Post by babyara on Oct 2, 2006 21:10:59 GMT 1
Che ora era? Non avrebbe saputo dirlo.
A giudicare dalla luce flebile che filtrava tra le assi della baracca, poteva essere mattina presto, probabilmente poco dopo l’alba. L’alba, già… non l’aveva vista, perciò, ad un certo punto, doveva essersi addormentato senza rendersene conto.
Con una smorfia Hayden si sollevò su un gomito. Ogni singola fibra del suo corpo era dolorante, ma cercò di non farci troppo caso. Non se la sentiva di affrontare il ricordo di quanto era successo la sera prima, preferiva tenerlo lontano fino a quando non fosse stato in grado di scendere a patti con la realtà.
Inoltre, si trovava in una situazione estrema, perciò doveva reagire di conseguenza. Una volta che fosse riuscito ad andarsene, avrebbe potuto recriminare sulla violenza subita e sulla verginità perduta, se ne avesse avuto voglia, ma adesso era inutile. Lo distoglieva dal suo obiettivo principale, gli faceva perdere lucidità, ed era esattamente ciò che doveva evitare.
Hayden si passò il dorso della mano sugli occhi, ancora appannati dal sonno, poi si diede un’occhiata intorno. E sbiancò.
Ewan.
Era su una sedia vicino al letto, addormentato, o così sembrava. A causa della penombra in cui era immersa la stanza, non si era accorto subito della sua presenza. Trattenne il respiro, senza sapere che Ewan lo stava osservando di nascosto da un po’. La cosa più utile che aveva imparato nei dieci anni passati in Colombia era ascoltare ogni piccolo rumore. Non importava se stesse dormendo, al minimo suono automaticamente si svegliava, i suoi sensi erano sempre vigili, lui la chiamava sopravvivenza.
Sapeva con certezza quello che Hayden avrebbe fatto, ma lui ormai aveva preso la sua decisione.
Restò con gli occhi chiusi, in silenzio, se quel ragazzo era in gamba come pensava avrebbe colto l’occasione al volo, e l’unica cosa che in quel momento interessava ad Ewan era vedere la faccia di Marcus piena di rabbia.
Hayden non l’aveva mai vista, invece, e nemmeno gli interessava scoprire com’era. Aveva già avuto fin troppo a che fare con Marcus e la sua banda per i suoi gusti.
“…Già, fin troppo…”
Rilasciò lentamente il fiato, lo sguardo ancora fisso su Ewan. L’uomo non si muoveva e il suo respiro lieve, regolare, suggeriva che stesse veramente dormendo. Forse…
I suoi occhi saettarono rapidi verso la porta. Era socchiusa, la chiave era sul lato che dava sul corridoio…. una dimenticanza che avrebbe potuto significare la libertà per Hayden, il ritorno a casa, se solo fosse stato abbastanza veloce e avesse avuto un po’ di fortuna dalla sua…
In silenzio, il ragazzo, scivolò fuori dalle coperte. I suoi vestiti erano ancora sul pavimento, ai piedi del letto, perciò li raccolse e se li infilò senza far rumore, continuando per tutto il tempo a tenere d’occhio Ewan. Non che ce ne fosse davvero bisogno, dato che l’uomo dormiva davvero della grossa, ma l’ultima cosa che voleva era farsi prendere di sorpresa.
Dopo essersi allacciato gli anfibi Hayden si alzò in piedi e si diresse verso la porta. Solo qualche metro, nulla di più…
Ripensandoci più avanti, con il senno di poi, Ewan si era chiesto spesso perché lo avesse fatto… e la risposta era sempre la stessa. Era certo che Hayden ce l’avrebbe fatta, sicuro che non lo avrebbe visto mai più, e fu quella certezza a fargli aprire gli occhi.
La sua voce fu poco più di un bisbiglio, ed andò subito perso nell’oscurità della stanza. - Guardati sempre le spalle, Den… -
“Via, vai via prima che sia troppo tardi!”
Poi tornò a chiudere gli occhi.
Nel frattempo, Hayden aveva raggiunto la porta. La aprì con lentezza, un ultimo sprazzo di quella esasperante cautela usata finora, poi non resistette più e si precipitò fuori.
*****
- Sei pazzo? Non puoi entrare! Vuoi farti scorticare vivo? –
- Devo entrare, deve sapere cosa sta succedendo! –
- Ha dato ordine di non essere disturbato, per nessun motivo! –
- Togliti dai piedi! –
L’uomo, un tipo di mezz’età, tarchiato e con un’espressione decisa dipinta sul volto, spinse la guardia da parte e aprì la porta. – Signor Marcus, mi deve ascoltare… -
Il ‘Signor’ Marcus in questione, appoggiato contro i cuscini del grande letto, aprì gli occhi di ghiaccio per fissare quel ridicolo uomo. Sul viso gli aleggiava un’espressione di pure piacere.
Senza dar segno d’interesse per l’intrusione, tirò i capelli di Richard: - Non ti fermare, imbecille! –
- E allora butta fuori quello stronzo! Non mi va di avere gente che mi guarda mentre te lo succhio. -
Marcus gli tirò più forte i capelli, per far sì che i loro sguardi si incontrassero. - Con o senza quello stronzo, tu continua a fare quello che stai facendo Richard! E non osare parlarmi ancora in questo modo, oggi sono così di buon umore che mi sento in grado di scoparti fino a farti perdere i sensi! -
Poi si decise a portare la sua attenzione a quell’essere inutile che aspettava, paralizzato, sulla porta.
- Che cazzo vuoi? Come vedi sono occupato… e credimi ti auguro di avere un motivo più che buono per essere entrato qui in quel modo… -
- Ce l’ho, signore. – L’uomo deglutì nervosamente, poi annuì, come per darsi coraggio. Tutta la riserva che normalmente aveva da parte, era svanita come neve al sole quando Marcus gli aveva piantato gli occhi addosso. - Ce l’ho. Stavo riparando il monitor nello stanzino, come lei ha ordinato, quando mi sono accorto che… che c’era qualcosa di strano in quello nuovo. Sa, quello che ha fatto cambiare poco tempo fa… -
Marcus lo fermò con un gesto rabbioso della mano. - So esattamente di cosa stai parlando, con chi credi di avere a che fare? Che cazzo è successo? –
- E’ che…è che ho visto qualcuno uscire di corsa, mi è sembrato, signore, e non era Ewan. Anche perché, per quale motivo Ewan dovrebbe correre fuori? No, io penso sia qualcun altro, e visto che so che lì dentro c’è solo il novellino, ho pensato che… che fosse mio dovere avvisare… -
Marcus strinse i pugni, il suo sguardo carico di rabbia. - Che cazzo stava facendo quel cretino di Ewan? Dimmi cosa stava facendo quello stronzo!-
- Dormiva, signore. Sembrava stesse dormendo…-
- Dormiva… figlio di puttana! – urlò. Con tutta la rabbia che aveva in corpo, diede uno spintone a Richard e si alzò dal letto. - Vestiti subito… questa volta gli farò pentire di essere nato! –
- Uff… ma non puoi mandare qualcuno? Che bisogno c’è che andiamo noi? Hai un sacco di tirapiedi, usali, no? – Richard non aveva nessuna voglia di alzarsi dal letto. Gli piaceva quello che stava facendo e avrebbe preferito continuare, piuttosto che mettersi a dare la caccia al bastardello o strapazzare lo scozzese. Che andasse qualcun altro, lui preferiva occuparsi di lavori più di fino.
– Allora? -
Con uno scatto felino Marcus afferrò Richard per il collo. - Allora ti ho detto di vestirti! –
- Che palle… va bene, va bene. Andiamo. -
Marcus si girò verso la porta. L’uomo era ancora lì, in piedi. - Fai preparare la macchina, la voglio pronta immediatamente! –
*****
Marcus scese dalla grossa auto grigia con tutta calma.
Durante il viaggio in macchina, complici una striscia o due di coca, aveva avuto modo di calmarsi quel tanto che bastava per ritrovare la lucidità, e aveva iniziato a pensare al da farsi.
Era necessario sia dare l’esempio, sia metter fine, una volta per tutte, alle bizze del ragazzino, senza però danneggiare troppo la merce. Aveva sborsato fior di quattrini per quella dannata fighetta canadese, e aveva tutte le intenzioni di far fruttare il suo investimento.
Per quello che riguardava Ewan invece… lo scozzese era un problema, lo era sempre stato fin dal principio, però era anche uno dei punti di forza della sua organizzazione. Ai clienti piaceva molto, era in grado di tenere d’occhio i ragazzi a lui affidati e sapeva come muoversi in quel bordello a cielo aperto che era la periferia di Bogotà.
“Ma forse ho trovato la soluzione…”
- Richard, vai a recuperare il bambinetto. Non è il caso che lo tratti con i guanti, basta solo che non gli lasci segni permanenti. Poi raggiungici dentro, abbiamo una lunga chiacchierata da fare -
Per tutta risposta Richard scrollò le spalle e risalì in macchina. Dopotutto avrebbe potuto andare peggio, la giornata di solo sesso con il capo era andata in fumo, ma d’altra parte, la sola idea di poter mettere le mani addosso a quell’elemento lo eccitava terribilmente.
Sentiva di odiarlo, molto, certo non ai livelli del bastardo scozzese, ma c’era vicino.
Rimise in moto l’auto e partì, seguendo la strada principale, il ragazzino non conosceva di certo quei luoghi, perciò lui era avvantaggiato. Girò in lungo e in largo attraversando vicoli su cui si affacciavano catapecchie tutte uguali, quando finalmente lo vide al lato della strada.
Frenò di colpo, e scese dalla macchina.
- A noi due ora, stronzo! – ringhiò, poi iniziò a correre.
Dal canto suo Hayden non si era ancora accorto di avere Richard alle calcagna, era troppo impegnato a cercare di trovare una via d’uscita nel dedalo di viuzze che si dipanavano di fronte a lui.
Voleva uscire dalla città e salire sulle montagne, da lì sarebbe stato più al sicuro. In realtà stava facendo, inconsapevolmente, il gioco di Richard. L’uomo sorrise tra sé della stupidità del ragazzo… cosa credeva di fare?
Si infilò in una via laterale, non ci voleva molto a fargli qualche bello scherzetto, almeno per lui che conosceva quel posto come le sue tasche. Corse per una lunga via parallela a quella che stava percorrendo Hayden, poi girò e prese un piccolo vicolo. Arrivato in fondo sporse il volto, il ragazzino stava arrivando come aveva previsto.
Quando Hayden fu abbastanza vicino al suo nascondiglio, Richard sbucò dal nulla e lo afferrò per la maglia sbattendolo con forza contro il muro.
- Fine della corsa bastardo! – gli ringhiò sul muso.
Per tutta risposta Hayden sollevò le mani e cercò di spingerlo via, di prenderlo a calci e pugni. Aveva reagito per puro riflesso, prima ancora che si rendesse pienamente conto di chi aveva davanti. – Lasciami andare, figlio di puttana! -
Per un po’ Richard lo lasciò fare, si stava divertendo un mondo. Lo guardava con in faccia un ghigno che avrebbe fatto paura a chiunque… negli occhi una luce perversa e cattiva. Poi, di colpo, assestò un pugno nello stomaco del ragazzo.
- Chi cazzo ti credi di essere, puttanella? –
- Non sono una puttana! – Avrebbe voluto gridarlo, ma la voce gli usciva a malapena. Hayden si piegò in avanti, le braccia incrociate sullo stomaco. Eppure non rinunciò. – Non sono una puttana! -
L’uomo lo afferrò per i capelli costringendolo a rialzarsi. - Oh sì che lo sei… il tuo unico compito d’ora in poi sarà succhiare cazzi e mettere a disposizione questo bel culetto per chiunque lo pagherà… -
Con forza lo gettò a terra ed iniziò a prenderlo a calci.
All’inizio Hayden reagì, cercando di ripararsi almeno il viso con un braccio e respingerlo con l’altro. Di alzarsi non se ne parlava, era stretto tra il muro e Richard, non aveva spazio a sufficienza.
- Non lo farò mai! Mi senti? Mai! -
Richard si abbassò vicino a lui e gli strinse in mento tra le mani. - Sarai una splendida puttana! –
- Vaffanculo, schifoso leccapiedi! Vaffanculo! – gridò Hayden di rimando, poi gli sputò in faccia, guadagnandosi un altro pugno nello stomaco.
- Bastardo! – ringhiò Richard tra i denti, pulendosi il volto con la manica della giacca. Poi lo afferrò per il collo tirandolo in piedi. - Ed ora andiamo, puttana, c’è qualcuno che vuole parlare con te… -
- Non me ne frega un cazzo, lasciami! –
- Sai quale sarà la cosa più divertente? Quando sarò io a scoparti… rimpiangerai di essere nato quel giorno! -
L’uomo lo trascinò per la strada fino alla macchina, caricandocelo poi in malo modo. Quando Hayden riuscì a tirarsi su sul sedile, la portiera era già chiusa. Allora ci si aggrappò con tutta la disperazione che aveva in corpo, facendo leva sulla maniglia per cercare di aprirla. Si sarebbe buttato fuori anche se l’auto fosse stata già in movimento, non era importante. Gli bastava uscire di lì.
- Apriti, cazzo, apriti! -
Richard si sedette al posto di guida e quando vide quello che Hayden stava per fare, lo afferrò per il collo sibilandogli all’orecchio: - Non me ne fotte un cazzo di quello che dirà Marcus, se mi fai uno scherzo ti ammazzo, puttana… - Lo sbatté con il volto contro il finestrino, tenendolo schiacciato con una mano, mentre con l’altra aprì il cruscotto dell’auto, prendendo delle manette che abilmente fece scattare attorno ai polsi di Hayden.
- La cosa migliore è quando i clienti sono dei poliziotti… -
Poi mise in moto la macchina e partì.
*****
Ewan cercò a fatica di sistemarsi come meglio poteva contro lo schienale duro della sedia, impresa non facile con le mani legate, ma soprattutto, con la probabilità di avere qualche costola rotta.
Quando Marcus era entrato nella casa, lui era esattamente nello stesso posto in cui si trovava al momento della fuga di Hayden. Con la sola differenza che stava effettivamente dormendo.
Fu svegliato dalla furia dell’uomo che si era abbattuta su di lui senza dargli possibilità di reagire.
Si era sentito scaraventare a terra, prendere a calci, pugni… insulti che volavano, poi per un attimo non aveva capito più nulla.
Ora aveva appena ripreso conoscenza, i muscoli indolenziti, ed il ghigno di Marcus era davanti a lui.
-Allora, bastardello, non hai niente da dirmi? Nulla che vuoi raccontare a chi ti dà da mangiare e un posto in cui dormire? -
Era così tipico di Marcus, quel comportamento. Passava dalla furia più accecante alla calma nel giro di qualche secondo, e i suoi sbalzi d’umore erano così bruschi che tutti preferivano tenersi a rispettosa distanza da lui.
Dopotutto, chiunque era al corrente della fine che aveva fatto quel funzionario della polizia, sgozzato sotto gli occhi di decine di persone ad un party, solo perché aveva osato lamentarsi della quantità di sale presente in uno dei piatti principali.
Qualche secondo prima stava discorrendo con Marcus e la sua fidanzata di rappresentanza a proposito dell’ultimo ‘regalo’ ricevuto, poi un commento sbagliato ed era finito sul pavimento con la gola tagliata.
Un incidente, così era stato catalogato, e la festa era ripresa subito dopo, mentre Richard si occupava di far portare via il cadavere.
Questo episodio la diceva lunga sul carattere dell’uomo biondo che stava ora di fronte ad Ewan. In un altro Paese sarebbe stato forse rinchiuso in una clinica psichiatrica, ma a Bogotà faceva il bello e il cattivo tempo.
– E allora? -
Gli occhi azzurri di Ewan si posarono in quelli di ghiaccio di Marcus. - Cosa dovrei dirti? Dov’è il ragazzo? – chiese guardandosi intorno.
La presenza di Marcus lì indicava che, probabilmente, aveva intuito che lui era complice della fuga di Hayden, o che per lo meno aveva buona parte della colpa. Di sicuro era stato informato da chi osservava i monitor che stava dormendo mentre Hayden se la filava, ma tanto valeva provarci.
Marcus lo prese per i capelli e gli tirò bruscamente indietro la testa. – Dov’è? Già, dov’è? E’ la stessa cosa che volevo chiederti io, scozzese del cazzo. Dov’è finito? E soprattutto, come cazzo ha fatto a sparire da qui? E’ passato attraverso il buco della serratura? –
Un sorriso ironico si dipinse sul volto di Ewan. - Buco della serratura, dici? Probabile… -
Cosa cambiava ad essere sarcastico? Tanto Marcus, in un modo o nell’altro, gliel’avrebbe fatta pagare comunque, di lì non avrebbe potuto scappare.
…No, proprio non avrebbe potuto. Marcus sorrise, poi gli diede un pugno in piena faccia. – Facciamo gli spiritosi? – Un altro, e un altro ancora, in rapida successione – Credi che non ti possa ammazzare solo perché controlli quei quattro bastardelli che ti ho assegnato? Credi di essere importante? Be’, ecco una notizia fresca fresca per te, bello. Non lo sei. Non. Lo. Sei! –
Ewan sentiva la testa girare, il sapore del sangue in bocca, ma non aveva più la forza per ribellarsi a quell’uomo. Così non reagì quando Marcus lo strattonò con violenza – Te lo chiedo un’altra volta, con le buone: dov’è il ragazzino? -
Ewan si passò la lingua sulle labbra sanguinanti. - Non lo so dove cazzo è, Marcus! –
- Ma lo so io! – disse Richard, entrando nella stanza. Portava Hayden di traverso, su una spalla, ancora ammanettato, e lo scaricò sul letto. - Ecco lo stronzetto –
- Vai a farti fottere, bastardo! –
- Hey, hey, cosa sono queste parole? Hayden, mi meraviglio di te… non dovresti nemmeno conoscere l’esistenza di certe espressioni… -
Marcus aveva lasciato andare Ewan, e ora si era avvicinato ad Hayden. Lentamente, si inginocchiò di fianco al letto e con un gesto delicato gli spinse via una ciocca di capelli dalla fronte – I miei ragazzi devono essere educati, rispettosi e soprattutto… soprattutto…. – L’uomo s’infilò una mano in tasca, poi si strinse nelle spalle – ….soprattutto non devono scappare. –
Una semiautomatica gli comparve nella mano.
Al vederla, Ewan trasalì, il corpo gli doleva, ma la mente era lucida. - Marcus, per l’amor di Dio… non fare stronzate, cazzo. – disse, senza rendersi conto di star quasi urlando.
- E a te cosa importa? – ripose l’uomo in tono vagamente annoiato, poi sollevò l’arma per farla vedere anche ad Hayden. Il ragazzo non abbassò lo sguardo, né incominciò ad implorare come facevano in molti di fronte ad una pistola carica, ma non poté trattenere un sussulto quando gliel’appoggiò sulla fronte.
– Hai paura? Bene, sono contento. Solo uno stupido non l’avrebbe, trovandosi dalla parte sbagliata di una canna, e io non ho bisogno di stupidi. Ho bisogno di gente che faccia quello che dico, che sappia stare agli ordini. Ora, tu non ne sei capace, a quanto pare. Vuol dire che ti devo insegnare. -
Marcus spostò l’arma verso il basso, arrivando a posargliela sulla coscia, poi premette il grilletto.
- Purtroppo, ogni lezione si impara con fatica, dolore e sangue – commentò soddisfatto mentre Hayden urlava, seguito da Ewan. - Marcus sei un bastardo! Un maledetto bastardo! – gridò con tutta la forza che aveva, mentre Richard, dal fondo della stanza, rideva di gusto.
- Ottimo lavoro capo. – disse.
- Non ho ancora finito. Fallo stare zitto – replicò Marcus, prima di tornare a concentrarsi su Hayden.
Richard non se lo fece ripetere due volte e subito si avvicino alla sedia dov’era legato Ewan. Lo prese per i capelli e gli diede un pugno allo stomaco. Poi gli appoggiò un ginocchio proprio dove l’aveva appena colpito.
- Hai sentito, bello? Stai zitto, credimi, è meglio per te. –
Gli occhi di ghiaccio di Ewan lanciarono fiamme di fuoco, ma cos’altro poteva dire? Ora doveva sopravvivere, per poter aiutare Hayden, era l’unica cosa che doveva fare.
Di fronte a loro, Marcus stava sorridendo. C’era da dire che aveva investito bene i suoi soldi. Il ragazzino tremava, ed era pallido come un cadavere, ma aveva urlato solo una volta. Una sola, non di più. Ora lo fissava con gli occhi blu-verdi pieni di odio. Erano lucidi, notò, eppure non c’era traccia di lacrime sulle sue guance. “Un duro, anche se non sembra. Bene”
- Allora, spero tu capisca che non c’è nulla di personale in questo. Se ce l’avessi davvero avuta con te, ti avrei sparato nelle ginocchia, e saresti rimasto storpio a vita. Invece ho perfino fatto attenzione a dove miravo, in modo da non prendere l’arteria per sbaglio. Non voglio che tu muoia dissanguato. -
L’uomo sollevò il capo, come se stesse riflettendo. - Ora fai una cosa per me, vuoi? –
Hayden si morsicò l’interno della guancia. - Ammazzami se devi, ma falla finita. -
- Non fare l’idiota, non ho nessun interesse ad ammazzarti, almeno non adesso. Voglio solo che tu apra la bocca. Forza, ragazzino, fallo per me. Apri la bocca. –
“Cazzo, ora basta…”
- Marcus, ascoltami, lascialo perdere va bene? Sono stato io a lasciarlo scappare… è stata colpa mia, non l’ho fermato! Ero sveglio e l’ho lasciato andare… prenditela con me… lui ha semplicemente fatto quello che avrebbe fatto chiunque, l’unico colpevole sono io. –
“Cosa?”
Gli occhi di Hayden erano dilatati per la sorpresa. Lanciò un’occhiata furtiva ad Ewan, chiedendogli silenziosamente perché si fosse messo in mezzo in quel modo, ma poi sentì l’acciaio premergli contro le labbra.
- Ti ho detto di farlo stare zitto, Richard. Di lui mi occupo dopo. Ora ho un lavoro da finire qui. -
Ewan deglutì poi serrò gli occhi, sorpreso, quando il ginocchio di Richard gli si conficcò nelle costole. L’uomo gli mollò poi un pugno in pieno viso. - Stai zitto! Cosa non capisci? E’ molto semplice, McGregor! –
Marcus annuì tra sé, poi si piegò nuovamente in avanti, avvicinando il viso a quello di Hayden – Lo so cosa pensi, è seccante venire interrotti nel mezzo di una discussione. Personalmente lo trovo… irritante, ecco. Mi fa perdere il filo del discorso. – Scosse la testa - Stavo dicendo… oh sì, apri la bocca. Da bravo. –
A giudicare dalla luce flebile che filtrava tra le assi della baracca, poteva essere mattina presto, probabilmente poco dopo l’alba. L’alba, già… non l’aveva vista, perciò, ad un certo punto, doveva essersi addormentato senza rendersene conto.
Con una smorfia Hayden si sollevò su un gomito. Ogni singola fibra del suo corpo era dolorante, ma cercò di non farci troppo caso. Non se la sentiva di affrontare il ricordo di quanto era successo la sera prima, preferiva tenerlo lontano fino a quando non fosse stato in grado di scendere a patti con la realtà.
Inoltre, si trovava in una situazione estrema, perciò doveva reagire di conseguenza. Una volta che fosse riuscito ad andarsene, avrebbe potuto recriminare sulla violenza subita e sulla verginità perduta, se ne avesse avuto voglia, ma adesso era inutile. Lo distoglieva dal suo obiettivo principale, gli faceva perdere lucidità, ed era esattamente ciò che doveva evitare.
Hayden si passò il dorso della mano sugli occhi, ancora appannati dal sonno, poi si diede un’occhiata intorno. E sbiancò.
Ewan.
Era su una sedia vicino al letto, addormentato, o così sembrava. A causa della penombra in cui era immersa la stanza, non si era accorto subito della sua presenza. Trattenne il respiro, senza sapere che Ewan lo stava osservando di nascosto da un po’. La cosa più utile che aveva imparato nei dieci anni passati in Colombia era ascoltare ogni piccolo rumore. Non importava se stesse dormendo, al minimo suono automaticamente si svegliava, i suoi sensi erano sempre vigili, lui la chiamava sopravvivenza.
Sapeva con certezza quello che Hayden avrebbe fatto, ma lui ormai aveva preso la sua decisione.
Restò con gli occhi chiusi, in silenzio, se quel ragazzo era in gamba come pensava avrebbe colto l’occasione al volo, e l’unica cosa che in quel momento interessava ad Ewan era vedere la faccia di Marcus piena di rabbia.
Hayden non l’aveva mai vista, invece, e nemmeno gli interessava scoprire com’era. Aveva già avuto fin troppo a che fare con Marcus e la sua banda per i suoi gusti.
“…Già, fin troppo…”
Rilasciò lentamente il fiato, lo sguardo ancora fisso su Ewan. L’uomo non si muoveva e il suo respiro lieve, regolare, suggeriva che stesse veramente dormendo. Forse…
I suoi occhi saettarono rapidi verso la porta. Era socchiusa, la chiave era sul lato che dava sul corridoio…. una dimenticanza che avrebbe potuto significare la libertà per Hayden, il ritorno a casa, se solo fosse stato abbastanza veloce e avesse avuto un po’ di fortuna dalla sua…
In silenzio, il ragazzo, scivolò fuori dalle coperte. I suoi vestiti erano ancora sul pavimento, ai piedi del letto, perciò li raccolse e se li infilò senza far rumore, continuando per tutto il tempo a tenere d’occhio Ewan. Non che ce ne fosse davvero bisogno, dato che l’uomo dormiva davvero della grossa, ma l’ultima cosa che voleva era farsi prendere di sorpresa.
Dopo essersi allacciato gli anfibi Hayden si alzò in piedi e si diresse verso la porta. Solo qualche metro, nulla di più…
Ripensandoci più avanti, con il senno di poi, Ewan si era chiesto spesso perché lo avesse fatto… e la risposta era sempre la stessa. Era certo che Hayden ce l’avrebbe fatta, sicuro che non lo avrebbe visto mai più, e fu quella certezza a fargli aprire gli occhi.
La sua voce fu poco più di un bisbiglio, ed andò subito perso nell’oscurità della stanza. - Guardati sempre le spalle, Den… -
“Via, vai via prima che sia troppo tardi!”
Poi tornò a chiudere gli occhi.
Nel frattempo, Hayden aveva raggiunto la porta. La aprì con lentezza, un ultimo sprazzo di quella esasperante cautela usata finora, poi non resistette più e si precipitò fuori.
*****
- Sei pazzo? Non puoi entrare! Vuoi farti scorticare vivo? –
- Devo entrare, deve sapere cosa sta succedendo! –
- Ha dato ordine di non essere disturbato, per nessun motivo! –
- Togliti dai piedi! –
L’uomo, un tipo di mezz’età, tarchiato e con un’espressione decisa dipinta sul volto, spinse la guardia da parte e aprì la porta. – Signor Marcus, mi deve ascoltare… -
Il ‘Signor’ Marcus in questione, appoggiato contro i cuscini del grande letto, aprì gli occhi di ghiaccio per fissare quel ridicolo uomo. Sul viso gli aleggiava un’espressione di pure piacere.
Senza dar segno d’interesse per l’intrusione, tirò i capelli di Richard: - Non ti fermare, imbecille! –
- E allora butta fuori quello stronzo! Non mi va di avere gente che mi guarda mentre te lo succhio. -
Marcus gli tirò più forte i capelli, per far sì che i loro sguardi si incontrassero. - Con o senza quello stronzo, tu continua a fare quello che stai facendo Richard! E non osare parlarmi ancora in questo modo, oggi sono così di buon umore che mi sento in grado di scoparti fino a farti perdere i sensi! -
Poi si decise a portare la sua attenzione a quell’essere inutile che aspettava, paralizzato, sulla porta.
- Che cazzo vuoi? Come vedi sono occupato… e credimi ti auguro di avere un motivo più che buono per essere entrato qui in quel modo… -
- Ce l’ho, signore. – L’uomo deglutì nervosamente, poi annuì, come per darsi coraggio. Tutta la riserva che normalmente aveva da parte, era svanita come neve al sole quando Marcus gli aveva piantato gli occhi addosso. - Ce l’ho. Stavo riparando il monitor nello stanzino, come lei ha ordinato, quando mi sono accorto che… che c’era qualcosa di strano in quello nuovo. Sa, quello che ha fatto cambiare poco tempo fa… -
Marcus lo fermò con un gesto rabbioso della mano. - So esattamente di cosa stai parlando, con chi credi di avere a che fare? Che cazzo è successo? –
- E’ che…è che ho visto qualcuno uscire di corsa, mi è sembrato, signore, e non era Ewan. Anche perché, per quale motivo Ewan dovrebbe correre fuori? No, io penso sia qualcun altro, e visto che so che lì dentro c’è solo il novellino, ho pensato che… che fosse mio dovere avvisare… -
Marcus strinse i pugni, il suo sguardo carico di rabbia. - Che cazzo stava facendo quel cretino di Ewan? Dimmi cosa stava facendo quello stronzo!-
- Dormiva, signore. Sembrava stesse dormendo…-
- Dormiva… figlio di puttana! – urlò. Con tutta la rabbia che aveva in corpo, diede uno spintone a Richard e si alzò dal letto. - Vestiti subito… questa volta gli farò pentire di essere nato! –
- Uff… ma non puoi mandare qualcuno? Che bisogno c’è che andiamo noi? Hai un sacco di tirapiedi, usali, no? – Richard non aveva nessuna voglia di alzarsi dal letto. Gli piaceva quello che stava facendo e avrebbe preferito continuare, piuttosto che mettersi a dare la caccia al bastardello o strapazzare lo scozzese. Che andasse qualcun altro, lui preferiva occuparsi di lavori più di fino.
– Allora? -
Con uno scatto felino Marcus afferrò Richard per il collo. - Allora ti ho detto di vestirti! –
- Che palle… va bene, va bene. Andiamo. -
Marcus si girò verso la porta. L’uomo era ancora lì, in piedi. - Fai preparare la macchina, la voglio pronta immediatamente! –
*****
Marcus scese dalla grossa auto grigia con tutta calma.
Durante il viaggio in macchina, complici una striscia o due di coca, aveva avuto modo di calmarsi quel tanto che bastava per ritrovare la lucidità, e aveva iniziato a pensare al da farsi.
Era necessario sia dare l’esempio, sia metter fine, una volta per tutte, alle bizze del ragazzino, senza però danneggiare troppo la merce. Aveva sborsato fior di quattrini per quella dannata fighetta canadese, e aveva tutte le intenzioni di far fruttare il suo investimento.
Per quello che riguardava Ewan invece… lo scozzese era un problema, lo era sempre stato fin dal principio, però era anche uno dei punti di forza della sua organizzazione. Ai clienti piaceva molto, era in grado di tenere d’occhio i ragazzi a lui affidati e sapeva come muoversi in quel bordello a cielo aperto che era la periferia di Bogotà.
“Ma forse ho trovato la soluzione…”
- Richard, vai a recuperare il bambinetto. Non è il caso che lo tratti con i guanti, basta solo che non gli lasci segni permanenti. Poi raggiungici dentro, abbiamo una lunga chiacchierata da fare -
Per tutta risposta Richard scrollò le spalle e risalì in macchina. Dopotutto avrebbe potuto andare peggio, la giornata di solo sesso con il capo era andata in fumo, ma d’altra parte, la sola idea di poter mettere le mani addosso a quell’elemento lo eccitava terribilmente.
Sentiva di odiarlo, molto, certo non ai livelli del bastardo scozzese, ma c’era vicino.
Rimise in moto l’auto e partì, seguendo la strada principale, il ragazzino non conosceva di certo quei luoghi, perciò lui era avvantaggiato. Girò in lungo e in largo attraversando vicoli su cui si affacciavano catapecchie tutte uguali, quando finalmente lo vide al lato della strada.
Frenò di colpo, e scese dalla macchina.
- A noi due ora, stronzo! – ringhiò, poi iniziò a correre.
Dal canto suo Hayden non si era ancora accorto di avere Richard alle calcagna, era troppo impegnato a cercare di trovare una via d’uscita nel dedalo di viuzze che si dipanavano di fronte a lui.
Voleva uscire dalla città e salire sulle montagne, da lì sarebbe stato più al sicuro. In realtà stava facendo, inconsapevolmente, il gioco di Richard. L’uomo sorrise tra sé della stupidità del ragazzo… cosa credeva di fare?
Si infilò in una via laterale, non ci voleva molto a fargli qualche bello scherzetto, almeno per lui che conosceva quel posto come le sue tasche. Corse per una lunga via parallela a quella che stava percorrendo Hayden, poi girò e prese un piccolo vicolo. Arrivato in fondo sporse il volto, il ragazzino stava arrivando come aveva previsto.
Quando Hayden fu abbastanza vicino al suo nascondiglio, Richard sbucò dal nulla e lo afferrò per la maglia sbattendolo con forza contro il muro.
- Fine della corsa bastardo! – gli ringhiò sul muso.
Per tutta risposta Hayden sollevò le mani e cercò di spingerlo via, di prenderlo a calci e pugni. Aveva reagito per puro riflesso, prima ancora che si rendesse pienamente conto di chi aveva davanti. – Lasciami andare, figlio di puttana! -
Per un po’ Richard lo lasciò fare, si stava divertendo un mondo. Lo guardava con in faccia un ghigno che avrebbe fatto paura a chiunque… negli occhi una luce perversa e cattiva. Poi, di colpo, assestò un pugno nello stomaco del ragazzo.
- Chi cazzo ti credi di essere, puttanella? –
- Non sono una puttana! – Avrebbe voluto gridarlo, ma la voce gli usciva a malapena. Hayden si piegò in avanti, le braccia incrociate sullo stomaco. Eppure non rinunciò. – Non sono una puttana! -
L’uomo lo afferrò per i capelli costringendolo a rialzarsi. - Oh sì che lo sei… il tuo unico compito d’ora in poi sarà succhiare cazzi e mettere a disposizione questo bel culetto per chiunque lo pagherà… -
Con forza lo gettò a terra ed iniziò a prenderlo a calci.
All’inizio Hayden reagì, cercando di ripararsi almeno il viso con un braccio e respingerlo con l’altro. Di alzarsi non se ne parlava, era stretto tra il muro e Richard, non aveva spazio a sufficienza.
- Non lo farò mai! Mi senti? Mai! -
Richard si abbassò vicino a lui e gli strinse in mento tra le mani. - Sarai una splendida puttana! –
- Vaffanculo, schifoso leccapiedi! Vaffanculo! – gridò Hayden di rimando, poi gli sputò in faccia, guadagnandosi un altro pugno nello stomaco.
- Bastardo! – ringhiò Richard tra i denti, pulendosi il volto con la manica della giacca. Poi lo afferrò per il collo tirandolo in piedi. - Ed ora andiamo, puttana, c’è qualcuno che vuole parlare con te… -
- Non me ne frega un cazzo, lasciami! –
- Sai quale sarà la cosa più divertente? Quando sarò io a scoparti… rimpiangerai di essere nato quel giorno! -
L’uomo lo trascinò per la strada fino alla macchina, caricandocelo poi in malo modo. Quando Hayden riuscì a tirarsi su sul sedile, la portiera era già chiusa. Allora ci si aggrappò con tutta la disperazione che aveva in corpo, facendo leva sulla maniglia per cercare di aprirla. Si sarebbe buttato fuori anche se l’auto fosse stata già in movimento, non era importante. Gli bastava uscire di lì.
- Apriti, cazzo, apriti! -
Richard si sedette al posto di guida e quando vide quello che Hayden stava per fare, lo afferrò per il collo sibilandogli all’orecchio: - Non me ne fotte un cazzo di quello che dirà Marcus, se mi fai uno scherzo ti ammazzo, puttana… - Lo sbatté con il volto contro il finestrino, tenendolo schiacciato con una mano, mentre con l’altra aprì il cruscotto dell’auto, prendendo delle manette che abilmente fece scattare attorno ai polsi di Hayden.
- La cosa migliore è quando i clienti sono dei poliziotti… -
Poi mise in moto la macchina e partì.
*****
Ewan cercò a fatica di sistemarsi come meglio poteva contro lo schienale duro della sedia, impresa non facile con le mani legate, ma soprattutto, con la probabilità di avere qualche costola rotta.
Quando Marcus era entrato nella casa, lui era esattamente nello stesso posto in cui si trovava al momento della fuga di Hayden. Con la sola differenza che stava effettivamente dormendo.
Fu svegliato dalla furia dell’uomo che si era abbattuta su di lui senza dargli possibilità di reagire.
Si era sentito scaraventare a terra, prendere a calci, pugni… insulti che volavano, poi per un attimo non aveva capito più nulla.
Ora aveva appena ripreso conoscenza, i muscoli indolenziti, ed il ghigno di Marcus era davanti a lui.
-Allora, bastardello, non hai niente da dirmi? Nulla che vuoi raccontare a chi ti dà da mangiare e un posto in cui dormire? -
Era così tipico di Marcus, quel comportamento. Passava dalla furia più accecante alla calma nel giro di qualche secondo, e i suoi sbalzi d’umore erano così bruschi che tutti preferivano tenersi a rispettosa distanza da lui.
Dopotutto, chiunque era al corrente della fine che aveva fatto quel funzionario della polizia, sgozzato sotto gli occhi di decine di persone ad un party, solo perché aveva osato lamentarsi della quantità di sale presente in uno dei piatti principali.
Qualche secondo prima stava discorrendo con Marcus e la sua fidanzata di rappresentanza a proposito dell’ultimo ‘regalo’ ricevuto, poi un commento sbagliato ed era finito sul pavimento con la gola tagliata.
Un incidente, così era stato catalogato, e la festa era ripresa subito dopo, mentre Richard si occupava di far portare via il cadavere.
Questo episodio la diceva lunga sul carattere dell’uomo biondo che stava ora di fronte ad Ewan. In un altro Paese sarebbe stato forse rinchiuso in una clinica psichiatrica, ma a Bogotà faceva il bello e il cattivo tempo.
– E allora? -
Gli occhi azzurri di Ewan si posarono in quelli di ghiaccio di Marcus. - Cosa dovrei dirti? Dov’è il ragazzo? – chiese guardandosi intorno.
La presenza di Marcus lì indicava che, probabilmente, aveva intuito che lui era complice della fuga di Hayden, o che per lo meno aveva buona parte della colpa. Di sicuro era stato informato da chi osservava i monitor che stava dormendo mentre Hayden se la filava, ma tanto valeva provarci.
Marcus lo prese per i capelli e gli tirò bruscamente indietro la testa. – Dov’è? Già, dov’è? E’ la stessa cosa che volevo chiederti io, scozzese del cazzo. Dov’è finito? E soprattutto, come cazzo ha fatto a sparire da qui? E’ passato attraverso il buco della serratura? –
Un sorriso ironico si dipinse sul volto di Ewan. - Buco della serratura, dici? Probabile… -
Cosa cambiava ad essere sarcastico? Tanto Marcus, in un modo o nell’altro, gliel’avrebbe fatta pagare comunque, di lì non avrebbe potuto scappare.
…No, proprio non avrebbe potuto. Marcus sorrise, poi gli diede un pugno in piena faccia. – Facciamo gli spiritosi? – Un altro, e un altro ancora, in rapida successione – Credi che non ti possa ammazzare solo perché controlli quei quattro bastardelli che ti ho assegnato? Credi di essere importante? Be’, ecco una notizia fresca fresca per te, bello. Non lo sei. Non. Lo. Sei! –
Ewan sentiva la testa girare, il sapore del sangue in bocca, ma non aveva più la forza per ribellarsi a quell’uomo. Così non reagì quando Marcus lo strattonò con violenza – Te lo chiedo un’altra volta, con le buone: dov’è il ragazzino? -
Ewan si passò la lingua sulle labbra sanguinanti. - Non lo so dove cazzo è, Marcus! –
- Ma lo so io! – disse Richard, entrando nella stanza. Portava Hayden di traverso, su una spalla, ancora ammanettato, e lo scaricò sul letto. - Ecco lo stronzetto –
- Vai a farti fottere, bastardo! –
- Hey, hey, cosa sono queste parole? Hayden, mi meraviglio di te… non dovresti nemmeno conoscere l’esistenza di certe espressioni… -
Marcus aveva lasciato andare Ewan, e ora si era avvicinato ad Hayden. Lentamente, si inginocchiò di fianco al letto e con un gesto delicato gli spinse via una ciocca di capelli dalla fronte – I miei ragazzi devono essere educati, rispettosi e soprattutto… soprattutto…. – L’uomo s’infilò una mano in tasca, poi si strinse nelle spalle – ….soprattutto non devono scappare. –
Una semiautomatica gli comparve nella mano.
Al vederla, Ewan trasalì, il corpo gli doleva, ma la mente era lucida. - Marcus, per l’amor di Dio… non fare stronzate, cazzo. – disse, senza rendersi conto di star quasi urlando.
- E a te cosa importa? – ripose l’uomo in tono vagamente annoiato, poi sollevò l’arma per farla vedere anche ad Hayden. Il ragazzo non abbassò lo sguardo, né incominciò ad implorare come facevano in molti di fronte ad una pistola carica, ma non poté trattenere un sussulto quando gliel’appoggiò sulla fronte.
– Hai paura? Bene, sono contento. Solo uno stupido non l’avrebbe, trovandosi dalla parte sbagliata di una canna, e io non ho bisogno di stupidi. Ho bisogno di gente che faccia quello che dico, che sappia stare agli ordini. Ora, tu non ne sei capace, a quanto pare. Vuol dire che ti devo insegnare. -
Marcus spostò l’arma verso il basso, arrivando a posargliela sulla coscia, poi premette il grilletto.
- Purtroppo, ogni lezione si impara con fatica, dolore e sangue – commentò soddisfatto mentre Hayden urlava, seguito da Ewan. - Marcus sei un bastardo! Un maledetto bastardo! – gridò con tutta la forza che aveva, mentre Richard, dal fondo della stanza, rideva di gusto.
- Ottimo lavoro capo. – disse.
- Non ho ancora finito. Fallo stare zitto – replicò Marcus, prima di tornare a concentrarsi su Hayden.
Richard non se lo fece ripetere due volte e subito si avvicino alla sedia dov’era legato Ewan. Lo prese per i capelli e gli diede un pugno allo stomaco. Poi gli appoggiò un ginocchio proprio dove l’aveva appena colpito.
- Hai sentito, bello? Stai zitto, credimi, è meglio per te. –
Gli occhi di ghiaccio di Ewan lanciarono fiamme di fuoco, ma cos’altro poteva dire? Ora doveva sopravvivere, per poter aiutare Hayden, era l’unica cosa che doveva fare.
Di fronte a loro, Marcus stava sorridendo. C’era da dire che aveva investito bene i suoi soldi. Il ragazzino tremava, ed era pallido come un cadavere, ma aveva urlato solo una volta. Una sola, non di più. Ora lo fissava con gli occhi blu-verdi pieni di odio. Erano lucidi, notò, eppure non c’era traccia di lacrime sulle sue guance. “Un duro, anche se non sembra. Bene”
- Allora, spero tu capisca che non c’è nulla di personale in questo. Se ce l’avessi davvero avuta con te, ti avrei sparato nelle ginocchia, e saresti rimasto storpio a vita. Invece ho perfino fatto attenzione a dove miravo, in modo da non prendere l’arteria per sbaglio. Non voglio che tu muoia dissanguato. -
L’uomo sollevò il capo, come se stesse riflettendo. - Ora fai una cosa per me, vuoi? –
Hayden si morsicò l’interno della guancia. - Ammazzami se devi, ma falla finita. -
- Non fare l’idiota, non ho nessun interesse ad ammazzarti, almeno non adesso. Voglio solo che tu apra la bocca. Forza, ragazzino, fallo per me. Apri la bocca. –
“Cazzo, ora basta…”
- Marcus, ascoltami, lascialo perdere va bene? Sono stato io a lasciarlo scappare… è stata colpa mia, non l’ho fermato! Ero sveglio e l’ho lasciato andare… prenditela con me… lui ha semplicemente fatto quello che avrebbe fatto chiunque, l’unico colpevole sono io. –
“Cosa?”
Gli occhi di Hayden erano dilatati per la sorpresa. Lanciò un’occhiata furtiva ad Ewan, chiedendogli silenziosamente perché si fosse messo in mezzo in quel modo, ma poi sentì l’acciaio premergli contro le labbra.
- Ti ho detto di farlo stare zitto, Richard. Di lui mi occupo dopo. Ora ho un lavoro da finire qui. -
Ewan deglutì poi serrò gli occhi, sorpreso, quando il ginocchio di Richard gli si conficcò nelle costole. L’uomo gli mollò poi un pugno in pieno viso. - Stai zitto! Cosa non capisci? E’ molto semplice, McGregor! –
Marcus annuì tra sé, poi si piegò nuovamente in avanti, avvicinando il viso a quello di Hayden – Lo so cosa pensi, è seccante venire interrotti nel mezzo di una discussione. Personalmente lo trovo… irritante, ecco. Mi fa perdere il filo del discorso. – Scosse la testa - Stavo dicendo… oh sì, apri la bocca. Da bravo. –