Post by babyara on Oct 2, 2006 20:48:21 GMT 1
“Julien… Julien… no…”
Ewan aprì gli occhi e si tirò a sedere, la fronte madida di sudore. Un altro incubo, di nuovo Julien.
Si alzò ed andò in bagno, accese la piccola lampadina che pendeva dal soffitto, aprì l’acqua e si sciacquò il voltò. Si specchiò e quello che vide non gli piacque per niente. I suoi occhi erano cerchiati e spenti, l’unica cosa che gli donava era la barba sfatta di qualche giorno.
Tornò in cucina ed iniziò a preparare la colazione, ma quando prese il cartone del latte quasi gli sfuggì di mano rischiando di cadere a terra.
“Accidenti…” pensò.
La mano gli doleva ancora dopo il pugno contro l’albero. Se l’era medicata come meglio aveva potuto, ma decisamente aveva preso una bella botta.
Finito di preparare mise una tazza su un vassoio ed andò verso la stanza di Hayden. Girò la chiave, entrò e si accorse che l’altro era già sveglio.
Seduto sul letto, le ginocchia premute contro il torace e il viso parzialmente nascosto dalle braccia, Hayden sembrava l’immagine stessa della disperazione. Ma la luce determinata che ogni tanto gli brillava negli occhi non se n’era andata, no. Era ancora lì, nonostante la paura, il senso di nausea permanente e la stanchezza.
Aveva dormito in quella posizione, svegliandosi per ogni minimo rumore proveniente dall’esterno. E ogni volta che riusciva a prendere sonno, le parole del suo carceriere gli risuonavano nelle orecchie, “…domani si lavora… domani si lavora…”
“La vedremo.”
- Cosa vuoi? -
Ewan appoggiò il vassoio sul comodino. - Cosa voglio oltre a te? – lo guardò, un sorriso malizioso dipinto sulle labbra. – Portarti la colazione, logico. – Poi prese una sedia e si sedette di fronte al letto.
- Puoi anche portarla via, non ho fame. – Hayden riabbassò la testa contro le ginocchia – Vattene. -
Ewan restò fermo a guardarlo. – Den, non costringermi a imboccarti per favore! –
- Ti ho detto che non ho fame! E non chiamarmi così! Vattene! Vattene via! -
L’uomo si passò una mano sugli occhi stanchi. - Hayden… - sapeva che quello che stava per fare gli sarebbe probabilmente costato caro, ma non poteva fare diversamente.
Si alzò velocemente ed afferrò il ragazzo per un braccio trascinandolo fuori dalla stanza, ignorando i suoi tentativi di divincolarsi. Lo trascinò per tutto il corridoio fino alla cucina, per poi uscire dalla porta laterale.
- Lasciami! Cazzo, lasciami andare! –
Una volta fuori Ewan lo sbatté contro l’albero.
- Stammi bene a sentire ragazzino, da questo momento in poi tu farai solo ed esclusivamente quello che ti dico di fare! –
Gli appoggiò, minaccioso, un dito sul petto.
- Hai due sole alternative. La prima è quella di darmi retta, fare quello che ti dico ed uscire vivo da tutta questa fottutissima storia. La seconda è quella di crearmi mille problemi in modo da essere assegnato ad un altro degli uomini di Marcus, che non sono come me! –
Si scostò da lui e fu un errore, perché Hayden si buttò in avanti, cercando di spingere Ewan per terra e scappare, ma l’uomo non si lasciò fregare per la seconda volta, afferrò il ragazzo per vita e lo sbatté con la faccia contro l’albero.
- Cazzo, ragazzino, sei una peste! Datti una calmata e rifletti su quello ti ho detto! –
- Io non voglio… restare qui. Voglio tornare a casa. A Toronto. – rispose Hayden a denti stretti. Avrebbe voluto cercare di divincolarsi, ma l’altro doveva avere delle risorse di forza inaspettata, perché non riusciva a muoversi. – E non sono un ragazzino. -
Ewan restò immobile poi gli accarezzò un braccio e gli posò un bacio sulla testa, senza sapere bene perché lo stesse facendo. - Lo so Hayden… lo so… ma te l’ho detto devi darmi tempo, per ora non posso fare nulla. – Avvicinò di più la bocca al suo orecchio. - Nella stanza ci sono delle telecamere… dobbiamo dare a Marcus ciò che vuole. –
Hayden non rispose subito. Rimase lì dov’era, gli occhi chiusi e il viso premuto contro la corteccia dell’albero, mentre cercava disperatamente di decidere il da farsi.
Quest’uomo… era dalla loro parte, lavorava per loro, perciò la sua era probabilmente tutta una finta per convincerlo a sottomettersi. Però d’altra parte lo aveva trattato in modo diverso da tutti gli altri. Era poco, ma era pur sempre qualcosa che giocava a suo favore, qualcosa che avrebbe potuto sfruttare. Ma ciò voleva dire che avrebbe dovuto fare quello che gli veniva chiesto.
Ingoiò a vuoto, poi cercò di girarsi. – Per favore, io non posso… non sono una puttana, non posso… -
Un rumore di freni li interruppe entrambi… portiere sbattute… Ewan sapeva che sarebbero arrivati, ma sperava di avere più tempo.
La voce imperiosa di Marcus arrivò dalla porta sul retro.
- E bravo il mio ragazzo, vedo che sei già al lavoro, o almeno spero. –
Ewan si staccò da Hayden e guardò l’uomo con sguardo deciso. - Faccio solo quello che mi hai detto di fare Marcus… -
L’uomo borbottò qualcosa a Richard, fedelmente al suo fianco, ed Ewan lo vide avanzare verso di loro, prendere Hayden per un braccio e trascinarlo in casa.
Per una volta il giovane rimase in silenzio, troppo terrorizzato per poter anche solo pensare ad opporre resistenza. Si lasciò trascinare fino in camera e solo un gemito gli sfuggì dalle labbra quando Richard lo lanciò contro la parete.
Nel cortile Marcus scese i gradini e si mise di fronte ad Ewan. Restò in silenzio a fissarlo fino a quando Richard non tornò.
“Bene, questo vuol dire che non ha messo le sue luride zanne su Hayden…” pensò Ewan.
L’uomo gli si avvicinò tanto che i loro corpi si sfioravano poi quello che sentì Ewan fu solo dolore, una fitta allo stomaco che gli fece cedere le gambe e cadere a terra. Marcus lo prese per i capelli e lo costrinse a guardarlo.
- Non provare a fregarmi, McGregor, o la pagherai cara… -
Poi gli diede una schiaffo, talmente forte, da farlo cadere su un fianco, con il labbro che gli sanguinava.
Vide Marcus appoggiare una mano sulla spalla di Richard e sorridergli. Poi sentì le parole che come sempre avevano il potere di gelargli il sangue.
- Lo so che ti piace… scopalo pure, è tutto tuo, io ti aspetto in macchina. –
Detto questo se ne andò.
Ewan si sentì prendere di peso da Richard e condurre in casa. L’uomo lo gettò sul divano spogliandosi e guardandolo con un sogghigno per poi colpirlo con forza sul volto.
Gli prese il mento tre le mani, il suo alito puzzava di alcool e sigarette e ad Ewan venne solo l’istinto di vomitare.
- Adesso ci divertiamo, puttana! –
Il resto per Ewan fu solo dolore… che non passò nemmeno quando Richard se ne andò, lasciandolo sofferente sul divano.
Passò un tempo che gli parve infinito, prima che avesse la forza di rialzarsi e di gettarsi sotto la doccia.
*****
Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando aveva finito di farsi la doccia, si era sdraiato sul divano, aveva chiuso gli occhi ed era piombato in un sonno agitato popolato da incubi.
Guardò l’orologio e si rese conto che era passato mezzogiorno, probabilmente Hayden aveva fame.
A fatica si alzò dal divano, una volta in piedi fu colto da una vertigine costringendolo ad aggrapparsi ad una sedia. Sentiva un dolore al fianco, ma non aveva voglia di indagare sugli ennesimi danni provocategli da Richard, di certo sapeva che il suo volto portava i segni degli schiaffi che lui e Marcus gli avevano dato.
Con passo malfermo si avviò verso la stanza di Hayden. Non aveva voglia di discutere ancora con lui, e non era abbastanza in forma per mettersi a cucinare, se lui poi non avesse mangiato niente.
Aprì la porta ed entrò.
Hayden era di nuovo rannicchiato sul letto, dandogli l’impressione di vivere un deja-vu. L’unico particolare che spezzava l’illusione era il grosso livido sul lato sinistro della faccia, regalino che Richard gli aveva fatto prima di andarsene.
- La mia domanda richiede una risposta secca: sì o no, niente ma o forse. Vuoi mangiare? –
- Io… sì. – Hayden lo guardò per un momento, poi scosse la testa - Posso fare da solo… posso preparare qualcosa anche per te. -
Ewan rifletté un attimo, poi disse: - D’accordo, cucina tu, andiamo. –
Hayden annuì, poi si alzò dal letto e seguì Ewan fino in cucina. Mentre entrava si lanciò un’occhiata furtiva intorno, ma quando lo sguardo gli cadde sul divano lo distolse subito. Anche da dietro la porta sbarrata Hayden aveva sentito tutto quello che era successo tra i due uomini, e si era reso conto che, almeno in parte, la responsabilità era sua.
Quello che gli avevano fatto era un avvertimento, forse perché ci stava andando troppo leggero con lui. Probabilmente avrebbero voluto che Ewan gli fosse saltato addosso già la sera prima, invece che medicargli le contusioni e lasciarlo dormire.
Hayden strinse i pugni fino a quando le nocche non gli diventarono bianche. – Mi dispiace-
Ewan si lasciò cadere sul divano. - Dispiacerti cosa? Lo avrebbero fatto comunque, sono una proprietà di Marcus, così come lo sei tu. –
- No, non è vero! Io appartengo a me stesso! -
- Lo pensavo anche io… - Ewan appoggiò la testa allo schienale e chiuse gli occhi, poi mormorò: - Le padelle sono in quel mobile, l’altra roba cercala. –
Hayden non rispose, si limitò ad annuire per poi iniziare a darsi da fare. Ogni tanto si guardava intorno, studiando la stanza in modo da poterne individuare i punti strategici. Gli sarebbe stato utile conoscere l’ambiente che lo circondava, gli avrebbe facilitato le cose al momento della fuga.
- Non so ancora come ti chiami… - disse ad un certo punto, tanto per spezzare il silenzio.
Lentamente l’uomo si rialzò dallo schienale ed appoggiò i gomiti sulle ginocchia osservando ogni gesto del ragazzo.
- Non sarai mai da solo in questa stanza Den, non ti permetterò di scappare, non te lo permetteranno… accidenti a te! – non si rese conto che stava quasi urlando. Si lasciò ricadere contro lo schienale. - Mi chiamo bastardo di nome e stronzo di cognome, lo hai deciso tu ricordi? Ah, quasi dimenticavo, sono molto permaloso! – Richiuse gli occhi.
Li riaprì quando si rese conto che Hayden si era avvicinato e ora stava in piedi di fronte a lui.
- Ascoltami bene… - Il più giovane si piegò in avanti, fino a quando il suo volto non fu allo stesso livello di Ewan. Nonostante il livido lo costringesse a tenere l’occhio sinistro parzialmente chiuso, la luce ribelle che li animava era ben visibile.
- Questo è tutto da vedere. – Sibilò. - Hanno forse piegato te, ma non piegheranno me, hai capito? Io me ne andrò da qui. Non so come, ma me ne andrò, tornerò a casa mia, e né tu, né Marcus potrete farci niente. –
Ewan sorrise, un sorriso che, lo sapeva bene, sapeva molto di presa in giro, e si trattenne dal ridere in faccia al ragazzo, in fin dei conti non se lo meritava.
Fissò i suoi occhi chiari in quelli di Hayden e sussurrò: - Lezione numero uno, mai mettersi in questa posizione se non vuoi far eccitare un uomo. –
- No… -
Con una mossa veloce lo prese per i capelli, senza tirarli ma solo per attirare il suo volto ancora più vicino. Le loro labbra erano vicine, molto.
- Mai, Den… -
- Io non… -
Ewan lo baciò, un bacio lieve, quasi avesse paura di fargli male, ma solo il contatto con le labbra morbide dell’altro gli provocò un brivido involontario, da quando tempo non baciava una persona con quella dolcezza?
“Julien…”
Lasciò andare la presa e lo allontanò da sé.
- Ora prepara da mangiare Hayden…-
- Io… - frastornato, Hayden fece qualche passo indietro, rischiando di incespicare almeno due volte. La bocca sembrava bruciare laddove le labbra di Ewan si erano posate, e lui sollevò una mano per toccarsela, quasi senza rendersene conto.
Poi la confusione passò, rapida così com’era venuta, lasciando il posto alla rabbia. – E’ vero, bastardo è proprio il tuo nome. Mi fai schifo. Mi fate schifo tutti quanti! –
Avesse avuto qualcosa a portata di mano gliel’avrebbe tirata, ma non c’era nulla di abbastanza vicino. Sentendosi più impotente che mai, Hayden girò le spalle e si rimise a preparare qualcosa da mangiare per entrambi.
******
Dopo pranzo, mentre riaccompagnava Hayden nella sua stanza e chiudeva la porta alle loro spalle, Ewan dovette ammettere con se stesso che mai prima di allora per lui era stato così difficile conversare con un essere umano.
Aveva iniziato mille discorsi, ma il ragazzo li aveva sempre bloccati sul nascere… che torto dargli?
L’unica cosa che voleva in quel momento era dormire, chiudere gli occhi e cadere in un sonno senza incubi, senza rivedere sempre di fronte a lui il volto di Julien, ma non poteva, se avesse sbagliato ancora avrebbe rischiato di morire.
Non aveva paura di morire, ma nel momento in cui fosse accaduto Marcus doveva morire con lui!
Si sedette sulla sedia e si tolse la maglietta buttandola di lato. - Lezione numero due… - disse guardando Hayden – come far eccitare un uomo… perché se un cliente vuole essere eccitato, tu lo devi fare. Ora devi solo sederti e guardare... e vediamo se riesco nel mio intento. –
Hayden avrebbe voluto urlargli che a lui non interessava minimamente sapere questo tipo di cose, perché mai e poi mai avrebbe cercato di far eccitare un uomo, ma poi si ricordò di quanto Ewan gli aveva detto prima.
Gli aveva parlato di telecamere e microfoni nascosti nella camera… sì, poteva essere un trucco per costringerlo a fare ciò che voleva, ma poteva anche essere vero. E dopotutto gli eventi della mattina confermavano le sue parole. Non aveva scelta.
Il giovane chiuse gli occhi, poi li riaprì e fece un vago ceno di assenso con la testa. – Va bene… - mormorò.
Ewan fissò i suoi occhi in quelli di Hayden e gli disse: - Mai abbassare lo sguardo… -
Poi sensualmente si mise due dita in bocca ed iniziò a leccarle per poi scendere a toccarsi i capezzoli.
- Movimenti delicati… sensuali… -
Mosse le dita con abilità poi scese sempre più in basso fino ad arrivare alla cintura dei pantaloni, fece per aprirla, ma poi cambiò idea e proseguì iniziando ad accarezzarsi attraverso la stoffa dei jeans.
Non ci volle molto perché Ewan sentisse l’eccitazione impossessarsi di lui, ma erano i suoi gesti o erano gli occhi di Hayden dai quali non riusciva a staccarsi? Occhi che loro malgrado sembravano ricambiare lo sguardo fisso di Ewan. Ogni tanto le ciglia si abbassavano, come se Hayden volesse distogliere l’attenzione da lui, ma poi tornavano a sollevarsi.
Ewan si riportò altre due dita alla bocca leccandole, succhiandole… lasciandosi scie di saliva sul petto, sui capezzoli ormai duri da fargli male. Con calma si slacciò la cintura dei pantaloni e finalmente li aprì. Gemette quando la sua mano toccò il proprio sesso caldo.
Al contempo un suono molto simile sfuggì dalle labbra di Hayden che, a disagio, si mosse sul materasso. Finora non aveva mai ritenuto il corpo maschile degno di nota, preferiva di gran lunga guardare una bella donna, eppure era costretto ad ammettere che il suo carceriere ci sapeva fare.
“E’ il suo lavoro” un pensiero lontano fece capolino nella mente, ma svanì quando Ewan riprese a parlare.
- Agli uomini piace… vedere… guardare… - faceva fatica a parlare, il respiro più rapido – e pensare che tu credi siano le loro mani a toccarti… -
Un gemito più forte gli uscì dalle labbra, iniziò a muovere la mano sempre più forte di sé, fino a che non venne chiudendo gli occhi e buttando indietro la testa, il corpo scosso da brividi di piacere.
Cercò di calmare il suo respiro poi tornò a fissare Hayden. - Non è difficile… -
Per tutta risposta Hayden abbassò gli occhi. Ora che la ‘lezione’ si era conclusa, era finalmente in grado di guardare da un’altra parte.
– Ho visto. – L’intenzione era sarcastica, ma il tono usato da Hayden fu neutro. Che altro poteva dire?
Ewan sorrise. - Ho visto che hai visto… - Si alzò dalla sedia senza curarsi di riallacciarsi i pantaloni ed andò a sedersi sul materasso accanto ad Hayden, il quale istintivamente si ritrasse. Non fece molta strada, perché aveva il muro a pochi centimetri dalla schiena.
- Dimenticavo, il mio nome è Ewan… - lasciò la frase in sospeso e senza dire altro appoggiò una mano in mezzo alle gambe del ragazzo. - E noto con piacere che non ho ancora perso il mio fascino… -
- Cosa? Tu sei pazzo, a me non… -
Iniziò a muoversi piano su di lui senza smettere di fissarlo, mentre infilava l’altra mano sotto la maglietta per potergli accarezzare il petto.
- S… smettila, toglimi le mani di dosso! – Ormai Hayden era talmente schiacciato contro la parete che sembrava intendesse diventarne parte. Eppure, avrebbe potuto facilmente sfuggire al tocco di Ewan, se solo si fosse spostato di lato. Perché non si spostava? E perché aveva la pelle d’oca? – Ti ho detto… -
L’uomo sorrise ancora… malizioso… e si alzò dal letto. - Vediamo se hai imparato la lezione… -
Per tutta risposta Hayden spalancò gli occhi – Cosa… cosa intendi dire? Se credi… -
Ewan tornò a sedersi sulla sedia, gli occhi fissi sul corpo di Hayden. - No Den, io non credo… esigo che tu mi faccia vedere esattamente quello che io ho fatto vedere a te… -
Tutti gli avvertimenti e anche quel poco di senso di sottomissione che Hayden era riuscito a racimolare svanirono come neve al sole. Scattò in piedi di colpo e si lanciò contro Ewan, così come aveva fatto spesso nelle ultime ore, ma questa volta non fu per tentare di guadagnare l’uscita. Questa volta fu per prenderlo a pugni.
- NO! -
In un attimo era di fronte a lui, su di lui, il braccio destro sollevato, che Ewan afferrò prontamente prima che un pugno lo colpisse al viso.
Con il braccio libero attirò Hayden più vicino a lui costringendolo a sedersi sulle sue gambe.
Lo sguardo di Ewan era fisso, deciso, gli lasciò il braccio e lo afferrò per i capelli avvicinando di più i loro volti… si passò sensualmente la lingua sulle labbra, poi la passò sulle labbra di Hayden cercando di premere per far aprire la bocca al ragazzo.
Bocca che rimase ostinatamente chiusa.
- Fammi entrare Hayden… cazzo… lasciami fare… - una supplica voluta, un tono roco e sensuale che apparentemente non aveva effetto sul giovane, dato che Hayden stava ancora cercando di liberarsi dalla sua stretta e nel contempo di alzarsi. Sforzi vani, in ogni caso, e anche controproducenti. L’unico risultato ottenuto finora era stato quello di spingere il bacino contro quello dell’altro.
Senza mai smettere di guardarlo, restando così vicino a lui, Ewan iniziò a massaggiargli la schiena da sopra la maglia, ma subito si stancò, voleva sentire la sua pelle sotto le mani.
Il contatto lo fece rabbrividire… si stava eccitando di nuovo, maledetto ragazzino! - Voglio sentire il tuo sapore… voglio succhiare tutto di te Hayden… -
- Ma io non voglio – sibilò Hayden di rimando, e fu un errore, di cui probabilmente non si sarebbe pentito, o forse sì ad Ewan non interessava… l’unica cosa che gli premeva era quella bocca, calda ed invitante che aspettava solo lui.
Strinse di più la presa sui capelli, e poi finalmente la sua lingua entrò nella bocca di Hayden… soffocarono un gemito che di sicuro aveva valenze diverse per entrambi… ma importava?
… Il calore… il corpo di Hayden che si muoveva contro il suo… no, niente aveva importanza.
Cercò la lingua… la toccò… la punzecchiò… amava giocare, voleva provocarlo, spingerlo al limite, obbligarlo a cedere.
Per un attimo, un solo brevissimo istante, ci riuscì. Hayden smise di lottare, di difendersi e la sua lingua si spinse in avanti, cercando quella di Ewan che nel frattempo si era ritratta di nuovo. Fu istinto? Non lo sapeva, ma nel momento in cui si toccarono la consapevolezza di quello che stava facendo lo invase.
Allora ricorse all’ultima cartuccia che aveva a disposizione.
Cercò di morderlo, mentre gli appoggiava la mano libera sul petto per spingersi via, ma non dovette fare nessun sforzo perché questa volta fu Ewan ad allontanarlo per primo.
- Bene… - sussurrò – ora fammi il piacere di alzarti, tornatene sul quel fottuto letto a farti mille schemi di fuga, fai quello che vuoi. Ma stai attento Hayden, perché la prossima persona che entrerà in questa stanza non sarò io… ho provato, ma ora non so più cosa fare. –
Gli lasciò i capelli e gli accarezzò una guancia. - Mi dispiace Den… la vita è uno schifo, io non potevo cambiarla per te, ma almeno cercare di rendertela meno schifosa. – Non alzò gli occhi, non spostò il viso, la sua voce era talmente bassa che lui stesso fece fatica a sentirsi, ma non poteva permettersi che Marcus o Richard ascoltassero quello che aveva appena detto ad Hayden.
Dal canto suo Hayden era immobile, come cristallizzato. Mentre ascoltava quello che Ewan aveva da dire si era reso conto che l’altro stava veramente cercando di aiutarlo; la sua non era una finta o un tentativo di fregarlo per poi pugnalarlo alle spalle.
Per qualche assurdo motivo Ewan gli stava facendo da scudo. Arrossì, poi si morsicò il labbro inferiore.
- Va bene. Va bene. Fai quello che devi, io… io non cercherò più di impedirtelo. – promise in un soffio, tenendo gli occhi bassi. Hayden sapeva che non sarebbe mai stato in grado di pronunciare parole del genere se avesse anche dovuto guardarlo in faccia.
- Solo fai in fretta. Per favore. – Reprimendo un singhiozzo si spinse in avanti.
Un brivido per la schiena, un calore improvviso…
- Se ti muovi ancora un po’ così verso di me, mio caro, credimi, farò più in fretta di quanto tu possa immaginare… - Poi gli sorrise e gli appoggiò una mano tra i capelli: - Allora… mi fai assaggiare la tua lingua Den? Questa volta davvero?-
Hayden non rispose, non poteva. Si limitò ad annuire mentre il suo battito cardiaco aumentava.
Piano l’uomo avvicinò il suo viso a quello del ragazzo, sfiorò le sue labbra dolcemente, senza fretta, lui non ne aveva. Con la mano riprese ad accarezzargli la schiena, ma si stancò subito.
Dolcemente scostò Hayden da sé e gli appoggio le mani sui fianchi accarezzandolo, poi salì piano sentendo la sua pelle calda sotto i palmi, gli sfilò la maglietta ed appoggiò le mani sul petto del ragazzo iniziando ad accarezzarlo.
La reazione di Hayden fu abbastanza scontata: rigido, tutti i muscoli tesi fino allo spasimo, il ragazzo stava cercando di rimanere fermo dov’era. Non gli piaceva quello che gli stava capitando, questo era palese, ma era anche evidente la determinazione con cui intendeva tener fede alla parola data. Non avrebbe cercato di resistere, non questa volta. E poi, si disse, meglio Ewan di qualcun altro.
- Cazzo… - mormorò quest’ultimo. Poi lo attirò a sé ed appoggiò la bocca sulla sua, questa volta con più forza, con più passione e finalmente la sua lingua incontrò quella di Hayden.
Iniziò a giocarci, piano, poi si mosse sempre più velocemente, aveva fame, di lui, della sua bocca… avrebbe potuto morire così, assaporando il sapore di quel ragazzino appena entrato nella sua vita, nulla ci sarebbe stato di così bello, buono e dolce.
- Ewan… - Quello di Hayden era poco più di un mormorio, che si perse nella bocca dell’uomo. Se chiudeva gli occhi e non pensava a niente, poteva perfino risultare… piacevole. Quasi.
A tentoni, sollevò le braccia e le mise attorno al collo di Ewan.
L’uomo lo strinse ancora a sé accarezzandogli le braccia, le spalle, i fianchi… non avrebbe voluto mai far finire quel bacio, ma doveva respirare. A fatica si staccò da lui e con la lingua scese a leccargli il collo, piccoli baci, piccoli morsi… continuò a lasciare scie con la lingua sul suo petto.
Ewan aprì gli occhi e si tirò a sedere, la fronte madida di sudore. Un altro incubo, di nuovo Julien.
Si alzò ed andò in bagno, accese la piccola lampadina che pendeva dal soffitto, aprì l’acqua e si sciacquò il voltò. Si specchiò e quello che vide non gli piacque per niente. I suoi occhi erano cerchiati e spenti, l’unica cosa che gli donava era la barba sfatta di qualche giorno.
Tornò in cucina ed iniziò a preparare la colazione, ma quando prese il cartone del latte quasi gli sfuggì di mano rischiando di cadere a terra.
“Accidenti…” pensò.
La mano gli doleva ancora dopo il pugno contro l’albero. Se l’era medicata come meglio aveva potuto, ma decisamente aveva preso una bella botta.
Finito di preparare mise una tazza su un vassoio ed andò verso la stanza di Hayden. Girò la chiave, entrò e si accorse che l’altro era già sveglio.
Seduto sul letto, le ginocchia premute contro il torace e il viso parzialmente nascosto dalle braccia, Hayden sembrava l’immagine stessa della disperazione. Ma la luce determinata che ogni tanto gli brillava negli occhi non se n’era andata, no. Era ancora lì, nonostante la paura, il senso di nausea permanente e la stanchezza.
Aveva dormito in quella posizione, svegliandosi per ogni minimo rumore proveniente dall’esterno. E ogni volta che riusciva a prendere sonno, le parole del suo carceriere gli risuonavano nelle orecchie, “…domani si lavora… domani si lavora…”
“La vedremo.”
- Cosa vuoi? -
Ewan appoggiò il vassoio sul comodino. - Cosa voglio oltre a te? – lo guardò, un sorriso malizioso dipinto sulle labbra. – Portarti la colazione, logico. – Poi prese una sedia e si sedette di fronte al letto.
- Puoi anche portarla via, non ho fame. – Hayden riabbassò la testa contro le ginocchia – Vattene. -
Ewan restò fermo a guardarlo. – Den, non costringermi a imboccarti per favore! –
- Ti ho detto che non ho fame! E non chiamarmi così! Vattene! Vattene via! -
L’uomo si passò una mano sugli occhi stanchi. - Hayden… - sapeva che quello che stava per fare gli sarebbe probabilmente costato caro, ma non poteva fare diversamente.
Si alzò velocemente ed afferrò il ragazzo per un braccio trascinandolo fuori dalla stanza, ignorando i suoi tentativi di divincolarsi. Lo trascinò per tutto il corridoio fino alla cucina, per poi uscire dalla porta laterale.
- Lasciami! Cazzo, lasciami andare! –
Una volta fuori Ewan lo sbatté contro l’albero.
- Stammi bene a sentire ragazzino, da questo momento in poi tu farai solo ed esclusivamente quello che ti dico di fare! –
Gli appoggiò, minaccioso, un dito sul petto.
- Hai due sole alternative. La prima è quella di darmi retta, fare quello che ti dico ed uscire vivo da tutta questa fottutissima storia. La seconda è quella di crearmi mille problemi in modo da essere assegnato ad un altro degli uomini di Marcus, che non sono come me! –
Si scostò da lui e fu un errore, perché Hayden si buttò in avanti, cercando di spingere Ewan per terra e scappare, ma l’uomo non si lasciò fregare per la seconda volta, afferrò il ragazzo per vita e lo sbatté con la faccia contro l’albero.
- Cazzo, ragazzino, sei una peste! Datti una calmata e rifletti su quello ti ho detto! –
- Io non voglio… restare qui. Voglio tornare a casa. A Toronto. – rispose Hayden a denti stretti. Avrebbe voluto cercare di divincolarsi, ma l’altro doveva avere delle risorse di forza inaspettata, perché non riusciva a muoversi. – E non sono un ragazzino. -
Ewan restò immobile poi gli accarezzò un braccio e gli posò un bacio sulla testa, senza sapere bene perché lo stesse facendo. - Lo so Hayden… lo so… ma te l’ho detto devi darmi tempo, per ora non posso fare nulla. – Avvicinò di più la bocca al suo orecchio. - Nella stanza ci sono delle telecamere… dobbiamo dare a Marcus ciò che vuole. –
Hayden non rispose subito. Rimase lì dov’era, gli occhi chiusi e il viso premuto contro la corteccia dell’albero, mentre cercava disperatamente di decidere il da farsi.
Quest’uomo… era dalla loro parte, lavorava per loro, perciò la sua era probabilmente tutta una finta per convincerlo a sottomettersi. Però d’altra parte lo aveva trattato in modo diverso da tutti gli altri. Era poco, ma era pur sempre qualcosa che giocava a suo favore, qualcosa che avrebbe potuto sfruttare. Ma ciò voleva dire che avrebbe dovuto fare quello che gli veniva chiesto.
Ingoiò a vuoto, poi cercò di girarsi. – Per favore, io non posso… non sono una puttana, non posso… -
Un rumore di freni li interruppe entrambi… portiere sbattute… Ewan sapeva che sarebbero arrivati, ma sperava di avere più tempo.
La voce imperiosa di Marcus arrivò dalla porta sul retro.
- E bravo il mio ragazzo, vedo che sei già al lavoro, o almeno spero. –
Ewan si staccò da Hayden e guardò l’uomo con sguardo deciso. - Faccio solo quello che mi hai detto di fare Marcus… -
L’uomo borbottò qualcosa a Richard, fedelmente al suo fianco, ed Ewan lo vide avanzare verso di loro, prendere Hayden per un braccio e trascinarlo in casa.
Per una volta il giovane rimase in silenzio, troppo terrorizzato per poter anche solo pensare ad opporre resistenza. Si lasciò trascinare fino in camera e solo un gemito gli sfuggì dalle labbra quando Richard lo lanciò contro la parete.
Nel cortile Marcus scese i gradini e si mise di fronte ad Ewan. Restò in silenzio a fissarlo fino a quando Richard non tornò.
“Bene, questo vuol dire che non ha messo le sue luride zanne su Hayden…” pensò Ewan.
L’uomo gli si avvicinò tanto che i loro corpi si sfioravano poi quello che sentì Ewan fu solo dolore, una fitta allo stomaco che gli fece cedere le gambe e cadere a terra. Marcus lo prese per i capelli e lo costrinse a guardarlo.
- Non provare a fregarmi, McGregor, o la pagherai cara… -
Poi gli diede una schiaffo, talmente forte, da farlo cadere su un fianco, con il labbro che gli sanguinava.
Vide Marcus appoggiare una mano sulla spalla di Richard e sorridergli. Poi sentì le parole che come sempre avevano il potere di gelargli il sangue.
- Lo so che ti piace… scopalo pure, è tutto tuo, io ti aspetto in macchina. –
Detto questo se ne andò.
Ewan si sentì prendere di peso da Richard e condurre in casa. L’uomo lo gettò sul divano spogliandosi e guardandolo con un sogghigno per poi colpirlo con forza sul volto.
Gli prese il mento tre le mani, il suo alito puzzava di alcool e sigarette e ad Ewan venne solo l’istinto di vomitare.
- Adesso ci divertiamo, puttana! –
Il resto per Ewan fu solo dolore… che non passò nemmeno quando Richard se ne andò, lasciandolo sofferente sul divano.
Passò un tempo che gli parve infinito, prima che avesse la forza di rialzarsi e di gettarsi sotto la doccia.
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Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando aveva finito di farsi la doccia, si era sdraiato sul divano, aveva chiuso gli occhi ed era piombato in un sonno agitato popolato da incubi.
Guardò l’orologio e si rese conto che era passato mezzogiorno, probabilmente Hayden aveva fame.
A fatica si alzò dal divano, una volta in piedi fu colto da una vertigine costringendolo ad aggrapparsi ad una sedia. Sentiva un dolore al fianco, ma non aveva voglia di indagare sugli ennesimi danni provocategli da Richard, di certo sapeva che il suo volto portava i segni degli schiaffi che lui e Marcus gli avevano dato.
Con passo malfermo si avviò verso la stanza di Hayden. Non aveva voglia di discutere ancora con lui, e non era abbastanza in forma per mettersi a cucinare, se lui poi non avesse mangiato niente.
Aprì la porta ed entrò.
Hayden era di nuovo rannicchiato sul letto, dandogli l’impressione di vivere un deja-vu. L’unico particolare che spezzava l’illusione era il grosso livido sul lato sinistro della faccia, regalino che Richard gli aveva fatto prima di andarsene.
- La mia domanda richiede una risposta secca: sì o no, niente ma o forse. Vuoi mangiare? –
- Io… sì. – Hayden lo guardò per un momento, poi scosse la testa - Posso fare da solo… posso preparare qualcosa anche per te. -
Ewan rifletté un attimo, poi disse: - D’accordo, cucina tu, andiamo. –
Hayden annuì, poi si alzò dal letto e seguì Ewan fino in cucina. Mentre entrava si lanciò un’occhiata furtiva intorno, ma quando lo sguardo gli cadde sul divano lo distolse subito. Anche da dietro la porta sbarrata Hayden aveva sentito tutto quello che era successo tra i due uomini, e si era reso conto che, almeno in parte, la responsabilità era sua.
Quello che gli avevano fatto era un avvertimento, forse perché ci stava andando troppo leggero con lui. Probabilmente avrebbero voluto che Ewan gli fosse saltato addosso già la sera prima, invece che medicargli le contusioni e lasciarlo dormire.
Hayden strinse i pugni fino a quando le nocche non gli diventarono bianche. – Mi dispiace-
Ewan si lasciò cadere sul divano. - Dispiacerti cosa? Lo avrebbero fatto comunque, sono una proprietà di Marcus, così come lo sei tu. –
- No, non è vero! Io appartengo a me stesso! -
- Lo pensavo anche io… - Ewan appoggiò la testa allo schienale e chiuse gli occhi, poi mormorò: - Le padelle sono in quel mobile, l’altra roba cercala. –
Hayden non rispose, si limitò ad annuire per poi iniziare a darsi da fare. Ogni tanto si guardava intorno, studiando la stanza in modo da poterne individuare i punti strategici. Gli sarebbe stato utile conoscere l’ambiente che lo circondava, gli avrebbe facilitato le cose al momento della fuga.
- Non so ancora come ti chiami… - disse ad un certo punto, tanto per spezzare il silenzio.
Lentamente l’uomo si rialzò dallo schienale ed appoggiò i gomiti sulle ginocchia osservando ogni gesto del ragazzo.
- Non sarai mai da solo in questa stanza Den, non ti permetterò di scappare, non te lo permetteranno… accidenti a te! – non si rese conto che stava quasi urlando. Si lasciò ricadere contro lo schienale. - Mi chiamo bastardo di nome e stronzo di cognome, lo hai deciso tu ricordi? Ah, quasi dimenticavo, sono molto permaloso! – Richiuse gli occhi.
Li riaprì quando si rese conto che Hayden si era avvicinato e ora stava in piedi di fronte a lui.
- Ascoltami bene… - Il più giovane si piegò in avanti, fino a quando il suo volto non fu allo stesso livello di Ewan. Nonostante il livido lo costringesse a tenere l’occhio sinistro parzialmente chiuso, la luce ribelle che li animava era ben visibile.
- Questo è tutto da vedere. – Sibilò. - Hanno forse piegato te, ma non piegheranno me, hai capito? Io me ne andrò da qui. Non so come, ma me ne andrò, tornerò a casa mia, e né tu, né Marcus potrete farci niente. –
Ewan sorrise, un sorriso che, lo sapeva bene, sapeva molto di presa in giro, e si trattenne dal ridere in faccia al ragazzo, in fin dei conti non se lo meritava.
Fissò i suoi occhi chiari in quelli di Hayden e sussurrò: - Lezione numero uno, mai mettersi in questa posizione se non vuoi far eccitare un uomo. –
- No… -
Con una mossa veloce lo prese per i capelli, senza tirarli ma solo per attirare il suo volto ancora più vicino. Le loro labbra erano vicine, molto.
- Mai, Den… -
- Io non… -
Ewan lo baciò, un bacio lieve, quasi avesse paura di fargli male, ma solo il contatto con le labbra morbide dell’altro gli provocò un brivido involontario, da quando tempo non baciava una persona con quella dolcezza?
“Julien…”
Lasciò andare la presa e lo allontanò da sé.
- Ora prepara da mangiare Hayden…-
- Io… - frastornato, Hayden fece qualche passo indietro, rischiando di incespicare almeno due volte. La bocca sembrava bruciare laddove le labbra di Ewan si erano posate, e lui sollevò una mano per toccarsela, quasi senza rendersene conto.
Poi la confusione passò, rapida così com’era venuta, lasciando il posto alla rabbia. – E’ vero, bastardo è proprio il tuo nome. Mi fai schifo. Mi fate schifo tutti quanti! –
Avesse avuto qualcosa a portata di mano gliel’avrebbe tirata, ma non c’era nulla di abbastanza vicino. Sentendosi più impotente che mai, Hayden girò le spalle e si rimise a preparare qualcosa da mangiare per entrambi.
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Dopo pranzo, mentre riaccompagnava Hayden nella sua stanza e chiudeva la porta alle loro spalle, Ewan dovette ammettere con se stesso che mai prima di allora per lui era stato così difficile conversare con un essere umano.
Aveva iniziato mille discorsi, ma il ragazzo li aveva sempre bloccati sul nascere… che torto dargli?
L’unica cosa che voleva in quel momento era dormire, chiudere gli occhi e cadere in un sonno senza incubi, senza rivedere sempre di fronte a lui il volto di Julien, ma non poteva, se avesse sbagliato ancora avrebbe rischiato di morire.
Non aveva paura di morire, ma nel momento in cui fosse accaduto Marcus doveva morire con lui!
Si sedette sulla sedia e si tolse la maglietta buttandola di lato. - Lezione numero due… - disse guardando Hayden – come far eccitare un uomo… perché se un cliente vuole essere eccitato, tu lo devi fare. Ora devi solo sederti e guardare... e vediamo se riesco nel mio intento. –
Hayden avrebbe voluto urlargli che a lui non interessava minimamente sapere questo tipo di cose, perché mai e poi mai avrebbe cercato di far eccitare un uomo, ma poi si ricordò di quanto Ewan gli aveva detto prima.
Gli aveva parlato di telecamere e microfoni nascosti nella camera… sì, poteva essere un trucco per costringerlo a fare ciò che voleva, ma poteva anche essere vero. E dopotutto gli eventi della mattina confermavano le sue parole. Non aveva scelta.
Il giovane chiuse gli occhi, poi li riaprì e fece un vago ceno di assenso con la testa. – Va bene… - mormorò.
Ewan fissò i suoi occhi in quelli di Hayden e gli disse: - Mai abbassare lo sguardo… -
Poi sensualmente si mise due dita in bocca ed iniziò a leccarle per poi scendere a toccarsi i capezzoli.
- Movimenti delicati… sensuali… -
Mosse le dita con abilità poi scese sempre più in basso fino ad arrivare alla cintura dei pantaloni, fece per aprirla, ma poi cambiò idea e proseguì iniziando ad accarezzarsi attraverso la stoffa dei jeans.
Non ci volle molto perché Ewan sentisse l’eccitazione impossessarsi di lui, ma erano i suoi gesti o erano gli occhi di Hayden dai quali non riusciva a staccarsi? Occhi che loro malgrado sembravano ricambiare lo sguardo fisso di Ewan. Ogni tanto le ciglia si abbassavano, come se Hayden volesse distogliere l’attenzione da lui, ma poi tornavano a sollevarsi.
Ewan si riportò altre due dita alla bocca leccandole, succhiandole… lasciandosi scie di saliva sul petto, sui capezzoli ormai duri da fargli male. Con calma si slacciò la cintura dei pantaloni e finalmente li aprì. Gemette quando la sua mano toccò il proprio sesso caldo.
Al contempo un suono molto simile sfuggì dalle labbra di Hayden che, a disagio, si mosse sul materasso. Finora non aveva mai ritenuto il corpo maschile degno di nota, preferiva di gran lunga guardare una bella donna, eppure era costretto ad ammettere che il suo carceriere ci sapeva fare.
“E’ il suo lavoro” un pensiero lontano fece capolino nella mente, ma svanì quando Ewan riprese a parlare.
- Agli uomini piace… vedere… guardare… - faceva fatica a parlare, il respiro più rapido – e pensare che tu credi siano le loro mani a toccarti… -
Un gemito più forte gli uscì dalle labbra, iniziò a muovere la mano sempre più forte di sé, fino a che non venne chiudendo gli occhi e buttando indietro la testa, il corpo scosso da brividi di piacere.
Cercò di calmare il suo respiro poi tornò a fissare Hayden. - Non è difficile… -
Per tutta risposta Hayden abbassò gli occhi. Ora che la ‘lezione’ si era conclusa, era finalmente in grado di guardare da un’altra parte.
– Ho visto. – L’intenzione era sarcastica, ma il tono usato da Hayden fu neutro. Che altro poteva dire?
Ewan sorrise. - Ho visto che hai visto… - Si alzò dalla sedia senza curarsi di riallacciarsi i pantaloni ed andò a sedersi sul materasso accanto ad Hayden, il quale istintivamente si ritrasse. Non fece molta strada, perché aveva il muro a pochi centimetri dalla schiena.
- Dimenticavo, il mio nome è Ewan… - lasciò la frase in sospeso e senza dire altro appoggiò una mano in mezzo alle gambe del ragazzo. - E noto con piacere che non ho ancora perso il mio fascino… -
- Cosa? Tu sei pazzo, a me non… -
Iniziò a muoversi piano su di lui senza smettere di fissarlo, mentre infilava l’altra mano sotto la maglietta per potergli accarezzare il petto.
- S… smettila, toglimi le mani di dosso! – Ormai Hayden era talmente schiacciato contro la parete che sembrava intendesse diventarne parte. Eppure, avrebbe potuto facilmente sfuggire al tocco di Ewan, se solo si fosse spostato di lato. Perché non si spostava? E perché aveva la pelle d’oca? – Ti ho detto… -
L’uomo sorrise ancora… malizioso… e si alzò dal letto. - Vediamo se hai imparato la lezione… -
Per tutta risposta Hayden spalancò gli occhi – Cosa… cosa intendi dire? Se credi… -
Ewan tornò a sedersi sulla sedia, gli occhi fissi sul corpo di Hayden. - No Den, io non credo… esigo che tu mi faccia vedere esattamente quello che io ho fatto vedere a te… -
Tutti gli avvertimenti e anche quel poco di senso di sottomissione che Hayden era riuscito a racimolare svanirono come neve al sole. Scattò in piedi di colpo e si lanciò contro Ewan, così come aveva fatto spesso nelle ultime ore, ma questa volta non fu per tentare di guadagnare l’uscita. Questa volta fu per prenderlo a pugni.
- NO! -
In un attimo era di fronte a lui, su di lui, il braccio destro sollevato, che Ewan afferrò prontamente prima che un pugno lo colpisse al viso.
Con il braccio libero attirò Hayden più vicino a lui costringendolo a sedersi sulle sue gambe.
Lo sguardo di Ewan era fisso, deciso, gli lasciò il braccio e lo afferrò per i capelli avvicinando di più i loro volti… si passò sensualmente la lingua sulle labbra, poi la passò sulle labbra di Hayden cercando di premere per far aprire la bocca al ragazzo.
Bocca che rimase ostinatamente chiusa.
- Fammi entrare Hayden… cazzo… lasciami fare… - una supplica voluta, un tono roco e sensuale che apparentemente non aveva effetto sul giovane, dato che Hayden stava ancora cercando di liberarsi dalla sua stretta e nel contempo di alzarsi. Sforzi vani, in ogni caso, e anche controproducenti. L’unico risultato ottenuto finora era stato quello di spingere il bacino contro quello dell’altro.
Senza mai smettere di guardarlo, restando così vicino a lui, Ewan iniziò a massaggiargli la schiena da sopra la maglia, ma subito si stancò, voleva sentire la sua pelle sotto le mani.
Il contatto lo fece rabbrividire… si stava eccitando di nuovo, maledetto ragazzino! - Voglio sentire il tuo sapore… voglio succhiare tutto di te Hayden… -
- Ma io non voglio – sibilò Hayden di rimando, e fu un errore, di cui probabilmente non si sarebbe pentito, o forse sì ad Ewan non interessava… l’unica cosa che gli premeva era quella bocca, calda ed invitante che aspettava solo lui.
Strinse di più la presa sui capelli, e poi finalmente la sua lingua entrò nella bocca di Hayden… soffocarono un gemito che di sicuro aveva valenze diverse per entrambi… ma importava?
… Il calore… il corpo di Hayden che si muoveva contro il suo… no, niente aveva importanza.
Cercò la lingua… la toccò… la punzecchiò… amava giocare, voleva provocarlo, spingerlo al limite, obbligarlo a cedere.
Per un attimo, un solo brevissimo istante, ci riuscì. Hayden smise di lottare, di difendersi e la sua lingua si spinse in avanti, cercando quella di Ewan che nel frattempo si era ritratta di nuovo. Fu istinto? Non lo sapeva, ma nel momento in cui si toccarono la consapevolezza di quello che stava facendo lo invase.
Allora ricorse all’ultima cartuccia che aveva a disposizione.
Cercò di morderlo, mentre gli appoggiava la mano libera sul petto per spingersi via, ma non dovette fare nessun sforzo perché questa volta fu Ewan ad allontanarlo per primo.
- Bene… - sussurrò – ora fammi il piacere di alzarti, tornatene sul quel fottuto letto a farti mille schemi di fuga, fai quello che vuoi. Ma stai attento Hayden, perché la prossima persona che entrerà in questa stanza non sarò io… ho provato, ma ora non so più cosa fare. –
Gli lasciò i capelli e gli accarezzò una guancia. - Mi dispiace Den… la vita è uno schifo, io non potevo cambiarla per te, ma almeno cercare di rendertela meno schifosa. – Non alzò gli occhi, non spostò il viso, la sua voce era talmente bassa che lui stesso fece fatica a sentirsi, ma non poteva permettersi che Marcus o Richard ascoltassero quello che aveva appena detto ad Hayden.
Dal canto suo Hayden era immobile, come cristallizzato. Mentre ascoltava quello che Ewan aveva da dire si era reso conto che l’altro stava veramente cercando di aiutarlo; la sua non era una finta o un tentativo di fregarlo per poi pugnalarlo alle spalle.
Per qualche assurdo motivo Ewan gli stava facendo da scudo. Arrossì, poi si morsicò il labbro inferiore.
- Va bene. Va bene. Fai quello che devi, io… io non cercherò più di impedirtelo. – promise in un soffio, tenendo gli occhi bassi. Hayden sapeva che non sarebbe mai stato in grado di pronunciare parole del genere se avesse anche dovuto guardarlo in faccia.
- Solo fai in fretta. Per favore. – Reprimendo un singhiozzo si spinse in avanti.
Un brivido per la schiena, un calore improvviso…
- Se ti muovi ancora un po’ così verso di me, mio caro, credimi, farò più in fretta di quanto tu possa immaginare… - Poi gli sorrise e gli appoggiò una mano tra i capelli: - Allora… mi fai assaggiare la tua lingua Den? Questa volta davvero?-
Hayden non rispose, non poteva. Si limitò ad annuire mentre il suo battito cardiaco aumentava.
Piano l’uomo avvicinò il suo viso a quello del ragazzo, sfiorò le sue labbra dolcemente, senza fretta, lui non ne aveva. Con la mano riprese ad accarezzargli la schiena, ma si stancò subito.
Dolcemente scostò Hayden da sé e gli appoggio le mani sui fianchi accarezzandolo, poi salì piano sentendo la sua pelle calda sotto i palmi, gli sfilò la maglietta ed appoggiò le mani sul petto del ragazzo iniziando ad accarezzarlo.
La reazione di Hayden fu abbastanza scontata: rigido, tutti i muscoli tesi fino allo spasimo, il ragazzo stava cercando di rimanere fermo dov’era. Non gli piaceva quello che gli stava capitando, questo era palese, ma era anche evidente la determinazione con cui intendeva tener fede alla parola data. Non avrebbe cercato di resistere, non questa volta. E poi, si disse, meglio Ewan di qualcun altro.
- Cazzo… - mormorò quest’ultimo. Poi lo attirò a sé ed appoggiò la bocca sulla sua, questa volta con più forza, con più passione e finalmente la sua lingua incontrò quella di Hayden.
Iniziò a giocarci, piano, poi si mosse sempre più velocemente, aveva fame, di lui, della sua bocca… avrebbe potuto morire così, assaporando il sapore di quel ragazzino appena entrato nella sua vita, nulla ci sarebbe stato di così bello, buono e dolce.
- Ewan… - Quello di Hayden era poco più di un mormorio, che si perse nella bocca dell’uomo. Se chiudeva gli occhi e non pensava a niente, poteva perfino risultare… piacevole. Quasi.
A tentoni, sollevò le braccia e le mise attorno al collo di Ewan.
L’uomo lo strinse ancora a sé accarezzandogli le braccia, le spalle, i fianchi… non avrebbe voluto mai far finire quel bacio, ma doveva respirare. A fatica si staccò da lui e con la lingua scese a leccargli il collo, piccoli baci, piccoli morsi… continuò a lasciare scie con la lingua sul suo petto.