò, – Franz ha la serata libera e ho mandato via il resto della servitù. -
Si passò la lingua sulle labbra, poi tirò Alex contro di sé, bruscamente. – Non ti sei chiesto perché ti abbia invitato? -
Alex aveva sentito un calore irradiarsi per tutto il corpo quando David lo aveva attirato a sé, ma era bravo a fingere, per lo meno fino ad un certo punto ci sarebbe riuscito. - Franz? Che razza di nome, - disse, alzando gli occhi al cielo – tutti uguali in Baviera. –
- Tutti tedeschi, cosa pretendi? Di trovare dei Josè o un François qui? – Mentre parlava, le sue dita si muovevano, aprendogli la fibbia della cintura, facendo uscire il bottone dall’asola, scivolando appena dentro, sotto l’elastico dei boxer, per poi fermarsi.
- Allora? Te lo sei chiesto o no? -
Alex chiuse gli occhi, mentre un sospiro involontario gli usciva dalle labbra socchiuse. - Non me lo sono chiesto, non mi pongo una domanda quando conosco già la risposta. –
- Ti ricordavo meno acido – replicò David. Con decisione fece scendere la mano verso il basso, fino a quando non incontrò il sesso di Alex. – Ma non importa. Non ti ho fatto venire qui per parlare. -
Alex buttò indietro la testa. - Mi hai reso tu acido… sono anche permaloso, tra i mille difetti. –
- Sai che non me n’ero accorto? – La presa in giro era palese, ma il tono di David, sempre così misurato, in qualche modo ne smorzava l’effetto. – Un giorno mi dirai anche degli altri novecentonovantotto. Ma non adesso. -
Alex appoggiò una mano sul fianco dell’altro cercando di tirarlo di più verso di sé, sentiva il sesso di David premergli contro, no, decisamente non erano fatti per parlare. C’erano altre cose che venivano loro meglio, cose che davano molta più soddisfazione.
- Qui? Oppure andiamo di sopra? – David continuava a stuzzicarlo, toccandolo appena per poi ritrarsi.
- Qui, di sopra, dove cazzo vuoi… - mormorò lui, – ma toccami ora, basta giocare… –
- Di sopra, allora. Ho un letto magnifico, è un peccato sprecarlo. – David lasciò andare Alex, poi lo prese per un polso. – Andiamo. Prima arriviamo in camera mia, prima posso fare quello che mi chiedi. -
Senza dire una parola, Alex si lasciò condurre da David attraverso stanze, saloni e scale, fino a quando non si fermarono davanti ad una porta a doppi battenti. Lì non riuscì più a trattenersi e con forza lo sbatté contro il muro, appoggiandosi poi contro di lui.
Si limitò a guardarlo prima di appoggiare la bocca sulla sua, e, quando la sentì socchiudersi, vi infilò la lingua iniziando a giocare, proprio come piaceva a lui. Come piaceva ad entrambi, e forse perfino un po’ troppo, si rese conto David mentre rispondeva con entusiasmo al bacio.
Ancora una volta però, si trovava con tutto il peso di Alex addosso, e per quanto la cosa lo eccitasse da morire, preferiva non avere ostacoli in mezzo. Ora come ora, i loro vestiti erano di troppo. Si staccò da lui e gli fece cenno con la testa. – Dentro. –
Alex girò le spalle a David ed aprì la porta entrando nella stanza, si fermò al centro. - Carina… - mormorò.
- Felice che ti piaccia, – tagliò corto l’altro. Quello non era il momento adatto per disquisire di arredamento, pensò, serrando la porta e andando a sdraiarsi sul letto. Dopo, se ne avessero avuto voglia, avrebbero potuto dilungarsi in questioni simili, ma adesso…
- Svestimi. – Il tono in cui lo disse era carico di aspettative.
Alex sorrise tra sé, vuole condurre lui il gioco, si disse, bene.
Lentamente salì sul letto, sedendosi sopra le cosce di David. Fece scorrere un dito sotto il risvolto del collo della camicia, passandosi contemporaneamente la lingua sulle labbra. Il gesto, forse inconsciamente, forse no, venne ripetuto anche da David, che continuava a fissarlo, in attesa.
Con dita agili, Alex iniziò a slacciargli la camicia e, quando ebbe finito, prese le mani di David nelle sue attirandolo verso di sé, in modo da fargliela scivolare via dalle spalle. Lo spinse giù di nuovo mentre lui gli appoggiava le mani sui fianchi, slacciando la cintura dei pantaloni per poi sfilarglieli.
Stessa sorte toccò ai boxer.
Quando ebbe finito guardò David e disse: - Ed ora cosa vuoi che faccia? –
Per quella sera Alex capì che le parti erano decise.
David sorrise, candido. Come al solito, era perfettamente a suo agio pur essendo nudo di fronte a quello che, dopotutto, era poco più di uno sconosciuto. - Svestiti anche tu. Ma piano. Voglio vederti… - piegò di poco la testa – era troppo buio laggiù, non sono riuscito a vederti come si deve -
Alex si alzò e si mise di fianco al letto. - Potresti rimanere deluso da ciò che vedrai… -
- Può darsi, – rispose David, giocherellando con un lembo del copriletto – in caso, non ti inviterò più la prossima volta. Ma non credo. -
La luce della luna era l’unica cosa che illuminava i movimenti delicati di Alex, le dita che allentavano il nodo della cravatta, la giacca che leggera gli scivolava dalle spalle, i bottoni che uno ad uno si aprivano, lasciando scoperto il petto accarezzato da strisce di luce.
Vicino alla finestra Alex vide una sedia, e vi si sedette togliendosi le scarpe, per poi rialzarsi e gettare da parte tutto ciò che ancora era di troppo.
- Ed ora… che vuoi che faccia? – chiese con voce roca a David.
- Prendi la cravatta, e vieni qui. Di fronte al letto – Fu poco più di un sussurro, ma risuonò autoritario lo stesso.
Alex si chinò e prese in mano la cravatta, facendo poi quello che David gli aveva ordinato. - Tieni… - disse, allungando una mano verso di lui.
Il giovane la prese, poi scivolò giù dal letto, mettendosi in piedi di fronte ad Alex. Il nodo era ancora fatto, notò con soddisfazione, nel togliersela se l’era solo allentato. Per fortuna. Se c’era una cosa che non aveva mai imparato, era fare i nodi alle cravatte.
Le sue dita furono leggere, gentili, quando gli passano la striscia di stoffa oltre la testa. – Così… – disse, stringendola appena intorno al collo di Alex, per poi passarsela attorno al palmo della mano. - Così va benissimo. Ora vieni, - e lo tirò verso il letto.
Semplicemente, Alex si fece guidare dall’altro, salendoci sopra.
Il gioco gli piaceva, come sempre del resto. Non era da lui avere rapporti normali, se non c’era un pizzico di quel qualcosa in più, alla fine tutto veniva a noia.
Aveva però capito che con David annoiarsi sarebbe stato molto difficile. Anche perché David, dietro l’aria da bravo ragazzo, nascondeva un sacco di risorse.
Una di queste, per esempio, era agganciata alla testiera del letto. Era come se l’avesse preparata apposta per Alex, o forse era quanto restava di qualche suo precedente incontro. In ogni caso, David non ne fece cenno. Si limitò a far sdraiare Alex sulla schiena, sempre tenendolo per quel guinzaglio improvvisato, poi gli sollevò un polso con la mano libera e lo assicurò alla manetta che pendeva dagli ornamenti in ferro battuto. Subito dopo toccò all’altra.
- Tutto bene? – chiese poi, premuroso.
Alex lo guardò, per un lungo attimo, il suo viso era indecifrabile, i suoi occhi resi più scuri dall’eccitazione che stava provando in quel momento.
- Sì… tutto bene… -
- Perfetto. Deve piacere ad entrambi, altrimenti non è divertente. Io non mi diverto –
- E allora vediamo di divertirci… – mormorò Alex.
- Lasciami fare… -
C’erano delle candele appoggiate sul comodino, di fianco al letto. Usando l’accendino, David le accese, poi si piegò a prendere qualcosa dal pavimento. Quando si rialzò, teneva in mano uno di quei cestelli per il ghiaccio, quelli usati per tenere in fresco le bottiglie. – Incredibile quanto duri il ghiaccio, stando qui dentro. Pensa che l’ho fatto portare qui da Franz prima che se ne andasse. –
Alex rise. - Sei molto sicuro di te, mio caro. – disse guardandolo.
David si limitò a sostenerne lo sguardo. – Lo sono. E direi che non mi sono sbagliato, almeno non questa volta. Non trovi? -
Annuì tra sé, poi prese un cubetto tra le dita. – Hai caldo? -
Caldo non era il termine esatto, pensò Alex. Stava letteralmente bollendo… il calore cresceva, così come l’attesa e la sua eccitazione. Si passò la lingua sulle labbra.
- Sì… - disse in sussurro.
- Lo supponevo. Anch’io. –
David sollevò un poco la mano, permettendo al suo amante di vedere il ghiaccio, di seguire con gli occhi le gocce che gli scivolavano lentamente lungo le dita. – Anch’io – ripeté, passandosi il cubetto sulle labbra, sulle guance e sulla gola.
Automaticamente, Alex si passò ancora la lingua sulle labbra, ogni gesto di David, ogni sua parola, era talmente carica di intensità erotica che stava per impazzire.
- …Però io ho le mani libere, tu no. Lascia che lo faccia io per te, vuoi? – Senza attendere risposta, David posò il ghiaccio sulla bocca di Alex, sfiorandolo appena, per poi incominciare a scendere, seguendo la linea del mento.
- Mmmm… sì, cazzo… non ti fermare… -
La sensazione del freddo sul suo corpo bollente gli stava regalando un piacere forte, tanto che, involontariamente inarcò la schiena cercando sempre di più il contatto con quel pezzettino di ghiaccio freddo.
- Non mi fermo. Tu apri le gambe, – ordinò David, facendo scivolare il cubetto sul petto di Alex. Fino ad adesso era rimasto seduto di fianco a lui, ma ora voleva mettersi lì in mezzo, scoprire che sensazione gli avrebbe dato. Sorrise nel vedere i capezzoli di Alex indurirsi sotto il tocco del ghiaccio. Era quasi pronto per cambiare.
Alex non riuscì più a trattenere un gemito di puro piacere. Aprì le gambe come David gli aveva detto di fare, e mentre l’altro ci scivolava in mezzo, senza peraltro interrompere quello che stava facendo, cercò di dare un ritmo normale al suo respiro.
Era abituato a certe situazioni, ma pochissime volte gli era capitato di trovarsi in una posizione simile, e senza dubbio, le persone con cui era stato in precedenza non erano esperte quanto David… lui gli stava facendo perdere la ragione.
E forse ne era anche consapevole. Il problema consisteva nel fatto che era difficile riuscire a capire qualcosa di David, poiché era bravissimo a tenere quello che realmente provava nascosto dietro il suo sorriso.
- Si è quasi sciolto… apri la bocca, Alex. Di poco, voglio che sia socchiusa, niente di più. –
Alex obbedì, ormai era in piena balia di David.
David si piegò in avanti, lasciando che i loro sessi si toccassero prima di appoggiargli quello che rimaneva del cubetto sulle labbra.
La bocca di Alex, appena socchiusa, si serrò per trattenere il gemito che stava per uscire quando le loro eccitazioni si incontrarono. Non voleva urlare, almeno quella soddisfazione non voleva dargliela, anche se, lo sapeva bene, era molto difficile. Comunque, subito la riaprì per ricevere quel pezzettino di ghiaccio gelato. Gli faceva bene, aveva la gola secca.
– Puoi succhiarlo, se vuoi – disse David, allungandosi a prendere una candela. - Sai, sono contento che tu sia così liscio – Parlando, il giovane gli faceva scorrere le dita sul torace – Altrimenti sarebbe stato un po’ difficoltoso, e forse non altrettanto piacevole. –
Lentamente, gli fece cadere un po’ di cera sulla pelle nuda.
- No, cazzo! –
Dolore, forte ed intenso. Là dove poco prima c’era solo il piacere del ghiaccio freddo, la cera bollente gli aveva provocato un qualcosa di molto simile ad una scossa elettrica.
- Vuoi che smetta? – David mosse il polso, rimettendo la candela in equilibrio. – A me un po’ di dolore piace, ma forse non è lo stesso per te… -
Poco prima Alex aveva chiuso gli occhi, ma ora li riaprì, fissandoli in quelli di David. - Non osare smettere… - mormorò. – Cazzo, non smettere… fai quello che vuoi… -
E David lo fece. Per qualche minuto rimase in silenzio, occupato ad alternare il freddo con il caldo. Sapeva benissimo cosa Alex stesse provando, perché più di una volta si era ritrovato al suo posto, immobilizzato a letto mentre qualche giovanotto – o qualche signorina – giocavano con il suo corpo allo stesso modo.
Alex abbandonò la testa sul cuscino e dimenticò tutto. I suoi stupidi propositi li avrebbe usati un’altra volta. I suoi sospiri si mescolavano a gemiti sempre più forti, ogni volta che David passava dal ghiaccio al fuoco… percezioni estreme che, messe insieme, erano in grado di fargli provare sensazioni uniche.
Quando David giudicò che potesse bastare, mise da parte sia il cestello, sia la candela.
- Avevi detto qualcosa la volta scorsa… qualcosa a proposito della mia bocca… - buttò lì, piegandosi tra le gambe di Alex. Si chinò fino a quando le sue labbra non gli sfiorarono il bacino, poi riprese, - che cosa volevi, Alex? Dimmelo. –
Nel frattempo, aveva incominciato ad accarezzarsi.
Alex deglutì a fatica… aveva bisogno di respirare normalmente, il battito del suo cuore era così accelerato che aveva quasi paura che potesse scoppiare da un momento all’altro.
- Volevo… hmmmm… volevo sentire la tua bocca… cazzo, David… fa qualcosa… -
- Qualcosa? Di che genere? – Non c’era dubbio sul fatto che David si stesse gustando la situazione. La sua mano scivolava avanti e indietro sul proprio sesso, toccandosi con calma, mentre gli posava dei baci leggeri sull’inguine, sull’interno delle cosce, dappertutto ma non dove Alex avrebbe voluto. – Così? E’ questo che intendevi? – chiese con un sorrisetto, per poi prenderlo, finalmente, in bocca.
- Sì.. così… - mormorò Alex. La sua schiena si inarcò per cercare di spingersi più a fondo nella bocca di David, voleva tutto, subito.
- Basta.. cazzo… David, scopami… - lo voleva davvero, era l’unica cosa che gli interessava in quel momento, sentirlo dentro di sé, sentire le sue spinte sempre più a fondo, la sua bocca non gli bastava.
David lo lasciò andare, poi annuì. – Sì. – Infilò una mano sotto il cuscino, estraendone un preservativo e un tubetto di lubrificante.
– Vedi come sono attrezzato… - ridacchiò mentre se lo infilava, reprimendo un gemito, per poi accennare con la testa al lubrificante, che aveva lasciato sul copriletto. – Però direi di saltare i preparativi, che ne pensi? –
Poi si piegò in avanti, sopra di lui, spingendogli la lingua in bocca.
Alex restò senza fiato per il bacio, poi, quando David si staccò da lui, a fatica riaprì gli occhi per guardarlo.
- Lascia perdere tutto, cazzo scopami! David… subito… ora… -
- Sì – Questa volta fu poco più di un sussurro, che andò subito perso nella penombra della stanza. Le candele bruciavano ancora, disegnando strane ombre sui corpi dei due uomini mentre David sollevava le cosce del suo amante, allargandole per avere maggior spazio a disposizione, e poi gli scivolava dentro in un unico movimento.
Quando era toccato ad Alex, lo aveva penetrato con forza, come se non avesse potuto trattenersi. Quello di David era stato un gesto più fluido, più languido, quasi aggraziato.
- Ah sì… - mormorò Alex quando sentì finalmente David dentro lui. Aveva voglia di abbracciarlo, di accarezzargli la schiena, ma non poteva. I polsi gli facevano male visto che continuava a tirarli, non riusciva a farne a meno.
Anche David avrebbe voluto che Alex lo toccasse, stringendolo come aveva fatto la volta prima. Vagamente, si chiese se non avesse fatto meglio a liberargli le braccia, ma quando abbassò lo sguardo su di lui, si accorse che era… perfetto. I muscoli tesi, la pelle liscia, lucida, il collo esposto mentre tutto il suo corpo si muoveva, seguendo il ritmo che David stava lentamente impostando.
Come in ogni altra cosa che faceva, nei suoi movimenti c’era calma, lucidità. Anche in momenti del genere, David era sempre presente a se stesso.
– Alex… - chiamò una volta, due, mentre si spingeva sempre più a fondo.
Alex gettò indietro la testa, difficilmente si lasciava andare in quel modo, ma David aveva qualcosa, quel qualcosa che… non lo sapeva definire bene nemmeno lui.
L’unica cosa che comprendeva era che scoparlo o esserne scopato lo portava al di là della ragione stessa.
- Mi vuoi? Dimmelo, Alex, dimmelo… -
- David… più… più forte… e… - deglutì a fatica – cazzo… liberami le mani… -
Alex riaprì gli occhi e lo guardò, quello che vide lo lasciò senza parole, la bellezza, pura e semplice dell’altro in quel momento lo fece restare senza fiato. - Voglio toccarti… cazzo… la tua pelle… -
- Cosa…? – un gemito lo interruppe e David inarcò la schiena, aggrappandosi con forza ai fianchi di Alex. Probabilmente avrebbe avuto dei lividi l’indomani, ma per quanto gli dispiacesse, non poteva farci niente. Alla cieca, continuando a muoversi, allungò un braccio e fece scattare la chiusura di entrambe le manette.
Poi l’abbassò, facendo scivolare una mano tra i loro corpi, fino a quando non trovò il sesso di Alex.
- Ah… - fu Alex ad urlare quando sentì la mano di David chiudersi attorno al suo membro. Cercò di rialzarsi sulla schiena, ma le braccia gli dolevano e sapeva che lo avrebbero retto, così le allungò, afferrando l’altro per le spalle. David non appose resistenza, ma lo lasciò fare, gustandosi ogni secondo. Gli piacevano le sensazioni che provava ad ogni tocco, gli piaceva stare dentro di lui, gli piaceva il suo calore, il suo profumo, tutto.
Di rimando, Alex gli faceva scivolare le mani addosso, accarezzandogli le spalle, le braccia, il petto… - Sei… fantastico… - mormorò, ormai aveva perso contatto con la realtà.
- E’ una… dichiarazione? – David abbassò la testa e cominciò a dargli dei piccoli morsi sul viso, mentre continuava ad affondare in lui ad ogni spinta. Era vicino all’orgasmo, molto vicino… strinse le dita e accelerò il ritmo. Non sarebbe venuto da solo.
- Ah… - Alex afferrò David per i capelli, tirandoglieli per poterlo baciare. Fu un attimo solo, poi gettò indietro la testa, venendo nella sua mano ed urlando il nome dell’amante.
Qualche secondo dopo, anche David raggiunse l’orgasmo, spinto oltre il limite più dalla voce di Alex che non dai loro movimenti, anche se ormai si erano fatti quasi frenetici. Questa volta però non si trattenne, e un grido strozzato gli uscì dalle labbra, la mano libera che scattava in avanti ad artigliare la striscia di stoffa intorno alla gola dell’uomo.
- Cazzo… Alex… - Non finì la frase. Spossato, ma appagato, si lasciò poi ricadere giù, mentre Alex gli passava un braccio intorno alla vita, prendendo ad accarezzargli la schiena.
- Finalmente hai urlato… - gli disse quando il suo respiro fu finalmente tornato normale-
- Io urlo solo quando sono sopra. E’ una mia perversione. – rispose David a mezza voce. Avrebbe dovuto uscire da lui, ma stava così bene, la testa appoggiata sulla sua spalla mentre in lontananza poteva ancora distinguerne il battito cardiaco.
- Direi che di perversioni ne hai più di una… - mormorò Alex, indicando le candele, - interessanti a mio parere, ma fidati, si può fare di meglio. –
- Oh, sul serio? Ne deduco che sei un esperto… – gli sorrise, scoprendo leggermente i denti candidi, – mi fa piacere. – Poi David chiuse gli occhi, spingendogli la fronte contro il collo. – Se vuoi andare, mi tolgo. -
- Più esperto di quanto tu possa immaginare… se vorrai, potrai scoprilo da te. – Un sorriso aleggiava sulle sue labbra mentre, dolcemente, gli passava un dito sulla bocca. - Se vuoi cacciarmi me ne vado… -
- Per me, puoi anche rimanere a dormire qui. C’è abbastanza spazio per entrambi, vedi? – Di proposito, David non accennò alla proposta che Alex gli aveva appena fatto.
- Grazie dell’offerta, accetto volentieri… -
- Bene - Pigramente, David si sollevò sui gomiti e scivolò fuori da lui, sdraiandosi poi al suo fianco. – Se sei di quelli che fregano le coperte durante la notte, finisci sul pavimento, - lo avvertì prima di chiudere gli occhi.
- Non credo di farlo… - mormorò Alex, poi a sua volta chiuse gli occhi, addormentandosi quasi subito.
Quel pomeriggio, quando aveva ricevuto l’invito per una festa in quella villa, gli era parso un po’ strano, di solito si tratteneva poco a Monaco e non conosceva molte persone, perciò all’inizio era stato titubante. Troppo spesso si sentiva fuori luogo in mezzo alla gente, soprattutto nell’ultimo periodo.
Alla fine però, non avendo trovato niente di meglio da fare, aveva deciso di parteciparvi, ed ora eccolo lì, a seguire un vecchio maggiordomo per saloni silenziosi… il che era strano a ben pensarci, visto che stava per iniziare un party…
…Anche nel parcheggio non aveva visto automobili, ed ora i suoi sensi erano tesi alla ricerca del minimo rumore.
L’uomo lo fece entrare in una stanza. - Buona serata, signore. – disse con reverenza, poi si voltò e se andò.
Dire che Alex era senza parole, era veramente poco.
Si guardò intorno nel grande salone. La stanza era dominata da un grosso tavolo, mentre divani e poltrone, in apparenza comode, erano addossati alle pareti.
Corrugò la fronte, poi il suo sguardo catturò un’immagine nel vano di una finestra, sul lato destro della stanza. C’era qualcuno lì…
Si avvicinò e, a poco a poco, Alex riconobbe il profilo a lui piuttosto familiare. La luce dei lampioni della piccola terrazza gettava un’ombra sul volto dell’altro, ma sapeva con certezza di non essersi sbagliato.
Uscì fuori, senza guardare la persona seduta, si fermò un attimo ad osservare la notte, poi si girò, braccia incrociate sul petto, un mezzo sorriso sulle labbra.
La sua voce uscì chiara, nitida e quasi musicale.
- Buona sera, David. –
- Alex… - Un cenno con il capo, appena percettibile, poi il giovane si alzò dalla sedia e uscì in terrazza a sua volta. – Vedo che ti ricordi di me – commentò, mentre si fermava a pochi passi da lui. La voce era la stessa di sempre, calma e misurata, ma in sottofondo c’era una nota divertita.
Alex scosse la testa. Se si ricordava di lui?
Certo non si sarebbe potuto dimenticare facilmente di quello che avevano fatto. Erano passati due mesi dalla festa sul lago di Como, ma Alex non poteva negare a se stesso che l’unico che era riuscito a rompere la monotonia di una serata noiosa come quella era stato, senza ombra di dubbio, David.
- Sì mi ricordo di te, vagamente direi. Però credo che abbiamo qualche conto in sospeso… -
- Davvero? – David sembrava genuinamente sorpreso. – Di che stai parlando? In tutta onestà ho dei ricordi ben precisi riguardo la serata che abbiamo trascorso insieme, ma mi sfugge quello a cui ti riferisci. –
L’espressione che aveva sul viso raccontava una storia diversa, però. Ora come allora i suoi occhi rilucevano.
Alex gli si avvicinò di un passo. - Ti farò urlare… - mormorò.
- E’ tutto da vedere, – rispose David, poi ridacchiò tra sé, – proprio non ti è andata giù, vero? Che non abbia urlato, nonostante i tuoi sforzi. Povero. –
- Sai David, ho molti difetti e uno di questi è quello di essere molto orgoglioso, devo sempre ottenere ciò che voglio… e quello che voglio è sentirti urlare… sono disposto a scoparti fino alla morte pur di sentirtelo fare. –
- Ma davvero? -
- Direi proprio di sì. – Alzò la testa per osservare il cielo stellato sopra di sé. - Ma se la cosa non ti interessa, me ne vado. Questo party è abbastanza noioso per i miei gusti. –
- In caso ti fosse sfuggito, non c’è nessun party. Né ci sarà. – David si portò esattamente di fronte ad Alex, poi lo prese per le spalle e lo fece girare su stesso. Le sue mani s’insinuarono intorno alla vita dell’altro, per andare ad incrociarsi sulla fibbia della sua cintura. – Ci siamo solo io e te, – sussurrò, – Franz ha la serata libera e ho mandato via il resto della servitù. -
Si passò la lingua sulle labbra, poi tirò Alex contro di sé, bruscamente. – Non ti sei chiesto perché ti abbia invitato? -
Alex aveva sentito un calore irradiarsi per tutto il corpo quando David lo aveva attirato a sé, ma era bravo a fingere, per lo meno fino ad un certo punto ci sarebbe riuscito. - Franz? Che razza di nome, - disse, alzando gli occhi al cielo – tutti uguali in Baviera. –
- Tutti tedeschi, cosa pretendi? Di trovare dei Josè o un François qui? – Mentre parlava, le sue dita si muovevano, aprendogli la fibbia della cintura, facendo uscire il bottone dall’asola, scivolando appena dentro, sotto l’elastico dei boxer, per poi fermarsi.
- Allora? Te lo sei chiesto o no? -
Alex chiuse gli occhi, mentre un sospiro involontario gli usciva dalle labbra socchiuse. - Non me lo sono chiesto, non mi pongo una domanda quando conosco già la risposta. –
- Ti ricordavo meno acido – replicò David. Con decisione fece scendere la mano verso il basso, fino a quando non incontrò il sesso di Alex. – Ma non importa. Non ti ho fatto venire qui per parlare. -
Alex buttò indietro la testa. - Mi hai reso tu acido… sono anche permaloso, tra i mille difetti. –
- Sai che non me n’ero accorto? – La presa in giro era palese, ma il tono di David, sempre così misurato, in qualche modo ne smorzava l’effetto. – Un giorno mi dirai anche degli altri novecentonovantotto. Ma non adesso. -
Alex appoggiò una mano sul fianco dell’altro cercando di tirarlo di più verso di sé, sentiva il sesso di David premergli contro, no, decisamente non erano fatti per parlare. C’erano altre cose che venivano loro meglio, cose che davano molta più soddisfazione.
- Qui? Oppure andiamo di sopra? – David continuava a stuzzicarlo, toccandolo appena per poi ritrarsi.
- Qui, di sopra, dove cazzo vuoi… - mormorò lui, – ma toccami ora, basta giocare… –
- Di sopra, allora. Ho un letto magnifico, è un peccato sprecarlo. – David lasciò andare Alex, poi lo prese per un polso. – Andiamo. Prima arriviamo in camera mia, prima posso fare quello che mi chiedi. -
Senza dire una parola, Alex si lasciò condurre da David attraverso stanze, saloni e scale, fino a quando non si fermarono davanti ad una porta a doppi battenti. Lì non riuscì più a trattenersi e con forza lo sbatté contro il muro, appoggiandosi poi contro di lui.
Si limitò a guardarlo prima di appoggiare la bocca sulla sua, e, quando la sentì socchiudersi, vi infilò la lingua iniziando a giocare, proprio come piaceva a lui. Come piaceva ad entrambi, e forse perfino un po’ troppo, si rese conto David mentre rispondeva con entusiasmo al bacio.
Ancora una volta però, si trovava con tutto il peso di Alex addosso, e per quanto la cosa lo eccitasse da morire, preferiva non avere ostacoli in mezzo. Ora come ora, i loro vestiti erano di troppo. Si staccò da lui e gli fece cenno con la testa. – Dentro. –
Alex girò le spalle a David ed aprì la porta entrando nella stanza, si fermò al centro. - Carina… - mormorò.
- Felice che ti piaccia, – tagliò corto l’altro. Quello non era il momento adatto per disquisire di arredamento, pensò, serrando la porta e andando a sdraiarsi sul letto. Dopo, se ne avessero avuto voglia, avrebbero potuto dilungarsi in questioni simili, ma adesso…
- Svestimi. – Il tono in cui lo disse era carico di aspettative.
Alex sorrise tra sé, vuole condurre lui il gioco, si disse, bene.
Lentamente salì sul letto, sedendosi sopra le cosce di David. Fece scorrere un dito sotto il risvolto del collo della camicia, passandosi contemporaneamente la lingua sulle labbra. Il gesto, forse inconsciamente, forse no, venne ripetuto anche da David, che continuava a fissarlo, in attesa.
Con dita agili, Alex iniziò a slacciargli la camicia e, quando ebbe finito, prese le mani di David nelle sue attirandolo verso di sé, in modo da fargliela scivolare via dalle spalle. Lo spinse giù di nuovo mentre lui gli appoggiava le mani sui fianchi, slacciando la cintura dei pantaloni per poi sfilarglieli.
Stessa sorte toccò ai boxer.
Quando ebbe finito guardò David e disse: - Ed ora cosa vuoi che faccia? –
Per quella sera Alex capì che le parti erano decise.
David sorrise, candido. Come al solito, era perfettamente a suo agio pur essendo nudo di fronte a quello che, dopotutto, era poco più di uno sconosciuto. - Svestiti anche tu. Ma piano. Voglio vederti… - piegò di poco la testa – era troppo buio laggiù, non sono riuscito a vederti come si deve -
Alex si alzò e si mise di fianco al letto. - Potresti rimanere deluso da ciò che vedrai… -
- Può darsi, – rispose David, giocherellando con un lembo del copriletto – in caso, non ti inviterò più la prossima volta. Ma non credo. -
La luce della luna era l’unica cosa che illuminava i movimenti delicati di Alex, le dita che allentavano il nodo della cravatta, la giacca che leggera gli scivolava dalle spalle, i bottoni che uno ad uno si aprivano, lasciando scoperto il petto accarezzato da strisce di luce.
Vicino alla finestra Alex vide una sedia, e vi si sedette togliendosi le scarpe, per poi rialzarsi e gettare da parte tutto ciò che ancora era di troppo.
- Ed ora… che vuoi che faccia? – chiese con voce roca a David.
- Prendi la cravatta, e vieni qui. Di fronte al letto – Fu poco più di un sussurro, ma risuonò autoritario lo stesso.
Alex si chinò e prese in mano la cravatta, facendo poi quello che David gli aveva ordinato. - Tieni… - disse, allungando una mano verso di lui.
Il giovane la prese, poi scivolò giù dal letto, mettendosi in piedi di fronte ad Alex. Il nodo era ancora fatto, notò con soddisfazione, nel togliersela se l’era solo allentato. Per fortuna. Se c’era una cosa che non aveva mai imparato, era fare i nodi alle cravatte.
Le sue dita furono leggere, gentili, quando gli passano la striscia di stoffa oltre la testa. – Così… – disse, stringendola appena intorno al collo di Alex, per poi passarsela attorno al palmo della mano. - Così va benissimo. Ora vieni, - e lo tirò verso il letto.
Semplicemente, Alex si fece guidare dall’altro, salendoci sopra.
Il gioco gli piaceva, come sempre del resto. Non era da lui avere rapporti normali, se non c’era un pizzico di quel qualcosa in più, alla fine tutto veniva a noia.
Aveva però capito che con David annoiarsi sarebbe stato molto difficile. Anche perché David, dietro l’aria da bravo ragazzo, nascondeva un sacco di risorse.
Una di queste, per esempio, era agganciata alla testiera del letto. Era come se l’avesse preparata apposta per Alex, o forse era quanto restava di qualche suo precedente incontro. In ogni caso, David non ne fece cenno. Si limitò a far sdraiare Alex sulla schiena, sempre tenendolo per quel guinzaglio improvvisato, poi gli sollevò un polso con la mano libera e lo assicurò alla manetta che pendeva dagli ornamenti in ferro battuto. Subito dopo toccò all’altra.
- Tutto bene? – chiese poi, premuroso.
Alex lo guardò, per un lungo attimo, il suo viso era indecifrabile, i suoi occhi resi più scuri dall’eccitazione che stava provando in quel momento.
- Sì… tutto bene… -
- Perfetto. Deve piacere ad entrambi, altrimenti non è divertente. Io non mi diverto –
- E allora vediamo di divertirci… – mormorò Alex.
- Lasciami fare… -
C’erano delle candele appoggiate sul comodino, di fianco al letto. Usando l’accendino, David le accese, poi si piegò a prendere qualcosa dal pavimento. Quando si rialzò, teneva in mano uno di quei cestelli per il ghiaccio, quelli usati per tenere in fresco le bottiglie. – Incredibile quanto duri il ghiaccio, stando qui dentro. Pensa che l’ho fatto portare qui da Franz prima che se ne andasse. –
Alex rise. - Sei molto sicuro di te, mio caro. – disse guardandolo.
David si limitò a sostenerne lo sguardo. – Lo sono. E direi che non mi sono sbagliato, almeno non questa volta. Non trovi? -
Annuì tra sé, poi prese un cubetto tra le dita. – Hai caldo? -
Caldo non era il termine esatto, pensò Alex. Stava letteralmente bollendo… il calore cresceva, così come l’attesa e la sua eccitazione. Si passò la lingua sulle labbra.
- Sì… - disse in sussurro.
- Lo supponevo. Anch’io. –
David sollevò un poco la mano, permettendo al suo amante di vedere il ghiaccio, di seguire con gli occhi le gocce che gli scivolavano lentamente lungo le dita. – Anch’io – ripeté, passandosi il cubetto sulle labbra, sulle guance e sulla gola.
Automaticamente, Alex si passò ancora la lingua sulle labbra, ogni gesto di David, ogni sua parola, era talmente carica di intensità erotica che stava per impazzire.
- …Però io ho le mani libere, tu no. Lascia che lo faccia io per te, vuoi? – Senza attendere risposta, David posò il ghiaccio sulla bocca di Alex, sfiorandolo appena, per poi incominciare a scendere, seguendo la linea del mento.
- Mmmm… sì, cazzo… non ti fermare… -
La sensazione del freddo sul suo corpo bollente gli stava regalando un piacere forte, tanto che, involontariamente inarcò la schiena cercando sempre di più il contatto con quel pezzettino di ghiaccio freddo.
- Non mi fermo. Tu apri le gambe, – ordinò David, facendo scivolare il cubetto sul petto di Alex. Fino ad adesso era rimasto seduto di fianco a lui, ma ora voleva mettersi lì in mezzo, scoprire che sensazione gli avrebbe dato. Sorrise nel vedere i capezzoli di Alex indurirsi sotto il tocco del ghiaccio. Era quasi pronto per cambiare.
Alex non riuscì più a trattenere un gemito di puro piacere. Aprì le gambe come David gli aveva detto di fare, e mentre l’altro ci scivolava in mezzo, senza peraltro interrompere quello che stava facendo, cercò di dare un ritmo normale al suo respiro.
Era abituato a certe situazioni, ma pochissime volte gli era capitato di trovarsi in una posizione simile, e senza dubbio, le persone con cui era stato in precedenza non erano esperte quanto David… lui gli stava facendo perdere la ragione.
E forse ne era anche consapevole. Il problema consisteva nel fatto che era difficile riuscire a capire qualcosa di David, poiché era bravissimo a tenere quello che realmente provava nascosto dietro il suo sorriso.
- Si è quasi sciolto… apri la bocca, Alex. Di poco, voglio che sia socchiusa, niente di più. –
Alex obbedì, ormai era in piena balia di David.
David si piegò in avanti, lasciando che i loro sessi si toccassero prima di appoggiargli quello che rimaneva del cubetto sulle labbra.
La bocca di Alex, appena socchiusa, si serrò per trattenere il gemito che stava per uscire quando le loro eccitazioni si incontrarono. Non voleva urlare, almeno quella soddisfazione non voleva dargliela, anche se, lo sapeva bene, era molto difficile. Comunque, subito la riaprì per ricevere quel pezzettino di ghiaccio gelato. Gli faceva bene, aveva la gola secca.
– Puoi succhiarlo, se vuoi – disse David, allungandosi a prendere una candela. - Sai, sono contento che tu sia così liscio – Parlando, il giovane gli faceva scorrere le dita sul torace – Altrimenti sarebbe stato un po’ difficoltoso, e forse non altrettanto piacevole. –
Lentamente, gli fece cadere un po’ di cera sulla pelle nuda.
- No, cazzo! –
Dolore, forte ed intenso. Là dove poco prima c’era solo il piacere del ghiaccio freddo, la cera bollente gli aveva provocato un qualcosa di molto simile ad una scossa elettrica.
- Vuoi che smetta? – David mosse il polso, rimettendo la candela in equilibrio. – A me un po’ di dolore piace, ma forse non è lo stesso per te… -
Poco prima Alex aveva chiuso gli occhi, ma ora li riaprì, fissandoli in quelli di David. - Non osare smettere… - mormorò. – Cazzo, non smettere… fai quello che vuoi… -
E David lo fece. Per qualche minuto rimase in silenzio, occupato ad alternare il freddo con il caldo. Sapeva benissimo cosa Alex stesse provando, perché più di una volta si era ritrovato al suo posto, immobilizzato a letto mentre qualche giovanotto – o qualche signorina – giocavano con il suo corpo allo stesso modo.
Alex abbandonò la testa sul cuscino e dimenticò tutto. I suoi stupidi propositi li avrebbe usati un’altra volta. I suoi sospiri si mescolavano a gemiti sempre più forti, ogni volta che David passava dal ghiaccio al fuoco… percezioni estreme che, messe insieme, erano in grado di fargli provare sensazioni uniche.
Quando David giudicò che potesse bastare, mise da parte sia il cestello, sia la candela.
- Avevi detto qualcosa la volta scorsa… qualcosa a proposito della mia bocca… - buttò lì, piegandosi tra le gambe di Alex. Si chinò fino a quando le sue labbra non gli sfiorarono il bacino, poi riprese, - che cosa volevi, Alex? Dimmelo. –
Nel frattempo, aveva incominciato ad accarezzarsi.
Alex deglutì a fatica… aveva bisogno di respirare normalmente, il battito del suo cuore era così accelerato che aveva quasi paura che potesse scoppiare da un momento all’altro.
- Volevo… hmmmm… volevo sentire la tua bocca… cazzo, David… fa qualcosa… -
- Qualcosa? Di che genere? – Non c’era dubbio sul fatto che David si stesse gustando la situazione. La sua mano scivolava avanti e indietro sul proprio sesso, toccandosi con calma, mentre gli posava dei baci leggeri sull’inguine, sull’interno delle cosce, dappertutto ma non dove Alex avrebbe voluto. – Così? E’ questo che intendevi? – chiese con un sorrisetto, per poi prenderlo, finalmente, in bocca.
- Sì.. così… - mormorò Alex. La sua schiena si inarcò per cercare di spingersi più a fondo nella bocca di David, voleva tutto, subito.
- Basta.. cazzo… David, scopami… - lo voleva davvero, era l’unica cosa che gli interessava in quel momento, sentirlo dentro di sé, sentire le sue spinte sempre più a fondo, la sua bocca non gli bastava.
David lo lasciò andare, poi annuì. – Sì. – Infilò una mano sotto il cuscino, estraendone un preservativo e un tubetto di lubrificante.
– Vedi come sono attrezzato… - ridacchiò mentre se lo infilava, reprimendo un gemito, per poi accennare con la testa al lubrificante, che aveva lasciato sul copriletto. – Però direi di saltare i preparativi, che ne pensi? –
Poi si piegò in avanti, sopra di lui, spingendogli la lingua in bocca.
Alex restò senza fiato per il bacio, poi, quando David si staccò da lui, a fatica riaprì gli occhi per guardarlo.
- Lascia perdere tutto, cazzo scopami! David… subito… ora… -
- Sì – Questa volta fu poco più di un sussurro, che andò subito perso nella penombra della stanza. Le candele bruciavano ancora, disegnando strane ombre sui corpi dei due uomini mentre David sollevava le cosce del suo amante, allargandole per avere maggior spazio a disposizione, e poi gli scivolava dentro in un unico movimento.
Quando era toccato ad Alex, lo aveva penetrato con forza, come se non avesse potuto trattenersi. Quello di David era stato un gesto più fluido, più languido, quasi aggraziato.
- Ah sì… - mormorò Alex quando sentì finalmente David dentro lui. Aveva voglia di abbracciarlo, di accarezzargli la schiena, ma non poteva. I polsi gli facevano male visto che continuava a tirarli, non riusciva a farne a meno.
Anche David avrebbe voluto che Alex lo toccasse, stringendolo come aveva fatto la volta prima. Vagamente, si chiese se non avesse fatto meglio a liberargli le braccia, ma quando abbassò lo sguardo su di lui, si accorse che era… perfetto. I muscoli tesi, la pelle liscia, lucida, il collo esposto mentre tutto il suo corpo si muoveva, seguendo il ritmo che David stava lentamente impostando.
Come in ogni altra cosa che faceva, nei suoi movimenti c’era calma, lucidità. Anche in momenti del genere, David era sempre presente a se stesso.
– Alex… - chiamò una volta, due, mentre si spingeva sempre più a fondo.
Alex gettò indietro la testa, difficilmente si lasciava andare in quel modo, ma David aveva qualcosa, quel qualcosa che… non lo sapeva definire bene nemmeno lui.
L’unica cosa che comprendeva era che scoparlo o esserne scopato lo portava al di là della ragione stessa.
- Mi vuoi? Dimmelo, Alex, dimmelo… -
- David… più… più forte… e… - deglutì a fatica – cazzo… liberami le mani… -
Alex riaprì gli occhi e lo guardò, quello che vide lo lasciò senza parole, la bellezza, pura e semplice dell’altro in quel momento lo fece restare senza fiato. - Voglio toccarti… cazzo… la tua pelle… -
- Cosa…? – un gemito lo interruppe e David inarcò la schiena, aggrappandosi con forza ai fianchi di Alex. Probabilmente avrebbe avuto dei lividi l’indomani, ma per quanto gli dispiacesse, non poteva farci niente. Alla cieca, continuando a muoversi, allungò un braccio e fece scattare la chiusura di entrambe le manette.
Poi l’abbassò, facendo scivolare una mano tra i loro corpi, fino a quando non trovò il sesso di Alex.
- Ah… - fu Alex ad urlare quando sentì la mano di David chiudersi attorno al suo membro. Cercò di rialzarsi sulla schiena, ma le braccia gli dolevano e sapeva che lo avrebbero retto, così le allungò, afferrando l’altro per le spalle. David non appose resistenza, ma lo lasciò fare, gustandosi ogni secondo. Gli piacevano le sensazioni che provava ad ogni tocco, gli piaceva stare dentro di lui, gli piaceva il suo calore, il suo profumo, tutto.
Di rimando, Alex gli faceva scivolare le mani addosso, accarezzandogli le spalle, le braccia, il petto… - Sei… fantastico… - mormorò, ormai aveva perso contatto con la realtà.
- E’ una… dichiarazione? – David abbassò la testa e cominciò a dargli dei piccoli morsi sul viso, mentre continuava ad affondare in lui ad ogni spinta. Era vicino all’orgasmo, molto vicino… strinse le dita e accelerò il ritmo. Non sarebbe venuto da solo.
- Ah… - Alex afferrò David per i capelli, tirandoglieli per poterlo baciare. Fu un attimo solo, poi gettò indietro la testa, venendo nella sua mano ed urlando il nome dell’amante.
Qualche secondo dopo, anche David raggiunse l’orgasmo, spinto oltre il limite più dalla voce di Alex che non dai loro movimenti, anche se ormai si erano fatti quasi frenetici. Questa volta però non si trattenne, e un grido strozzato gli uscì dalle labbra, la mano libera che scattava in avanti ad artigliare la striscia di stoffa intorno alla gola dell’uomo.
- Cazzo… Alex… - Non finì la frase. Spossato, ma appagato, si lasciò poi ricadere giù, mentre Alex gli passava un braccio intorno alla vita, prendendo ad accarezzargli la schiena.
- Finalmente hai urlato… - gli disse quando il suo respiro fu finalmente tornato normale-
- Io urlo solo quando sono sopra. E’ una mia perversione. – rispose David a mezza voce. Avrebbe dovuto uscire da lui, ma stava così bene, la testa appoggiata sulla sua spalla mentre in lontananza poteva ancora distinguerne il battito cardiaco.
- Direi che di perversioni ne hai più di una… - mormorò Alex, indicando le candele, - interessanti a mio parere, ma fidati, si può fare di meglio. –
- Oh, sul serio? Ne deduco che sei un esperto… – gli sorrise, scoprendo leggermente i denti candidi, – mi fa piacere. – Poi David chiuse gli occhi, spingendogli la fronte contro il collo. – Se vuoi andare, mi tolgo. -
- Più esperto di quanto tu possa immaginare… se vorrai, potrai scoprilo da te. – Un sorriso aleggiava sulle sue labbra mentre, dolcemente, gli passava un dito sulla bocca. - Se vuoi cacciarmi me ne vado… -
- Per me, puoi anche rimanere a dormire qui. C’è abbastanza spazio per entrambi, vedi? – Di proposito, David non accennò alla proposta che Alex gli aveva appena fatto.
- Grazie dell’offerta, accetto volentieri… -
- Bene - Pigramente, David si sollevò sui gomiti e scivolò fuori da lui, sdraiandosi poi al suo fianco. – Se sei di quelli che fregano le coperte durante la notte, finisci sul pavimento, - lo avvertì prima di chiudere gli occhi.
- Non credo di farlo… - mormorò Alex, poi a sua volta chiuse gli occhi, addormentandosi quasi subito.