Post by babyara on Oct 2, 2006 21:23:19 GMT 1
- Buona sera Signor Davis, benvenuto. –
Le solite formalità, la consegna del cappotto e l’entrata nel caos più totale. Le luci abbaglianti, la musica di sottofondo. Sempre tutto uguale.
Alex camminava lento tra la gente, stringendo mani, sorridendo, parlando… non aveva fatto nemmeno in tempo ad andare a prendersi un drink, ma in quell’ambiente era così, tutti si conoscevano, e tutti, avevano qualcosa da dire.
Dopo un breve, e dovuto, colloquio con i Principi padroni di quella splendida villa sul lago di Como, riuscì ad aprirsi un varco verso il tavolo degli aperitivi. Si fece versare dello champagne ed iniziò a sorseggiarlo, guardandosi intorno.
Fu per questo che, non si accorse del giovane, arrivato dal lato opposto della stanza. Tutto quello che avvertì fu una leggera pressione sulla schiena, come se qualcuno ci si stesse appoggiando, poi una voce tranquilla lo chiamò, una voce che arrivava forse da un po’ troppo vicino.
– Sei in mezzo, lo sai? –
Non era cosa comune darsi del tu in questo tipo di ricevimenti, così come non era cosa comune invadere in quel modo lo spazio personale di gente estranea, soprattutto, se si considerava, il fatto, che chi non era abituato a questi atteggiamenti,
rischiava di versarsi il contenuto del bicchiere addosso.
Alex si girò, guardando di sbieco il ragazzo, e subito sbuffò: in fin dei conti era lui che stava in mezzo, la persona che aveva di fronte non aveva nessuna colpa.
- Scusami… - mormorò.
- Non fa niente, – rispose l’altro, poi gli sorrise, - volevo solo raggiungere lo champagne. Non sono ancora riuscito a berne una singola goccia, e sono qui già da tre quarti d’ora. – Dita eleganti, lunghe ed affusolate, si curvarono intorno ad un calice di cristallo, poi lo sollevarono verso di lui, in quello che voleva essere l’accenno ad un brindisi.
Alex rispose al gesto, ripetendolo a sua volta e bevendo un sorso di champagne. Poi sorridendo disse: - Comunque ti capisco, arrivare al tavolo è sempre un’impresa in queste occasioni, ma l’importante è riuscirci. …Ora se mi vuoi scusare, ho bisogno di una sigaretta. –
- Certo. – Il giovane si appoggiò al tavolo, gli occhi abbassati sul suo calice. Sembrava che il velato interesse che aveva dimostrato nei confronti di Alex, nel brindare, fosse già svanito, come se, dopo una rapida valutazione, l’avesse giudicato non in grado di catturare la sua attenzione. – Vai pure. -
Con un cenno di saluto con il capo, Alex uscì sulla grande terrazza e fece qualche passo, andando ad appoggiarsi alla balaustra in pietra.
Il panorama era di una bellezza unica, le luci della notte che si riflettevano nel lago avevano il potere di rapire.
Prese una sigaretta e l’accese, tirando una lunga boccata mentre un sorriso aleggiava sulle sue labbra. Pensava al ragazzo di poco prima, quella gli si era prospettata come una serata noiosa, piena di vecchi boriosi, ma ora, forse, aveva trovato qualcosa d’interessante.
“Un piacevole diversivo…” pensò.
L’unico problema consisteva nel non farselo scappare, ma quando Alex voleva qualcosa, difficilmente non riusciva ad ottenerla. E, forse, quello che voleva stava per cadergli direttamente tra le braccia. Dopo qualche minuto, infatti, proprio quello stesso ragazzo uscì dalla porta-finestra centrale. In mano reggeva ancora il suo calice, pieno per metà, mentre teneva la sinistra aderente al fianco.
Apparentemente non si era accorto della presenza di Alex, poiché il terrazzo era molto grande e quasi tutto in penombra. Inoltre, sembrava concentrare buona parte della sua attenzione nel camminare. Aveva il passo leggermente malfermo, tipico di una persona sull’orlo di una buona sbronza.
Una risatina leggera gli sfuggì dalle labbra, mentre si dirigeva verso il lato opposto della terrazza rispetto al quale si trovava Alex. Lì la balaustra era considerevolmente larga, poiché quella parte della villa dava direttamente sul lago. Lui ci salì sopra e si sedette a cavalcioni, mettendosi il bicchiere in mezzo alle gambe, e appoggiandosi ad una delle grosse decorazioni in arenaria.
Sarebbe passato inosservato, se non avesse riso, di nuovo, questa volta, a voce più alta. Finita la sigaretta, infatti, Alex aveva buttato via il mozzicone, ben deciso a rientrare nel salone. Bere ancora qualcosa non gli avrebbe fatto male, ma, mentre s’incamminava verso la porta-finestra, ne sentì la risata argentina. Una fortuna troppo sfacciata per lasciarsela scappare. Cambiò i suoi piani e si diresse verso di lui.
Quando gli fu praticamente di fronte, si appoggiò con un braccio alla balaustra, guardandolo, poi vide il bicchiere di champagne ed un sorriso gli aleggiò sul volto… forse…
- Posso? – chiese.
Non attese risposta. Con calma studiata abbassò il viso e prese in mano il calice, sfiorando con le dita la coscia del ragazzo mentre se lo portava alle labbra. L’altro rimase immobile, la schiena ancora appoggiata all’arenaria. La parte superiore del suo viso era immersa nell’oscurità, perciò non era possibile capire cosa gli stesse passando per la testa, in quel momento.
- Avevo proprio sete… - commentò Alex, dopo aver bevuto un sorso. Rimise il bicchiere al suo posto e, come se niente fosse, aggiunse: - Come mai qui fuori? -
- Uh… - L’altro incrociò entrambe le braccia sul petto, poi piegò la testa di lato, mentre lo stesso sorriso furbo di poco prima gli compariva sul volto. Poteva forse essere quasi ubriaco, ma la luce che gli brillava negli occhi non aveva nulla di vacuo, e anche la sua voce era sorprendentemente ferma. – Troppa confusione. A me piace bere in tranquillità. Per questo mi sono portato dietro una bottiglia. –
Fece una pausa, mentre una raffica di vento gli scompigliava i capelli chiari, tagliati corti. – E tu? -
- Te l’ho detto solo poco fa, - rispose Alex, riappoggiandosi alla balaustra, – volevo fumare una sigaretta in pace. –
- Ah, già… e scommetto che non te n’è avanzata nemmeno una… -
Alex prese il pacchetto di sigarette e glielo porse. - Anche di più… -
- Bene. – Non fu un caso se le dita del ragazzo si chiusero attorno a quelle di Alex nell’accettarlo, le strinsero e poi scivolarono via per estrarne una. – E ora mi fai anche accendere, vero? -
Alex prese l’accendino e lo avvicinò alla sigaretta che il ragazzo aveva messo tra le labbra, ma una folata di vento spense la fiamma.
- Il vento ti è avverso… -
- Non è un problema – Spostò il bicchiere, poi si girò verso Alex, riportando la gamba al di qua della balaustra. Ora dava la schiena alle acque del lago, che sciabordavano pigre qualche metro più sotto, e aveva Alex esattamente di fronte a lui. Aprì di più le cosce, in modo da potersi piegare in avanti con facilità.
– Riprova. -
Alex si avvicinò un po’ a lui, appoggiandogli distrattamente una mano sulla spalla, e per un attimo, un solo attimo, una strana luce passò nei suoi occhi chiari, che contrastavano splendidamente con i corti capelli scuri.
Fu solo un momento, poi abbassò la mano fino a portarla sul ginocchio dell’altro e finalmente accese.
- Hai sempre la soluzione ad ogni cosa? – gli chiese.
- In genere, sì – rispose il ragazzo dopo aver accostato la sigaretta alla fiamma, – modestia a parte, ovviamente –
Con un sospiro soddisfatto si sollevò, tirando indietro la testa mentre inalava la prima boccata di fumo. - Grazie – gli disse, poi sorrise, – sai… questa è la prima volta che mi capita di avere qualcuno in mezzo alle gambe e non conoscerne nemmeno il nome… -
Alex si limitò a guardarlo, serio, senza far trasparire la minima emozione, ma, alla fine, non riuscì a trattenersi.
- Ne deduco che tu sia abituato ad avere qualcuno in mezzo alle gambe, il che non è male… comunque, il mio nome è Alex… ed il tuo, uomo dalle mille soluzioni? –
- David. David West. – rispose il giovane, facendo cadere un po’ di cenere sulla balaustra, che fu immediatamente spazzata via dal vento. – Deduzione interessante, la tua… ora vuoi sentirne una mia? -
- Certo, David… sono molto curioso… -
- Ho l’impressione che non ti dispiaccia poi tanto, stare lì. – Fece per rimettersi la sigaretta in bocca, poi sembrò ripensarci e si passò la lingua sulle labbra. Di per sé poteva anche essere un gesto innocente, ma lo fece con una lentezza tale da far immediatamente capire che si trattava di una provocazione deliberata. O di un’offerta. – Anzi, magari ti piacerebbe approfondire la… conoscenza. Mi sbaglio? -
Alex rise di gusto, poi appoggiò le mani sulle cosce di David, muovendole lentamente.
- Molto sicuro di te Signor West, - gli disse, guardandolo negli occhi – ma spesso le apparenze ingannano… -
- Vuoi dire che mi stai toccando solo per farmi capire che mi sbaglio? – La risatina di David era più bassa rispetto a quella di Alex, più sottile – Ho capito, sto cercando di rimorchiare il tipo sbagliato. Non fa niente, anche se è un peccato. Sei carino. -
- Non ho detto che tu ti stia sbagliando… ho solo detto che le apparenze possono ingannare… in generale, sai, mi sento profondo stasera… - Parlava continuando ad accarezzare le cosce di David, che però continuava a starsene fermo lì dov’era. Solo il luccichio che aveva negli occhi indicava quanto stesse apprezzando l’intera situazione.
- Mi stai rimorchiando dici… però sto facendo tutto io, mio caro… -
Gli costò staccarsi da lui, da quelle cosce morbide e muscolose, ma lo fece, sorridendo.
- Rimorchiami… - aggiunse guardandolo dritto negli occhi.
- Se ci tieni… –
- Sto aspettando. -
La sigaretta non gli serviva più. David la spense contro la pietra, poi allungò una mano. Nonostante il buio, le sue dita si chiusero attorno alla cravatta di Alex senza la minima esitazione, e con uno strattone a metà tra il deciso e il rude, lo tirarono contro di sé.
Annuendo, David si piegò in avanti, cercando la bocca di Alex con la sua. La trovò subito, ma Alex non fece niente per facilitargli le cose. Era stato praticamente trascinato tra le gambe di David, la sua bocca schiacciata contro quella dell’altro… tutta quella situazione era pazzesca, e a lui le cose assurde piacevano, amava le sfide.
Sarebbe cascato il mondo prima che gliela desse vinta. Gli appoggiò le mani sulle spalle e lo spinse all’indietro, ma ci mise troppa forza, lo capì quando vide la schiena dell’altro inarcarsi pericolosamente verso il vuoto.
“Cazzo…” mormorò, prima di prenderlo per le braccia ed attirarlo di nuovo a sé.
- Baci bene… - fu l’unica cosa che riuscì a dire.
- Lo dici solo perché non hai ancora visto come faccio tutto il resto – rispose David, mettendogli le braccia intorno alle spalle. Sembrava che il rischio appena corso non l’avesse turbato, eppure lanciò lo stesso un’occhiata dietro di sé.
– Però… è un bel salto da qui, non me n’ero accorto prima… - commentò a bassa voce, sfiorandogli una guancia.
A sua volta, Alex guardò lo sfondo scuro del lago, dietro di loro. - Davvero un bel salto… - mormorò. Accidenti a lui, stava per combinare un macello, ma grazie al cielo il disastro era stato evitato, ora si sentiva più tranquillo.
Intanto il sorriso furbetto era ricomparso sul volto di David. – Dicevamo? –
- Dicevamo… o meglio dicevi, che non ho ancora visto come fai tutto il resto… ed io dico che ancora non ho intenzione di farmi arrestare mentre sto commettendo atti osceni in luogo pubblico, mio caro, ci tengo alla mia fedina penale… - Un sorriso gli incurvò le labbra, mentre un lampo passò nei suoi occhi.
- Uhm… mi verrebbe da dire, da me o da te? – Mentre gli affondava le dita tra i capelli, David lo baciò di nuovo, se possibile con più passione di prima. La sua lingua gli si era infilata in bocca con decisione, e ora si stava divertendo a stuzzicare la sua controparte, giocandoci per qualche attimo per poi ritirarsi.
Per tutta risposta, Alex attirò di più David a sé, afferrandolo per la vita, spingendo a sua volta la lingua nella bocca dell’altro. Gli piaceva il suo sapore, ma, dopo appena qualche attimo, lo allontanò da sé, seppur con più gentilezza di poco prima.
Appoggiò una mano sui suoi capelli, tirandogli poi indietro leggermente la testa. - Da me o da te non ci arriviamo… - mormorò.
- Vero… - David ansimava leggermente, mentre il suo battito cardiaco era in aumento – E allora che facciamo? Chiediamo ai nostri ospiti di prestarci una camera per un’oretta? -
- Cazzo… - imprecò Alex, guardandosi intorno.
Un piccolo vialetto buio attirò la sua attenzione, lo aveva già notato quando, appena uscito a fumare, si era guardato intorno, chiedendosi proprio dove andasse a finire.
Bene, era giunto il momento di scoprirlo. Anche perché David aveva sì smesso di baciarlo, ma ora gli aveva avvicinato le labbra all’orecchio. – Cazzo, sì, credo sia proprio quello che interessa ad entrambi… - ridacchiò.
- …Anche perché chiedere una camera ai signori Principi significherebbe fargli prendere un accidente, e non mi sembra il caso, sono ottimi ospiti. Se ti piace l’ignoto, la in fondo c’è qualcosa che fa per noi. – concluse, indicando il vialetto.
- Andrà… benissimo – David gli prese il lobo dell’orecchio tra i denti, diede un leggero morso, poi lo spinse via – Fammi scendere -
Alex scosse la testa ridendo, poi lo afferrò per la vita, aiutandolo a scendere dalla balaustra.
- Andiamo. – gli disse. Poi si incamminò verso il vialetto, senza voltarsi indietro. Era sicuro che David lo avrebbe seguito, e infatti, il giovane lo tallonava da vicino, tenendo la bottiglia che aveva rubato dentro nella sinistra. Aveva abbandonato il bicchiere senza nessuna remora, ma uno champagne d’annata come quello non era un qualcosa da cui si sarebbe staccato facilmente.
- Dove mi stai portando, di preciso? – gli chiese ad un certo punto. La domanda poteva sembrare foriera di qualche timore, ma il tono tranquillo che aveva usato spazzava via tutti i dubbi. David era semplicemente curioso.
Alex si girò a guardalo, poi rise - Sinceramente… non ne ho la più pallida idea. –
- Allora siamo in due – anche David rideva. Sollevò lo champagne e ne bevve un sorso, di gusto.
Ormai erano arrivati all’inizio del vialetto ed Alex lo imboccò, senza pensarci due volte. Ai lati c’erano delle aiuole di fiori, che, viste alla luce del giorno, dovevano essere molto suggestive, ma che di notte, al buio, non dicevano nulla.
Camminarono per un breve tratto, poi improvvisamente il sentiero curvò. Alex però proseguiva tranquillo, senza pensare a nulla di particolare. Gli unici rumori intorno a loro erano quelli della notte… il vento leggero che agitava le foglie ed i grilli nelle aiuole…
“Cazzo… ma che mi prende?” pensò, girandosi di colpo.
Il movimento fu talmente improvviso che David gli finì addosso. - Qui? Ma sei… - Non riuscì comunque ad aggiungere molto altro, perché l’uomo lo afferrò per la vita e lo baciò con passione, mentre le sue mani gli accarezzavano la schiena. Un gemito sommesso gli sfuggì dalla gola nello stringersi a lui, e per un momento desiderò poter fermare quell’istante, era perfetto.
Ma non durò.
- Bene… - disse Alex, dopo essersi staccato da lui – ora possiamo andare avanti. –
Dopodiché si girò e riprese a camminare. Poco dopo, finalmente, sbucarono in un luogo ben definito. La piscina della villa era lì, di fronte a loro, e solo la luce di una finestra arrivava ad illuminarla. Attorno ad essa c’erano i lettini e, dall’altro lato, alcuni alberi circondavano la proprietà.
Alex si guardò intorno. La finestra era proprio una di quelle del salone, dovevano spostarsi da lì o rischiavano di essere visti. Si diresse verso il gruppo di alberi, passò il primo, e quando si trovò di fronte al secondo, si bloccò.
- Qui dovremmo essere al sicuro da ogni denuncia… spero… -
- Hai proprio paura, eh? - David si appoggiò al tronco, buttando giù un altro po’ di champagne, poi allungò la bottiglia verso il compagno. – Bevi. Poi fammi assaggiare -
Alex l’afferrò, ne bevve un sorso a sua volta, e si avvicinò a David.
- Paura? No… non te l’ho detto? Io sono un bravo ragazzo, non voglio solo rovinarmi la reputazione… -
- Ah, è tutta una questione di apparenza, come dicevi prima… -
Ancora un passo ed i loro corpi sarebbero stati vicini, estremamente vicini, ma Alex aveva altro in mente. Si accostò la bottiglia alla bocca ed iniziò a leccarne il collo, gli occhi sollevati su David per studiarne le reazioni, mentre la sua lingua giocava.
Poi, bruscamente, l’appoggiò sulle labbra dell’altro, mentre con voce roca diceva: - Vediamo se ti piace solo avere qualcosa in mezzo alle gambe, o anche in bocca… -
- Suona tanto male… se ti dico che mi piace in entrambi i posti? – rispose David, prima di aprire la bocca e tracciare con la lingua gli stessi punti che aveva sfiorato Alex. Per tutto il tempo tenne gli occhi fissi su di lui, esattamente come aveva fatto Alex poco prima, poi ad un certo punto la spinse via.
- Fammi bere. -
Alex si avvicinò di più a lui, spingendo il suo corpo contro quello dell’altro, la sua eccitazione premuta contro quella di David. Alzando il braccio, si portò la bottiglia alla bocca e bevve un po’ di champagne, poi avvicinò la bocca alla sua, passandogli così il liquido fresco. Se lo scambiarono un po’ di volte, quasi come per gioco, fino a quando David non lo buttò giù.
- Buono. –
- Molto…- rispose Alex. Poi lo guardò e gli appoggiò una mano fra le gambe, iniziando a muoverla. - Non suona male niente di quello che esce dalla tua bocca, David… -
L’altro non rispose, ma inarcò la schiena e spinse il bacino in avanti, in modo da concedere ad Alex più spazio per muoversi. Eppure, sembrava non essere abbastanza. – E se ti dico di toccarmi, ma di farlo come si deve? E di lasciarti toccare? – chiese, mentre faceva scivolare entrambe le mani sotto la giacca di Alex. – Cosa mi rispondi? -
- Che si può fare… - mormorò Alex di rimando, mordendogli il lobo dell’orecchio. Scese a baciargli il collo, tolse la mano dal sesso di David ed iniziò a slacciargli i bottoni della camicia.
- Sai di buono… - gli sussurrò, mentre con la bocca scendeva a baciargli ogni lembo di pelle scoperta.
– Lo so… - Ormai David era riuscito a sfilargli la camicia dai pantaloni e ora gli faceva scorrere le unghie sulla schiena, descrivendo lenti, sensuali cerchi. Muoveva i fianchi seguendo lo stesso ritmo, e ogni volta che il suo corpo aderiva a quello di Alex, avvertiva una sensazione simile ad una carica elettrica. – Mi vuoi? – chiese a bassa voce, mentre sollevava la gamba sinistra e l’agganciava dietro il ginocchio dell’uomo - …sì, certo che mi vuoi… ma quanto? -
Alex rialzò la testa, mentre un gemito gli sfuggiva dalle labbra, in reazione ai movimenti di David.
– Volerti? - Gli appoggiò le mani sulle spalle e si tirò indietro, portandoselo con sé, poi, con decisione, gli tolse la giacca e la camicia, posando finalmente i palmi delle mani sul suo petto nudo.
Le solite formalità, la consegna del cappotto e l’entrata nel caos più totale. Le luci abbaglianti, la musica di sottofondo. Sempre tutto uguale.
Alex camminava lento tra la gente, stringendo mani, sorridendo, parlando… non aveva fatto nemmeno in tempo ad andare a prendersi un drink, ma in quell’ambiente era così, tutti si conoscevano, e tutti, avevano qualcosa da dire.
Dopo un breve, e dovuto, colloquio con i Principi padroni di quella splendida villa sul lago di Como, riuscì ad aprirsi un varco verso il tavolo degli aperitivi. Si fece versare dello champagne ed iniziò a sorseggiarlo, guardandosi intorno.
Fu per questo che, non si accorse del giovane, arrivato dal lato opposto della stanza. Tutto quello che avvertì fu una leggera pressione sulla schiena, come se qualcuno ci si stesse appoggiando, poi una voce tranquilla lo chiamò, una voce che arrivava forse da un po’ troppo vicino.
– Sei in mezzo, lo sai? –
Non era cosa comune darsi del tu in questo tipo di ricevimenti, così come non era cosa comune invadere in quel modo lo spazio personale di gente estranea, soprattutto, se si considerava, il fatto, che chi non era abituato a questi atteggiamenti,
rischiava di versarsi il contenuto del bicchiere addosso.
Alex si girò, guardando di sbieco il ragazzo, e subito sbuffò: in fin dei conti era lui che stava in mezzo, la persona che aveva di fronte non aveva nessuna colpa.
- Scusami… - mormorò.
- Non fa niente, – rispose l’altro, poi gli sorrise, - volevo solo raggiungere lo champagne. Non sono ancora riuscito a berne una singola goccia, e sono qui già da tre quarti d’ora. – Dita eleganti, lunghe ed affusolate, si curvarono intorno ad un calice di cristallo, poi lo sollevarono verso di lui, in quello che voleva essere l’accenno ad un brindisi.
Alex rispose al gesto, ripetendolo a sua volta e bevendo un sorso di champagne. Poi sorridendo disse: - Comunque ti capisco, arrivare al tavolo è sempre un’impresa in queste occasioni, ma l’importante è riuscirci. …Ora se mi vuoi scusare, ho bisogno di una sigaretta. –
- Certo. – Il giovane si appoggiò al tavolo, gli occhi abbassati sul suo calice. Sembrava che il velato interesse che aveva dimostrato nei confronti di Alex, nel brindare, fosse già svanito, come se, dopo una rapida valutazione, l’avesse giudicato non in grado di catturare la sua attenzione. – Vai pure. -
Con un cenno di saluto con il capo, Alex uscì sulla grande terrazza e fece qualche passo, andando ad appoggiarsi alla balaustra in pietra.
Il panorama era di una bellezza unica, le luci della notte che si riflettevano nel lago avevano il potere di rapire.
Prese una sigaretta e l’accese, tirando una lunga boccata mentre un sorriso aleggiava sulle sue labbra. Pensava al ragazzo di poco prima, quella gli si era prospettata come una serata noiosa, piena di vecchi boriosi, ma ora, forse, aveva trovato qualcosa d’interessante.
“Un piacevole diversivo…” pensò.
L’unico problema consisteva nel non farselo scappare, ma quando Alex voleva qualcosa, difficilmente non riusciva ad ottenerla. E, forse, quello che voleva stava per cadergli direttamente tra le braccia. Dopo qualche minuto, infatti, proprio quello stesso ragazzo uscì dalla porta-finestra centrale. In mano reggeva ancora il suo calice, pieno per metà, mentre teneva la sinistra aderente al fianco.
Apparentemente non si era accorto della presenza di Alex, poiché il terrazzo era molto grande e quasi tutto in penombra. Inoltre, sembrava concentrare buona parte della sua attenzione nel camminare. Aveva il passo leggermente malfermo, tipico di una persona sull’orlo di una buona sbronza.
Una risatina leggera gli sfuggì dalle labbra, mentre si dirigeva verso il lato opposto della terrazza rispetto al quale si trovava Alex. Lì la balaustra era considerevolmente larga, poiché quella parte della villa dava direttamente sul lago. Lui ci salì sopra e si sedette a cavalcioni, mettendosi il bicchiere in mezzo alle gambe, e appoggiandosi ad una delle grosse decorazioni in arenaria.
Sarebbe passato inosservato, se non avesse riso, di nuovo, questa volta, a voce più alta. Finita la sigaretta, infatti, Alex aveva buttato via il mozzicone, ben deciso a rientrare nel salone. Bere ancora qualcosa non gli avrebbe fatto male, ma, mentre s’incamminava verso la porta-finestra, ne sentì la risata argentina. Una fortuna troppo sfacciata per lasciarsela scappare. Cambiò i suoi piani e si diresse verso di lui.
Quando gli fu praticamente di fronte, si appoggiò con un braccio alla balaustra, guardandolo, poi vide il bicchiere di champagne ed un sorriso gli aleggiò sul volto… forse…
- Posso? – chiese.
Non attese risposta. Con calma studiata abbassò il viso e prese in mano il calice, sfiorando con le dita la coscia del ragazzo mentre se lo portava alle labbra. L’altro rimase immobile, la schiena ancora appoggiata all’arenaria. La parte superiore del suo viso era immersa nell’oscurità, perciò non era possibile capire cosa gli stesse passando per la testa, in quel momento.
- Avevo proprio sete… - commentò Alex, dopo aver bevuto un sorso. Rimise il bicchiere al suo posto e, come se niente fosse, aggiunse: - Come mai qui fuori? -
- Uh… - L’altro incrociò entrambe le braccia sul petto, poi piegò la testa di lato, mentre lo stesso sorriso furbo di poco prima gli compariva sul volto. Poteva forse essere quasi ubriaco, ma la luce che gli brillava negli occhi non aveva nulla di vacuo, e anche la sua voce era sorprendentemente ferma. – Troppa confusione. A me piace bere in tranquillità. Per questo mi sono portato dietro una bottiglia. –
Fece una pausa, mentre una raffica di vento gli scompigliava i capelli chiari, tagliati corti. – E tu? -
- Te l’ho detto solo poco fa, - rispose Alex, riappoggiandosi alla balaustra, – volevo fumare una sigaretta in pace. –
- Ah, già… e scommetto che non te n’è avanzata nemmeno una… -
Alex prese il pacchetto di sigarette e glielo porse. - Anche di più… -
- Bene. – Non fu un caso se le dita del ragazzo si chiusero attorno a quelle di Alex nell’accettarlo, le strinsero e poi scivolarono via per estrarne una. – E ora mi fai anche accendere, vero? -
Alex prese l’accendino e lo avvicinò alla sigaretta che il ragazzo aveva messo tra le labbra, ma una folata di vento spense la fiamma.
- Il vento ti è avverso… -
- Non è un problema – Spostò il bicchiere, poi si girò verso Alex, riportando la gamba al di qua della balaustra. Ora dava la schiena alle acque del lago, che sciabordavano pigre qualche metro più sotto, e aveva Alex esattamente di fronte a lui. Aprì di più le cosce, in modo da potersi piegare in avanti con facilità.
– Riprova. -
Alex si avvicinò un po’ a lui, appoggiandogli distrattamente una mano sulla spalla, e per un attimo, un solo attimo, una strana luce passò nei suoi occhi chiari, che contrastavano splendidamente con i corti capelli scuri.
Fu solo un momento, poi abbassò la mano fino a portarla sul ginocchio dell’altro e finalmente accese.
- Hai sempre la soluzione ad ogni cosa? – gli chiese.
- In genere, sì – rispose il ragazzo dopo aver accostato la sigaretta alla fiamma, – modestia a parte, ovviamente –
Con un sospiro soddisfatto si sollevò, tirando indietro la testa mentre inalava la prima boccata di fumo. - Grazie – gli disse, poi sorrise, – sai… questa è la prima volta che mi capita di avere qualcuno in mezzo alle gambe e non conoscerne nemmeno il nome… -
Alex si limitò a guardarlo, serio, senza far trasparire la minima emozione, ma, alla fine, non riuscì a trattenersi.
- Ne deduco che tu sia abituato ad avere qualcuno in mezzo alle gambe, il che non è male… comunque, il mio nome è Alex… ed il tuo, uomo dalle mille soluzioni? –
- David. David West. – rispose il giovane, facendo cadere un po’ di cenere sulla balaustra, che fu immediatamente spazzata via dal vento. – Deduzione interessante, la tua… ora vuoi sentirne una mia? -
- Certo, David… sono molto curioso… -
- Ho l’impressione che non ti dispiaccia poi tanto, stare lì. – Fece per rimettersi la sigaretta in bocca, poi sembrò ripensarci e si passò la lingua sulle labbra. Di per sé poteva anche essere un gesto innocente, ma lo fece con una lentezza tale da far immediatamente capire che si trattava di una provocazione deliberata. O di un’offerta. – Anzi, magari ti piacerebbe approfondire la… conoscenza. Mi sbaglio? -
Alex rise di gusto, poi appoggiò le mani sulle cosce di David, muovendole lentamente.
- Molto sicuro di te Signor West, - gli disse, guardandolo negli occhi – ma spesso le apparenze ingannano… -
- Vuoi dire che mi stai toccando solo per farmi capire che mi sbaglio? – La risatina di David era più bassa rispetto a quella di Alex, più sottile – Ho capito, sto cercando di rimorchiare il tipo sbagliato. Non fa niente, anche se è un peccato. Sei carino. -
- Non ho detto che tu ti stia sbagliando… ho solo detto che le apparenze possono ingannare… in generale, sai, mi sento profondo stasera… - Parlava continuando ad accarezzare le cosce di David, che però continuava a starsene fermo lì dov’era. Solo il luccichio che aveva negli occhi indicava quanto stesse apprezzando l’intera situazione.
- Mi stai rimorchiando dici… però sto facendo tutto io, mio caro… -
Gli costò staccarsi da lui, da quelle cosce morbide e muscolose, ma lo fece, sorridendo.
- Rimorchiami… - aggiunse guardandolo dritto negli occhi.
- Se ci tieni… –
- Sto aspettando. -
La sigaretta non gli serviva più. David la spense contro la pietra, poi allungò una mano. Nonostante il buio, le sue dita si chiusero attorno alla cravatta di Alex senza la minima esitazione, e con uno strattone a metà tra il deciso e il rude, lo tirarono contro di sé.
Annuendo, David si piegò in avanti, cercando la bocca di Alex con la sua. La trovò subito, ma Alex non fece niente per facilitargli le cose. Era stato praticamente trascinato tra le gambe di David, la sua bocca schiacciata contro quella dell’altro… tutta quella situazione era pazzesca, e a lui le cose assurde piacevano, amava le sfide.
Sarebbe cascato il mondo prima che gliela desse vinta. Gli appoggiò le mani sulle spalle e lo spinse all’indietro, ma ci mise troppa forza, lo capì quando vide la schiena dell’altro inarcarsi pericolosamente verso il vuoto.
“Cazzo…” mormorò, prima di prenderlo per le braccia ed attirarlo di nuovo a sé.
- Baci bene… - fu l’unica cosa che riuscì a dire.
- Lo dici solo perché non hai ancora visto come faccio tutto il resto – rispose David, mettendogli le braccia intorno alle spalle. Sembrava che il rischio appena corso non l’avesse turbato, eppure lanciò lo stesso un’occhiata dietro di sé.
– Però… è un bel salto da qui, non me n’ero accorto prima… - commentò a bassa voce, sfiorandogli una guancia.
A sua volta, Alex guardò lo sfondo scuro del lago, dietro di loro. - Davvero un bel salto… - mormorò. Accidenti a lui, stava per combinare un macello, ma grazie al cielo il disastro era stato evitato, ora si sentiva più tranquillo.
Intanto il sorriso furbetto era ricomparso sul volto di David. – Dicevamo? –
- Dicevamo… o meglio dicevi, che non ho ancora visto come fai tutto il resto… ed io dico che ancora non ho intenzione di farmi arrestare mentre sto commettendo atti osceni in luogo pubblico, mio caro, ci tengo alla mia fedina penale… - Un sorriso gli incurvò le labbra, mentre un lampo passò nei suoi occhi.
- Uhm… mi verrebbe da dire, da me o da te? – Mentre gli affondava le dita tra i capelli, David lo baciò di nuovo, se possibile con più passione di prima. La sua lingua gli si era infilata in bocca con decisione, e ora si stava divertendo a stuzzicare la sua controparte, giocandoci per qualche attimo per poi ritirarsi.
Per tutta risposta, Alex attirò di più David a sé, afferrandolo per la vita, spingendo a sua volta la lingua nella bocca dell’altro. Gli piaceva il suo sapore, ma, dopo appena qualche attimo, lo allontanò da sé, seppur con più gentilezza di poco prima.
Appoggiò una mano sui suoi capelli, tirandogli poi indietro leggermente la testa. - Da me o da te non ci arriviamo… - mormorò.
- Vero… - David ansimava leggermente, mentre il suo battito cardiaco era in aumento – E allora che facciamo? Chiediamo ai nostri ospiti di prestarci una camera per un’oretta? -
- Cazzo… - imprecò Alex, guardandosi intorno.
Un piccolo vialetto buio attirò la sua attenzione, lo aveva già notato quando, appena uscito a fumare, si era guardato intorno, chiedendosi proprio dove andasse a finire.
Bene, era giunto il momento di scoprirlo. Anche perché David aveva sì smesso di baciarlo, ma ora gli aveva avvicinato le labbra all’orecchio. – Cazzo, sì, credo sia proprio quello che interessa ad entrambi… - ridacchiò.
- …Anche perché chiedere una camera ai signori Principi significherebbe fargli prendere un accidente, e non mi sembra il caso, sono ottimi ospiti. Se ti piace l’ignoto, la in fondo c’è qualcosa che fa per noi. – concluse, indicando il vialetto.
- Andrà… benissimo – David gli prese il lobo dell’orecchio tra i denti, diede un leggero morso, poi lo spinse via – Fammi scendere -
Alex scosse la testa ridendo, poi lo afferrò per la vita, aiutandolo a scendere dalla balaustra.
- Andiamo. – gli disse. Poi si incamminò verso il vialetto, senza voltarsi indietro. Era sicuro che David lo avrebbe seguito, e infatti, il giovane lo tallonava da vicino, tenendo la bottiglia che aveva rubato dentro nella sinistra. Aveva abbandonato il bicchiere senza nessuna remora, ma uno champagne d’annata come quello non era un qualcosa da cui si sarebbe staccato facilmente.
- Dove mi stai portando, di preciso? – gli chiese ad un certo punto. La domanda poteva sembrare foriera di qualche timore, ma il tono tranquillo che aveva usato spazzava via tutti i dubbi. David era semplicemente curioso.
Alex si girò a guardalo, poi rise - Sinceramente… non ne ho la più pallida idea. –
- Allora siamo in due – anche David rideva. Sollevò lo champagne e ne bevve un sorso, di gusto.
Ormai erano arrivati all’inizio del vialetto ed Alex lo imboccò, senza pensarci due volte. Ai lati c’erano delle aiuole di fiori, che, viste alla luce del giorno, dovevano essere molto suggestive, ma che di notte, al buio, non dicevano nulla.
Camminarono per un breve tratto, poi improvvisamente il sentiero curvò. Alex però proseguiva tranquillo, senza pensare a nulla di particolare. Gli unici rumori intorno a loro erano quelli della notte… il vento leggero che agitava le foglie ed i grilli nelle aiuole…
“Cazzo… ma che mi prende?” pensò, girandosi di colpo.
Il movimento fu talmente improvviso che David gli finì addosso. - Qui? Ma sei… - Non riuscì comunque ad aggiungere molto altro, perché l’uomo lo afferrò per la vita e lo baciò con passione, mentre le sue mani gli accarezzavano la schiena. Un gemito sommesso gli sfuggì dalla gola nello stringersi a lui, e per un momento desiderò poter fermare quell’istante, era perfetto.
Ma non durò.
- Bene… - disse Alex, dopo essersi staccato da lui – ora possiamo andare avanti. –
Dopodiché si girò e riprese a camminare. Poco dopo, finalmente, sbucarono in un luogo ben definito. La piscina della villa era lì, di fronte a loro, e solo la luce di una finestra arrivava ad illuminarla. Attorno ad essa c’erano i lettini e, dall’altro lato, alcuni alberi circondavano la proprietà.
Alex si guardò intorno. La finestra era proprio una di quelle del salone, dovevano spostarsi da lì o rischiavano di essere visti. Si diresse verso il gruppo di alberi, passò il primo, e quando si trovò di fronte al secondo, si bloccò.
- Qui dovremmo essere al sicuro da ogni denuncia… spero… -
- Hai proprio paura, eh? - David si appoggiò al tronco, buttando giù un altro po’ di champagne, poi allungò la bottiglia verso il compagno. – Bevi. Poi fammi assaggiare -
Alex l’afferrò, ne bevve un sorso a sua volta, e si avvicinò a David.
- Paura? No… non te l’ho detto? Io sono un bravo ragazzo, non voglio solo rovinarmi la reputazione… -
- Ah, è tutta una questione di apparenza, come dicevi prima… -
Ancora un passo ed i loro corpi sarebbero stati vicini, estremamente vicini, ma Alex aveva altro in mente. Si accostò la bottiglia alla bocca ed iniziò a leccarne il collo, gli occhi sollevati su David per studiarne le reazioni, mentre la sua lingua giocava.
Poi, bruscamente, l’appoggiò sulle labbra dell’altro, mentre con voce roca diceva: - Vediamo se ti piace solo avere qualcosa in mezzo alle gambe, o anche in bocca… -
- Suona tanto male… se ti dico che mi piace in entrambi i posti? – rispose David, prima di aprire la bocca e tracciare con la lingua gli stessi punti che aveva sfiorato Alex. Per tutto il tempo tenne gli occhi fissi su di lui, esattamente come aveva fatto Alex poco prima, poi ad un certo punto la spinse via.
- Fammi bere. -
Alex si avvicinò di più a lui, spingendo il suo corpo contro quello dell’altro, la sua eccitazione premuta contro quella di David. Alzando il braccio, si portò la bottiglia alla bocca e bevve un po’ di champagne, poi avvicinò la bocca alla sua, passandogli così il liquido fresco. Se lo scambiarono un po’ di volte, quasi come per gioco, fino a quando David non lo buttò giù.
- Buono. –
- Molto…- rispose Alex. Poi lo guardò e gli appoggiò una mano fra le gambe, iniziando a muoverla. - Non suona male niente di quello che esce dalla tua bocca, David… -
L’altro non rispose, ma inarcò la schiena e spinse il bacino in avanti, in modo da concedere ad Alex più spazio per muoversi. Eppure, sembrava non essere abbastanza. – E se ti dico di toccarmi, ma di farlo come si deve? E di lasciarti toccare? – chiese, mentre faceva scivolare entrambe le mani sotto la giacca di Alex. – Cosa mi rispondi? -
- Che si può fare… - mormorò Alex di rimando, mordendogli il lobo dell’orecchio. Scese a baciargli il collo, tolse la mano dal sesso di David ed iniziò a slacciargli i bottoni della camicia.
- Sai di buono… - gli sussurrò, mentre con la bocca scendeva a baciargli ogni lembo di pelle scoperta.
– Lo so… - Ormai David era riuscito a sfilargli la camicia dai pantaloni e ora gli faceva scorrere le unghie sulla schiena, descrivendo lenti, sensuali cerchi. Muoveva i fianchi seguendo lo stesso ritmo, e ogni volta che il suo corpo aderiva a quello di Alex, avvertiva una sensazione simile ad una carica elettrica. – Mi vuoi? – chiese a bassa voce, mentre sollevava la gamba sinistra e l’agganciava dietro il ginocchio dell’uomo - …sì, certo che mi vuoi… ma quanto? -
Alex rialzò la testa, mentre un gemito gli sfuggiva dalle labbra, in reazione ai movimenti di David.
– Volerti? - Gli appoggiò le mani sulle spalle e si tirò indietro, portandoselo con sé, poi, con decisione, gli tolse la giacca e la camicia, posando finalmente i palmi delle mani sul suo petto nudo.